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Autore: AstralFire    06/11/2013    3 recensioni
Una ragazza infetta di una malattia pericolosa.
Un ragazzo che non gli importa niente del mondo.
Una ragazza che è la miglior alunna della scuola.
Un ragazzo bullo e temuto.
Una ragazza a rischio di morte.
Un ragazzo che non ha niente da perdere.
Finche non incontra lei.
Due ragazzi che non si sono mai parlati. Non fino a quel giorno.
La storia di due ragazzi che proveranno un sentimento più grande di loro
[Paring Principale: Gale]
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gerard, Lluvia, Natsu
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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L'incontro
I live in a divided in half
is a road divided
one side happy
sad on the one hand
 but many times the bad side becomes largest
(Ejay Ivan Lac)
 


"Non riuscirà a superare i ventanni"
Era una frase che Levi ha sentito per lunghi anni. Quando era piccola non riusciva a capire il significato di queste parole.
Sapeva solo che doveva passare i week-ends all'ospedale senza poter uscire con gli amici. Una noia totale fare analisi su analisi per due giorni consecutivi.
All'incontrario di altre persone preferiva stare a scuola che a casa. A casa sua c'era sempre aria di tempesta. Lei sapeva benissimo i problemi dei suoi genitori, di come suo padre gli aveva traditi. Ma non divorziavano. Il motivo?
Levi
Pensavano che separarsi l'avrebbe fatta preoccupare e ammalare di più ma, a detta sua, le farebbero solo un favore.
Era stressante ascoltare le loro litigate ogni giorno. Ma loro non sembravano capirlo. La malattia di Levi è molto strana.
E' come un Don Chisciotte. Prima riunisce tutte le difese immunitarie del corpo e poi le usava contro se stesso. E di conseguenza gli organismi si consumavano poco a poco.

***

 
 
 
-Levi, sei sveglia?-chiese Mary. Aprii leggermente gli occhi e venni investita dalla luce del sole. Gli chiusi immediatamente. Mugolai qualcosa di incomprensibile. Non avevo la minima voglia di svegliarmi così presto. Il giorno prima ero rimasta fino a tardi all'ospedale.
-Non te la senti di andare a scuola?-chiese mamma.
Mi alzai contro la mia volontà.
-Oggi ho una verifica. Devo essere presente.-
-Se non te la senti...- la interuppi con un gesto della mano e mi diressi in bagno che si trovava accanto alla mia camera da letto.
Mi guardai allo specchio. Avevo dei capelli particolari. Corti, color celeste che incorniciavano i tratti dolci del mio viso. Poi avevo i miei comunissimi occhi color cioccolato. Ero piuttosto bassa, per questo mi sono conquistata il soprannome "nana". Ma i miei amici non si sognerebbero mai di chiamarmi così. Dopo essermi fatta una doccia veloce, tornai in camera dove vidi tutto in ordine. Sorrisi. Tutto merito di mamma. Mi rattristai un po'. Non avevo mai visto mamma occupata a pulire freneticamente le stanze o a sciacquare i paralumi di vetro sotto l rubinetto, o a lavare via il fango dai gradini dell'entrata con il tubo per innaffiare. Non avevo mai visto la nostra casa così linda, ordinata e organizzata come nei mesi dopo il tradimento di papà. Ogni volta che tornavo a casa c'era qualcos'altro  che era stato dipinto , accomodato, o lucidato. Mamma faceva di tutto per cambiare o almeno essere impegnata a pensare al tradimento di papà. Mi soffermai ad osservare la stanza. Era grande, molto spaziosa. Aveva un mini-balcone dove si trovava un cavalletto per me. Al centro della stanza c'era posizionato un letto baldacchino color avorio. La maggior parte del muro opposto alla porta era occupato da un armadio di mogano scorrevole. A lato trovavo una scrivania e un tavolino dove bere il the con le amiche. E approfittando della grande camera, c'era anche un immensa biblioteca. Amavo leggere. Mi dava un senso di tranquillità e mi distaccava dal mondo. Lo stesso motivo per cui suonavo o dipingevo. Potevo esprimere le mie emozioni in un altro modo che non siano le parole. La voce di mia madre che chiamava da sotto mi risvegliò dai miei pensieri. Presi una felpa gialla con una frase incomprensibile in nero e un paio di leggins a righe nere e bianche. Dopo essermi cambiata presi l'astuccio del trucco e mi posizionai davanti allo specchio. Mi truccai leggermente. Matita nera sotto gli occhi, mascara e lucidalabbra. Molti pensavano che mi mettessi anche il rossetto ma avevo le labbra color sangue senza prodotti che faceva contrasto con la carnagione pallida.
Presi la cartella multicolor e scesi velocemente dalle scale e venni sgridata da mia madre:
-Levi! Quante volte ti ho detto che non devi correre per le scale?! E se cadi?-alzai  le spalle a mo' di risposta. Presi velocemente un biscotto e bevvi in un sorso il succo all'arancia. Mentre indossavo i miei stivaletti chiesi:
-E papà?-
-E' fuori- rispose lei con il viso cupo. Mi faceva pena. Aveva sempre un aria stanca e non curava più il suo aspetto da tempo. I capelli legati disordinatamente in una coda, gli occhi stanchi e i vestiti di una settimana.  Le diedi un bacio e la salutai velocemente, presi il giubbetto e uscii. Davanti al cancello trovai l'auto nera di  mio padre.
-Ciao- dissi io. 
Lui non rispose. Mise giù il cellulare e partì. Scommettevo che messaggiava con lei. Elena. Italiana, bionda e perfetta. La odiavo come odiavo papà. Facevano soffrire me e la mamma. Un egoista, ecco cos'era mio padre. La cosa peggiore è che assomigliavo a lui di aspetto. Stessi occhi marroni e stessa carnagione pallida. Dalla mamma ho preso solo i capelli. I pochi minuti in auto che dividevano la scuola da casa mia, sembravano infiniti. Appena intravide la scuola gli dissi:
-Lasciami qua.-
-Sicura?- finalmente mi donò un po' di attenzione. Io annuii. Lui si fermò e mi lasciò scendere.
Ufficiale. Mark McGarden era un idiota.
Entrai nell'entrata principale della mia scuola. C'era un'imponente edificio color salmone con le vetrate colorate. L'edificio era circondato da un giardino curato ogni giorno dai migliori giardinieri di città. Ovviamente c'era la stessa lussuosità solo nella metà della scuola.
La Valery Laio School. Era una scuola metà privata metà pubblica.
La parte privata era un liceo artistico e musicale. L'altra parte invece era un liceo normale. Nella parte privata c'erano solo figli di papà. Nella seconda si trovavano maggior parte persone povere e criminali. Per la sfortuna dei molti, dividevamo il quartiere. A me non faceva ne caldo ne freddo. Dopotutto eravamo tutte persone. Iniziai a tossire. Mi ero dimenticata di bere le medicine mattutine. Intravidi una ragazza dai lunghi capelli color biondo. Lucy, la mia migliore amica,  si dirigeva a passo spedito  verso di me. Era preoccupata. La salutai.
-Levi...tutto bene?- Io annui. Lei non molto convinta, mi prese per mano e iniziò a dirigersi in infermeria.
-Non serve.- provai a ribellarmi.
-E se svenissi?-
-Non accadrà.- risposi io.
-Stai male...-
-Comprami dell'acqua.-lei annuì e si diresse verso le macchinette. Io intanto presi dallo zaino un pacchetto di farmaci. Io, che ero la sbadataggine in persona, mi scontrai contro una persona e caddi a terra.
-Scusa- dissi tra la tosse. La persona si girò. Era un ragazzo che doveva avere pressa a poco la mia età. Lo conoscevo. Era uno delle persone più temute della sezione normale. Gajeel Redfox.
 
Il mio sguardo si incatenò al mio.
Il marrone nel rosso.
Il topazio nello smeraldo.

 


Angolo Psicopatico:
Yo!
Sono nuova del sito.O, meglio dire, sono stata una lettrice ingognita per tutto questo tempo. Non tanto tempo, visto che mi sono iscritta qualche giorno fa. Ma conosco il sito da anni. Io sono Plasmatica. Chiamatemi Plasma o Psicopatica, a voi la scelta. Se volete conoscere il mio nome leggete le note bio. La storia mi ronzava da un po' ma ho appena avuto la voglia di pubblicarla. Ovviamente il primo capitolo è di una cortezza esasperante ma i prossimi saranno più lunghi.
Non vedo l'ora di ricevere le vostre recensioni e fate qualsiasi domanda sulla storia.
Ci sentiamo!

 
Plasmatica, la Psicopatica
 

 
 

 
 
 
 
 
  
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