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Autore: poetzproblem    06/11/2013    1 recensioni
"Che io sia dannata se lo so, ma posso dirti una cosa…non è più il 2013. Benvenuta nel 2024". Una storia di viaggi nel tempo scritta per la Faberry Week.
Genere: Fantasy, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Quinn Fabray, Rachel Berry | Coppie: Quinn/Rachel
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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NDT: Questa è una traduzione. Potete leggere l'originale qui oppure qui. Lasciate un commento se vi va, così potrò tradurlo e inviarlo a poetzproblem.

NDA: un rapido fill per il prompt 'Viaggi nel Tempo' della Faberry Week.  Scritto in un giorno e non betato, quindi tutti gli errori sono miei.

Disclaimer: i personaggi di Glee non sono miei, mi piace solo giocarci...assolutamente senza trarne profitto.

 

 

Away From the Present Moment

by poetzproblem

Ci allontaniamo sempre dal momento presente. La nostra esistenza mentale, che è immateriale e non ha dimensioni, passa attraverso la Dimensione Temporale a velocità costante dalla culla alla tomba.

~H.G. Wells, The Time Machine

 

Non dovrebbe essere qui, ma semplicemente non può resistere. Dopotutto, il Fantasma dell'Opera è lo show di Broadway che è stato in cartellone più a lungo e non accade tutti i giorni che chi non fa parte del cast abbia l'opportunità di fare un giro dietro le quinte. In questo momento si trova qui perché Santana sta uscendo, più o meno, con una delle ballerine della compagnia, che ha incontrato al bar in cui lavora e Rachel ha implorato, blandito e in generale irritato Santana finchè la ragazza non ha ceduto ed è riuscita ad ottenere una visita nel backstage. Tecnicamente sarebbero ancora nel bel mezzo del tour, ma Santana e Aubrey si sono—bè—distratte in uno degli spogliatoi così Rachel ha deciso di tenersi occupata ficcanasando—uh, finendo il giro da sola. Per questo in questo momento è sola nel deposito del materiale di scena in cui è custodito il famigerato specchio.

A guardarlo da vicino è un po' pauroso, con quel suo volto vagamente demoniaco che la fissa dall'alto della cornice antica ed elaborata. Un brivido le scorre lungo la spina dorsale ed inconsciamente fa un passo indietro, guardandosi attorno nella stanza deserta come se il Fantasma stesso fosse lì a sorvegliarla. Poi si mette a ridere a quanto si stia rendendo ridicola e riprende ad osservare lo specchio. Anche se Christine Daaé non è uno dei ruoli per cui ucciderebbe, di certo non direbbe no a quell'opportunità e non può negare di essere affascinata dai trucchi di scena usati nello show—e lo specchio è uno di essi. Il suo riflesso la guarda a propria volta, e Rachel trema di nuovo perché lo strano gioco di luci e ombre sulla superficie del vetro fa sembrare la Rachel nello specchio una persona completamente diversa.

La curiosità la consuma e, esitando, tende una mano per sfiorarlo con la punta delle dita. È freddo e solido al tatto—proprio come dovrebbe essere il vetro—e Rachel ride a bassa voce delle proprie fantasticherie. Incoraggiata, si avvicina di un altro passo e osserva la cornice, passando una mano sul metallo cesellato. Quando passa un'unghia su una delle foglie dorate, sente qualcosa di simile ad una scarica elettrica percorrerle il braccio e si ritrae di scatto, strillando di dolore mentre si afferra il bicipite.

Lo specchio sembra scintillare davanti ai suoi occhi ed all'improvviso si sente stordita e nauseata. Il suo cuore batte all'impazzata, le orecchie le ronzano e per un breve, folle momento, mentre barcolla e cade contro il vetro, pensa che sarà davvero nei guai per averlo rotto. Prova il bizzarro senso di leggerezza che si sente quando si cade nel vuoto, prima di perdere finalmente conoscenza.

xx

È il dolore alla testa a svegliarla, e Rachel grugnisce mentre apre gli occhi e si ritrova a fissare il soffitto. Fa un profondo respiro—l'aria è stagnante e sa di muffa—e si alza a sedere lentamente, portandosi una mano alla testa in cerca di ferite mentre il suo sguardo ritorna allo specchio. Ansima quando lo vede—perfetto, intatto e coperto da uno strato di polvere che senz'altro non era lì—guarda l'orologio—tre minuti fa.

"Okay, certo che questo è strano," mormora, alzandosi in piedi con cautela. Osserva la stanza aggrottando la fronte, perché sembra completamente diversa rispetto a quando vi è entrata—ora è buia e disordinata, e qua e là ci sono dei teloni posati sull'attrezzatura.

"Proprio strano," esala, notando la porta sul lato opposto della stanza da cui è certa di essere entrata.

Si affretta ad uscire, perché non vuole stare lì un minuto di più, e decide che probabilmente Santana deve aver deciso di farle una specie di scherzo. Bè, Rachel non ha certo voglia di darle la soddisfazione di ammettere di essere scossa, anche se è ben più che turbata perché questo non è il corridoio ida cui è passata poco fa, e non sa davvero dove diavolo si trova.

"Santana," chiama. "Santana Lopez, giuro che se non vieni fuori in questo istante suonerò ogni singolo album di Barbra Streisand che possiedo, finchè non te ne andrai da casa!"

L'unica risposta è il flebile eco della sua stessa voce, così ringhia di frustrazione, frugandosi in tasca in cerca del cellulare—solo per scoprire che è completamente morto.

"Fantastico," mormora, infuriata, mentre se lo rimette in tasca.

"Questo non è affatto divertente," grida di nuovo.

"Miss Berry?"

Rachel urla al sentire quella voce inaspettata alle sue spalle e si volta di scatto, stringendosi il petto. C'è un anziano signore di fronte a lei, che la guarda con espressione confusa.

"Non dovrebbe stare quaggiù," la rimprovera.

Rachel esala un sospiro e annuisce, contrita.

"Lo so. Sono...sono terribilmente spiacente, ma a quanto pare mi sono persa."

Due sopracciglia bianche e cespugliose si aggrottano profondamente.

"Lei non fa altro che perdersi quaggiù, ma è meglio che ritorni nel suo camerino. È quasi ora dello show."

"Il mio camerino," ripete Rachel stupidamente.

L'uomo scuote la testa.

"Ha di nuovo bevuto sciroppo per la tosse?"

"Come, prego?"

Sta cominciando a pensare che quel povero signore non ci stia troppo con la testa.

"Non c'è niente da fare, suppongo," borbotta lui, voltandosi e incamminandosi nella direzione opposta. Rachel si affretta a seguirlo.

"Mi scusi, signore, ma se potesse indicarmi la strada," tace quando lui gira un angolo e lei vede una scalinata.

"Oh, grazie a Dio."

Oltrepassa quall'uomo così strano e comincia a salire, due gradini alla volta.

"Ucciderò Santana," sibila.

Quando arriva in cima alle scale si ferma, paralizzata. Il backstage brulica di persone che prima non c'erano e Rachel china la testa a disagio mentre si guarda in giro, felice di riconoscere il posto dove adesso si trova. Se ricorda bene, lo spogliatoio dove aveva lasciato Santana e Aubrey è proprio in fondo al corridoio, così si volta e si avvia a grandi passi in quella direzione. Pensa che sia proprio strano che nessuno cerchi di fermarla—in effetti, tutti le sorridono e alcuni addirittura la salutano chiamandola per nome—ma quello che finalmente la ferma è il nome sulla porta di fronte a quella dello spogliatoio.

Rachel Berry.

Fa un profondo respiro. Okay, Santana a quanto pare si è impegnata parecchio per organizzare questo scherzo, e per quanto adesso sia arrabbiata e confusa, non può negare che vedere il proprio nome sulla porta di un camerino al teatro Majestic le fa sentire un brivido di esaltazione. Sa che non dovrebbe—davvero—ma immagina che tanto vale che dia un'occhiata a quello che Santana ovviamente vuole che lei veda. Apre la porta con cautela, infilando la testa all'interno. Nessuno le tira una granita in faccia, quindi spinge lentamente la porta finchè non è completamente aperta. Entra e e se la chiude alle spalle, osservando quella stanzetta graziosamente arredata.

"Okay," sussurra. "Che sta succedendo?"

Si inoltra nella stanza, attirata dalla specchiera. Accarezza la fotografia incorniciata di sé stessa che tiene in mano un Tony.

"Ma che cavolo?"

Prende in mano la cornice, guardandola da vicino e cercando di capire come abbia fatto Santana a fotoshoppare una foto così realistica. La Rachel nell'immagine sembra perfino un po’ più vecchia, e i suoi capelli sono più corti e non ha la frangia che ha portato negli ultimi anni. Non riesce a trovare un singolo difetto o un'ombra fuori posto per provare che è stata contraffatta. Il cigolìo della maniglia che risuona alle sue spalle la fa sussultare, e si volta, facendo cadere la cornice sul tavolo. Quello che vede le fa trattenere il respiro e la sua bocca si spalanca per lo shock. In piedi davanti a lei c'è lei stessa—una Rachel Berry leggermente più vecchia e dall'aspetto smunto—con la bocca aperta per la sorpresa e il viso svuotato di ogni colore. Entrambe urlano con sincronia e tonalità perfetta prima che Rachel svenga di nuovo.

xx

Questa volta quando si sveglia è distesa su qualcosa di morbido e incredibilmente confortevole. Rachel grugnisce, stropicciandosi il viso con una mano e sperando di dimenticare il sogno orribile che ha appena fatto, eccetto che quando apre gli occhi e si guarda attorno, si accorge di essere ancora nel camerino del suo sogno, sdraiata su un divano color crema e la donna che è il suo doppio è seduta davanti alla specchiera, fissandola con espressione inscrutabile. Rachel si affretta ad alzarsi a sedere, aggrappandosi ai cuscini e balbettando goffamente, "Chi...cosa...come...?" prima di recupare la sua capacità di formare frasi di senso compiuto e chiedere in tono indignato, "Potrebbe gentilmente spiegarmi cosa sta succedendo qui?"

L'altra fa una risata cupa.

"Speravo che fossi tu a dirmelo. Dopotutto, ti trovi nel mio camerino."

Rachel scuote la testa.

"Io...Io non lo so," ammette. "Stavo facendo un giro del teatro con la mia amica Santana..."

"Santana," sbotta la sua sé stessa adulta. "È lei la responsabile della tua presenza qui? Sei una specie di imitatrice di celebrità?"

"Certo che no," ribatte Rachel. "Sono Rachel Berry."

L'altra donna ride prima di prendere una tazza dal ripiano della specchiera e bere un sorso, continuando a ridacchiare.

"Questo è proprio un sogno coi fiocchi, o sto facendo un'altra di quelle strambe conversazioni immaginarie con la mia me stessa adolescente."

Rachel nota la bottiglia di vodka sul tavolino e aggrotta la fronte.

"Sei ubriaca?"

"Non ancora, ma ci sto arrivando," mormora l'altra.

Con la fronte ancora aggrottata Rachel si alza in piedi, raggiungendo la donna e strappandole la tazza dalle mani.

"Ti assicuro che se questo è un sogno, allora sono io quella che lo sta facendo."

La donna tende una mano e afferra il polso di Rachel, piantandole le unghie nella pelle con tanta forza da farla sibilare di dolore, prima di riprendersi la tazza.

"Mi hai fatto male," piagnucola Rachel massaggiandosi il polso.

"Allora suppongo che non stai sognando, e nemmeno io a quanto pare," riflette l'altra, prendendo un altro sorso.

"Allora, visto che ho dovuto dire al mio regista di lasciare che quella stronza della mia sostituta si esibisca al mio posto, perché non mi racconti di nuovo come hai fatto ad arrivare qui, Rachel Berry?"

"Te l'ho detto, stavo facendo un giro del teatro."

"Con Santana," ripete l'altra.

"Sì. Lei…bè, si è distratta, e io sono arrivata fino al magazzino del materiale di scena e stavo guardando lo specchio."

"Aspetta," la donna la interrompe mentre aggrotta la fronte, posando la tazza. "Lo specchio?"

"Sì. Sai, quello del Fantasma."

"Quello nel seminterrato?"

Rachel si stringe nelle spalle.

"Suppongo che sia là che mi sono svegliata."

La sua sé stessa adulta scuote la testa.

"No. No, è impossibile."

"Cosa?"

La donna la osserva intenta, poi le posa una una mano sulla guancia e si china su di lei.

"Ehi!" protesta Rachel.

"Che anno è, Mini Me?"

"Scusami? Come mi hai chiamata?"

La donna inarca un sopracciglio.

"Dimmi solo che anno è."

"È il 2013," risponde Rachel lentamente.

L'altra fa un passo indietro, scuotendo la testa con aria incredula.

"Novembre, giusto?" chiede. "Santana stava scopando quella ballerina del Fantasma, e io ero ancora alla NYADA dopo aver perso il ruolo da protagonista in Funny Girl." Rachel fa una smorfia a quel ricordo, ma annuisce, e la donna scuote di nuovo la testa.

"Ricordo di essermi allontanata da sola e di aver trovato quella stanza con gli oggetti di scena e poi quel dannato specchio mi ha dato la scossa e sono svenuta."

"S-sì," balbetta Rachel, guardando la donna mordersi il labbro. "E mi sono svegliata ed eccomi qui."

L'altra scuote la testa.

"No, io mi sono svegliata e sono andata a cercare Santana."

"Cosa stai cercando di dire?" chiede Rachel impaurita.

L'altra si stringe nelle spalle.

"Che io sia dannata se lo so, ma posso dirti una cosa…non è più il 2013."

"C-cosa?"

"Benvenuta nel 2024."

Ora tocca a Rachel fare un passo indietro, andando a sbattere contro un muro e appoggiandocisi contro. La donna—la sua sé stessa più vecchia—si affretta a raggiungerla e l'afferra per le spalle per sostenerla.

"Hai intenzione di svenire di nuovo?"

Rachel fa alcuni profondi respiri.

"Io… non lo so."

"Okay, vieni ragazzina. Andiamo a sederci," dice, accompagnandola di nuovo al divano con più tenerezza di quanta ne abbia dimostrata fin dal suo risveglio.

"Io non capisco," borbotta Rachel, ancora cercando di regolare il respiro per allontanare un incipiente attacco di panico.

L'altra Rachel si stringe nelle spalle.

"Nemmeno io, ma certe persone dicono che quello specchio è maledetto o roba del genere."

Rachel alza lo sguardo di scatto, e l'altra fa un sorriso rassicurante.

"Non preoccuparti. Ne usciremo. Intendo, non fingerò certo di essere esperta di viaggi nel tempo, ma ne so abbastanza da essere certa che io non sarei qui se tu non fossi riuscita a tornare da dove vieni."

"Io…credo sia vero," acconsente Rachel, sentendosi un po' più calma. "Forse dovrei trovare lo specchio e provare a," si interrompe sospirando, non sa nemmeno cos'abbia fatto per causare questa situazione, e non è ancora sicura che tutto questo non sia un sogno molto realistico.

"A fare qualsiasi cosa abbia fatto per farmi arrivare qui."

L'altra lei annuisce.

"No può far male," dice, alzandosi dal divano e tendendo una mano per aiutare Rachel, che l'accetta con un sorriso di gratitudine. Fa un passo verso la porta poi si ferma, rendendosi all'improvviso conto di una cosa.

"Aspetta," sussurra, voltandosi e dirigendosi verso la specchiera per prendere di nuovo in mano la fotografia.

"Prima dimmi se questo è vero? Abbiamo davvero vinto un Tony?" chiede, eccitata.

L'altra ride dolcemente e annuisce.

"Sì, in realtà ne abbiamo vinti due. E un Emmy per un ruolo da guest-star in uno show televisivo."

Rachel squittisce deliziata, avvicinandosi per stringere l'altra donna in un abbraccio entusiasta.

"Sapevo che ce l'avremmo fatta!"

"Già," conferma l'altra Rachel in tono incolore.

Rachel la lascia andare, mordendosi il labbro.

"La nostra vita è fantastica?"

L'altra distoglie lo sguardo con un sospiro, e Rachel aggrotta la fronte.

"Lo è, vero? Io…sono felice?"

L'altra Rachel la guarda, priva di espressione, per un lungo, silenzioso momento. Poi i suoi occhi si illuminano—e Rachel si conosce abbastanza bene da riconoscere il formarsi di un'idea, e questo non è necessariamente un bene. Ha visto quell'espressione nel proprio specchio più di una volta, prima di impegnarsi in un qualche piano che non è andato a buon fine.

"Lo sai," dice lentamente l'altra Rachel, "forse dovrei portarti al mio appartamento per stanotte. Questo posto sarà pieno di persone fin dopo le undici e conoscendo Frank, ormai avrà di certo chiuso il magazzino nel seminterrato."

Rachel aggrotta la fronte.

"Preferirei davvero cercare di tornare a casa, adesso."

La sua sé stessa più adulta sorride e le circonda le spalle con un braccio.

"Sarà la prima cosa che faremo domani, te lo prometto. E poi, non vuoi sapere qualcosa di più sul tuo futuro?"

Rachel lo vuole—lo vuole davvero—ma allo stesso tempo, "Mi chiedo se questa non sia una cattiva idea."

L'altra mette da parte le sue preoccupazioni con un gesto.

"Probabilmente non ricorderai niente di questo incontro. Io di certo non ricordo nulla," brontola, e a Rachel il suo tono sembra avere una certa amarezza.

"O-okay," acconsente, permettendo di nuovo alla sua curiosità di avere la meglio. L'altra Rachel fa un luminoso sorriso.

"Questo è lo spirito."

Prende un cappotto e un cappello a larghe tese dall'appendino e li porge a Rachel.

"Ora mettiti questi e tieni la testa bassa. Non vogliamo che qualcuno veda due esemplari della sottoscritta, non importa quanto siamo magnifiche."

Rachel ridacchia e accetta gli abiti, preparandosi a dare un'occhiata al proprio futuro.

xx

Quando lasciano il teatro, Rachel nota il cartellone e rivolge un'occhiata interrogativa alla sua sé stessa adulta.

"La Macchina del Tempo?"

"Bella coincidenza, eh?" risponde l'altra. "La prima rappresentazione è stata due mesi fa."

Rachel annuisce e rivolge la propria attenzione al paesaggio fuori dal finestrino. Stranamente, New York non sembra poi così diversa. Le macchine nelle strade hanno senz'altro una linea più slanciata e alcuni degli edifici hanno un aspetto decisamente futuristico—eccetto che questo è il futuro, quindi Rachel suppone che siano semplicemente molto moderni. Quello che ospita l'appartamento dell'altra donna ha un design più familiare, anche se l'ascensore che le porta al dodicesimo piano sale velocissimo e senza scosse.

"Scorre su un binario magnetico," le spiega l'altra Rachel stringendosi nelle spalle.

L'appartamento è meraviglioso—spazioso e luminoso con una splendida vista su Central Park. È arredato in modo spartano e Rachel comincia immediatamente ad aggirarsi per il salotto, guardando la piccola collezione di fotografie. Ce n'è una dei suoi papà, e un'altra con Kurt, una con…

"Oh, mio Dio," squittisce. "Barbra?"

L'altra Rachel annuisce con un sorriso annoiato.

"La incontrerai nel 2018 quando sarai la protagonista dell'adattamento musicale di What's Up, Doc?"

Bè, non è Funny Girl, ma Rachel suppone vada bene lo stesso. Continua ad osservare incuriosita le foto, trovandone una simile a quella nel suo camerino, lei con un Tony e un'altra con l'Emmy. Sorride quando vede la foto di lei in piedi tra Quinn e Santana, è felice che siano ancora amiche, ma il suo sorriso si spegne quando si accorge che non ce ne sono altre. Si guarda attorno aggrottando lievemente la fronte, mentre l'altra Rachel la osserva.

"Cosa posso offrirti?" chiede. "Vuoi mangiare? Un bicchiere d'acqua? Qualcosa di più forte?" borbotta, voltandosi verso il decanter sul tavolo e svitando il tappo. Rachel incrocia le braccia sul petto e fulmina l'altra con lo sguardo mentre questa si versa un altro drink.

"Siamo alcolizzate?" chiede.

L'altra Rachel sbuffa.

"Bevo di tanto in tanto, ma ti assicuro che non è eccessivo. Bè di solito," si corregge, alzando il bicchiere in un brindisi.

"Oggi è un'occasione speciale. Non accade tutti i giorni di trovarti davanti la tua te stessa più giovane per ricordarti di tutti gli errori che hai fatto."

Rachel sussulta all'amarezza della sua voce e si massaggia le braccia.

"Errori?" chiede, incerta.

L'altra sospira e posa il bicchiere, sollevando le mani per accennare all'appartamento con un sorriso di autocommiserazione.

"Ti sembra che qui ci vivano altre persone?"

"N-no," balbetta Rachel.

"Segni di un marito? Figli?"

"No," sussurra debolmente Rachel.

"Bè, ecco qua" dice l'altra, abbassa le braccia e le sue mani ricadono con uno schiocco contro le sue cosce.

"Questa vita fantastica che tu eri così certa che avremmo ottenuto ha tutto il successo professionale che sognavi e nulla della soddisfazione personale o della felicità che desideravi così disperatamente."

"Ma…io pensavo…"

"Fammi indovinare," la sua sé stessa più adulta le rivolge un sorriso pieno di acrimonia. "Pensavi di essere sposata con Finn Hudson, giusto? E avere un marmocchio o due?"

Le spalle di Rachel si irrigidiscono e lei alza il mento con aria di sfida.

"Bè, sì, per tua informazione. In questo momento stiamo andando molto d'accordo e..."

"Blah, blah, blah," la interrompe l'altra Rachel.

"Lascia che ti risparmi la suspance," dice, aggirando il divano e sedendo prima di invitare Rachel ad accomodarsi accanto a lei. Rachel non è del tutto sicura di voler sedersi. Questa intera esperienza sta prendendo una piega spiacevole e ora desidera solo tornare al teatro e prendere a pugni quel maledetto specchio finchè non la riporterà a casa. Invece, si ritrova a fare qualche passo guardingo e a sedere sul bordo del sofà. La sua sé stessa adulta le fa un sorriso, e questa volta è un po' più comprensivo.

"Tu e Finn tornerete assieme," annuncia, e Rachel comincia a sorridere finchè l'altra aggiunge, "e poi romperete."

Fa un sorriso mesto.

"E poi tornerete assieme di nuovo, e di nuovo vi lascerete."

"Ma, Finn..."

"Ha giurato che sareste stati assieme. Dio, una volta ha perfino detto che eravamo 'endgame', vero?" ricorda con una risata.

"Ma che diavolo significa?"

Scuote la testa.

"E tu pensi che sia così romantico," dice in tono sarcastico.

"Vedrai quando tutto questo ti costerà due ruoli, un'amicizia e," si interrompe, scuotendo la testa di nuovo.

"Dio, sono stata così stupida," mormora.

"Io non capisco. Io…io amo Finn."

"Sì," sussurra l'altra Rachel. "lo ami, ma siete così tossici assieme. Non riesci a vederlo perché sei giovane e fin troppo romantica, e non hai mai avuto una relazione sana con cui fare il paragone."

"No, tu…ti sbagli."

L'altra ride di nuovo, mettendole una mano sulla spalla.

"Ragazzina, io sono te. Penso di avere ragione in questa situazione. Ti risparmierò i dettagli amari, ma sappi che, non appena siete tornati assieme, ti sei ritrasformata in quella Rachel che era così concentrata su Finn e su come farlo felice da essere disposta a rinunciare a Broadway per lui."

Lo stomaco di Rachel si rivolta e lei aggrotta la fronte.

"Ma non l'ho fatto. Io…tu hai vinto due Tony."

Le labbra dell'altra Rachel si incurvano in un sorriso triste.

"Dopo che sono tornata a Lima per sei mesi per essere la devota ragazza di Finn mentre lui finiva il college. A proposito, in quell'occasione abbiamo rinunciato al ruolo di Evita."

Rachel ansima, premendosi una mano sul cuore.

"Non lo farei mai!"

"Oh, lo faresti, e lo hai fatto. Santana e...e Q-Quinn," balbetta, leccandosi le labbra. "Entrambe ti hanno detto che eri un'idiota e Quinn si è rifiutata di parlarti durante tutto il periodo che hai passato là. Kurt è stato più gentile, ma ha comunque pensato che stessi facendo un errore."

"Però sei tornata a New York."

"Ero triste a Lima, e per questo ho provato così tanto rancore nei confronti di Finn," sbotta, poi alza gli occhi al cielo. "Eppure me lo sono ripreso di nuovo."

"Ma...?"

Si stringe nelle spalle.

"I dettagli sporchi non hanno importanza. Tutto quello che hai bisogno di sapere è che la fantasia di una vita con Finn è migliore della realtà."

Rachel si sente male. Non vuole credere che sia vero, ma guardando nei suoi stessi occhi, più adulti, più tristi, non può negare che l'altra Rachel non le sta mentendo. "Nel frattempo," continua l'altra tristemente, "la nostra ostinata determinazione a far funzionare le cose con Finn ci è costata la possibilità di avere la vera felicità con qualcuno che," si interrompe scuotendo violentemente la testa.

"Bè, non importa. Quello che importa è che passerai i prossimi undici anni ad andare avanti e indietro tra la tua assurda storia d'amore liceale con Finn Hudson ed una sfilza di relazioni completamente insoddisfacenti con uomini e donne che alla fine ti faranno sentire disgustata di te stessa."

Fa un sorriso ironico.

"Adesso ti va quel drink?"

Rachel si asciuga le lacrime dagli occhi, poi si ferma di botto.

"D-donne?"

L'altra alza gli occhi al cielo.

"Oh, non fingere di essere sorpresa," la rimprovera. "So che ci hai pensato."

"Bè, s-sì ma non lo farei mai..."

"Di nuovo, lo faresti e l'hai fatto," sorride l'altra Rachel, "e lo farai ancora."

Agita una mano per impedire a Rachel di dire altro.

"Ti prego, ho già passato la fase in cui ero in preda al panico perchè non volevo essere una statistica. Puoi farlo nel tuo tempo. Sappi che l'unica cosa che rimpiangerai saranno le opportunità che non hai colto," commenta tristemente.

"Anche se alla fine avrai una seconda possibilità con Cassie."

"Miss July?" squittisce Rachel, sentendosi arrossire.

"Oh, sì," mormora l'altra Rachel con affetto, poi le sorride. "E non dire che non ci hai pensato ogni volta che l'hai guardata fare stretching."

Rachel arrossisce ancora di più e distoglie lo sguardo, e l'altra sospira e le stringe dolcemente la spalla per rassicurarla.

"Avanti, ragazzina. Penso tu abbia avuto abbastanza stress per oggi. Vediamo di farci una dormita, e domani cercheremo di rimandarti a casa."

"Perché mi stai dicendo tutto questo?" le chiede, Rachel disperata.

Due tristi occhi castani incontrano i suoi.

"A dire il vero non credo che ricorderai quello che sta succedendo, altrimenti sono certa che avrei fatto scelte differenti, ma comunque…io…io non posso lasciarmi sfuggire la possibilità che forse…solo forse…qualcosa di questa esperienza rimarrà con te così…potrai cambiare le cose. Anche solo un po'," dice tristemente.

Mentre Rachel viene condotta in una stanza degli ospiti elegantemente arredata, pensa che debba esserci una ragione per cui si trova qui e sta vedendo questo futuro. Deve essere in grado di cambiarlo, anche non sa come o cosa dovrebbe fare. La sua sé stessa più adulta sembra così certa che stare con Finn sia un errore, ma se è questa la cosa che deve cambiare—se deve rinunciare a Finn Hudson—allora con chi dovrebbe stare per essere felice? Perché l'altra pensa che avrebbe avuto una vita migliore senza di lui?

xx

Quando Rachel si sveglia il mattino seguente, spera davvero che quello che è successo la notte prima sia un sogno, ma aprendo gli occhi scopre di essere in uno strano letto, con addosso uno strano pigiama, e che il giorno precedente è estremamente reale. Si trascina in piedi e usa il bagno che ha in camera. Se non altro, la sua sé stessa futura ha una casa fantastica. Quando finisce di farsi la doccia, indossa gli abiti che portava ieri, che sono stati appena lavati e ordinatamente piegati e prega in silenzio perché oggi sia in grado di tornare a casa. L'altra Rachel è già sveglia e vestita, e le offre una tazza di caffè prima di partire.

Rachel rifiuta, e l'altra ridacchia.

"Ora non riesco a funzionare senza. Probabilmente dovresti cercare di evitare questa abitudine, se puoi, assieme alle altre," aggiunge a bassa voce.

Risuonano dei colpi alla porta, e l'altra Rachel aggrotta la fronte, posando la tazza. Seguono altri colpi e una voce soffocata chiede, "Rach, sei lì?"

Entrambe ansimano quando la riconoscono.

"Sul serio, Rachel. So che hai saltato il tuo show ieri sera. Ti giuro che se sei ubriaca di nuovo," fuori dalla porta, un'irritata Quinn Fabray non conclude la frase.

"Merda," sibila l'altra Rachel.

"Siamo davvero alcolizzate," sussurra Rachel con foga.

"Nasconditi nella mia camera," ordina l'altra, afferrandole il braccio senza troppa gentilezza e spingendola verso la porta più vicina.

"Non lo farò," protesta Rachel.

L'altra la fulmina con lo sguardo.

"Davvero? E come pensi di spiegare tutto questo a Quinn?"

Rachel china la testa, annuendo.

"Okay, ma non c'è bisogno che mi maltratti."

"Vai e basta," sbotta l'altra, dando a Rachel un'ultima lieve spinta prima di sistemarsi la camicia e i capelli e andare ad aprire.

Rachel fa come le viene chiesto, scivolando nella camera da letto e chiudendo la porta—lasciandola aperta quel tanto che basta per sbirciare fuori. Si sistema un attimo per trovare una posizione comoda, guardandosi attorno per qualche istante prima di cominciare voltarsi di nuovo verso l'uscio, ma il suo sguardo viene attirato da un quadro appeso sopra l'enorme letto—un'elegante gardenia bianca circondata da un nastro verde. Aggrotta la fronte e viene presa alla sprovvista da un ricordo che non ha il tempo di elaborare perché la voce irritata di Quinn sta di nuovo riempiendo l'appartamento.

"Rachel Berry, apri questa porta adesso."

Rachel distoglie lo sguardo dal dipinto e si volta per vedere l'altra prendere un profondo respiro, fare un gran sorriso e aprire.  

"Ciao, Quinn," saluta allegramente.

Quando Quinn fa il proprio ingresso nell'appartamento, Rachel si sente mancare il fiato. Quinn Fabray è ancora più bella di quanto lei ricordi. I suoi capelli sono di nuovo corti, anche se non corti come quando li portava il terzo anno di liceo, e sul suo viso c'è una familiare espressione irritata che, secondo Rachel, l'ha sempre resa ancor più attraente.

"Bè, non mi sembra che tu sia ubriaca," osserva Quinn.

"Non lo sono," insiste l'altra, indignata.

Quinn sospira, rilassandosi.

"È solo che mi preoccupo per te, Rach. Dopo quello che è successo l'anno scorso..."

In camera da letto, Rachel aggrotta la fronte chiedendosi di cosa Quinn stia parlando, mentre la sua versione adulta ignora quella frase con un sorriso molto luminoso—e decisamente falso.

"Quella è stata una sfortunata mancanza di giudizio esasperata da estrema estenuazione."

Quinn fa un lieve sorriso.

"Ce la fai ad aggiungere qualche allitterazione in più?"

"Solo se ci riesci anche tu," dice Rachel di rimando, strappando a Quinn una risata melodiosa.

"Pronta ad andare?" chiede Quinn.

Rachel si morde il labbro, guardando nervosamente in direzione della sua stanza.

"Io...uhm...bè, a dire il vero, non esattamente."

"Hai dimenticato i nostri piani?" chiede Quinn sospettosa.

"Certo che no," mente Rachel.

"Perché hai promesso che avresti fatto questo con me oggi, Rach. Abbiamo solo tre settimane e tu continui a tirare fuori scuse," si lamenta Quinn, avvicinandosi alla camera da letto costringendo la Rachel adolescente ad allontanarsi dalla porta.

"Se non vuoi essere la mia damigella d'onore dimmelo e basta."

Nella stanza, Rachel inciampa in avanti al sentire la rivelazione del fidanzamento di Quinn, sbattendo il ginocchio contro la porta.

"Quello cos'era?" chiede Quinn.

"Niente," insiste l'altra Rachel.

Quinn fissa la porta della camera.

"Hai un ospite? È per questo che hai saltato lo show ieri sera?"

"No, no," insiste Rachel, facendosi avanti e allontanando Quinn. "Stavo solo cercando di appendere un nuovo poster di Broadway. Dev'essere caduto dal gancio."

Quinn si rilassa, riportando lo sguardo verso la camera da letto.

"Hai bisogno di una mano?"

"Non essere sciocca. Lo sistemerò più tardi. Probabilmente dovremmo andare. Le prove per il vestito. Urrà!"

"Non sembrare così entusiasta," la rimprovera Quinn, allontanandosi per uscire.

L'altra Rachel guarda disperatamente la porta della camera. Si volta e fa due passi per seguire Quinn prima di fermarsi.

"Oh, accidenti. Ho dimenticato che avrei dovuto portare la lista per il ricevimento al negozio di stampe in modo che possano finire i programmi."

Quinn spalanca gli occhi, inorridita.

"Rachel, avresti dovuto farlo tre giorni fa."

"Lo so, lo so. Mi dispiace così tanto," si scusa. "Posso farlo adesso. Danny mi deve un favore. Posso costringerli a finire a tempo di record."

"Ma la prova degli abiti," ribatte Quinn preoccupata.

"Precedimi al negozio e comincia pure. Passerò ad accordarmi per le stampe mentre sono per strada. Ci metterò un'ora al massimo."

"Non voglio che qualcosa vada storto," mormora Quinn.

Rachel sospira.

"Non preoccuparti, Quinn, il giorno del tuo matrimonio sarà perfetto. Me ne assicurerò io," promette. "È il minimo che posso fare per la mia…migliore amica."

Quinn fa un sospiro sollevato.

"Le tue migliori amiche, vorrai dire?" la corregge con espressione sognante. "Non dimenticarti di Santana."

Rachel distoglie lo sguardo.

"Come se potessi," risponde con un sorriso addolorato.

"Sei la migliore," le dice Quinn, abbracciandola. Dalla camera da letto, una scioccata Rachel guarda la sua sé stessa adulta abbandonarsi nell'abbraccio, appoggiando il mento sulla spalla di Quinn e chiudendo gli occhi per il piacere. Si porta alle labbra una mano tremante perché conosce quell'espressione, e si volta per guardare di nuovo il quadro.

Con le ragazze come Quinn…non vuoi che ci sia niente che distolga l'attenzione dal loro viso, quindi chiedi una gardenia con un nastro verde pallido che si intoni ai suoi occhi.

In salotto, Quinn lascia andare Rachel e si dirige verso la porta.

"Se ritarderai più di un'ora, giuro che verrò a cercarti," l'avverte.

"Ci sarò, Quinn," promette Rachel con un sorriso incerto. "Voglio sostenerti. Te e Santana."

Quinn le sorride.

"Ti voglio bene," dice in tono scherzoso.

"Anch'io ti voglio bene," mormora l'altra Rachel, e la Rachel diciottenne può sentire il dolore nella sua voce. Si accascia contro il muro e aspetta che la porta dell'appartamento si chiuda mentre riflette su quello che ha appena visto. Passa qualche attimo prima che esca dalla stanza per trovare l'altra sé stessa in piedi accanto alla porta, con le braccia incrociate sul petto, lo sguardo distante.

"È…è Quinn, vero?" chiede Rachel timidamente. "La…la persona di cui stavi parlando quando hai detto che avresti potuto trovare la vera felicità?"

L'altra Rachel sospira, lo sguardo ancora rivolto verso un orizzonte sconosciuto.

"Era innamorata di te, lo sai?" chiede in tono distaccato.

"Al liceo, e per un po' anche al college."

Passa un secondo di silenzio prima di rispondere per Rachel, "Certo che lo sai. Non eri così ignara," la rimprovera, riportando lo sguardo su di lei.

"Ti sei chiesta se stavi davvero vedendo quello che pensavi di vedere, ma l'hai messo da parte perché eri completamente concentrata su Finn. Lui era la tua certezza, dopotutto. Vero?"

"Lo amavo," ripete Rachel, senza accorgersi di aver usato il passato.

"Avresti potuto avere lei," le dice l'altra Rachel tristemente. "Se fossi stata più coraggiosa. Più sveglia. Avresti potuto avere Quinn, ma hai aspettato finchè non è stato troppo tardi e lei ormai ti aveva dimenticata e si era innamorata di qualcun altro."

Rachel abbassa lo sguardo sul pavimento, incapace di guardare l'agonia negli occhi della sua sé stessa adulta.

"S-Santana?" chiede, incredula. "Com'è possibile? Q-Quinn non è..."

"Gay?" sbotta l'altra. "A dire la verità sta per dirtelo. Sta per passare il Ringraziamento con te e Santana," dice amaramente, "e Kurt, vero? Ma Santana più o meno sa già di Quinn," rivela.

"E verrai a saperlo anche tu durante il Ringraziamento. È allora che comincerà…bè, credo che in realtà sia già cominciata a Lima durante quel patetico matrimonio dove hai permesso a Finn di toglierti le mutande quando ha paragonato il vostro amore a un giardino," fa una risata sarcastica, e Rachel sente lo stomaco stringersi al ricordo di Santana e Quinn che ballavano assieme. Non aveva fatto molta attenzione a loro due, ma sta cominciando a pensare che avrebbe dovuto.

"Mentre te ne stavi distesa sotto di lui con gli occhi chiusi e le luci spente, Quinn stava permettendo a Santana di mostrarle le gioie del sesso lesbico," mormora l'altra Rachel incrociando le braccia e chiudendo gli occhi come se stesse cercando di scacciare quel ricordo.

"Lo faranno di nuovo durante il Ringraziamento e tu sentirai tutto. Per alcuni anni sarà una relazione tipo 'amici con benefici', finchè Quinn non si trasferirà a New York dopo l'università, e alla fine si accorgeranno di essere innamorate."

Apre gli occhi pieni di lacrime e guarda direttamente Rachel.

"E tu sarai la damigella d'onore al loro matrimonio, perché…ami tanto Quinn da desiderare semplicemente che sia felice," dice con voce spezzata. "Perché almeno una di voi deve esserlo."

Rachel deglutisce a fatica, a malapena capace di respirare a causa del nodo che ha in gola.

"Gliel'hai…lei lo sa?"

L'altra ride amaramente.

"E questo a cosa sarebbe servito? È innamorata di Santana."

Scuote la testa e si allontana.

"È la mia migliore amica. E anche Santana è mia amica. Ho bruciato tutte le mie possibilità con Quinn mentre rincorrevo Finn. Quando mi voleva, io non volevo lei, e quando la volevo, lei… mi aveva già dimenticata. È felice ora e non posso rovinare tutto."

"Mi dispiace," sussurra Rachel, non sapendo cos'altro dire. La sua se' stessa adulta ha ragione—al liceo aveva avuto qualche indizio che Quinn provasse qualcosa per lei, e questo l'aveva spaventata a morte perché Quinn Fabray non era semplice, o sicura, non era stabile. E non era Finn. E Rachel non era—non è—ancora pronta ad affrontare la propria attrazione sessuale nei confronti delle donne perché dal punto di vista romantico è sempre stata attratta dagli uomini. Ma forse, solo forse, se guarda nell'opaco specchio del tempo sul viso dell'altra Rachel, può essere abbastanza onesta—solo per il momento—da ammettere che Quinn Fabray avrebbe potuto essere la sua eccezione.

L'altra Rachel sbuffa e ride tristemente della propria condizione, asciugandosi gli occhi umidi.

"Avanti, ragazzina. Ti portiamo a casa, okay?"

Rachel si limita ad annuire.

xx

Sono in piedi di fronte all'antico specchio, ad osservare i loro riflessi nel vetro impolverato. Il teatro è di nuovo deserto, l'altra Rachel l'ha condotta senza sbagliare nel magazzino sotterraneo dov'è custodito il vecchio materiale di scena per l'ormai conclusa produzione del Fantasma dell'Opera.

"Mi piace scendere quaggiù, di tanto in tanto, e pensare al passato," ammette l'altra. "Non tanto a questo show che è andato avanti così a lungo," accenna allo specchio, "ma a me."

Le sue labbra si incurvano in un mezzo sorriso.

"A te, credo," e Rachel ricambia il sorriso.

"Ero quaggiù, ieri," ammette. "Non ti ho vista e non ho nemmeno fatto, insomma, niente di strano," le assicura, guardando di nuovo lo specchio, con la fronte aggrottata.

"Quindi non so cosa tu abbia fatto per farlo funzionare."

Rachel si stringe nelle spalle.

"L'ho…solo toccato," dice.

"Allora fallo."

Rachel scuote la testa, tirando su col naso e tentando di scacciare le lacrime che le hanno riempito gli occhi.

"Io... io non voglio che tu sia infelice," dice.

L'altra si asciuga una lacrima a propria volta.

"Allora fai scelte migliori."

"Ma non ricorderò," geme Rachel. "Hai detto che tu non ricordi, e il tempo è immutabile, no?"

"Chi lo sa?" dice l'altra Rachel stringendosi nelle spalle. "Ascolta, se riesci a ricordare anche solo una cosa…solo…abbi fiducia in te stessa, Rachel Berry. Non avere paura della tua ambizione. Non è una brutta cosa," dice con decisione, posando una mano sulla spalla di Rachel e stringendola con affetto.

"E per l'amor di Dio, fai in modo che i tuoi piani di riserva rimangano piani di riserva finchè non avrai esaurito ogni opzione. Non mollare mai, okay?"

Rachel ascolta quelle parole, ammettendo silenziosamente che, in effetti, ha pensato che la sua ambizione sia una cosa negativa che dev'essere moderata. Prende un profondo respiro e annuisce con determinazione.

"Okay."

L'altra le sorride e l'abbraccia stretta.

"Buona fortuna, piccola."

Una volta libera dall'abbraccio, Rachel si asciuga le lacrime e guarda di nuovo lo specchio, toccando per prima cosa il vetro, e trovandolo freddo—e polveroso. Molto, molto polveroso. Tossisce un po'. Poi si avvicina e accarezza la cornice, lasciando che una delle sue unghie tocchi la stessa foglia dorata dell'ultima volta, e geme quando una familiare scarica elettrica le percorre il braccio.

"Stai bene?" le chiede l'altra, ma sua voce sembra lontana, e Rachel sta di nuovo cadendo, ma questa volta sorride sollevata perché sa che sta tornando a casa.

xx

Si sveglia nel magazzino del materiale di scena, massaggiandosi la testa. Si alza lentamente a sedere si guarda attorno in cerca della sua sé stessa più vecchia, ma non c'è nessun altro nella stanza. Lo specchio è lucido e pulito come lo era ieri, e Rachel si affretta ad allontanarsi da esso, non osando più toccarlo. Si mette una mano in tasca e tira fuori il telefono, felice di vedere che la data e l'ora lampeggiano sullo schermo. Non ha nemmeno perso del tempo.

"Oh, grazie a Dio," sussurra, alzandosi in piedi e uscendo dalla stanza in cerca di Santana. Non crederà mai a quello che mi è successo, pensa Rachel prima di fermarsi e quasi inciampare nei propri piedi.

"Ricordo," dice. "Ricordo tutto. Oh, mio Dio."

Non sa se ridere o piangere.

"Eccoti qua, Berry," dice Santana, irritata, apparendo da dietro l'angolo che si trova di fronte a lei.

"Dov'eri andata a finire?"

Lei fissa Santana—che appare alquanto scarmigliata, mentre si trascina dietro una ugualmente stazzonata Aubrey.  

"Tu," mormora.

"Tu non la sposerai," dice Rachel senza pensare.

Gli occhi di Santana si spalancano comicamente, e lascia andare la mano di Aubrey, allontandosi dalla ragazza.

"Woah, woah...chi è che si sposa?"

Rachel si preme una mano sulla bocca, e anche lei spalanca gli occhi prima di cominciare a ridere imbarazzata.

"Nessuno," dice. "Proprio nessuno."

Quinn è ancora a Yale, e dovrebbe arrivare a New York tra due settimane per il Ringraziamento. Rachel non sa esattamente cosa questo significhi per lei—per loro—ma all'improvviso è aperta a possibilità che non ha mai immaginato—o comunque, che non ha mai ammesso di immaginare—e l'idea di Finn Hudson ha perso ormai quasi tutto il suo fascino. L'unica cosa di cui è assolutamente certa è che non permetterà a Quinn di stare da sola con Santana nemmeno per un minuto.

"Andiamo a casa," sussurra, all'improvviso non vede l'ora di ricominciare daccapo con un nuovo piano.

xx

Undici anni nel futuro, Rachel Berry entra esitante in negozio di abiti da sposa e vede una ragazza bruna e imbronciata vestita con un abito fucsia. La donna inarca un sopracciglio quando si accorge di Rachel.

"Eccoti qua, Berry. Per favore, vedi di trattenere Sposazilla," implora Santana.

Quinn Fabray si volta con un breve ansito che diventa subito un sorriso deliziato, mentre attraversa la stanza e stringe Rachel in un abbraccio.

"Non dovresti essere qui, Rach," la rimprovera, giocando con l'estremità dei capelli scuri di Rachel.

"Porta sfortuna vedere la sposa con il suo abito prima del matrimonio."

"Ma non sei ancora nel tuo abito," le fa notare Rachel, abbracciando con reverenza la vita di Quinn.

"E comunque, oggi mi sento la ragazza più fortunata del mondo," sussurra.

"Solo oggi?" la prende in giro Quinn.

"E tutti i miei domani," risponde Rachel con serietà, immergendosi nei ricordi degli undici anni passati con Quinn.

"Ti amo," dice, con tutto il cuore e con tutta l'anima.

"Ti amo anch'io, piccola," mormora Quinn prima di chinare la testa per catturare le labbra di Rachel in un bacio appassionato.

Ottimo lavoro, Rachel Berry, pensa mentre abbraccia felice il proprio futuro.

  
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