Videogiochi > Mass Effect
Ricorda la storia  |      
Autore: Altariah    06/11/2013    4 recensioni
Una storia che non segue la via della distruzione, né del controllo, né della sintesi. Una storia nata per com’è, perché ne sentivo il bisogno.
"Davanti a lei c’era quell’uomo che aveva accolto l’impossibile dove chiunque altro l’avrebbe respinto con disgusto, qualcuno che aveva gettato all’aria ogni cosa pur di seguire le proprie leggi e trovare finalmente il coraggio di desiderare quel frammento di assurdo a cui era riuscito ad avvicinarsi dopo tanta fatica."
Joker/EDI
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
‘Se n’erano andati in silenzio perfetto
Lasciando soltanto due corpi sul letto’
 
 
Una storia che non segue la via della distruzione, né del controllo, né della sintesi. Una storia nata per com’è, perché ne sentivo il bisogno. Ho ripreso cose già dette, nessuna novità, soltanto una rivisitazione di qualcosa lasciato a mezz’aria.
Ringrazio moltissimo Irene che mi ha dato uno spunto enorme e bellissimo per iniziarla e anche per chi leggerà… tantissimo amore e tantissime lacrime.

 
 


 

iridescent
 

 
Respiri sempre più lenti, pause fra di essi sempre più lunghe. Era così dolce, quasi come increspature che vanno a scomparire in un mare infinito.
Come si può trovare il coraggio di affrontare la vita quando questa sembra così insidiosa? Come affrontare dogmi, convenzioni rigide e preconcetti che costituiscono le radici di una società intera?
Sarebbe sicuramente stata un’impresa impossibile e totalmente insensata… ed era per questo che Joker aveva scelto semplicemente di fuggire i canoni imposti e vivere soltanto secondo ciò a cui lui credeva. Un uomo che le aveva insegnato così tanto, che le aveva fatto capire anche soltanto con un gesto milioni di cose che altre IV non avrebbero considerato. Ma ogni azione, ogni sospiro, ogni sguardo era essenziale, ed EDI lo aveva imparato soltanto grazie a lui.
Davanti a lei c’era quell’uomo che aveva accolto l’impossibile dove chiunque altro l’avrebbe respinto con disgusto, qualcuno che aveva gettato all’aria ogni cosa pur di seguire le proprie leggi e trovare finalmente il coraggio di desiderare quel frammento di assurdo a cui era riuscito ad avvicinarsi dopo tanta fatica.
Una scaglia così sottile, così vicina…
“EDI…” Gli occhi chiari di lui seguirono i contorni immutabili dell’IA.
“Jeff…” Accennò un sorriso, sfiorandogli appena il dorso di una mano per non fargli male. “chiudi gli occhi” sussurrò poi, osservando attentamente i suoi occhi stanchi per non perderne nemmeno un movimento. Lui fece come lei gli aveva ordinato, portando poi una mano attorno al suo fianco, riconoscendone la consistenza.
“Non dimenticarmi…”
 
 
 
Congedo
 
“Dammi una mano, per favore”
Lei sorrise e andò dietro di lui, aiutandolo ad infilare il braccio nella manica del giubbotto. Poi gli tornò di fronte, reclinando il capo da un lato, poi si sporse in avanti per tirare su la zip.
“A volte credo che ti piaccia vedermi soffrire”
Lei ridacchiò, poi tornò subito seria com’era solita fare. “Infatti…”
Lo guardò sollevare un sopracciglio e guardarla con sufficienza, per poi voltarsi e prendere una cuffia.
“Devo aiutarti anche con quella?” Sospirò EDI, indicandola con il mento.
“No” Rispose lui reggendo il gioco ed premendosi sulla testa la cuffia che recava i colori dell’alleanza che non era riuscito ad abbandonare.
Erano piccole cose, piccole vene di una vita che non riusciva a lasciarsi indietro.
Licenza anticipata, assistenza, cure mediche mirate ed un’ottima pensione, assieme al congedo e ai complimenti degli ufficiali.
E da allora viaggiava, viaggiava di continuo assieme a lei e sentiva che fosse un tributo, un dono a chi, quella pace, l’aveva sempre potuta immaginare ma mai vedere.
Gli tornava in mente che ora l’alba non era più un’incognita ma una certezza, che ogni respiro che faceva era un respiro pagato a caro prezzo da tanti altri.
A volte sentiva di non meritare di stare così bene, di essere libero finalmente. Altre volte, invece, gli mancava la Normandy in modo terribile; la mancanza di quella nave e di tutto il suo equipaggio era una ferita bruciante che non accennava mai a guarire. Ma sapeva fin da subito che gliel’avrebbero sottratta, sapeva che non sarebbe più riuscito ad adempiere al suo dovere come l’Alleanza richiedeva. Le sue ossa si facevano fragili e la muscolatura gravava su di loro in modo sempre più critico, ma si manteneva in salute, anche grazie ad EDI al suo fianco.
“Metti anche questa…” Gli consigliò l’IA allungandogli una sciarpa. Lui l’afferrò e la passò attorno al collo, quindi uscirono insieme, lui, una figura gobba e zoppicante e lei che lo accompagnava e lo sosteneva con tutta la delicatezza possibile.
Fuori nevicava, il panorama era totalmente scomparso, inghiottito dal pallore della neve e del buio delle ombre della sera.
Alcuni lampioni iniziavano ad accendersi e le persone stavano più vicine,  nel tentativo di scambiarsi calore.
EDI si guardava intorno cercando di dare un senso ai comportamenti, osservando ogni dettaglio di quel grande mosaico, ogni diverso fiocco di neve che le cadeva addosso era un’esperienza nuova.
Passeggiarono per un po’, fin quando lui non fu stanco. Quindi si avvicinarono ad una panchina e lei la pulì dalla neve con una mano.
“Se ti guardo mi viene freddo” Ridacchiò lui, guardando le luci che si riflettevano sul corpo di EDI. “Mettiti questa” Si sfilò la sciarpa e la lasciò a lei, che la guardò con stupore.
“E perché dovrei? A me non serve, io non sento il freddo” Disse, divertita, cercando di riavvolgerla al collo di Joker, il quale si oppose. “Quanto ti costa indossarla… su.”
Lei annuì e se la passò attorno al collo, coprendosi le spalle. “Spero che tu sia soddisfatto”
Lui la trasse a sé, stringendola per un fianco e lei finse di abbandonarglisi contro, per non premere inutilmente sulle sue coste.

 
­­ Sonno
 
L’aveva visto chiudere gli occhi e abbandonarsi al sonno per tutte le notti. Lei gli era sempre stata accanto, nella porzione di letto vuota. Vegliava silenziosa su di lui, guardando lui che muoveva gli occhi sotto le palpebre in cerca di qualcosa, cercando di afferrare un sogno. EDI aveva registrato il rumore di ciascun fruscio provocato dal suo corpo addormentato che cercava una posizione più comoda. Era tutto questo ciò che lei faceva ed era esattamente ciò che avrebbe voluto fare. Non avrebbe mai smesso di scoprire cose su di lui; anche nel buio della stanza, nel silenzio, lei imparava.
Imparava a scoprire l’inconscio tramite l’esperienza che viveva lui, sognava tramite i suoi sogni.
Quando lui si stringeva nelle spalle lei l’avrebbe voluto abbracciare, ma gli avrebbe procurato più freddo. Così si limitava a riavvolgerlo tra le coperte, accarezzandolo da fuori della stoffa spessa.
Tante volte, prima dell’alba, anche lei chiudeva gli occhi, e rimaneva così per ore, immobile, per simulare di risvegliarsi con lui.
E ogni mattina, quando lui si risvegliava, lei era lì per lui, pronta a sorreggerlo di nuovo ed affrontare ciò che la giornata avrebbe chiesto loro.
“Buongiorno, Jeff” Sussurrava, portando le mani attorno al suo viso e lasciandosi dare un bacio.
 
 
Respiro
 
“Cosa si prova quando si respira?” L’IA accarezzò il torace di Joker e vide la pelle d’oca increspargli la pelle. Lui la strinse, cercando ancora di regolarizzare il respiro.
“Trovi sempre i momenti migliori per fare domande insensate” Gemette lui portandosi una mano sulla fronte, esausto anche solo per pensare ad un’altra cosa da rispondere.
Lei percepiva il battito del suo cuore fortissimo in cerca di calma. Lo baciò sullo sterno, sorreggendosi sulle braccia.
“Mi piacerebbe poter respirare…”
 
 
 
 
Anche ora, nella morte, Joker le stava insegnando la vita. Quella vita che lei non aveva e che non avrebbe mai avuto.
EDI osservò il viso di Jeff, qualcosa che aveva da sempre significato il mutamento, la scoperta, ciò che lei non era. Aveva visto gli anni impigliarsi alle rughe del suo viso, lo aveva sorretto mentre le sue ossa divenivano sempre più deboli. Lui invece l’aveva guardata rimanere identica mentre la propria giovinezza veniva rubata, la vista diminuiva, la voce si faceva più roca.
Lei gli passò le labbra fredde sulle palpebre chiuse che non si sarebbero più riaperte. E lo amava, sapeva di amarlo da sempre tanto quanto sapeva che lei stessa fosse un paradosso e che forse, quell’amore, non era nient’altro che la conseguenza di un difetto di sistema, una sequenza di calcoli sbagliati. O forse era davvero più di questo, forse era davvero viva
I respiri, i battiti, il sorriso che lentamente increspava le sue labbra sottilissime che stava a mostrare la fuga attesa dopo tanto tempo dal troppo dolore… e poi di nuovo il suo nome, sussurrato appena.
“EDI…”
“Non ti dimenticherò”
Sorrise con dolcezza, osservando il suo labbro superiore tremare per qualche frazione e poi sfumare nel silenzio. Era stato così, il nulla, il vuoto, la liberazione da un corpo malato.
E senza che potesse elaborare nuove soluzioni, lei decise che non si sarebbe mossa da lì, quello che era stato il suo capezzale nell'ultimo periodo.
No, l’avrebbe provato a seguire, indipendentemente da ciò che sarebbe potuto succedere.
Chiuse gli occhi ed immaginò di poter respirare. Immaginò di avere un cuore, e che il suo battito mano a mano si facesse sempre più debole.
Avrebbe potuto restare da questa parte, l’Alleanza l’avrebbe piazzata nei ranghi più alti. Ma non era questione di spreco di una risorsa, non era questione di calcoli o di percentuali. Era semplicemente ciò che lei aveva scoperto di desiderare, perché sebbene non avesse mai vissuto, la vita con lui era la cosa più preziosa che avesse mai condiviso.
Così, in totale silenzio, lei si disattivò. Si lasciò scivolare verso l’ignoto, senza rimpianti e felice nel sapere che non sarebbe dovuta tornare indietro mai più.
  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Mass Effect / Vai alla pagina dell'autore: Altariah