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Autore: Kisa_Koe    05/11/2013    0 recensioni
Vuota. L'unico aggettivo che poteva descriverla in quel momento era questo. Né una lacrima né un sorriso cercava di uscire dal suo corpo. Quello che la faceva errare per la città non era tristezza, rabbia, felicità o qualsiasi altro sentimento, era il vuoto. Forse stava continuando a muoversi per cercare qualcosa con cui riempirlo ...
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La ragazza continuò a camminare stanca, per i vicoli del paese. Non aveva voglia di tornare a casa, né di andare da un’amica, così si limitò a vagare, evitando le strade abitate per quanto pericoloso potesse essere. Si sentiva vuota e non voleva colmare quel vuoto, avrebbe solo voluto trovare un luogo in cui sedersi ed osservare la natura intorno a sé, o almeno quello che restava della natura tra le case ammassate. Dopo poco le gambe iniziarono a farsi pesanti, non era ancora buio, ma il cielo era completamente bianco, coperto dalle nuvole. Nonostante tutto continuò ad errare sconsolata.

Cosa posso fare? Dove posso andare? Non riesco a pensare a molto.

Iniziava a sentire la stanchezza fisica che rendeva insopportabile quella emotiva. Mentre imboccava un vicolo nella zona delle nuove abitazioni, un ragazzo la vide camminare e continuò a fissarla, dal cancello di casa sua. Lei non si accorse del suo sguardo, intenta a fissare l’orizzonte che iniziava a tingersi di rosa. L’aveva quasi raggiunto dondolando su se stessa quando lui si voltò verso di lei e i loro sguardi si incrociarono. Il suo cuore ebbe un sussulto.

Lui?

Continuò a camminare debole cercando di ignorarlo, nonostante si conoscessero non erano amici, non si erano mai parlati prima, quindi perché avrebbero dovuto salutarsi.

Fu quando gli passò davanti che lui si lasciò scappare il suo nome “Rosa …”

Lei rallentò il passo, incapace di fermarsi e gli sorrise lieve, lasciando lo sguardo abbandonato alla malinconia. Oooh, quindi è così che suona la sua voce quando mi chiama. Continuò a camminare per qualche metro quando si lasciò cadere in ginocchio. Lui si avvicinò di fretta e dopo aver aspettato qualche istante guardandola sorridere stanca con lo sguardo davanti a sé, l’alzò prendendola per la vita.

Forse ho bisogno d’amore, è questo ciò che mi manca?

Non sapeva se avesse voglia di colmare davvero quel vuoto, le piaceva vagare senza una meta precisa, abbandonandosi al destino. Lui l’aiutò ad alzarsi, entrambi rimasero in silenzio senza sapere che dire, parlandosi per la prima volta. L’accompagnò fino al cancello.

“Vuoi entrare?”

Lei mantenne lo sguardo a terra mentre il vuoto colmava anche le sue idee. La portò dentro e chiuse la porta dietro di sé. L’accompagnò nel salotto e la fece sedere sul divano.

“Non c’è nessuno in casa, non so, hai voglia di qualcosa?”

Lei rimase in silenzio consapevole di dover parlare per cortesia. Riuscì solo a schiudere le labbra e si ritrovò gli occhi colmi di lacrime. Lui la fissò colpito, poi le si avvicinò e si sedette in ginocchio davanti a lei. Le avvicinò una mano al viso e l’accarezzò, con il pollice asciugò una delle sue lacrime, così lei si ritrovò a posare la sua mano su quella di lui. Dopo qualche istante passato a lasciar scorrere le lacrime lui si alzò e la strinse a sé. Lei rimase inerme con la fronte posata sul suo petto, poi immerse il viso nella maglietta e sollevò le braccia tremanti, diminuendo lo spazio tra loro, afferrando con disperata forza la stoffa sulla sua schiena.

“Grazie”

Lui sorrise e si ritrovò gli occhi pieni di lacrime a sua volta. Lasciò che lei si sfogasse un altro po’, mentre sentiva la maglietta inumidirsi, poi dopo che si fu calmata si abbassò un'altra volta, trovandosi con il viso alla stessa altezza del suo. Osservò i suoi occhi leggermente arrossati e la baciò tenendole il viso con una mano mentre l’altra cercava quella di lei e anche la sua anima finalmente piangeva. Quando le loro mani si trovarono incrociarono le loro dita, come in un abbraccio quintuplo. Mentre le loro labbra scottavano l’una sull’altra e le lacrime di lui scivolando sul suo mento arrivando ad accarezzare quello di lei e a  fondersi con le sue, lui fece per alzarsi, trascinandola con sé, spostando la mano dal suo viso alla sua schiena. L’adagiò sul divano scostando leggermente le labbra per riprendere fiato ed osservare l’espressione l’uno dell’altro. Le sorrise quasi ironico, in ginocchio sul suo corpo sedendosi sul ventre di lei. Lei sorrise a sua volta e quasi divertita sospirò:

"Scusa".

Lui spostò anche l’altra mano a incrociare quella libera che lei lasciava abbandonata alla gravità ed avvicinò il suo viso a lei, sfiorò le sue labbra desiderose e si avvicinò al suo orecchio

“Scusami per cosa?”

Lei sorrise ed aprì la bocca “Credo .. credo di amarti.”

Lui chiuse gli occhi assaporando quelle parole e tornò sulle labbra di lei ancora schiuse. Le loro mani continuavano a stringersi, le lacrime a scivolare e i loro corpi a premere l’uno sull’altro scambiandosi il proprio calore. Due persone sempre state distanti si ritrovavano così vicine da formarne una sola. Anche se non erano amici, se non si erano mai parlati prima, ognuno aveva assunto l’essenza dell’altro, vivendolo nei propri pensieri. 
  
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