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Autore: Dragon_Flame_    05/11/2013    5 recensioni
[STORIA DI DRAGON]
Nella futuristica città di Chicago, la popolazione è divisa in cinque fazioni: Abneganti, Candidi, Intrepidi, Eruditi e Pacifici.
La vita scorre armoniosa per anni, fino a quando i capi fazione eruditi decidono di generare una guerra civile per nascondere e distruggere dei documenti segreti che potrebbero danneggiare seriamente la città.
Solo i Divergenti potranno fermarli.
[I capitoli non saranno pubblicati regolarmente]
[Coppie: Nalu -principale- Gruvia, Gale, Gerza, Rowe, altre]
[personaggi: Natsu e Lucy -pricipali- Gray, Lluvia, Gajeel, Levy, Erza, Gerard, Romeo, Wendy, Altra gente]
[Potrebbero esserci morti e scene violente]
[Spoiler libri Divergent ed Insurgent, aprite a vostro rischio e pericolo]
Genere: Azione, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
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PROLOGO: IL TEST ATTITUDINALE

Come ogni giorno, il giovane Romeo stava correndo a rotta di collo insieme a tutti i suoi amici, giù per le ripide scale – prive di ringhiere protettive – diretto al Pozzo.
Il Pozzo è una caverna sotterranea con una base così larga da una parte all’altra è impossibile vedere la fine. Sopra si levano per decine di metri pareti irregolari di roccia, nelle quali sono stati ricavati antri adibiti alla distribuzione di scorte alimentari, abiti, attrezzature, e ad attività ricreative. Ciascuno di questi è collegato agli altri mediante stretti canali e gradini scavati nella pietra. Superata la sala, ricominciarono a salire quelle passerelle prive di protezioni, fino a raggiungere la cima della Guglia. La Guglia era un edificio di vetro dove i capi fazione degli Intrepidi si riunivano ed era anche la via più veloce per raggiungere le rotaie. Lì avrebbero preso il treno per arrivare a scuola.
Romeo era un ragazzo sedicenne dagli scarmigliati capelli neri e occhi castani, non tanto alto per la sua età e molto vivace. Gli abiti neri lo facevano sembrare ancora più minuto di quanto non fosse, i due tatuaggi – il simbolo degli Intrepidi sull’avambraccio sinistro e il muso stilizzato di un drago giapponese sulla spalla destra, spiccavano sulla pelle lasciata scoperta dalla maglietta a mezze maniche che indossava. I pantaloni neri erano simili a quelli di tutti gli altri membri della sua fazione: lunghi, con molte tasche e attillati, che gli slanciavano le gambe.
 Amava correre per le strette strade della sede della sua fazione, sentire il vento tra i capelli e il senso di libertà che i suoi compagni gli trasmettevano. Perché era questo che gli Intrepidi erano: liberi.
 
***
Wendy Marvel stava camminando accanto alla sua vicina di casa Lluvia Loksar. Appena arrivarono alla fermata dell’autobus, il mezzo di trasporto più sgangherato mai visto prima si fermò sbuffando davanti ai loro piedi. Wendy salì per prima. Era una ragazzina sedicenne – coetanea della giovane dietro di lei – dai lunghi capelli blu scuro. Era minuta, non molto alta. I lineamenti del suo volto erano dolci e gli occhi, di un bel castano, grandi. Aveva ancora l’aspetto di una bambina: il fisico quasi privo di qualsivoglia curva sembrava ancora più esile a causa del vestito grigio topo che indossava quel giorno. I suoi bellissimi capelli blu scuro erano legati in uno stretto chignon, lasciandole la fronte e il collo completamente scoperti, come era dettato dagli usi della sua fazione.
La ragazza dietro di lei, al contrario, non sembrava affatto una sedicenne. Grandi occhi blu oltreoceano, bocca carnosa, corpo sinuoso e provocante facevano credere che avesse un’età maggiore. I lunghi capelli color del mare erano raccolti in una coda alta, con qualche boccolo scappato dalla rigida acconciatura che gli circondavano il volto color porcellana, gli abiti, che su Wendy ricadevano leggeri sui fianchi, su Lluvia ne risaltavano la bellezza: la camicia si stringeva un po’ troppo sulla curva del seno prosperoso – più volte era stata sgridata per quello, ma non era ancora riuscita ad andare a comprarne un’altra insieme a sua madre – mentre la gonna grigia dell’uniforme non lasciava troppo spazio all’immaginazione.
Quando entrambe  furono sull’autobus, quello partì sgommando e sputacchiando sulla strada sconnessa.
Cinque anni fa, alcuni lavoratori edili Abneganti si offrirono volontari per riparare le strade. Cominciarono dal centro della città, spostandosi verso le periferie finché non finirono i materiali. Le strade del loro quartiere erano ancora dissestate e rappezzate, e guidarci non era sicuro, ma un autobus passava ogni mattina e ogni pomeriggio per prendere i ragazzi e portarli a scuola e per poi riaccompagnarli a casa.
Quando il mezzo si fermò di fronte ad una stazione nella zona dei candidi, alcune persone vestite di bianco e di nero salirono su. Una di quelle fu un ragazzo dai corti e scompigliati capelli neri e glaciali occhi azzurro ghiaccio. Lluvia si accorse subito del giovane e si alzò all’improvviso cosicché lui potesse sedersi al suo posto. Gray Fullbuster non la degnò neanche di uno sguardo. Ormai era abituato al modo di fare estremamente altruista degli abneganti. Quel giorno indossava un’ampia camicia bianca e un paio di jeans neri che gli slanciavano il fisico atletico. Era un ragazzo piuttosto muscoloso, alto e attraente. A scuola aveva sempre avuto uno stuolo di ragazze ai suoi piedi, pronte a soddisfarlo per qualsiasi cosa. Ma a lui tutto quello non interessava. Ogniqualvolta che vedeva un’ochetta ridere al suo passaggio, si convinceva sempre di più che non esistesse una ragazza come la voleva lui: dolce, attenta ed intelligente. Forse non lo aveva ancora capito, ma probabilmente, aveva appena incontrato la sua donna ideale.
 
***
La macchina scivolava via veloce sulla strada ben asfaltata. Un signore vestito di azzurro, con lunghi baffi grigi, stava accompagnando due ragazze, dagli albiti delle stesso colore dell’uomo, a scuola.
Lucy Heartphilia, la giovane dai capelli biondi lunghi fino alle spalle, con qualche ciuffetto raccolto a destra in un buffo codino, stava chiacchierando tranquillamente con la sua migliore amica – nonché vicina di casa – Levy McGarden. Lei era l’esatto opposte della giovane dai capelli color dell’oro. Era minuta, esile, con spettinati capelli azzurro chiaro tenuti indietro da una fascia blu scura. Il vestitino celeste le fasciava il petto, mettendole in risalto le poche curve che aveva. L’altra, invece, era in po’ più alta di lei, magra, col seno prosperoso e lunghe gambe sinuose, ben visibili dalla corta gonna color mare.
Lucy stava chiacchierando con Levy in merito al Test Attitudinale. Tutte e due erano piuttosto emozionate, quel giorno, come tutti i sedicenni, d’altronde.
«Eccoci arrivati, ragazze.» Il guidatore fermò l’auto di fronte ad un edificio fatto completamente di vetro.
«Grazie signor papà!» Le due ragazze avevano parlato contemporaneamente, uscendo dal mezzo, fondendo le due frasi «Grazie papà» e «Grazie signor McGarden».
 Il risultato fu che tutti e tre scoppiarono in una risata fragorosa.
Un ultimo saluto e la macchina partì sgommano sull’asfalto.
In quella specifica giornata scolastica, le ore di lezione degli studenti sedicenni venivano dimezzate per permettere ai ragazzi di seguirle tutte prima di pranzo. Dopo, infatti, iniziava il tanto temuto Test.
Lucy e Levy si fermarono in uno svolazzo di vestiti davanti alla finestra del piano della loro classe per osservare l’arrivo degli Intrepidi, come oramai facevano da dieci anni a quella parte. Guardare quell’evento era diventato ormai un rito, per le due ragazze: il treno arrivava con fin troppa rapidità, rallentando appena quando giungeva davanti all’edificio scolastico, con gli sportelli completamente spalancati, nonostante il forte vento dettato dalla velocità. Da essi i ragazzi vestiti di nero si lanciavo giù, urlando, in una rocambolesca caduta. Gli alunni più anziani – perciò quelli con più esperienza – riuscivano a rimanere in piedi dopo l’atterraggio, recuperando l’equilibro con un paio di passi di corsa.
Dopo l’arrivo esaltato dei ragazzi dai capelli di mille colori, le due giovani entrarono in classe, si sedettero in prima fila – com’era loro abitudine – e attesero l’inizio della lezione.
 
***
«Levy McGarden e Lucy Heartphilia!» Un piccolo uomo baffuto dai candidi capelli e dalla faccia simpatica e con qualche ruga chiamò le due ragazze in attesa per il Test Attitudinale. Gli Intrepidi erano stati i primi ad affrontarlo, seguiti poi dai Candidi, dai Pacifici e dagli Eruditi.
Le due si alzarono titubanti.
Lucy era molto agitata, aveva paura di sbagliare. Sbagliare, in quel caso, non si trattava di prendere un brutto voto in un compito in classe – cosa che comunque la faceva rabbrividire – ma si parlava sul serio del suo futuro: con quel test, ogni sedicenne avrebbe saputo quale posto nella società avrebbe intrapreso. Quell’esame avrebbe confermato l’appartenenza ad una fazione dell’individuo oppure l’avrebbe condannato a vivere per il resto della sua esistenza tra gli Esclusi, una serie di persone che erano risultati inconcludenti nel Test Attitudinale o che non erano riusciti a portare a termine l’Iniziazione.
Purtroppo l’esame era completamente segreto ed ogni anno veniva cambiato.
 
Le due migliori amiche si guardarono brevemente, ostentando una tranquillità che non avevano, prima di spalancare le due porti speculari che avevano di fronte.
Entrarono.
Lucy si asciugò le mani sudate nelle pieghe della gonna, mentre le iridi cioccolato dei suoi occhi perlustravano tese la stanza davanti a lei.
La camera aveva un soffitto chiaro, le pareti fatte di vetro, tipici delle aule di quella scuola, erano state sostituiti da specchi riflettenti.
Al contrario, c’era un lettino simile a quello delle sale dentistiche, affiancato da un macchinario dall’aspetto…  macchinoso.
Fece qualche passo all’interno del locale, quando la porta dietro di lei si aprì cigolando.
«Quindi tu devi fare il Test Attitudinale, giusto, uomo?»
Prima di rispondere, la giovane sedicenne si fermò ad osservare un attimo il suo esaminatore. Era un uomo sui vent’anni, alto, molto alto, e davvero, davvero muscoloso. Era grosso quasi il doppio della ragazza, che lo guardava attonita. Aveva corti capelli bianchi e la pelle abbronzata. Una cicatrice sotto l’occhio sinistro spiccava candida sulla carnagione bronzea. Era grosso quasi il doppio della bionda, che era sempre più perplessa.
«Ecco … In effetti … Dovrei … eseguire il test.» Biascicò tesa, guardandolo confusa. L’aveva appena chiamata uomo, o se l’era immaginata? Comunque, in quel momento non le importava, era troppo agitata per prestare attenzione a quel gigantesco albino urlante. No, ora doveva occuparsi di quel maledetto test e poi andare a casa, riflettere accuratamente sul risultato ottenuto e decidere qualcosa per la cerimonia del giorno dopo.
«Perfetto! Siediti lì! Uomo! Ah, io sono Elfman!» Si presentò il giovane, indicando la poltroncina nel mezzo della sala.
«Io sono Lucy.» La ragazza iniziava a pensare che il Test fosse una pagliacciata e che da un momento all’altro qualcuno sarebbe saltato fuori gridando: «Sorpresa, sei su Candid - Camera!»
Ma così non fu.
Elfaman la face accomodare sulla sedia e iniziò ad attaccarle dei fili sulla testa, tipo elettrocardiogramma, fece poi lo stesso anche con se e alla fine tirò fuori una siringa pieno di un liquido denso.
«A cosa servono i fili?» Chiese la bionda curiosa.
«Quando ti inietterò il siero nel collo, partirà la simulazione. Io mi sono collegato a questi cavi, che a loro volta sono collegati al macchinario, il quale mi mostrerà come ti comporterai durante il test. Tutto questo è da veri uomini!» Rispose prontamente l’uomo.
«Perché ti sei tatuato quel strano simbolo, lì, sulla base del collo?» Lucy aveva una grossa pecca: una grande sete di conoscenza. Era per questo che nessuno dubitava la sua fazione di appartenenza.
«È una lunga storia che non ti deve interessare! I ficcanaso non sono veri uomini.» Elfman divenne improvvisamente freddo.
La ragazza capì che era meglio non fare domande … che il suo esaminatore era un probabile schizofrenico compulsivo, soprattutto per quanto riguardava la parola uomo.
Il ventenne si avvicinò al collo della bionda con la siringa in mano, infilò l’ago nella vena, spinse lo stantuffo e per Lucy fu il buio.
 
Quando riaprì gli occhi, dopo pochi secondi, la sedicenne si accorse di essere in una stanza completamente diversa dalla quale era prima. Era di nuovo nella mensa della scuola, ma i lunghi tavoli erano vuoti e attraverso i grandi vetri delle pareti si accorse che stava nevicando.
Sul tavolo di fronte a lei c’erano due ceste: in una c’era un pezzo di formaggio, mentre nell’altra un coltello lungo quanto l’avambraccio della ragazza.
Dietro di lei una voce femminile disse: «Scegli.»
La curiosità ebbe il sopravvento: «Perché?»
«Scegli!» Ordinò lei.
Lucy si guardò alle spalle, ma non c’era nessuno, così si rivoltò verso i due oggetti: «Cosa me ne faccio?»
«Scegli!» Gridò la donna. A quel punto, la paura scomparve e, al suo posto, subentrò il puntiglio. Storse il naso e incrociò le braccia.
«Come vuoi.» Sospirò la voce. I cesti scomparvero. Lucy sentì una porta cigolare e si girò per vedere cosa stesse accadendo. Un cane dal muso appuntito era a pochi metri da lei. l’animale si acquattò a terra e iniziò ad avanzare verso la ragazza a ventre basso, scoprendo le fauci. Un ringhio profondo gli gorgoglia dalla gola e la bionda capì perché le sarebbe stato utile il formaggio.
O il coltello.
Ma ormai era troppo tardi. Lucy pensò di scappare, ma scartò subito quell’ipotesi perché sapeva che il cane sarebbe stato più veloce di lei. eliminò anche l’idea di usare un tavolo come difesa o come arma perché era troppo esile per spostare – o ancora alzare – una di quelle pesanti lastre d’acciaio.
Poi un lampo di genio la folgorò:aveva letto in un libro che i cani sentono la paura perché nell’uomo ci sono alcune ghiandole che – in situazioni di pericolo . secernano una sostanza chimica particolare, la stessa che emettono le prede dei cani. L’odore della paura spinge i cani ad attaccare.
L’animale si avvicinò a poco a poco, con le unghie delle zampe che grattavano sul pavimento. Lucy non poteva scappare e non poteva attaccare. Ma sapeva che guardare negli occhi un cane è segno di aggressività nei loro confronti. La bionda iniziò ad accucciarsi a terra, per raggiungere l’altezza dell’animale. Si sforzò di non pensare allo sgradevole odore che proveniva delle sue fauci e di non pensare a cosa aveva probabilmente appena finito di mangiare.
Spostò gli occhi verso terra, in modo di non fissare le iridi bianche con qualche bagliore nere di fronte a lei.
Il cane le si avvicinò ancora di più e proprio quando la ragazza fu certa che l’avrebbe azzannata, sentì sulla guancia la pressione del naso dell’animale e la sua ruvida lingua che le leccava la faccia. Ridendo si tirò su e iniziò ad accarezzarlo, mentre lui le faceva un sacco di feste.
«Visto che anche tu sei un cucciolone?» Domandò tra le risate. L’abbaiare allegro dell’animale la fece sorridere una volta di più. In quel momento la ragazza fu felice di non aver preso il coltello. Si rialzò sulle ginocchia continuando ad accarezzarlo. Chiuse gli occhi per un istante e li riaprì quando sentì una voce di bambina dall’altra parte della stanza gridare: «Cucciolo!»
Mentre la bambina correva verso il cane,la ragazza aprì la bocca per avvertirla, ma era troppo tardi. Il cane si voltò. Invece di ringhiare, abbaiò, latrò, digrignò i denti e i suoi muscoli si gonfiarono come matasse d’acciaio. Stava per attaccare. Non pensò, Lucy semplicemente scattò: mi lanciò con tutto il corpo sopra l’animale e gli strinse le braccia intorno al collo massiccio.
Sbatté la testa sul pavimento. Il cane sparirono e pure la bambina. Si ritrovò sola nella saletta, ormai vuota. Face lentamente un
giro su se stessa, ma non riuscì a vedersi in nessuno degli specchi. Aprì la porta ed uscì nel corridoio … ma non era più un corridoio, era un autobus, e tutti i posti erano occupati. Lucy era in piedi in mezzo all’autobus, appesa a un sostegno. Vicino
a lei era seduto un uomo con un giornale. Non riusciva  a vederne la faccia, ma notò le sue mani coperte di cicatrici, come di ustioni, che stringevano i fogli come se volesse accartocciarli.
«Conosci questo tizio?» le chiese, picchiettando con il dito su una fotografia in prima pagina. Il titolo diceva: Finalmente arrestato brutale assassino! Lucy fissò la parola “assassino”. Era  parecchio che non la leggeva, e perfino la sua forma la spaventava. Nella fotografia sotto il titolo c’era un giovane con la barba  e un viso anonimo. Le sembra va di conoscerlo, anche se non riusciva a ricordare chi fosse. Allo stesso tempo, sentì che sarebbe una cattiva idea  dirlo all’uomo.
«Ebbene?» C’era ira nella sua voce. «Sì o no?»
Una cattiva idea.
 No, una pessima idea.
Il cuore le batteva forte e strinse il sostegno per impedire alle mani di tremare, di tradirla. Se gli aevesse detto di conoscerlo. Era certa che le sarebbe accaduto qualcosa di terribile. Ma poteva convincerlo che non sapeva che fosse. Poteva  schiarirsi la gola  e stringersi nelle spalle. Ma significherebbe mentire.
Si schiarì la gola.
«Sì o no?» ripeté lui.
Si strinse nelle spalle.
«Ebbene?»
Un brivido la percorse. La sua paura era irrazionale, si rese conto; era soltanto un test, non c’era  niente di reale. «No» rispose con voce piatta.
«Non ho idea di chi sia.»
Lui si alzò e finalmente lo vide in faccia. Portava gli occhiali scuri e aveva la bocca piegata in un ringhio. La sua guancia era segnata dalle cicatrici, come le mani. Si chinò, avvicinandosi al suo viso, il suo alito sa di sigarette. Non è reale, si ripetè. Non è reale.
«Stai mentendo» affermò lui. «Stai mentendo
«Non è vero.»
«Te lo leggo negli occhi.»
Raddrizzò la schiena. «Non è possibile.»
«Se lo conosci» insistette lui abbassando la voce «puoi salvarmi. Puoi salvarmi
Socchiuse gli occhi. «Be’» sibilò con le mascelle contratte «Non lo conosco.»
 
La luce le ferì le iridi cioccolato, quando riaprì gli occhi.
La simulazione era finita.
Lucy avvertiva un forte senso di disagio e di rimorso. Aveva le mani molto sudate e si affrettò ad asciugarsele nelle pieghe della gonna.
Fissò Elfman in attesa di una risposte. Ma lui la stava guardando con una strana espressione. Lucy si sentì come se avesse fatto qualcosa di sbagliato, come se fosse stata una persona orribile. Forse era per quello che l’albino stava facendo quella faccia, forse era DAVVERO una persona orribile.
La ragazza sta per parlare quando l’uomo la interruppe.
«L’esito è incerto» Si diresse verso la porta «Torno subito.»
Lucy si accasciò sulla poltrona, aspettando.
Sembravano essere passati ore da quando l’uomo era uscito dalla stanza.
La ragazza si agitava di più ogni minuto che passava.
Come si poteva sbagliare un test per il quale non ci si poteva preparare?
E se non fosse stata tagliata per nessuna fazione?
Sarebbe dovuta andare a vivere con gli Esclusi. E vivere con loro non significava solo vivere male e in povertà, ma anche – e soprattutto – significava vivere fuori dalla società.
Da sempre le era stato insegnato che la società era tutto. Loro erano parte della società e la società era parte di loro.
Si rannicchiò sulla poltrona, coprendosi il volto con le mani.
Avrebbe voluto piangere, per potersi sfogare, ma le lacrime non arrivarono.
Rimase lì, seduta in quella posizione fino a quando Elfman non ritornò.
«Scusa se ti ho fatto preoccupare»  esordì, fermandosi vicino ai suoi piedi, con le mani in tasca. Era  teso e pallido. «Lucy, il risultato del tuo test è inconcludente.» affermò «Generalmente, a ogni passaggio della simulazione vengono eliminate una o più fazioni, ma nel tuo caso ne sono state eliminate soltanto due.»
Lucy lo fissò. «Due?» chiese con la gola così stretta che faceva fatica a parlare.
«Se avessi mostrato un’avversione istintiva per il coltello e avessi scelto il formaggio, la simulazione ti avrebbe portato in uno scenario diverso, per confermare la tua predisposizione per i Pacifici. Ma non è andata così, motivo per cui i Pacifici sono stati scartati.» Elfaman si grattò la testa. «Normalmente, la  simulazione progredisce in modo lineare e identifica una fazione per esclusione delle altre. Le scelte che hai fatto non permettevano di escludere neanche i Candidi, che erano l’opzione successiva, per cui ho dovuto alterare la simulazione per metterti sull’autobus. E lì la tua insistenza nel mentire ha eliminato i Candidi.» Accennò un sorriso. «Non ti preoccupare, solo i Candidi dicono la  verità in quella.»
Lucy sentì sciogliersi uno dei nodi nel  petto. Forse non era una persona orribile.
«In realtà non è del tutto vero. Le persone che dicono la verità sono i Candidi … e gli Abneganti» continuò. «Il che pone un altro problema.»
La ragazza rimase a bocca aperta.
«Da una parte, ti sei gettata sul cane invece di lasciare che attaccasse la bambina, che è una reazione compatibile con gli Abneganti … ma dall’altra, quando l’uomo ti ha detto che la  verità l’avrebbe salvato, ti sei comunque rifiutata di dirla. Reazione incompatibile con gli Abneganti.» Sospirò. «Il fatto che tu non sia scappata dal cane suggerirebbe un’inclinazione per gli Intrepidi, ma avresti anche dovuto prendere il coltello, cosa che non hai fatto.» Si schiarì la gola e continuò: «L’intelligenza della tua reazione di fronte al cane indica una forte consonanza con gli Eruditi. Non so come interpretare la tua indecisione nella prima fase, ma…»
«Un momento» lo interruppe «quindi non hai idea di quale sia la mia attitudine?»
«Sì e no. La mia conclusione» spiega «è che hai mostrato pari predisposizione per gli Abneganti, gli Intrepidi e gli Eruditi. Le persone che ottengono questo tipo di risultato sono …» Si guardò alle spalle come se avesse temuto  di veder comparire qualcuno dietro di sé. «… sono chiamate … Divergenti
 
***
ANGOLO DELLA MENOMATA MENTALE DELL’AUTRICE:
 
Okay ragazzi! Scommetto che vi starete chiedendo cos’ è ‘sta cosa che le vostre facce siano più o meno così: ò_O.
Ebbene, sarete felici di sapere che NEANCHE IO HO IDEA DI COSA SIA QUSTO ABORTO DI TESTO! YEE!! :D
Bene, scleri a parte (sapete la scuola, la palestra, le lezioni, il First e tutto il resto mi stanno facendo andare giusto un filino fuori di testa. Certo, considerando che sono piuttosto matta già quando sono normale e che scoprire che l’autrice di uno dei tuoi libri preferiti al momento ha deciso di uccidere sei personaggi su undici – più o meno – potete ben capire che sono sull’orlo di un collasso mentale! [ß tanto tu il cervello non ce l’hai n.d.Flame] [O_O Flame che ci fai qui? Questa è la MIA storia!! N.d.Dragon] [Su, su sono la tua betawriter, ho diritto di parola anche qui! u.u] [* facepalm di Dragon]).
Okay sono giusta alla conclusione che la scimmia nel mio cervello stia definitivamente e seriamente battendo i coperti!
Ora, parlando della storia, so che questa schifezza/aborto/nonsobenecosasia faccia piuttosto schifo, ma una recensionina me la lasciate, please?? * faccia da cucciolo bastonato *.
Perfetto, ora che tutti voi mi lascerete una recensione, perché siamo quasi sotto Natale [ß Natale è tra quasi un mese e mezzo, genio del male addormentato n.d.Flame.] [E va via dal mio angolino! * la spintona via *], stavo dicendo … ah, sì siamo quasi sotto Natale e che quindi voi, che già di solito siete buoni, lo sarete diventati ancor di più perché a Natale siamo TUTTI più buoni, una recensione me la lasciate, parliamo della storia. Come avrete capito, si tratta di crossover tra il libro Divergent e il manga Fairy Tail. I personaggi sono i nostri intrepidi maghetti, che vivranno un’avventura stile Tris e Quattro (ma quanto sono teneri insieme? *_* :Q_____) e la coppia principale sarà ovviamente la Nalu, (la mia coppia preferita) e poi Gruvia e Gerza e Gale e RomeoxWendy e qualsiasi altra che mi venga in mente. Bene, non tutti saranno intrepidi (la fazione dei coraggiosi) perché alcuni, come Wendy, Romeo e Lluvia hanno, a mio parere, diverse predisposizioni e quindi li ho messi in altre, appunto, fazioni. Qui sotto metto una scaletta dove vengono riportate le fazioni dei principali protagonisti, ma non dirò se sono Divergenti o se non lo sono. Quello si scoprirà solo durante la storia!
Ecco la tabella:
Natsu Dragneel
Età: 18
Fazione proveniente: Candidi
Fazione di appartenenza: Intrepidi
Potere: Dragon Slayer del fuoco
Lucy Heartphilia
Età: 16
Fazione proveniente: Eruditi
Fazione di appartenenza: Eruditi/ Intrepidi/Abneganti
Potere: Dragon Slayer delle stelle
Erza Scarlet
Età: 18
Fazione proveniente: Intrepidi
Fazione di appartenenza: Intrepidi
Potere: The Knight
Gerard Fernandez
Età: 19
Fazione proveniente: Intrepidi
Fazione di appartenenza: Eruditi
Potere: Meteore
Gray Fullbuster:
Età: 16
Fazione proveniente: Candidi
Fazione di appartenenza: Intrepidi
Potere: Ice Make
Lluvia Locksar:
Età: 16
Fazione proveniente: Abneganti
Fazione di appartenenza: Intrepidi
Potere: Water Lock
Levy McGarden:
Età: 16
Fazione proveniente: Eruditi
Fazione di appartenenza: Eruditi
Potere: Solid Script
Gajeel Redfox:
Età: 18
Fazione proveniente: Candido
Fazione di appartenenza: Intrepidi
Potere: Dragon Slayer del ferro
Wendy Marvel:
Età: 16
Fazione proveniente: Abnegante
Fazione di appartenenza: Pacifica
Potere: Dragon Slayer Celeste
Romeo Conbolt:
Età: 16
Fazione proveniente: Intrepido
Fazione di appartenenza: Intrepido
Potere: Flame Control
Come avrete certamente notato, ho cambiato il potere di Lucy perché non mi piace la magia degli Spiriti Stellari e perché non andava bene per la storia. Tutti gli altri sono rimasti inveriati. Ora vi lascio in pace!
Baci baci!
Dragon/Bice/Bea
P:S: Psst, se qualcuno che ha letto il capitolo stesse aspettando Fairy Suol, il capitolo è pronto da giugno, ma ce l’ha Flame, che deve finirlo di copiarlo sul computer!
Se state aspettando un capitolo  di Psyren, non mi sono dimenticata di voi, ma sto finendo di scrivere l’ultimo pezzo del terzo capitolo, ma ho avuto una battuta d’arresto a causa di mancanza di ispirazione e poca voglia di scrivere!
Pace e amore a tutti (= non uccidetemi, per favore!!)
Arrivederci davvero!
Dragon/Bice/Bea
  
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