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Autore: adaubartol    06/11/2013    3 recensioni
Keaton Robert stromberg è uno sfigato in piena regola, estraneo quasi completamente al mondo femminile, se non per quanto riguarda la sua migliore amica Erica.
i due hanno molto in comune, compresa una passione per le Top 10 non indifferente allo sviluppo della storia.
condivideranno anche un sentimento meraviglioso come l'amore, o rimarranno indifferenti all'insolita passione che li lega?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Keaton Stromberg, Wesley Stromberg
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonsalve!
Ecco la mia ennesima storia di un fluff quasi imbarazzante, ma sono un'amante del genere. stavolta ho provato anche a divertire almeno un pochino, e spero veramente di esserci riuscita, perchè rendere al meglio il personaggio di Keat mi stava davvero molto a cuore.
voglio precisare che il personaggio di Erica è realmente esistente ed è a lei che è dedicata la storia, è lei che mia ha spinta a crearla ed è lei che shippo con Keaton come se non ci fosse un domani(?).
quindi si, ho scritto questa os principalmente per lei, ma vi invito comunque a leggerla e a recensire (con qualsiasi commento, positivo o negativo che sia.)
bene, penso di aver detto tutto ciò che avevo da dire, buona lettura!
Ennesima partita di Risiko, gioco che non ho mai capito.
''Ma perché, per una volta, non andiamo al mare invece che rimanere chiusi in casa?''
protesta Wesley osservando perplesso il carro armato rosso che stringe tra le dita.
Per la prima volta, sono d’accordo con mio fratello.
È una di quelle giornate in cui Huntington Beach ha l'aspetto del paradiso e il caldo torrido dell'inferno.
Troppo caldo.
Troppo caldo per parlare, persino per pensare.
Allora come mai sto pensando ora?
Come mai continuo a farmi discorsi senza capo né coda in mente?
Sono un pazzo?
Probabile.
Un disadattato sociale?
Possibile.
Uno sfigato?
Esattamente.
 
Sfigato [sfi-gà-to] agg., s.
Sfortunato, iellato, specialmente nel linguaggio giovanile.
 
Oppure, direttamente: Keaton Robert Stromberg.
 
Sono uno di quei ragazzi che ha poca stima di sè, uno di quei pochi ragazzi che preferisce passare il suo tempo su internet piuttosto che uscire con le ragazze.
Le ragazze.
Quella specie che mi fa sentire ancora più sfigato.
Quella specie che ha invaso il pianeta, seminandolo di scarpe col tacco e stupide telenovelas argentine.
Bandiera: uno stendardo rosa shocking.
Motto: 'Hai torto.'
Strategia: riescono ad ingannarti, farti completamente rincretinire con un semplice battito di ciglia. Subito dopo, sono capaci di spezzarti irrimediabilmente il cuore.
''Oh andiamo Wes, vuoi smettere di giocare solo perché non sopporti la sconfitta?''
Un sorriso furbo appare sulle labbra di Erica mentre sposta il suo carro armato blu nella direzione di mio fratello.
Erica.
Erica non è una ragazza.
Cioè, ha l'aspetto di una ragazza, di una bellissima ragazza, eppure non è come le altre.
Riesce a ragionare come un maschio, senza rinunciare allo smalto rosa sulle unghie.
Forse è per questo che è ed è sempre stata la mia migliore amica, perché è diversa.
Diversa in modo spettacolare.
Diversa come una rosa in un campo di erbacce.
''Keat, ci sei?''
La sua voce leggera mi riporta sul pianeta Terra che, a quanto vedo dal tabellone del gioco, sta venendo invaso quasi completamente dai carroarmati blu di Erica.
Facile vincere quando giochi contro uno sfigato e un… Wesley.
Wesley non è stupido.
No, riformulo.
Wesley non è così stupido come può sembrare.
Eppure, gli piace fingersi uno dei classici ragazzi senza cervello e tutto muscoli.
Per quanto questa tecnica sia efficace con il gentil sesso, preferisco rimanere chi sono.
Rimanere..
''Keaton!''
Erica mi da uno scappellotto in testa facendo quasi cadere il cappello verde acqua dalla mia testa.
''Ci sono! Ehm… penso proprio che dovrei… oh al diavolo, che guerra sia!''
butto via l'inutile carroarmato arancione che stringevo in mano e salto addosso alla mia migliore amica iniziando a farle il solletico.
Amo la sua risata, riempie la stanza come una musica celestiale.
''Keat basta ti prego!''
Ride mentre continuo a solleticarle lo stomaco.
''A quanto pare non sono l'unico che voleva farla finita con quel Ri… quel coso. Andiamo piccioncini, si va in spiaggia!''
grida Wesley alzandosi in piedi e colpendo con un cuscino me e Erica, che continuiamo a ridere stesi sul pavimento ricoperto di parquet del salotto di casa Stromberg.
Appena sento mio fratello pronunciare la parola 'Piccioncini' mi alzo di scatto.
No.
Io e Erica?
Oh, andiamo!
Lei è come una sorella per me.
Almeno credo.
Spero.
Non lo so, non lo so.
''Ok Wes, per questa volta hai vinto tu.''
Salgo le scale di corsa cercando di nascondere il rossore sulle mie guance e mi chiudo in camera mia.
Devo essere sembrato proprio un idiota.
Oh, ma a chi importa? Infondo sono solo Wesley e Erica.
Erica.
Siamo migliori amici dai tempi dell'asilo e l'ho sempre assillata con le mie paranoie e i miei problemi sentimentali.
Eppure, per lei non ho mai provato nulla e non capisco il perché.
Oh, basta pensare.
Mi tolgo la maglietta e indosso il costume, una bella nuotata mi schiarirà le idee.
Faccio per aprire la porta, quando mi ritrovo una visione celestiale davanti.
Un'irriconoscibile e fin troppo femminile Erica in bikini sorride timidamente, guardando al suolo.
Per qualche assurdo motivo continuo a guardarla, forse segretamente sperando che quel momento non terminasse mai.
Lei scosta i capelli castani dalla spalla e arrossisce, una musica celestiale mi risuona nelle orecchie mentre continuo a guardarla con un'espressione che mi conferisce l'intelligenza di un tubero.
Purtroppo o per fortuna, Wesley interrompe questa scena a dir poco imbarazzante, irrompendo in camera mia con una maschera da sub sul volto.
La musica celestiale si interrompe e viene sostituita dalla fastidiosa voce di mio fratello maggiore.
''Tutti pronti?''
grida troppo euforico per i miei gusti.
''Più o meno, ero venuta a chiedere a Keaton se aveva della crema solare…''
Erica mi guarda con una punta di… cos'era quello? Imbarazzo? È ridicolo, Erica è la persona più spensierata e menefreghista che io conosca, perché dovrebbe essere in imbarazzo?
Guardai in basso per trovare la risposta.
Oh, giusto. Non penso che per le ragazze sia ''okay'' mostrarsi praticamente in intimo ad un ragazzo.
Ma per me è più che ''okay''.
Oh mio Dio, ma cosa mi sta succedendo?
Mi sembro mio fratello, e non la ritengo affatto una bella cosa.
''La.. la crema solare! Certo, come si può andare al mare senza crema solare? Ecco qua la crema solare, siamo pronti per andare, noi e la crema solare!''
ok, ora sono un misto tra mio fratello e un tubero.
I due scoppiano a ridere, lasciandomi immobile e imbarazzato al centro della stanza, stringendo il tubetto arancione di crema solare.
Cavolo, ma quante volte lo avevo ripetuto?
Erica mi sfila il tubetto dalla mano e lascia un bacio umido sulla mia guancia.
''Grazie Keat, dai andiamo!''
Riecco quell'espressione.
Stavolta però è accompagnata da una sensazione strana nello stomaco.
Non è dolore, non è nemmeno aria.
È come se qualcosa stesse svolazzando tra le pareti del mio esofago.
È come se quel qualcosa mi riempisse, mi desse una strana energia. E non potevo fare a meno di trattenere quel sorriso. Penso che anche Erica se ne sia accorta. Sorride, anche lei.
Che bel sorriso che ha.
Usciamo di casa, forse è meglio che sia così.
Facciamo tutti e tre una gara a chi arriva prima alla spiaggia. Come sempre, mio fratello si aggiudica l'oro.
Erica si appoggia a me con il fiatone.
È la mia occasione per fare il figo, il campione.
Mai stanco e imbattibile, in poche parole il contrario di come mi sto mostrando ora.
Accasciato quasi completamente al suolo, imploro mio fratello e la mia migliore amica di lasciarmi lì a morire.
''Io preferirei un bel naufragio ad una banale morte sulla spiaggia. Lei che ne pensa, signorina Erica?''
alzo leggermente il capo rivolgendo un'occhiataccia a mio fratello.
''Mh.. si, penso anche io, signor Wesley. Meglio dargli una morte degna di lui.''
Erica ride e mi afferra per le mani, mentre Wesley mi trascina per i piedi dentro l'acqua.
''Uno….''
Grida Wesley.
''Se lo fate sarò io ad uccidere voi.''
''Due…''
Stavolta anche Erica grida, ridendo.
''Tre!''
I due mi fiondano in mare, non faccio neanche in tempo ad inveire contro di loro che la mia bocca è piena di acqua salata.
Tiro fuori la testa di getto e sputo la salsedine rimasta nella mia bocca, la avrei fatta pagare a quei due deficienti.
Appena mi giro infuriato nella loro direzione, però, vedo erica ridere come una matta.
Oh, dannate farfalle, l'acqua di mare non vi ha ancora uccise? Smettetela di svolazzare per il mio stomaco come se fosse un giardino rigoglioso.
Mi scappa un sorriso mentre mi avvicino a loro, tentando di sembrare molto arrabbiato.
Erica e Wesley si mettono a correre, sulla sabbia le impronte dei grandi piedi di Wesley precedono quelle dei piedi più piccoli della mia migliore amica.
Le impronte piccole si fanno sempre più vicine, mi sento come un ghepardo, pronto a catturare la sua preda.
Eppure, come farebbe un ghepardo a sbranare una gazzella così graziosa?
Non penso che agli animali importi molto della bellezza.
Eppure quella gazzella è anche dolce, divertente.
La sento ancora più vicina.
Unica, intelligente.
Ecco, ora sono dietro di lei.
Paziente, saggia.
Il ghepardo Keaton non ha pietà, ha catturato la gazzella ed è pronto ad attaccare.
La prendo in braccio in stile sposa, pronto a buttarla in mare.
Lei ride, gettando la testa all'indietro, quando i suoi occhi castani tornano a fissare i miei occhi verdi, però, non ride più.
Qualcosa di strano sembra incatenarci.
Penso che le mie mani bagnate e fredde le diano fastidio, eppure non riesco a muovermi.
Siamo in un'altra dimensione.
Niente Wesley.
Niente spiaggia.
Niente mare.
E tutti i bagnanti, dove sono?
E dove sono gli ombrelloni, Huntington Beach, il sole, l'universo?
Non lo so, io vedo solo gli occhi di Erica. E non potrei avere vista migliore.
Siamo così vicini che riesco anche a scorgere alcune pagliuzze dorate che sguazzano per le sue iridi marroni.
Non le avevo mai notate.
A questo punto, se io non fossi io e se Erica non fosse Erica, mi avvicinerei e la bacerei.
Si, proprio così.
Ma io sono io e Erica è Erica.
E noi siamo quello che siamo.
E cosa siamo?
Dove siamo?
Siamo di nuovo in spiaggia, di nuovo ad Huntington Beach, di nuovo nell'universo.
E Erica è in acqua, che mi guarda infuriata e divertita allo stesso tempo.
Si, siamo tornati alla realtà.
Purtroppo, siamo tornati alla realtà.
E la realtà sembra così noiosa, così inutile rispetto a quel mondo stupendo in cui stavo vivendo, intrappolato negli occhi di Erica.
Mi sento un pesce, un pesce intrappolato in una rete. Eppure, non sono sicuro che mi sarebbe piaciuto scappare. Probabilmente no. Probabilmente sarei rimasto intrappolato a vita.
Ma perché diamine ora parlo di pesci?
Non riesco davvero più a riconoscermi.
Mi siedo sul bagnasciuga, aspettando non so quale rivelazione.
Il sole, ormai arancione come solo le arance più mature sanno essere, mi illumina il volto.
Sta tramontando.
Il tramonto mi è sempre piaciuto tanto.
Non fraintendiamoci, sono romantico quanto… quanto questo sassolino, sì. Questo sassolino che tengo in mano proprio ora, facendolo roteare tra le dita.
Non sono affatto romantico, dicevo.
Non mi metto a guardare il tramonto aspettando che qualche ragazza elogi la mia sensibilità e si intenerisca davanti al mio animo poetico.
No, affatto.
Il tramonto mi ricorda qualcosa che muore, o scompare, lasciando spazio a qualcosa di nuovo, di più bello.
La morte che da spazio alla vita.
Pensando, guardo il cielo diventare sempre più scuro.
Il dolore che lascia spazio alla gioia.
Una marea di schizzi mi invade.
L'amicizia che lascia spazio all'amore.
Alzo il capo, vedendo Wesley e Erica che si schizzano a vicenda.
Una sensazione allo stomaco, stavolta diversa.
Non è piacevole, non è piacevole affatto.
E se a Erica piacesse Wesley?
La sensazione diventa più forte, più grande.
Sembra quasi che mi stia divorando.
E anche se fosse? Che me ne importa?
Beh, sono il suo migliore amico e lui è mio fratello, vorrei almeno che me lo dicesse.
A me importa solo che lei sia felice.
E se Wesley non la rendesse felice?
Lei merita di meglio, lei merita il meglio.
Perché le voglio bene.
''Ti voglio bene.''
Quante volte glielo avrò detto, senza nemmeno rendermi conto del significato delle mie parole?
Gli schizzi mi arrivano sul volto, raffreddando la mia rabbia, o qualsiasi cosa fosse quella sensazione spiacevole.
''Hey pappamolle, che fai non combatti?''
Grida Wesley scaraventandomi un'onda anomala in pieno viso.
Erica lo abbraccia da dietro quasi facendolo cadere in mare.
''Sono un po' stanco, ragazzi.''
Wesley mi rivolge un'espressione di superiorità, lamentandosi del mio essere un ''pappamolle lagnoso.
Erica, invece, mi raggiunge sulla spiaggia, preoccupata.
Si china piano, sfiorandomi il viso con il pollice.
''Tutto bene, Keat?''
La sensazione sembra sparire lentamente.
Sorrido.
''Benissimo.''
Accenno una risata soffocata, lei guardandomi fa lo stesso.
''Ideona! E se ci accampassimo qui per la notte?''
Esclama Wesley con il solito tono, un misto tra un completo beota e uno di quei presentatori sempre euforici che si vedono su MTV.
Eppure, non è una cattiva idea.
Dopo aver annuito verso mio fratello, ormai seduto sulla spiaggia anche lui, torno a guardare Erica.
''Che ne dici?''
''E' una bellissima idea!''
annuisce anche lei.
''Che nottata sotto le stelle sia! Avanti Keat, accompagnami a prendere i sacchi a pelo a casa.''
''E lasciamo Erica qui tutta sola? Potrebbero rubarcela!''
Mi fingo preoccupato guardando Erica, che risponde con una risata.
''Mettimi l'antifurto e vai Keat, proverò ad essere ancora viva al vostro ritorno, ma non posso assicurarvi nulla!''
Il suo sarcasmo mi fa capire che, effettivamente, mi sto comportando da mammina apprensiva.
''E va bene, ma le cose pesanti le porti tu, sia chiaro.''
Dico rivolgendomi a Wesley, che era già partito verso casa nostra.
''Oh certo, non vorrei mai che ti spezzassi un'unghia!''
Grida, e una risata me la faccio scappare anche io.
Guardo nuovamente Erica, seduta là, illuminata dagli ultimi raggi del sole. Sembra che splenda solo per lei.
''Allora io… vado.''
Mi gratto goffamente la testa e corro, cercando di raggiungere mio fratello, che sarà già arrivato a casa.
Sacco a pelo in spalla, un pacco di patatine, uno di popcorn e una sfilza di bevanda gassate, strette goffamente tra le braccia, il manico della trousse di Erica stretto trai denti.
Ecco il mio aspetto quando arrivo in spiaggia, cercando il posto adatto per mollare tutta quella roba, e cadere giù con essa.
Wesley, invece, porta con nonchalanche un pallone da beach volley e qualche maglietta di ricambio.
E là avrei proprio voglia di dargli un bel ceffone.
Ma non lo faccio, perché io sono io.
Ecco, forse è questo il mio problema principale, essere me.
Molte risate, parole, cibo spazzatura e bevande gassate dopo, il discorso mi si ripresenta in mente.
''Sono proprio un disastro.''
Penso.
Anzi, forse non lo penso.
Quando sono stanco collegare azioni e pensieri è così difficile.
''Non dirlo neanche per scherzo.''
La voce di Erica mi conferma che non era solo un pensiero, il mio.
Wesley è crollato ormai da un bel po', il mare lo aveva sfinito.
Io e Erica invece, siamo nei nostri sacchi a pelo, a guardare il cielo.
No, lei non guarda il cielo, lei guarda me.
Mi giro verso di lei e lì, stretta in quel sacco a pelo, cercando di ripararsi dal vento freddo della notte, sembra la cosa più piccola e più indifesa del mondo.
Ed è bellissima, sì lo è.
''Ma non scherzo. Insomma, guardami. Non riesco ad essere come gli altri mi vorrebbero, non riesco neanche ad essere come io mi vorrei. Sono un disastro vivente, un combina guai, un pappamolle. E lo sai anche tu.''
Dico, stavolta consapevole di ciò che sto dicendo, a voce bassa, la bocca impastata dal sonno.
Erica si gira e guarda di nuovo il cielo.
''Sai Keaton, ci sono giorni in cui anche io mi sento così, mi sento inutile. Siamo così piccoli rispetto all'universo. Guarda, guarda quella stella lì. Sembra minuscola, inutile, non è vero? Eppure con la sua luce ci indica dove andare, saremo persi senza di lei. Tu sei quella stella, Keat.''
Le sue parole mi fanno sorridere.
Un sorriso che fa quasi male per quanto è grande, per quanto è bello.
''Non sono io la stella, qui.''
Sussurro, ancora girato verso di lei.
Anche Erica si gira e sorride.
Non riesco a vederla al buio, ma sono sicuro che sia arrossita. Lo fa sempre in queste situazioni.
''Guarda quelle stelle in fila, non ti sembrano una pentola a pressione?''
torno a guardare il cielo, le stelle sembrano ancora più belle stanotte.
Erica ride.
''Keaton quello è il grande carro?''
''Carro? Ma sembra una pentola a pressione, dai!''
Ride ancora di più.
''La costellazione della pentola a pressione, scoperta da Keaton Stromberg.''
''Se davvero scoprissi una stella, la chiamerei come te. Tutte le stelle sarebbero gelose, perchè 'Erica' sarebbe la più splendente.''
Sono di nuovo girato verso di lei e, con mia grande sorpresa, anche lei è girata verso di me.
Un'altra volta, i nostri occhi sono persi gli uni negli altri.
So che vorrebbe abbassare lo sguardo, perché la conosco, perché lo fa sempre.
Eppure non lo fa.
Forse non ci riesce, neanche io ne sono in grado.
La mia espressione deve essere completamente persa.
Si, mi sento perso, ma perso in un labirinto dal quale non voglio saper uscire.
Senza controllarmi, le scosto una ciocca di capelli dal viso e la porto dietro al suo orecchio.
Piano, ci alziamo entrambi con il busto, la mia mano percorre la linea della sua mascella come se lo avesse sempre fatto, come se fosse stata creata per farlo.
Sono arrivato al suo mento, che tengo stretto tra pollice e indice.
L'aria inizia a mancare, ci siamo solo io, lei, i nostri occhi, le nostre labbra e le stelle.
Le stelle.
Proprio quando la situazione stava diventando insostenibile e il mio cuore batteva troppo forte per poterne misurare la potenza, ecco che una scia di luce passa davanti ai nostri volti.
Ci giriamo entrambi, una stella cadente.
''Esprimi un desiderio.''
Balbetta Erica tornando a guardarmi.
''Già fatto.''
Sussurro.
Mi avvicino piano, gustandomi ogni momento, ogni attimo che mi separa da ciò che sta per accadere. E non so se voglio cha accada, ed ho paura.
Prima che possa pensare ancora, lei trova il coraggio di abbassare lo sguardo e arrossire.
Subito dopo mi prende la mano, come se fosse in cerca di me, di un piccolo pezzo di me a cui potersi aggrappare, come se io fossi la scialuppa che riesce a tenerla in salvo da un naufragio.
Mi accarezza piano la mano.
''Anche io.''
Sussurra, per poi voltarsi dall'altra parte e, apparentemente, dormire.
Non capisco.
Cosa avrebbero voluto dire quelle parole?
Cosa desiderava?
Che restassimo amici?
Che quel bacio ci fosse stato?
Forse avrebbe voluto scomparire.
Si, anche io mi sentivo così, pieno di imbarazzo e di paura.
Eppure ero felice, inspiegabilmente, immensamente felice.
 
***
 
Non mi sono riaddormentato.
E come biasimarmi?
Come potevo dormire tranquillamente quando dentro di me c'era una vera e propria guerra di emozioni, con tanto di spari e palle di cannone?
Continuo a rigirarmi nel mio sacco a pelo con un sorriso da ebete.
Ma che ore saranno?
Mi rigiro per l'ennesima volta.
Il cielo è di un rosa sbiadito e le prime luci dell'alba illuminano il mare, facendolo quasi sembrare un dipinto.
Mi giro di nuovo.
Mi giro per trovare degli occhi castani assonnati e leggermente lucidi che puntano dritti nei miei come un faro di automobile illumina gli occhi di un cerbiatto in mezzo alla strada.
Ecco, sono stato travolto, investito da quegli occhi.
Hanno innescato una bomba pronta ad esplodere dentro di me.
3.
2.
1.
Sento quasi l'irreale ticchettio della bomba.
BOOM.
Ed ecco che quella guerra finisce, io l'unico sconfitto, l'unico soldato ferito gravemente, se non, addirittura, mortalmente.
Sento il russare di Wesley.
Ok, sono ancora vivo.
Ho subito riconosciuto i suoi occhi dalle ciglia lunghe, ancora tremanti, che si sforzano di restare aperti.
Dopo ciò che è successo ieri come dovrei sentirmi?
Che dovrei dirle?
Non so come comportarmi con Erica, per la prima volta, e lo detesto.
La conosci da 15 anni, Keaton, andiamo!
Opto per un classico ''Buongiorno.'' magari pronunciato con una voce dolce e dal timbro basso, sembra che faccia impazzire le ragazze.
Mi avvicino piano a lei, sorridendo.
''Bauongio.''
Dico qualcosa di simile, con un sorriso ebete in volto e una risata idiota alla fine, che proprio non ci voleva.
Forse dimentico di non aver dormito.
Già, il sonno ti fa brutti scherzi, Keaton.
Erica scoppia in una risata fragorosa, devo esserle sembrato un ritardato o qualcosa di simile.
Cerco un lato positivo, in quel giorno che sembrava tutto meno che un ''Buongiorno.''
Un ''Bauongio'', appunto.
Almeno l'ho fatta ridere.
Ecco, quello era il lato positivo.
Magari l'avevo fatta ridere per un motivo stupido e del tutto non voluto, ma l'avevo fatta ridere, e questo mi faceva stare bene.
''Bauongio anche a te.''
Dice lei con voce dolce, sorridendo.
Ecco, è così che avrei dovuto parlarle.
Perché per te è tutto così facile, Erica?
Forse perché per lei, ieri sera, non significava niente.
La guardo per un attimo con gli occhi sgranati, una lacrima minaccia di uscire ma le intimo di restare dentro, insomma, perché dovrei piangere?
Non è significata nulla neanche per me, quella notte.
Come ogni momento con lei, ogni suo gesto, il modo in cui, inconsciamente, continua a passarsi le dita sue labbra, i suoi occhi così belli e così profondi.
No, non significano niente.
Ma a chi voglio darla a bere?
Di certo non alla persona che mi conosce meglio di chiunque altro.
E da quelle labbra che si stava torturando con le sue dita sottili, esce un lungo e pesante sospiro.
''Keat…''
Erica guarda al suolo, la sua mano è poggiata accanto alla mia, ma non prova a sfiorarla.
Non la cerca, come faceva ieri notte.
Tutto ciò che è successo, quasi successo o non successo affatto ieri notte, deve rimanere a ieri notte. Deve rimanere nei miei ricordi, o in qualche sogno ricorrente.
Si, meglio così.
''Erica.''
Rispondo in un modo freddo che non mi si addice.
Keaton, riprenditi!
Un altro sospiro, ancora più lungo e più pesante.
''Tu mi conosci meglio di chiunque altro. Ti ricordi la mia lista?''
Faccio un risolino soffocato.
''Numero 1, odi il latte cado.''
Lei sorride e continua la mia frase.
''Numero 2, odio la gente che fa rumore quando mangia.''
Prendo un biscotto dal cartone che avevamo bruscamente lanciato a terra la sera prima, abbastanza confusi dal fatto di non avere neanche un tavolino su cui appoggiare le nostre cose, e inizio a masticarlo rumorosamente.
Erica fa un' espressione esasperata, cercando di trattenere un risolino.
''Numero 3, odi essere svegliata in modo brusco.''
Lei annuisce, avvicinandosi a me.
Ora siamo entrambi seduti sul mio sacco a pelo, rivolti verso il mare, che si sta pian piano colorando di un azzurrino lieve, riflettendo il colore del cielo mattutino.
''Numero 4, odio le persone che pretendono di avere ragione.''
''Numero 5, odi quando ti toccano i capelli.''
Rido, mettendole una mano dietro la nuca.
Lei mi da piccoli schiaffetti sulle mani, cercando di scacciarmi, come si fa con le mosche.
''Numero 6, odio che tu sia così fastidioso!''
''Mh, questa non me la ricordavo.''
Ridiamo entrambi, io le metto un braccio attorno alle spalle.
Senza secondi fini, senza pesare a ieri notte.
Erica e Keaton.
Keaton e Erica.
Da sempre, come sempre e, mi auguro, per sempre.
''E va bene. Numero 6, odio mangiare gli M&Ms gialli.''
''Ah si me lo ricordavo! Sei strana.''
Inizio a farle il solletico sui fianchi, facendola ridere e innervosire allo stesso tempo.
''Era il 7, no? Odi le persone che ti toccano i fianchi.''
''Se lo sai perché lo fai?''
sapevo che avrebbe risposto così.
Avevamo passato tanto a fare queste liste, una per ognuno.
C'era una Top 10 di cose che odiavamo e di cose che amavamo.
All'ottavo posto della lista di Erica c'era: ''Odio il troppo freddo.''
Scandì lei.
''Numero 9, odi non riuscire a fare subito qualcosa.''
''E la 10, te la ricordi Keaton?''
Lei si gira piano verso di me, con un espressione quasi impaurita, seppur divertita.
La 10.. la 10…
Qual era la numero 10?
I clown.
Le altezze.
La distanza.
I litigi tra me e Wesley.
No, no, no, vuoto totale.
Continuo a guardarla, in cerca di una risposta in quegli occhi così dannatamente belli.
Ieri notte, mi ricordo che ieri notte riuscivo a vedere per merito loro.
Sembrano avere una luce dentro, capace di farmi completamente dimenticare del buio e delle tenebre che ci circondano.
Non solo il buio che puoi vedere (o meglio, non puoi vedere.) ma anche dal buio inteso come la paura, l'insicurezza.
Ogni cosa sbagliata del mondo, veniva illuminata sotto una luce diversa, dai suoi occhi.
Oh, ma basta pensare a ieri notte.
Ieri notte.
''Numero 10, odio lasciare le cose incompiute.''
Diciamo insieme, io girato verso mio fratello, ancora assorto nel suo ''sonno di bellezza, lei girata verso il mare,aveva sospirato quelle parole, quasi rassegnata.
Entrambi ci giriamo, nel suo sorriso riesco a vedere il mio.
Le mie guance si fanno più rosee.
''Quindi tu vorresti dire che.. cioè ieri noi…''
Non riesco a pensare, non riesco a parlare, non riesco a guardarla, non riesco…
''Baciami e basta, Keaton!''
Io obbedisco senza pensarci due volte.
Un altro motivo percui mi piace Erica è il suo essere così schietta, il suo voler comandare.
E se non avesse preso il comando lei, io ora sarei completamente disperso.
Sarei naufragato, affondato.
A proposito, chissà che fine avevano fatto le barchette che avevo visto stamattina vicino alla riva.
Oh, ma a chi importa.
Le sue labbra morbide sulle mie sembrano portare via qualsiasi parola cattiva uscita da essi, ogni sospiro di sconforto, ogni urlo di dolore.
La sua bocca cattura tutti i miei respiri, quasi non riesco più a prendere aria ma non importa, perché sto vivendo di questo bacio.
Perché il mondo potrebbe anche finire ora e io non me ne accorgerei.
Perché avevo ragione, le sue ciglia sono così  lunghe da fare il solletico al mio viso, mentre ci baciamo.
Perché tutte le volte in cui ho immaginato questo momento, l'ho immaginato male.
Perché non avrei mai potuto pensare a qualcosa di così bello.
Perché siamo seduti entrambi, e probabilmente lei voleva fosse così, perché detesta essere più bassa di me.
E ama sentirsi padrona del gioco.
Ama il gelato allo yogurt.
Ama le felpe grandi in inverno.
Ama i gatti, come me.
Ama le cose da femmina, anche se dentro è un maschiaccio.
Ama farmi ridere.
Ama la musica.
Ama leggere quei libri lunghi, che sembra non finiscano mai.
Ama disegnare.
Ama le storie d'amore come quelle nei film.
E ora forse ne avrà una, e farò di tutto per renderla tale, perché se lo merita.
E correrei kilometri durante un temporale, solo per trovare il punto adatto in cui darle quel bacio sotto la pioggia che ha sempre sognato.
Ora vi starete chiedendo come è andata finire la nostra storia.
Beh, non è finita.
Perché siamo qui, perché io la sto vivendo qui, insieme a lei.
E questo bacio sembra durare ore, mesi, anni.
E chissà che ore sono.
E chissà che mese è, che anno.
Amo perdere la cognizione del tempo quando sono con lei.
Già, era al numero 1.
Numero 2, amo cantare.
Numero 3, amo fare skate e surfare.
Numero 4, amo sentirmi il migliore in qualcosa.
Numero 5, amo gli abbracci.
Numero 6, amo il verde acqua.
Numero 7, amo fare pace con qualcuno dopo un litigio.
Numero 8, amo il Natale.
Numero 9, amo scrivere, anche cose che non leggerà mai nessuno.
''E il 10, Keat? Possibile che tu non lo abbia ancora deciso?''
Continuava a ripetermi Erica, perché quella sera non sapevo proprio che altro dire.
E ora, ora finalmente posso risponderle.
Ora, finalmente, ho trovato il punto più importante della mia lista.
Numero 10, amo Erica.
  
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