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Autore: malukuku    05/11/2013    2 recensioni
Nella vita di Viola, diciottenne in ansia per la maturità, avviene qualche piccolo riassestamento.
Una One-shot che probabilmente voleva continuare e dire qualcosa di importante. Poi ha agonizzato ed è morta *sigh*
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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-- L'autrice Rantola - versione Introduttiva --
Continuo a non essere pratica né del rating (Giallo?), né della categoria delle fic (Romantico??) ma gli avvertimenti mi sono chiari. Quindi occhio: quello "Slash" non è stato messo a caso!! 
 

Verso un Futuro


Inspirai profondamente. L'aria fredda della sera mi ripulì i polmoni dall'odore del locale da cui ero appena uscita. Ricardo mi aveva mandato avanti ad avvertire Luca e Federica che dovevamo andare: quei due avevano pagato ed erano usciti prima, chissà perché dato che comunque non potevano andare da nessuna parte senza la macchina.
Mi guardai intorno. Non riuscivo a credere che ci fosse ancora tanta gente in giro. Sì, era sabato ma era tardi! Molti dei ragazzi che giravano per l'enorme centro commerciale non avevano nemmeno l'età per guidare, come ci tornavano a casa?
Nonostante la folla, appena dietro a uno dei grossi vasi vicino all'ingresso del ristorante riuscii ad intravedere quella che sembrava proprio la testa riccioluta di Luca. Stavo già per chiamarlo quando, facendo qualche passo in avanti, mi accorsi del perché lui e Federica si fossero appartati.
Arrossendo come una furia, feci un balzo indietro e cercai di nascondermi il meglio possibile. Mi era sempre sembrato terribilmente maleducato fissare una coppia che si baciava, anche se lo faceva per strada; figurarci se potevo andare ad interrompere!

In quel momento Ricardo uscì dal ristorante, comparendo alle mie spalle. Mi guardò perplesso.
- E Luca? -
Sobbalzai di nuovo.
- Ah, ehm - gesticolai in direzione del vaso. - Lui e Federica sono... come dire, impegnati...! -
Ricardo mi guardò un secondo con la sua solita espressione impassibile; poi mi superò e, per mio grande orrore, girò attorno al vaso. Anche se continuavo a sentirlo come un gesto blasfemo, mi sporsi per sbirciare. Senza un attimo di esitazione, Ricardo raggiunse il suo impegnato amico e gli picchiettò sulla testa con un dito.
- Stiamo andando. - proclamò.
Con evidente malavoglia, Luca si allontanò dalla sua ragazza. Federica lanciò un'occhiata a Ricardo che definire glaciale non avrebbe reso l'idea.
- Se non te ne fossi accorto, sono un po' occupato. - disse il ragazzo dai capelli ricci senza alcun sentimento. Ricardo si limitò ad incrociare le braccia al petto e fissarlo.
Dopo una breve pausa di silenzio, Luca si arrese, sorridendo di fronte all'espressione serissima del suo amico. Si rivolse a Federica. - Sarà meglio andare: ho come l'impressione che Ric voglia mordermi. -
Solo in quel momento Ricardo abbozzò un sorriso.
Federica fissò contrariata il suo ragazzo ma si allontanò abbastanza da lasciare che si raddrizzassero entrambi.

I tre girarono attorno al vaso, tornando all'entrata del ristorante. Ricardo mi lanciò una rapida occhiata e mi porse il braccio, inviandomi il suo messaggio silenzioso. Annuii e lo presi a braccetto.
A tratti Ric era terribilmente cavalleresco: mi offriva il braccio, sui marciapiedi camminava dalla parte delle auto e quando poteva mi teneva aperta la porta.
Eppure...
Se dovevo essere sincera, non erano gesti che mi facevano battere più forte il cuore. Certo, mi facevano piacere ma era come se li facesse per abitudine, o per riflesso, o perché era la cosa corretta da fare. Non avvertivo nessun sentimento dietro quelle attenzioni.
Forse ero io che pretendevo troppo.

Mentre tornavamo alla macchina, Ricardo e Luca parlavano fittamente del secondo capitolo di un videogioco che stava per uscire. Lo conoscevo anch'io, era un videogioco che mi piaceva molto a dire il vero, però non osai intromettermi. Quando quei due parlavano era come se il resto del mondo venisse tagliato fuori.
In fondo era normale: si conoscevano da sempre, Ric e Luca. Io invece li avevo conosciuti solo l'anno prima, nella nuova scuola, grazie ad un'amica completamente pazza di Ric, la quale aveva smesso di parlarmi non appena lui mi aveva chiesto di uscire.
Oltre alla mia amica, Ricardo aveva parecchie altre fan, e a ragione. Era un gran bel tipo: alto, dal fisico sportivo e con i capelli color ebano che gli ricadevano a ciocche sugli occhi verdognoli. Tuttavia non me n'ero quasi accorta prima che si facesse avanti lui; troppo presa dai tentativi di fare conoscenza nella nuova scuola. Mi vergognavo un po' di aver sacrificato la mia neo-amicizia però trovare un ragazzo era come il livello massimo di "fare conoscenza", no? Inoltre nel mio vecchio liceo mai nessuno mi aveva chiesto di uscire ed era un'esperienza che avevo sempre voluto provare.

Nonostante i due ragazzi stessero parlando, avvertivo una sorta di pesante silenzio. Forse dovevo provare a fare conversazione con Federica.
Eravamo esattamente ai due estremi: io tenevo a braccetto Ric e lei teneva per mano Luca. Avevo come l'impressione però, che sebbene si sfiorassero appena con le spalle, i due ragazzi fossero molto più vicini l'uno all'altro che a noi.
Scacciai il pensiero. Mi sporsi in avanti, aprii la bocca per iniziare un discorso qualsiasi e mi fermai subito. Prima di tutto perché non avevo idea di che parlare con una ragazza come Federica. Lei era bella, anche se forse un po' troppo truccata, si vestiva bene, alla moda, e a dirla tutta dava l'impressione di essere una persona aggressiva. Tutto il contrario di me, che se anche provavo a vestirmi bene restavo una ragazza nella norma, sgraziata e fifona per giunta.
In secondo luogo c'era qualcosa nella sua espressione che diceva chiaramente di voler essere lasciata in pace con la sua rabbia.
Rabbrividii e tornai a seguire mansueta Ricardo, che adesso parlava con Luca di auto.

Quando ormai eravamo poco lontani dal parcheggio, Ricardo liberò il braccio dalla mia presa. Alzai sorpresa lo sguardo su di lui ma fu Luca a dare spiegazioni.
- Andiamo a fare l'alcool test, solo per sicurezza. -
- Aspettate qui. -
Io e Federica restammo sole a guardare i ragazzi raggiungere la macchinetta poco lontano. Fra me e lei c'erano un metro di distanza e nessuna intenzione di accorciarla. L'atmosfera non avrebbe potuto essere più pesante di così.
- Quel tuo tipo si chiama Ricardo, hm? - cominciò Federica di punto in bianco facendomi quasi trasalire.
Mi voltai verso di lei ma la trovai con lo sguardo puntato davanti a sé, sui ragazzi. Ricardo aveva appena finito con l'alcool test ma disse qualcosa che fece scoppiare a ridere Luca, tanto che dovette appoggiarsi alla macchinetta per non cadere. Il ragazzo dai capelli corvini sorrise gentilmente mentre guardava l’amico scosso dalle risate. Per me era una rarità vederlo sorridere ma con Luca lo faceva spesso.
In quel momento l'espressione di Federica si fece ancora più ostile.
- Lo detesto. - ringhiò.
Restai a guardarla un altro attimo per poi tornare voltata verso i due ragazzi. Solo molto più tardi mi accorsi di non aver detto niente per difendere Ric.

 

---0---

 

Era primavera, mancavano meno di due mesi alla maturità e io ancora non avevo capito niente di come funzionasse. Le uniche certezze che avevo erano: a) che dovessi ammazzarmi di studio e b) che dovessi finire la mia stupida tesina.
Abbassai lo sguardo sui fogli in questione e sospirai. L'argomento mi interessava solo più o meno, probabilmente l'avevo scelto troppo di fretta, e quel che era peggio era che più andavo avanti con lo studio, più scoprivo nuovi collegamenti che avrei potuto aggiungere. O che gli esaminatori avrebbero potuto fare.
Stavo giusto cercando la professoressa di filosofia: non riuscivo a capire se c'era il rischio che mi chiedessero Kant se aggiungevo una specificazione in un capitolo. Quella però non sembrava intenzionata a farsi trovare.
Avevo chiesto in segreteria così ero certa che ci fosse a scuola, ma non era in nessuno dei posti in cui sarebbe stato logico trovarla. Per disperazione ero andata al terzo piano, dove c'erano solo laboratori e vie di mezzo fra una classe e un magazzino, e mi ero messa a setacciare tutte le stanze che si lasciavano aprire.
Aprii l'ennesima porta dell'ennesimo laboratorio; naturalmente vuoto. Sospirai e stavo per chiudere quando notai una maglia su un tavolo.
Mi avvicinai perplessa e la presi in mano. Avevo visto giusto, era proprio la maglia di Ric: quella toppa con l'Union Jack toglieva ogni dubbio. Che ci faceva lì?

Alzai la testa per guardarmi intorno e in quel momento sentii un rumore venire dalla porta che dava sullo sgabuzzino. Per un attimo mi congelai per lo spavento. Poi mi costrinsi a ragionare e a concludere che doveva essere Ricardo che prendeva qualcosa.
Raggiunsi la porta e l'aprii piano. All'inizio non vidi niente perché la luce era spenta e nello sgabuzzino non c'erano finestre. Gli occhi però si abituarono presto alla penombra e la scena che vidi, illuminata a malapena dai neon alle mie spalle, mi lasciò di sasso.
Come avevo pensato, nello sgabuzzino c'era effettivamente Ricardo ma non era solo. Con lui c'era anche Luca. E sembravano avere molto, molto, molto da fare.
Incapace di distogliere gli occhi dalla scena, due ragazzi che si baciavano e si mordevano con una passione che avevo visto solo nei film, restai sulla soglia con la bocca spalancata e il volto in fiamme.

Ci misero un po' ad accorgersi di me. In mezzo alla loro foga, Luca aprì gli occhi solo quando Ricardo gli morse troppo forte il collo.
- Così mi fai m_... - S'interruppe bruscamente incrociando il mio sguardo. Riuscii quasi distinguere il momento in cui si tramutava in pietra.
- Che hai? -
Spostai lo sguardo sul mio ragazzo che ora che mi aveva notata, aveva in volto ogni genere di espressione: sorpresa, panico, disappunto e imbarazzo. Infine arrossì violentemente. Lui, che era sempre impassibile e controllato. - Cazzo. -
Per me fu il colpo di grazia.
- A-a-aria! - esclamai con voce stridula. - Devo respirare aria! - Chiusi forte la porta dello sgabuzzino e mi allontanai il più in fretta possibile.
Cercai di raggiungere anche la porta del laboratorio ma le gambe mi cedettero prima. Mi appoggiai con una mano ad un tavolo, ritrovandomi poco dopo con le ginocchia per terra.
Il cuore mi batteva all'impazzata e addirittura le orecchie mi bruciavano come tizzoni ardenti. Mi misi una mano sul volto per raffreddarlo e mi sedetti completamente a terra, appoggiandomi con la schiena ad una gamba del tavolo. Mentre mi ripetevo di respirare e calmarmi, da dietro la porta dello sgabuzzino potevo sentire delle voci e qualche altro movimento.
Poco dopo uscì Ricardo.
Si era aggiustato la maglia che appena un minuto prima Luca aveva provato a sfilargli, e sembrava avesse provato a rimettere in ordine i capelli. Era ancora rosso sulle guance ma non si avvicinava nemmeno lontanamente alla tinta cremisi che gli aveva colorato il volto poco prima.
Cielo, Ricardo che arrossiva in quel modo era stato troppo carino! Avrei conservato quell'immagine nel cuore per sempre!

Mi si avvicinò e dopo un secondo di incertezza, si accovacciò accanto a me, né troppo vicino né troppo lontano.
- Viola, - mi chiamò piano. - mi dispiace. Mi dispiace che t_... -
- Non importa! - replicai veloce, cercando di nascondergli il mio viso in fiamme. - Davvero, non fa niente! -
Ci fu una lunga pausa in cui mi ordinai incessantemente di togliermi dalla testa la scena che avevo appena visto. Temevo avrei potuto esplodere da un momento all'altro.
- Non fa...niente? - mi chiese infine Ricardo, confuso.
Immediatamente realizzai cosa lo confondesse così: Ricardo era il mio ragazzo! E lo avevo appena beccato mentre mi tradiva! Che razza di reazione era "non fa niente"??
Alzai di scatto la testa, incurante del fatto che adesso il mio rossore fosse perfettamente visibile. - C-cioè, no! Non è che non faccia niente! S-sono davvero...delusa, Ricardo! -
Provai ad arrabbiarmi, provai ad infuriarmi, a dare di matto, a fare come avrebbe fatto qualsiasi fidanzata tradita, ma non funzionò. Non riuscivo ad arrabbiarmi come avrei voluto e dovuto.
Dovette accorgersene anche lui perché sgranò gli occhi.
- Tutto qui? Sei delusa? -
Lo fissai imitando perfettamente la sua espressione confusa. - N-non capisco. - mormorai. - Perché non mi arrabbio? -
Il silenzio si impadronì del laboratorio di fisica.

Provai più e più volte a interrogare i miei sentimenti ma non trovai niente all'infuori di stupore e imbarazzo; la rabbia non c'era. Più al fatto che Ricardo mi avesse tradito, continuavo a pensare a come lui e Luca fossero più di semplici amici. Significava che Ric era gay? Da quanto tempo? Anzi, no, non poteva essere il genere di cosa che si diventa col tempo. Ma allora perché si era messo con me, se era gay?
Ricardo interruppe il filo dei miei pensieri con un sospiro profondo.
- Sembra non ci tenessi poi tanto a me. - disse sedendosi meglio, appoggiando anche lui la testa al tavolo.
- Sei arrabbiato? -
Mi studiò un secondo. - Perché dovrei? Sono io quello che ti ha tradita. -
- Oh. Già. -
Ancora niente: la rabbia non si decideva a venire. Probabilmente era vero che non ci tenevo granché a lui. Forse lo avevo anche sempre saputo.
Ricardo era un ragazzo carino, questo non lo mettevo in dubbio, e sicuramente mi piaceva, però la cosa di cui parlavano i libri, i film e le canzoni non l'avevo mai sentita. Stare con lui era bello ma non era il primo dei miei pensieri. A modo suo era gentile ma non mi faceva sciogliere le ginocchia.

Restammo in silenzio, immersi nei nostri pensieri. Poi un suono lieve attirò la nostra attenzione. Luca aveva socchiuso la porta e ci guardava, visibilmente a disagio.
- Vieni pure. - lo chiamò Ricardo. - Credo che qui abbiamo finito. -
Come noi poco prima, anche lui parve sorpreso. Vedendomi annuire, si decise ed uscì.
- Siete sicuri? - chiese cautamente raggiungendoci. - Non ho sentito grandi urla... -
- Non ce n'è stato bisogno. - disse semplicemente Ricardo, non aiutando affatto Luca a capire.
Intervenni io. - A quanto pare mi va bene che voi due vi... Cioè, che voi sia_... Insomma, mi va bene. - conclusi cercando di non fissare troppo il segno che Luca aveva sul collo.
Lui si accorse del mio sguardo e si coprì con una mano, arrossendo violentemente. Lanciò un'occhiataccia a Ric, il quale si voltò verso di me e prese la felpa che ancora tenevo in mano. La passò a Luca, che se la mise chiudendo la zip fino in cima. Così il segno del morso non si vedeva.

Luca riprese. - Sei... sei davvero sicura? -
Annuii decisa. Non trovavo nessun motivo per oppormi a loro due: erano addirittura carini insieme, adesso che li vedevo con nuovi occhi. Inconsciamente dovevo aver sempre pensato che Luca fosse più adatto di me per Ricardo.
Fui colpita da un pensiero. - Federica lo sa? -
Luca trasalì. - No! Certo che no! -
- E non deve saperlo. - aggiunse Ricardo. Suonava quasi come una minaccia.
Increspai la fronte, tornando rivolta verso il ragazzo dai capelli ricci. - Lo sai anche tu che non è corretto così, vero? Non puoi prenderla in giro in questo modo. -
- Lo so, e farò qualcosa, però... è difficile. - Mi mostrò un sorrisino sghembo. - Normalmente nessuno la prenderebbe bene come l'hai presa tu. -
Risposi con un mio sorriso incerto.

Mi rialzai nel mezzo di un silenzio pensieroso. Il rossore era quasi sparito e le gambe mi reggevano. Recuperai il mio abbozzo di tesina abbandonato sul tavolo e rimisi i fogli in ordine facendoli battere sul piano di metallo.
- Vado. Devo ancora trovare la Giannino. - Poi aggiunsi più allegra: - Faccio il tifo per voi! -
Li salutai con la mano prima di uscire dal laboratorio.
Stavo bene. Non ero per niente arrabbiata e ora che Luca aveva detto avrebbe risolto con Federica, ero più tranquilla. Addirittura ero felice: per loro due, perché si volevano bene e per il fatto che, grazie alla mia mancanza di possessività nei confronti di Ric, la situazione non si era fatta spinosa.
Questo naturalmente significava che ero di nuovo single ma non importava. Lo ero stata per un sacco di tempo, ci ero abituata!

 

---0---


Solo nei giorni successivi me ne accorsi.
Ora che non c'era più Ric, ero sola. Completamente, assolutamente sola. Non mi ero accorta che in quasi due anni avessi fatto così pochi progressi nel socializzare con gli altri. 
Nell'intervallo non avevo nessuno da cui andare o con cui parlare così, con la scusa dell'esame imminente, mi misi sotto con lo studio. Studiavo in continuazione, appena avevo tempo, in modo quasi disperato. Mi serviva a tenere lontana la tristezza opprimente che provocava il pensiero di non avere nemmeno un amico.



-- L'autrice Rantola --
Io vi avevo avvisato, eh! :V
Continuo ad essere creativa come una caccola quindi anche questa è una vecchia storia ripulita un po'. Chiedo venia ;__; 
 

  
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