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Autore: maynardslips    06/11/2013    3 recensioni
“E Michael giurò di aver sentito un «Ti amo Mike» mescolato alle lacrime e al suo urlo di disperazione”
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Ashton, Irwin, Michael, Cliffors, Nuovo, personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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“Sono Ashton Fletcher Irwin ed ero un uomo di successo: voce magnifica, attore fantastico, fisico da urlo, adorabili fossette, sorriso che potrebbe illuminare una stanza buia da cima a fondo e voluto da ogni ragazza, dalla teenager alla venticinquenne.
Nella mia vita non mancava nulla: auto, ville, vestiti rigorosamente firmati e aver incontrato quella che definivo la donna della mia vita, Maya Parker.
Maya Parker era una bella ragazza, non a caso era una modella. Lunghi e lisci capelli neri, sorriso perfetto, occhi verde smeraldo, carnagione mulatta, magrissima ma con tutte le curve al punto giusto la facevano desiderare da ogni uomo, impegnato o meno.
L’unica caratteristica che ci differenziava era che dietro alla maschera di perfezione di lei si nascondeva una ragazza timida che diceva di essere profondamente innamorata del suo fidanzato, mentre io non ero così tanto timido. Ma riuscivo a trattenermi sempre dal commentare ironicamente ogni singola cosa.
Ma avevo dentro di me un dolore molto profondo.
A chi importava dopotutto se il mio sorriso con i fan è sempre vero perché li amavo?
A tutti, ma seriamente a chi importava la mia espressione quando ero da solo perché non amavo l’unica persona che avevo lì?
Una vita alternata da sorrisi veri e non sorrisi falsi ma solo un volto inespressivo.
Ma quel volto inespressivo valeva più di mille parole per chi riusciva a guardare dentro di me.
Ecco, l’unica cosa di cui non ero capace era fare un sorriso falso, ma in pochi se ne accorgevano.
Dentro me stesso credevo di amare Maya ma sentivo un profondo vuoto nel cuore ormai da mesi.

 
-

Iniziava bene la mia giornata se nel mio stesso letto c’era Maya, coperta a malapena da un sottile lenzuolo bianco e con ancora sulla sua pelle i segni della notte passata.
Iniziava bene la mia giornata se potevo baciare e tenere la mano a Maya mentre andavamo a prendere un caffè senza troppi paparazzi in giro.
Iniziava bene la mia giornata se Maya mi diceva che mi amava prima di andare in sala d’incisione.
Continuava bene la mia giornata se mi veniva un’idea per una nuova canzone e riuscivo a scriverne almeno un pezzo.
Continuava bene la mia giornata se non incontravo paparazzi ma solo fan.
Non continuava bene la mia giornata se lui mi mandava un sms ricordandomi quella cosa.
Non finiva bene la mia giornata se non sapevo che scusa inventare per non passare la serata e la notte con Maya.
Così inventavo le solite.
«Amore, il produttore mi ha detto che devo passare gran parte della notte in sala d’incisione per perfezionare il prossimo singolo»
«Tesoro, John mi ha invitato a dormire a casa sua e non posso dargli ancora buca»
«Da tanto non passi una notte con le tue amiche, perché non vi vedere stasera?»
Lei capiva che non andava tutto bene ma rispondeva semplicemente «Va bene, a domani. Non fare cazzate. Ti amo».
E io, stupido, mi mordevo il labbro inferiore e dopo un lungo sospiro rispondevo «Tranquilla, ti amo»
Solita routine.

Così entravo sempre in quella stupida discoteca.
Così andavo sempre verso il solito divanetto.
Così vedevo sempre la stessa persona.
Così mi sentivo sempre dire «Sei in ritardo Fletcher, per l’ennesima volta».
Così rispondevo sempre «Mi spiace Michael».
Così sentivo la solita risposta.
«Un altro ritardo e sai che succede».
E lo sapevo.
E per non rischiare andavo sempre a casa di lui.
Facevo quello che diceva lui.
Per non rischiare semplicemente.
E dopo ogni scopata sapevo che c’era il «Non sei soddisfacente come una volta Fletcher» detto tra un tiro di sigaretta e l’altro.
«Sei un pezzo di merda Clifford»
«Lo so».
Solita routine.

 
-

Ero stato ricattato.
Avevo fatto una sola cazzata nella mia vita.
Andare in una discoteca.
Ma non è una cazzata, penserete.
Beh, non sapevo che era una discoteca per gay.
Così mi ero ubriacato.
Non poco.
E forse il ragazzo che mi aveva pagato il drink mi aveva drogato.
Anche se solo un po’.
E mi ero fatto scopare dal primo tipo che avevo incontrato.
Questo tipo mi ha riconosciuto e ha fatto foto e video.
Questo tipo mi ha ricattato per mesi.
Una o due volte a settimana mi mandava un sms con un semplice “Tonight is the night, Fletcher”.
E io dovevo farmi scopare.
E io dovevo mentire.
«Se non lo faccio perderò tutto, a partire da Maya» pensavo.
Ma la stavo già perdendo.
E Michael iniziava a spazientirsi, voleva fare qualcosa di grande, uno scandalo e non le solite scopate da adolescenti.
E anch’io iniziavo a spazientirmi.
Ma non nello stesso modo.
Così un sabato sera non ero andato a scopare con Michael ma a fare l’amore con Maya.
Così una domenica mattina il web era stato invaso da un’unica frase.
“Ashton Irwin tradisce la sua fidanzata Maya Parker e si prostituisce a un ragazzo”.
Così durante una domenica come le altre perdevo metà dei miei followers su twitter, la mia fidanzata e tutto.
Tutto.
Tutto il lavoro fatto fin’ora.
Tutta la mia dignità.
Tutta la mia reputazione di ragazzo perbene.
Tutto.
E mi restava il niente.
A parte un letto e una tazza di cioccolata.
E il mio sguardo perso nel vuoto.
Da giorni.
Chiamavo Maya.
«Segreteria telefonica. Sono Maya, lascia un messaggio. Beep»
«Ero ricattato, non ti avrei mai tradito».
Nessuna risposta.
Per l’ennesima volta avevo composto quel numero.
«L’utente da lei chiamato ha disabilitato questo numero».

 
-

Cercavo di recuperare il lavoro, la mia fidanzata, l’amore e la dedizione dei fans.
Ma non avevo recuperato nulla.
O forse sì.
L’odio e il disprezzo del mondo.

 
-

Così era arrivato il 6 novembre.
Stavo accendendo il computer per cercare di svagarmi un po’ quando avevo visto una nuova e-mail.

Da: cliffmike
A: ashirwin
Oggetto: apri
Contenuto: non dovevo fare quello che ho fatto un anno esatto fa.
Un anno esatto fa ti ho visto per la prima volta e ti volevo mio a tutti i costi.
Quando l’ho fatto ero depresso e credevo di stare meglio osservando una persona cadere a pezzi per merito mio.
Mille parole non basteranno mai per scusarmi di quello che ho fatto.
Ma volevo farti sapere che l’anonimo che ti difende sotto ogni post, commento o video sono io.
Sì, non ha senso ma almeno io so perché è successo quello che è successo.
E l’ho anche detto quando mi sono reso conto della cazzata fatta ma non è bastato.
Ultima cosa, volevo solo farti sapere che ho fatto tutto questo per una ragione, anche se sembra non avere senso.
Sei speciale e non ho mai incontrato qualcuno come te. Ho iniziato a preferire i tuoi commenti ironici alle parole dolci di un bel figo.
Sei speciale.
-Michael


Avevo fatto cadere il computer e tutti i dischi impilati in ordine sulla mia scrivania.
Mi ero vestito con i miei vestiti migliori.
mi ero infilato nella mia comoda giacca.
Avevo scritto questa lettera disordinata e bagnata dalle mie lacrime e dal mio sangue. L’avevo lasciata sulla pila di fogli scritti più e più volte pieni di canzoni scritte per la persona che amo.
E tutto questo sarà solo un ricordo.
Ashton”
 
-



Aveva camminato fino al ponte sopra la tangenziale, quello vicino alla discoteca gay e dove l’aveva fatto per la prima volta con Michael.
Sì, si era fatto scopare su uno squallidissimo ponte dietro a decine di auto.
Aveva scavalcato le barriere, soprattutto quelle dentro di lui, ed era a un passo da quella che definiscono morte ma che lui ha imparato a definire “felicità finale”.
Aveva già il piede destro nel vuoto quando aveva sentito dei passi.
Quei passi. Quelli che sentiva due mattine a settimana.
Sentiva delle parole sussurrate.
«Non farlo. Ash, non farlo»
«Ho fatto di peggio. Ti ho perdonato Clifford»
«Sei una testa di cazzo»
«Ma mi ami. E hai deciso di far soffrire la persona che ami. Grazie per avermi insegnato a non fidarmi di chiunque»
«Scusa»
«Lo so. Ti voglio bene Michael Gordon Clifford».
E spinse anche il piede sinistro nel vuoto.
E Michael giurò di aver sentito un «Ti amo Mike» mescolato alle lacrime e al suo urlo di disperazione.

Fu Michael l’unica persona a piangere ogni giorno sulla sua tomba.
Fu Michael a trovare la lettera di Ashton.
Fu Michael a pensare alla stessa persona per anni.
Anche se soffocato dai sensi di colpa.
Finché decise di spingere anche lui i suoi piedi nel vuoto.
Nello stesso luogo.
Nello stesso punto.
Con un semplice sussurro
«Aspettami».






 
NOTE DELL'AUTRICE:
Questa one shot non è OOC. Di più.
Ci sono poche descrizioni di riflessioni, personaggi e simili perché non mi piacciono le spiegazioni, il lettore dovrebbe immaginare da solo il motivo per cui un determinato personaggio compie una determinata azione.
Ho deciso di non scrivere esplicitamente il motivo del finale perché è evidente e si capisce.
Chi vuole insultarmi per aver rovinato la sezione dei 5SOS con la mia orrenda prima one shot può trovarmi su twitter con il nick @ashslips.
Un bacio :)
  
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