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Autore: Livvy    06/11/2013    3 recensioni
Non lasciarmi andare Luke.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Castellan, Talia Grace
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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song

 Scaraventò a terra tutte le foto perfettamente mantenute nelle cornici oro, ritrovate nella vecchia scatola della nonna, tenute in ordine sul mobile antico del corridoio. Il violento movimento fece alzare una coltre di polvere dal colore giallo donato dal piccolo raggio di sole penetrato dall'ultima finestra della casa che era rimasta aperta. Stava per andarsene. Quel posto la mandava fuori di testa, secondo il fratello, troppi ricordi diceva. Ma Thalia sapeva che non era la casa e che non erano le foto. Era la sua morte a farla impazzire a tutte le volte.
  Sentiva i ricordi tornare a galla per trafiggerla come punture di spillo. Piccole, brevi ma dolorose. C'era tutto, ed era morire e vedere tutta la propria vita passarle davanti agli occhi. Thalia, tutte le volte, notava che la sua vita era composta solo da lui.
  
La sua vita precedente era composta da una madre indifferente alla mutazione e alla crescita della figlia e del figlio, e da un padre inesistente, sconosciuto. Erano quelle cose che catalogavano le famiglie con “casi disperati” e Thalia, in parte, ringraziava il destino di averle donato certe esperienze. Non si era goduta l'infanzia e nemmeno l'adolescenza, ma era diventata forte e la sua mente non era chiusa come quella delle sue coetanee. Aveva raggiunto ogni obiettivo che si era prefissata, a differenza delle altre. Aveva cresciuto suo fratello nei migliori dei modi, aveva finito gli studi con ottimi voti, possedeva una migliore amica e, infine, aveva trovato la persona che l'ama nonostante la sua diversità e la sua paura nell'esprimersi.
  
Luke, l'unico pensiero che le girava nella testa da ormai mesi, era un altro caso disperato. Madre completamente pazza e padre dissolto nell'aria. Ma Luke, a differenza sua, era solo al mondo, non aveva obbiettivi che gli tenevano la mente impegnata. Lui sopravviveva a differenza di Thalia che resisteva. Reprimeva i demoni in se stesso, schiacciandoli in una parte della sua mente e andava avanti a testa alta, e fingeva di star bene con il suo umorismo. Thalia lo amava per quello, per il suo modo di uccidere tutto il male con una battuta orribile ma che la faceva ridere fino a sentirsi male lo stesso.
  
Thalia aveva conosciuto Luke grazie ad Annabeth, la sua migliore amica, la fidanzata storica di suo cugino, amica da sempre di Luke. Era assurdo come fosse piccolo il mondo, avrebbe detto qualcuno, ma per Thalia non era strano. Appena trovato il modo e il tempo era letteralmente scappata di casa con Jason, suo fratello, si erano trasferiti nell'università dove studiavano. Vicini al cugino Perseus.
  
Il modo in cui si erano affezionati uno all'altro era dovuto al fatto di essere entrambi “casi disperati” la prima volta che si erano parlati, da soli, avevano pianto come bambini e si erano raccontati le loro storie, uno appoggiato all'altro. Si erano promessi di essere una famiglia, che si sarebbero sostenuti a vicenda uno con l'altro. Lei ci sarebbe stata sempre per lui e Luke ci sarebbe sempre stato per Thalia.
  
Il modo in cui si erano innamorati era un mistero. Era stato un lungo susseguirsi di eventi dolci, occhiate, carezze, abbracci, che li aveva portati al massimo esponente dell'amore: che non era il sesso, ma il bacio.
  
Il loro primo bacio era una commemorazione della loro prima chiacchierata avvenuta di notte. Anche quello, il loro primo bacio, era stato una bacio avvolto dal buio. Un bacio della buonanotte. Niente di passionale, era stato tutto estremamente dolce e normale. Thalia non aveva cominciato a saltare facendo tutto il perimetro della sua stanza, si era tenuta il bel sorriso stampato in faccia, si era tolta quello che indossava e si era infilata il pigiama; continuando a sorridere.
– Andiamo a vivere insieme. – era stata la prima cosa che Luke le aveva detto l'ultimo giorno di università, tenendole le mani mentre tutto il resto degli studenti passavano accanto a loro. Thalia si sentì come se le avesse chiesto di sposarlo e aveva accettato senza rifletterci, non ci aveva riflettuto nemmeno dopo, veramente.
  
Thalia, adesso, mentre guardava le foto sparse per terra sotto i vetri rotti si chiedeva come tutto quello fosse potuto accadere. Erano passati mesi, ma erano volati, allo stesso tempo. Luke era morto in un banale incidente stradale mentre ritornava da lei, a casa loro. Lei ricordava anche le sue lacrime quella notte, accanto al suo cadavere, e quelle che aveva versato durante il suo funerale. Ricordava le braccia del fratello e del cugino che la prendevano con forza e che la strascinavano fuori mentre continuava a gridare come una pazza. Ma lei era pazza, era impazzita, il dolore era troppo e troppo forte per le sue spalle.
  
Non c'era niente da fare. Nessuno modo di vivere, di sopravvivere, di resistere.
  
Jason le aveva detto di lasciarlo andare, che lui non avrebbe voluto vederla così disperata, Thalia credeva che lasciarlo andare era come abbandonarlo, lei era l'unico essere umano che era stato con lui sempre.
  
Thalia avrebbe volentieri voluto dire, come quelle protagoniste delle commedie romantiche negli ultimi dieci minuti di film, che lo aveva lasciato andare ma la verità era che lei stava scappando dai suoi ricordi, ma lui sembrava essere più veloce di lei. L'aspettava, la vedeva correre per poi piazzarsi davanti e non lasciarla andare. Aveva dato la colpa a tutti, a lei, a Luke stesso. Non mi stai lasciando andare gli disse, aveva capito che Luke non avrebbe mai voluto separarsi da lui in quel modo? Senza un ultimo addio o altro? Non puoi più dire niente adesso, Luke.
  
Thalia si sedette a terra, sui vetri e si lasciò sfuggire un altro pianto che sembrò durare ore, con altre urla. Si era talmente sfogata su se stessa che nelle mani si era trovata delle ciocche di capelli. Dopo aver rivisto per l'ennesima volta la sua vita con Luke la sua testa aveva trovato la pace. Nessun pensiero confuso, non c'era nessuna colpa da scaricare né a lui né a se stessa. Nessuno lasciami andare e nessun ti lascio andare.
  
Si alzò lentamente e camminò verso la finestra del bagno, l'aprì con estrema lentezza. Quando aprì i vetri il vento freddo la colpì in piena faccia, facendo bruciare i suoi occhi e facendo schioccare i suoi capelli neri che si era lasciata crescere, non curandosene, come piccole fruste. Si guardò intorno, case, palazzi, giardini e gente felice, ignara di quello che stava per accadere. Non regalò, a quelle persone, nessun pensiero. Si riempì la bocca con l'acqua dal retrogusto di cloro attaccandosi al rubinetto e dopo, con lentezza di una persona già morta si guardò allo specchio. Occhi azzurri, i suoi che non erano più per Luke, ma di Luke come tutti i capelli biondi che vedeva e gli occhi ghiaccio che incrociava per strada.
  
Thalia non aveva più pensato ai sonniferi che prendeva quando era piccola, di nascosto da tutti per dormire, la notte, per non sentire la madre lamentarsi, imprecare o altro. Non c'era motivo di prenderli, ma c'era motivo di tenerli: erano parte della sua breve infanzia, era una cosa che la faceva sentire sicura. Contò le pasticche, ne aveva sempre prese due. Sette, otto, nove, dieci contò, mentre se le infilava tra le labbra, le sentiva dissolversi nell'acqua prima di inghiottirle. Sarebbero bastate pensò.
  Rise, dopo tantissimo tempo, quando tutto quello che aveva intorno cominciò a girare, a sdoppiarsi. Si rimise per terra, sdraiandosi e continuando a ridere, passarono manciate indefinite di minuti prima che smise, lasciando spazio ad altri singhiozzi, non sentiva paura e non rivedeva più la sua vita. Stava per riacciuffare la sua unica felicità. Non aveva più forze, era giunto il momento:
  
Non lasciarmi andare Luke. 

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