Come finiscono
le favole.
«Il bimbo ristette, lo sguardo era triste,
e gli occhi guardavano cose mai viste.»
Il vecchio e il bambino. Francesco Guccini
Come ogni sera, mio figlio mi prende per mano e mi guida verso la sua stanza, perché gli legga la favola
della buonanotte.
Lo osservo mentre analizza con attenzione la libreria e sorrido, quando mi corre incontro. Mi accorgo
subito che questa volta
non ha scelto il solito libro di fiabe. Il volume che mi appoggia sulle ginocchia è rilegato a mano e le pagine traboccano di annotazioni, ritratti e fotografie.
“Mi leggi
questa storia?” domanda, prendendo posto sul letto
di fianco a me. Me lo ha già
chiesto altre volte in passato, ma è la prima volta che decido di accontentarlo. Penso che sia pronto, ormai. Lo siamo entrambi.
Annuisco e mi siedo sul letto accanto
a lui. Incominciamo a sfogliare
assieme le prime pagine; lui studia le illustrazioni
e io leggo
le didascalie. Di tanto in tanto Rowan si mette a ridere,
ascoltando qualche passaggio un po’ buffo o qualche aneddoto sul passato di uno dei personaggi.
Grazie alle foto allegate al libro, mio figlio vede
per la prima volta mio padre. Percorre con i polpastrelli il suo sorriso bonario e osserva incuriosito i volti allegri
dei miei fratelli. Fa conoscenza
con i lineamenti gentili di zia Prim e
con il viso
sporco di carbone del nonno, il padre di Katniss. In una
delle ultime illustrazioni riconosce persino Ranuncolo.
Tuttavia Rowan si accorge subito che in questa favola
c’è qualcosa che non quadra. Gli eroi che popolano
le pagine del libro ricambiano il suo sorriso
attraverso i ritratti e le fotografie, eppure il volto
di mio figlio finisce presto per rabbuiarsi. Capitolo dopo capitolo,
i personaggi della favola
prendono vita di fronte ai suoi occhi,
ma le loro storie si concludono sempre
con un addio. Rowan fatica
ad accettare la parola fine posta
a concludere le loro vite.
“Non mi piace questa
storia” mormora dopo qualche minuto,
appoggiando la fronte contro la mia spalla.
Sorrido e gli sfioro il
capo con le labbra.
“Non conosci ancora
la parte migliore” rivelo, continuando a sfogliare il volume. Gli
mostro la prima pagina bianca che
trovo. “Questa favola è incompleta:
le manca un finale.”
Rowan mi rivolge un’occhiata incuriosita. Dun tratto sembra
quasi speranzoso.
“Chi decide come finisce
la favola?” domanda in fretta, riprendendo a sfogliare le prime pagine del libro.
Sorrido, arruffandogli i capelli con affetto.
“Tu”
rispondo, mentre i volti delle
persone che ho perso tornano
a sfilare di fronte ai miei occhi. Devo sembrare impensierito, perché Rowan torna a stringersi a me come se cercasse
di farmi sentire la sua presenza.
Gli ho spiegato che ogni tanto,
quando realtà e ricordi malmessi incominciano a confondersi nella mia testa,
ho bisogno di qualcosa che mi aiuti a rimettere tutto in ordine. Ci sono gesti che mi aiutano
molto – l’abbraccio di mia moglie, la fronte di mio figlio appoggiata
alla mia spalla, la mano di Haley che si insinua
nella mia.
Il più delle volte, tuttavia, mi è sufficiente una parola per rimettere le cose a posto. Mi basta una conferma.
Rowan questo
lo sa. Così,
quando gli chiedo: “Troverai un buon finale a questa favola. Vero o falso?”, mio figlio
annuisce orgoglioso e mi risponde: “Vero.”
***
È notte fonda, ormai,
quando Rowan incomincia a bussare sulla mia
spalla per svegliarmi.
“Ho deciso il finale per la nostra storia” mi sussurra in un orecchio, prima di
arrampicarsi sul letto. Sorrido e gli faccio spazio,
permettendogli di accoccolarsi
sotto le coperte fra me e Katniss. Mi spiega di
aver escogitato un sistema:
ha scelto di credere che le persone contenute nel libro
siano in realtà vive, proprio come lo siamo noi. Il posto in cui abitano ricorda un po’ il Distretto 12, ma è più luminoso e meno freddo, specialmente d’inverno. Lì nevica
spesso, ma la neve è calda e dolce come lo zucchero. Ogni tanto la gente
di quel Distretto prova malinconia, perché noi manchiamo
a loro, così come loro mancano a noi. Tuttavia, per la maggior parte del tempo, sono felici.
Mi piace pensare che sia davvero
così. Mi piace credere che i
sorrisi racchiusi in questo libro siano
solo la copia un po’ sbiadita di quelli che continuano
a illuminare i volti delle persone
che amo.
Mi piace immaginare che da qualche parte, in un posto simile al Distretto 12, il sole sia appena
sorto e che mio padre stia infornando il pane. Se mi concentro posso quasi sentirne il profumo,
prima di venire distratto da
due trecce bionde e dal lembo di una camicetta
che sporge dalla gonna di una ragazzina. Prim e un gruppo di bambini di Capitol City
attendono la prima infornata
di focaccine della giornata.
Immagino le loro risate, i volti
accalorati per il
gran correre. I loro
sorrisi.
Ci sono momenti in cui penso che potrei perfino
disegnarli, se solo lo volessi.
Per questo, quando mio figlio
mi domanda: “E alla fine vissero tutti felici
e contenti, vero o falso?” io
lo abbraccio e gli rispondo: “Vero”.
«Peeta
dice che andrà tutto bene. Io ho lui e lui
ha me. E abbiamo il libro.
Possiamo fare sì che i nostri
figli capiscano ogni cosa in un modo che li renderà
più coraggiosi.»
Il Canto della Rivolta. Suzanne Collins
Nota dell’autrice.
Premetto che non ho affatto dimestichezza
con il personaggio di Peeta, perciò ho
il terrore di averlo reso poco
IC -\- Ho cercato di fare del mio
meglio, perché ci tenevo davvero molto a sviluppare l’idea che avevo
avuto. Questa storia era nata per essere una drabble. Poi si è trasformata in una double drabble.
Poi in una flash
fiction e infine una one-shot.
Ecco spiegata la quasi totale assenza di dialogo. Purtroppo ho sempre
la tendenza a dilungarmi in
maniera esagerata xD Haley e Rowan sono i nomi
che ho scelto
di dare ai due piccoli Mellark nella storia
“La cometa del Distretto 12” e ho pensato di mantenerli anche qui. Per quanto riguarda le frasi finali di ciascuna parte di questa storia, riprendono ovviamente la struttura di uno dei passaggi più
belli de “Il canto della rivolta”, ovvero: “Così, quando sussurra:
— Tu mi ami. Vero o falso? — io gli rispondo — Vero”.
Il titolo della storia si ispira
al titolo di un libro di
Lisa Kleypas.
Grazie per chi ha speso un
po’ del suo tempo a leggere questa storia!
Un abbraccio!
Laura