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Autore: Ely 91    07/11/2013    4 recensioni
[Isaac/Nuovo personaggio; Bromance: Scott/Isaac, Scott/Stiles]
Se fosse possibile riavere nel proprio branco Erica e Boyd?
È con questa speranza nel cuore che Derek, Peter, Isaac, Scott e Stiles si recano a Santa Monica, alla ricerca di un vecchio docente di storia che possa fornir loro delle informazioni, Jeff Jefferson.
Qui, tuttavia, le cose si complicano ulteriormente a causa di una serie di eventi inspiegabili che coinvolgono da vicino il nostro "pack". Riusciranno a ricomporre il proprio branco e a scoprire cosa davvero sta succedendo in città? Chi è il vero nemico che trama alle loro spalle?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Isaac Lahey, Nuovo personaggio, Scott McCall, Stiles Stilinski , Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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1x11 - TRENTASEI ORE


 
Scott cadde sulle ginocchia, gli occhi sbarrati, la scena appena avvenuta impressa a fuoco nella sua mente.
“Non posso crederci” sussurrò, immobile, schiacciato da quella dura verità dalla quale era impossibile fuggire. “Non posso credere che siano entrambi morti”
Il cemento era macchiato del loro sangue, ancora fresco, i corpi ormai senza vita a qualche passo di distanza l’uno dall’altro.
Era arrivato troppo tardi. Aveva fallito e ciò bruciava proprio come le lacrime che bagnavano il suo viso.
“Lui dov’è?” riuscì a chiedere, la voce ridotta ad un sussurro.
“È fuggito” fu l’unica cosa che disse Jackson, sgomento come tutti gli altri. Derek alle sue spalle, allo stesso modo di Scott, sembrava fosse stato svuotato della sua anima, di fronte a quell’ennesima perdita.
Santa Monica non era stata una rivincita, ma solo una sconfitta.
Proprio come la speranza, bastarda quanto la nostalgia.
 

36 ORE PRIMA

“Sono tornato a casa per vedere come sta Scott. PER FAVORE non uscire per nessuno motivo e non aprire a nessuno. Seriamente, o giuro che mi autodenuncio a tua madre dicendo che ho dormito da te. Dal più figo dei beta, Isaac”
Adena inarcò un sopracciglio terminando la lettura del bigliettino trovato sopra il comodino. Si portò una mano sul viso, pallido come lo era sempre di prima mattina, e sbadigliò sommessamente.
“Figurati” borbottò subito dopo “dorme qui, mi prende a calci nel sonno tutta la notte e poi corre dal suo fidanzato”
Lanciò un’occhiata alla radiosveglia al suo fianco. Segnava le otto e lei a quell’ora avrebbe già dovuto essere a scuola. Tuttavia mancavano poche ore alla luna piena e vi erano troppe cose in ballo per poter anche solo pensare di perdere tempo tra i banchi del liceo. D’altronde Isaac le aveva raccomandato di barricarsi in casa visto il pericolo mina vagante Cassidy. Ciò nonostante, non aveva nemmeno intenzione di restare in casa come una reclusa, a lasciare che la paura decidesse per lei.
Isaac aveva bisogno di lei.
Scott aveva bisogno di lei.
E cavolo, restava pur sempre un ninfa con qualche stralcio di potere non poco utile!
Si ritrovò a pensare che anche lo stesso Deaton avrebbe approvato. L’aveva visto in una sola occasione, ma tuttavia l’uomo le aveva trasmesso più di quanto alcune persone avrebbero potuto fare in una vita intera.
Sapeva che era tempo di agire. Come aveva detto ad Isaac, sapeva che era giunto il momento di vincere. Ed anche quello di prendere a calci Nathaniel e quella rossa da strapazzo che aveva osato rapire quello che lei aveva definito scherzosamente “l’amico strambo di Scott”. Stiles era molto di più; Stiles era come un fratello per il licantropo e lei non avrebbe mai permesso che una Nereide portasse via un pezzo di cuore a Scott.
Nonostante i buoni propositi, mezz’ora più tardi, non appena suonò il campanello di casa Parker, l’accoglienza di Derek che le aprì la porta fu, come al solito, affatto calorosa.
"E tu cosa ci fai qui?" domandò l’uomo, crucciando lo sguardo.
"Oh andiamo, lo so che sei felice di vedermi" lo prese in giro Adena, facendo un passo per entrare in casa. Tuttavia Derek la bloccò per un polso.
"Cosa c'è?"
Guardò dapprima contrariata la presa ben salda sul suo polso, poi il suo sguardo, deciso quanto il suo, fermo alla stessa maniera. Si preparò mentalmente ad ascoltare qualsiasi parola sgradita volesse rivolgerle, ma l’alpha la stupì.
“Hai fatto bene a venire”
La presa sul suo polso si sciolse e Derek le fece cenno di seguirla in cucina, dove erano riuniti tutti. L’unico che mancava all’appello era proprio Scott.
“Che diavolo ci fai tu qui?” domandò Isaac, contrariato dal fatto che la ragazza avesse praticamente ignorato le parole del suo biglietto, esponendosi al pericolo di essere uccisa da Cassidy.
Adena roteò gli occhi e prestò attenzione ai tre volti a lei totalmente sconosciuti. Una delle due ragazze doveva essere Allison e la cosa la infastidì leggermente. Il primo chiaro segnale di gelosia che sperava sarebbe sfuggito ad Isaac.
Sospirò e incrociò le braccia.
“Direi che possiamo passare alle dovute presentazioni. Sono Adena”
Lydia inarcò un sopracciglio, ma sembrava parecchio rattristata per commentare l’atteggiamento scostante della ragazza.
“Sono Allison” disse improvvisamente la ragazza dai capelli castani seduta accanto ad Isaac. “E loro sono Lydia e Jackson, un nostro vecchio amico che adesso vive a Londra”
Adena si concentrò qualche secondo sul ragazzo dall’aria strafottente, per poi decidersi a prendere posto sulla sedia vuota. Peter era seduto in un angolo, la sensazione che fosse quasi disinteressato a quella vicenda la innervosì non poco. Derek era l’unico rimasto in piedi, lo sguardo profondamente turbato, le sopracciglia corrucciate e le braccia incrociate.
“Se siete qui” si decise a dire Adena “vuol dire che avete risolto il piccolo problema dei beta, non è vero?”
Allison annuì. “Non è andato tutto esattamente secondo i piani, ma si, abbiamo risolto il problema”
“Cosa vuole dire che non è andato tutto secondo i piani?” indagò la ragazza, preoccupata. Bastava un solo errore ed i suoi familiari avrebbero potuto pagarlo con la loro stessa vita.
“Dopo che Deaton è stato qui, non appena tornato a Beacon Hills, ci ha contattate per spiegarci l’intera vicenda. A quel punto io e Lydia siamo partite per Denver”
“Non è stato facile spiegare a mia madre perché mi stessi eclissando così improvvisamente” intervenne la rossa, parlando per la prima volta da quando Adena aveva messo piede nella stanza “ho dovuto inventare che andavo per iscrivere di persona Prada ad una mostra canina davvero rinomata”
“Che cavolo di nome per un cane” commentò Adena, ricevendo un’occhiata velenosa da Lydia.
“Sempre meglio del tuo”
Adena fece per ribattere, ma Peter le impedì di parlare.
“Andiamo signore, siete ugualmente graziose quanto velenose, direi che avete vinto entrambe”
Adena inspirò profondamente e fece cenno ad Allison di proseguire con le spiegazioni.
“Abbiamo optato per il mezzo più veloce, ovvero l’aereo. In auto avremmo impiegato almeno una ventina di ore, viste le mille miglia che separano Beacon Hills da Denver. Questo vuol dire che siamo partite completamente disarmate per poter passare i controlli di sicurezza in aeroporto. Una volta a Denver ho dovuto contattare dei cacciatori amici di famiglia. Non avrebbero negato ad una Argent un piccolo prestito in artiglieria. Trovare Michael, allo stesso modo, non è stato difficile. È bastato trovare tuo padre”
“Michael lo stava tenendo solo d’occhio? O si era avvicinato a lui come Ben con Abigail?” si informò Adena.
“Michael era diventato il proprietario della caffetteria sotto casa dove era solito fare colazione, dopo la misteriosa partenza del precedente proprietario. Avevano instaurato una sorta di amicizia” spiegò la cacciatrice, per poi tirare fuori dalla tasca un cellulare. Adena la osservò incuriosita, ma non la interruppe nuovamente.
“Non appena la caffetteria ha chiuso, Michael si è ritrovato con una freccia nella spalla. Poi una seconda nella gamba. Ha cercato di difendersi, inutilmente. Sono stata addestrata per uccidere un alpha, un beta non avrebbe mai potuto mettermi in difficoltà”
“È…morto?”
In risposta alla domanda di Adena, fu Lydia a scuotere la testa e Allison a parlare nuovamente.
“L’ho consegnato ai cacciatori di Denver. Non so cosa gli succederà alla fine, ma personalmente ho chiuso con le torture o con altre cose brutali. L’unica cosa che ho fatto, è stata prendere questo cellulare, per tenermi in contatto con Nathaniel, in modo che non si rendesse conto che uno dei suoi beta fosse stato preso”
“Questo vuol dire che abbiamo un vantaggio, giusto?”
Lo sguardo di Adena si illuminò al solo pensiero, ma l’espressione di Isaac le fece capire che le cose non erano così facili come poteva sembrare.
“Nathaniel è molto scaltro. Si limita ad inviare messaggi in cui chiede se sia tutto a posto. Credo che persino i suoi beta non sappiano i dettagli del suo piano, ovvero il luogo in cui avverrà, tanto per cominciare”
“E Ben? Avete anche il suo cellulare, non è vero?”
Allison e Lydia si lanciarono uno sguardo furtivo.
“Con Ben le cose sono andate molto diversamente” iniziò Allison “dopo essere volate a Denver, abbiamo preso un aereo diretto a Seattle, per raggiungere il campus dove vive tua sorella. Ben era con lei, come previsto, ma non appena si è allontanato per andare a lezione, noi lo abbiamo fermato…

“Fai solo un passo e giuro che ti ritrovi con un coltello nel petto senza sapere come” sibilò Allison, costringendo Ben a restare immobile, bloccato contro il tronco di un albero. Lo aveva sorpreso nel campus, tra i vialetti e i giardini curati, troppo colmi di gente per poter rivelare la sua natura soprannaturale.
Lydia incrociò le braccia e lo guardò in maniera altezzosa.
“Credo che il tuo epic love sia giunto al capolinea. Puoi anche dire addio ad Abigail”
“C-cosa?” Ben le guardò disorientato “chi vi ha mandate?!?”
“Siamo delle amiche di Adena, in un certo senso. E proprio come lei, non approviamo tanto le intenzioni del tuo alpha” ribatté la rossa, con una nota di sarcasmo nella voce.
Ben sospirò e improvvisamente tutto il suo corpo, come in tensione, parve rilassarsi. Allison lo osservò incuriosita. Forse aveva immaginato che stava bluffando, che era in realtà disarmata, visto che per prendere nuovamente l’aereo aveva dovuto lasciare tutte le armi prese in prestito, a Denver.
“Nathaniel è il mio alpha, ed è vero, io gli sono sempre stato fedele, ho ucciso per lui. Ma non ho più voglia di giocare a questo gioco, non ho più voglia di stare vicino ad Abigail solo per poterle fare del male al momento giusto” fece una breve pausa, mentre il suo sguardo si addolciva “io mi sono innamorato di lei”
Lydia ed Allison lo osservarono incredule, sorprese da quella rivelazione. Sembrava sincero e la cosa le turbò alquanto.
“Come possiamo fidarci di te? Come facciamo a sapere che non stai mentendo?”
“Perché vi dirò tutto quello che so”
Allison incrociò le braccia. “Ti ascoltiamo” affermò, il tono fermo.
“Succederà venerdì sera, non appena la luna piena sarà ben visibile in cielo. Lui prenderà Adena e la porterà nel punto più alto della città. Non so quale sia, ma penso sia un importante indizio. Questo è tutto quello che so e se Nathaniel sapesse che lo sto tradendo, mi ammazzerebbe senza pensarci due volte. Credo sia un motivo sufficiente per fidarvi di me”
Lydia ed Allison restarono in silenzio qualche altro istante, ancora indecise, fin quando la cacciatrice parve arrendersi all’evidenza che Ben si fosse mostrato un alleato inaspettato.
“Se scopriamo che ci stai fregando e se osi fare del male ad Abigail, torneremo e Nathaniel in confronto ti sembrerà un agnellino” sibilò la giovane Argent. “Inoltre ci sono cacciatori ovunque, non mi sarà difficile trovarti, ovunque tu ti nasconda”
Le due ragazze gli diedero le spalle e fecero per andarsene, ma la voce di Ben le costrinse a voltarsi nuovamente.
“L’istinto di un beta di difendere il proprio alpha è più forte persino della sua stessa vita. Io ho trovato qualcosa di ancora più forte, l’amore per Abigail. Per favore, fate in modo che Nathaniel non venga a cercarci”


Adena soppesò qualche istante quelle parole, lo sguardo perso nel vuoto, per poi rialzarlo in direzione di Allison.
“E se vi avesse mentito? Se fosse un bravo attore?” chiese, nervosamente.
“Ho pensato anche a questo, anzi, Lydia ha pensato anche a questo. Mio padre è a Seattle, lo sta tenendo d’occhio. Se osa fare un passo falso, non solo lo sapremo, ma sarà lui stesso a fermarlo. E posso assicurarti che lui è il migliore dei cacciatori”
Adena sospirò, leggermente più tranquilla. “Mi domando quale sia il punto più alto della città” asserì.
“Forse le colline nei dintorni?” domandò Isaac.
“O magari un palazzo” azzardò Jackson.
Fu a quel punto che ad Adena venne in mente una nuova domanda. “E tu come mai sei con loro qui?”
“Semplice” affermò il ragazzo “Deaton mi ha chiamato, prima che loro tornassero a Beacon Hills e saltassero in auto per raggiungervi a Santa Monica. Mi ha detto che avevano bisogno di tutto l’aiuto possibile, compreso il mio. Allora ho pensato di dare una mano a McCall e Stilinski, d’altronde gli dovevo qualche favore”
Lydia ed Allison accennarono un sorriso. Erano consapevoli di quanto Jackson volesse in qualche modo riscattarsi, di quanto non fosse più il ragazzo sbruffone co-capitano della squadra di Lacrosse. Ed erano anche consapevoli del fatto che sentisse la mancanza della sua vecchia vita a Beacon Hills.
“Bene, ora che mi avete aggiornata su tutto, ho ancora un’ultima cosa da chiedervi.
Qual è il piano?”
 

Le voci degli altri arrivavano sommesse dalla cucina al piano di sotto. Sarebbe bastato utilizzare il suo udito maggiormente sviluppato e avrebbe potuto ascoltare ogni singola parola, ma Scott non aveva affatto voglia di risentire cose che già sapeva. Era sdraiato nel letto di Stiles, la faccia contro il cuscino, la stanza nell’ombra, le persiane abbassate; avrebbe spento volentieri anche il cervello, se possibile. Tuttavia dei passi lo destarono da quella che al momento era un realtà incolore; sapeva che di lì a poco, qualcuno avrebbe fatto capolino nella stanza.
La porta si aprì, rivelando la figura di Adena, che lo osservava preoccupata.
“Scott” lo chiamò, con delicatezza.
“Vattene via”
“Puoi anche scordartelo” affermò la ragazza, avvicinandosi al letto “non puoi rimanere chiuso qui dentro in eterno”
“Non ho intenzione di rimanere chiuso qui in eterno” sbottò il licantropo, di rimando “solo fino a quando non tornerà Stiles”
“A tal proposito, cos’è questa storia che non hai intenzione di fare nulla? Che non hai nessun piano?”
“È così. Non faremo nulla” proclamò il ragazzo, il viso poggiato contro il guanciale.
“Ma Scott…”
“Niente ma! Non faremo qualcosa che potrebbe fare arrabbiare Cassidy! Non posso permettermi di perdere Stiles! Lei è più forte, è riuscita a fuggire nonostante fossimo in otto!” urlò Scott.
Adena sussultò. Era la prima volta che vedeva il licantropo così arrabbiato.
Scott sospirò, rendendosi conto di aver appena urlato. “Scusami, per  favore, lasciami solo adesso”
Si aspettava che la ragazza ubbidisse alla sua richiesta, invece contro ogni previsione, si avvicinò ulteriormente, scansò le coperte e si stese accanto a lui, facendolo arrossire.
“Che…?”
“Non me ne vado, Scott. Quella notte che ho provato a farmi mordere da Derek, tu sei rimasto con me, nonostante il mio comportamento. Ora è il mio turno di vegliare su di te”
“Non merito qualcuno che vegli su di me. Io non sono stato in grado di vegliare su Stiles”
Adena lo guardò contrariata, i loro volti vicini poggiati sul cuscino che emanava il profumo di Stiles.
“Scott, tu sei un leader, sei quello che quando è stata rapita sua madre non ha perso la testa, ma ha preso una decisione difficile, schierandosi dalla parte del cattivo di turno, pur di riaverla con sé, senza abbandonare i propri principi. Jennifer sembrava in vantaggio, ma tu hai vinto, perché non hai perso la speranza, perché hai deciso di seguire un piano!”
“Ma stavolta è diverso! Stavolta non saprei nemmeno inventarmelo un piano!” esclamò il ragazzo.
“Allora lascia che lo inventi il tuo branco per te! Tu non sei solo Scott, non lo sei mai stato!” ribatté la ragazza “al piano di sotto ci sono delle persone che si getterebbero nel fuoco per te! E Peter che probabilmente getterebbe noi nel fuoco per salvare sé stesso” ironizzò infine, facendo sorridere appena il licantropo, illuminando di poco il suo volto.
“Grazie, Adena”
La ragazza sorrise, poi gli strinse la mano. A quel gesto, la porta si aprì di scatto. Isaac osservò la scena inarcando un sopracciglio.
“Mi sono perso qualcosa?”
“Sto cercando di fregarti il ragazzo, problemi Lahey?”
Isaac arrossì, mentre Scott rise.
“Ehi ehi, smettila di provarci” disse infine Isaac, stando al gioco. Ormai era abituato alle battutine di Adena su lui e Scott che in parte lo facevano imbarazzare, perché sapeva quanto realmente si sentisse profondamente legato a Scott, al punto da seguirlo ciecamente anche in capo al mondo.
“Allora raggiungici a letto, honey” lo prese in giro Adena.
“Te la sei cercata” rispose il licantropo, gettandosi a peso morto sul letto.
“Ahia!” si lamentò Adena, ridendo fino alle lacrime. Anche Scott iniziò a ridere, sentendo il cuore più leggero. La vicinanza di Isaac, il profumo di Stiles, la presenza di quella testarda ragazza a cui aveva iniziato a voler bene fin da subito, la voce di Allison dal piano di sotto, la consapevolezza che Derek, Lydia e persino Jackson e Peter fossero lì, in quella casa con lui, gli provocarono una sensazione di familiare e amorevole calore, il calore di una vera famiglia.
“Andiamo” disse infine “abbiamo un piano da…inventare”
 

“Se doveste nascondere un neonato e un tipo ansioso dalla parlantina irritante, dove andreste?”
La voce di Jackson risuonò su quella di tutti gli altri. Era ormai pomeriggio inoltrato e ancora nessuna soluzione aveva fatto luce su quella situazione non poco complicata.
Lydia sprofondò nella poltrona del salotto, incrociando le gambe. “Deve essere anche un posto molto vicino. Accogliente e caldo. Se ha tenuto un neonato lì tutti questi giorni, deve averlo fatto nelle migliori condizioni possibili”
“Sono ore che ragioniamo sul da farsi, inizio a credere che stiamo perdendo tempo” asserì Derek, avvicinandosi alle spalle di Adena, seduta a gambe incrociate a terra, una cartina di Santa Monica aperta sulle ginocchia.
“Esiste una sorta di Nemeton per le ninfe? Magari anche lei nasconde Stiles ed il bambino nei suoi pressi” ipotizzò Allison, sospirando esausta. Era logorante starsene lì con le mani in mano e ancor più logorante era vedere quell’espressione vuota sul viso di Scott. Adena era riuscita in qualche modo a motivarlo, ma l’assenza di Stiles lo teneva ancorato ad un mondo buio, al baratro.
Avrebbe voluto essere la sua ancora, avrebbe voluto risentire quella connessione avvertita in spiaggia durante la notte, ma adesso il licantropo pareva essere lontano da lei anni luce e la cosa la costrinse a non cercare un contatto visivo con lui, a restare nel suo angolo, alla ricerca disperata di un’idea.
Quest’ultima arrivò a notte fonda, quando Adena, e Lydia erano intente a bere del tè caldo in cucina. Derek Jackson e Peter erano usciti a fare un giro, sperando che la fortuna girasse in qualche modo dalla loro parte, Isaac si era addormentato sul divano, la bocca aperta e la testa gettata all’indietro, mentre Allison e Scott erano rimasti a scrutare la mappa di Santa Monica, calcolando le distanze tra la scuola, l’associazione e la spiaggia, i luoghi più frequentati da Cassidy, in cerca di un punto comune ai tre dove focalizzare la loro ricerca.
“Possibile che tu che sei nata e cresciuta qui non sia in grado di farti venire in mente un posto dove possa nascondersi quella pazza?” domandò Lydia, il solito tono seccato e saccente volutamente non celato.
Adena crucciò lo sguardo e le la guardò truce.
“E tu possibile che non sia in grado di fare altrettanto, visto che, a detta di tutti, sei la più intelligente del gruppo?”
“La più intelligente del gruppo userebbe un posto confortevole, non sono capace di pensare per gente stupida come una nereide da strapazzo”
“Finalmente hai detto una cosa sensata” sbottò Adena, facendo un sorso dalla tazza su cui era scritto “the best wife in the world”.
Passò appena qualche secondo, prima che sgranasse gli occhi, un lampo di genio nello sguardo.
“Cosa stai pensando?” chiese prontamente la rossa, capendo che si trattava di qualcosa di importante.
“Un posto confortevole... una seconda casa…un nascondiglio dell’infanzia! Lydia, dobbiamo parlare con Megan, l’amica d’infanzia di Cassidy! Erano migliori amiche il primo anno di liceo, poi hanno litigato perché Megan è entrata nelle cheerleader e si è trasformata in una stronza e…
“Non mi interessa questo! Andiamo ad avvisare gli altri! La tua intuizione è l’unica cosa che abbiamo e, per quanto mi costi ammetterlo, forse non fa nemmeno tanto schifo”
“Proprio come te, Lydia, sotto sotto non sei male, no?” la rimbeccò sarcasticamente Adena, correndo in salotto prima che la rossa potesse aprir bocca per ribattere alla sua frecciatina.
Il tempo scorreva veloce, Nathaniel e Cassidy stavano per fare scacco matto.
Dovevano fare un’ultima mossa giusta, prima  che fosse troppo tardi.
 

12 ORE PRIMA
 
Il corridoio del liceo era gremito di studenti, in attesa che suonasse la prima campanella della giornata.
Megan era davanti il suo armadietto, intenta a mettersi il rossetto, i capelli legati in una coda alta con un fiocco e l’uniforme di cheerleader addosso.
“Carino questo rossetto, che tonalità è?” domandò Lydia spuntandole di fronte accompagnata da Adena. Entrambe le ragazze incrociarono le braccia, in una posa sfacciata completamente in sintonia con la loro natura alle volte pungente come le spine di una rosa, aspettando che Megan distogliesse l’attenzione dal suo viso e alzasse lo sguardo verso di loro.
“Una tonalità non adatta al tuo viso tondo, carissima” rispose Megan, assottigliando lo sguardo e osservandole disinteressata.
“Tonalità per stronze? Fantastica, ti dona” ribatté Lydia, fronteggiandola senza problemi.
“Che diavolo volete? Spencer?”
“Te lo dico subito cosa diavolo vogliamo” asserì duramente Adena “vogliamo sapere dove andavate a giocare tu e Cassidy, quando non eravate a casa sua”
Megan la osservò qualche secondo interdetta, prima di lasciarsi andare ad una lunga risata.
“Fai sul serio, Spencer?”
“Ti sembra che stia ridendo?” ribatté l’altra.
“Perché ti interessa?”
“Le domande le facciamo noi, tu limitati ad usare quel poco di QI che la natura ti ha donato per agitare i ponpon, tesoro” affermò Lydia, il volto contratto in una smorfia seccata.
“Cosa hai detto stronza? Sarà meglio che ritiri…”
Le parole di Megan vennero troncate dal tonfo provocato dal palmo aperto di Adena battuto contro l’armadietto alla sua destra, a poche spanne dal viso della cheerleader.
“Sarà meglio che tu risponda, piuttosto. Allora?”
Le parole di  Adena suonarono ancor più minacciose e Megan si ritrovò suo malgrado a deglutire, improvvisamente conscia che quelle due non stavano giocando, volevano delle risposte e le avrebbero ottenute con la forza se necessario.
“Prima che morisse, andavamo sempre a giocare a casa di sua nonna”
“Dove si trova?” chiese prontamente Lydia.
“Il ristorante The Pearl, hai presente? Sua nonna viveva nell’appartamento sopra”
Adena lanciò un’occhiata eloquente a Lydia.
“Il ristorante è in periferia, è chiuso da un anno, non è una zona molto frequentata, un neonato che piange o delle urla potrebbero passare inosservate”
Megan aggrottò le sopracciglia.
“Ma di cosa state parlando?”
“Nulla, torna a fare le capriole in palestra. Ah, per tua informazione, lo schema che eseguite durante le partite di basket fa schifo”
Livida di rabbia, la cheerleader osservò quella rossa misteriosa e Adena, sua coetanea, allontanarsi lungo il corridoio, mescolandosi tra la folla di studenti ancora assonnati.
Sembrava avessero qualcosa di molto importante da fare.
 

12.00 pm, 8 ORE PRIMA
 
Scott si concentrò qualche istante sul suo battito cardiaco. Sembrava impazzito, non poteva fallire. L’insegna in legno del vecchio ristorante, ormai annerita dal tempo, penzolava a causa della leggera brezza. Poche persone si trovavano di passaggio in quella strada che una volta, negli anni addietro, forse anche grazie al punto di ristoro, doveva essere stata molto frequentata.
Derek e Peter erano alle sue spalle, Jackson al suo fianco. Sembrava strano avere l’ex co-capitano della squadra di Lacrosse accanto a sé, come un amico.
Allison e Lydia sarebbero entrate pochi istanti dopo nell’appartamento. Per vincere Cassidy, forte quanto astuta, avevano bisogno di prenderla di sorpresa, per quanto possibile.
Avevano discusso tutta la mattinata su come agire ed infine erano giunti all’unica conclusione possibile: prenderle quel foulard bianco, sorprendendola, era la loro unica possibilità di vittoria.
L’unico modo per renderla vulnerabile e salvare il bambino e  il suo miglior amico.
Adena era tornata a casa, in seguito ad una chiamata ricevuta da sua madre. La scuola l’aveva contattata per informarla che aveva saltato le lezioni per due giorni di seguito e la ragazza, malgrado il precipitarsi degli eventi, doveva comunque delle giustificazioni a sua madre. Isaac era andato con lei, per assicurarsi che né Nathaniel, né Cassidy, le facessero del male.
“Sei pronto?” domandò Derek, il tono solenne.
Scott annuì, cercando di restare calmo, per quanto possibile. “Andiamo”
Le scale che conducevano all’abitazione ubicata sopra il ristorante erano umide e sporche, come le pareti annerite. Dopo la morte della nonna di Cassidy probabilmente nessuno aveva più alloggiato in quel posto.
Arrivarono davanti la porta, il cui legno appariva in evidente stato di emaciazione.
“Ci penso io” disse Peter, come se si fosse trattato di un gioco d’azione, in cui l’adrenalina faceva da padrone.
Aprì la porta con un calcio, affidandosi appena alla sua forza sovrannaturale. La luce dell’appartamento li investì, rivelando un ambiente affatto degradato a differenza del resto dello stabile, come avevano previsto. Vicino una stufa vecchio tipo, sedeva Stiles, imbavagliato, con gambe e mani legate e, di fronte a lui, vi era una culla, nel quale Scott scorse un bambino dormire.
Stiles li osservò sorpreso e al contempo sollevato, iniziando a mugugnare qualcosa.
Scott si precipitò verso di lui, mentre il resto del gruppo entrò, osservandosi attorno, perplessi.
Il giovane McCall tolse il pezzo di stoffa dalla bocca del suo amico, mentre questo inspirò profondamente, riempiendosi i polmoni d’ossigeno.
“Cassidy è uscita 1800 secondi fa!” riuscì a dire.
Jackson aggrottò le sopracciglia.
“Hai contato i secondi? Sempre il solito stramboide”
Stiles lo fulminò con lo sguardo. “Come avrei dovuto passare il mio tempo legato ed imbavagliato ad una sedia, secondo te?!?”
“Se è uscita mezz’ora fa, probabilmente tra poco sarà di nuovo qui” ragionò Peter, prendendo in braccio il neonato adesso sveglio, dagli occhietti vispi e curiosi.
“Secondo me gli piaci” ironizzò Derek, mentre anche le ultime corde che avevano tenuto Stiles prigioniero vennero sciolte.
Scott tornò solo in quel momento a respirare regolarmente. Lui e Stiles si guardarono qualche istante negli occhi, la gratitudine in entrambi gli sguardi; Scott era grato del fatto che stesse bene, Stiles che il suo amico e tutti gli altri fossero venuti a salvarlo, finalmente.
“Mettilo giù! Povero bambino!” esclamò Lydia, entrando nell’appartamento con Allison ed indicando il neonato tra le braccia di Peter. Incrociò qualche istante lo sguardo di Stiles, poi corse ad abbracciarlo, sorprendendolo e facendolo arrossire al contempo.
“Sono l’unica rossa che può trattarti male, chiaro?” sussurrò la ragazza, facendolo ridere.
“Non avevo dubbi” asserì Stiles, mentre Allison scrutava l’ambiente circostante.
“Cosa facciamo?” chiese infine.
“Andiamo via. Cassidy vuole ancora sabotare il piano di Nathaniel e noi dobbiamo tenere al sicuro Adena. L’affronteremo al momento giusto, proprio come Nathaniel. Saranno loro a trovarci, visto che Adena sarà con noi, e non ci faremo cogliere alla sprovvista” ragionò Scott.
“E lui?” domandò Peter, indicando con un cenno del capo il bambino tra le sue braccia.
“A lui pensiamo noi” disse Allison, indicando Lydia “chiameremo la polizia e aspetteremo che arrivi, nascoste. Non possiamo di certo raccontare loro che è stata una Nereide e che noi eravamo qui per salvare Stiles. Una volta che il bambino sarà al sicuro, vi raggiungeremo a casa”
“Perfetto” proferì Scott “e questa notte metteremo fine a questa assurda vicenda”
Non ne sarebbe uscito sconfitto, non adesso che il suo branco era di nuovo al completo.


 
17 pm, 3 ORE PRIMA
 
“Adena, inventa qualcosa, dobbiamo tornare a casa dagli altri!” sussurrò Isaac, osservando distrattamente il libro di neuroscienze che la ragazza aveva aperto sul tavolo, insieme al suo raccoglitore con gli appunti.
“Mia madre è arrabbiatissima. Devo aspettare che esca, il venerdì ha la palestra”
“E se fosse troppo tardi?”
“Non accadrà stasera, qualunque cosa sia esattamente?” sussurrò di rimando la ragazza. “E poi cosa posso dirle, la verità?”
“Si, se necessario!” affermò l’altro.
Il campanello suonò.
La ragazza aggrottò le sopracciglia e alzò la voce.
“Mamma, aspetti qualcuno? Dorota?”
“No!” esclamò di rimando la donna, smettendo di spolverare il salotto e facendo capolino lungo il corridoio.
“Aspetta!” urlò Adena “non aprire!”
La ragazza ed Isaac si alzarono di colpo, mettendosi tra lei  e la porta d’ingresso, mentre Amy li osservò stupita.
“Ragazzi! Cosa vi prende?!?”
“Mamma, devo dirti una cosa” iniziò la ragazza, ma la donna la interruppe.
“Me la dirai dopo che avrò visto chi ha suonato”
“No, adesso! È questione di vita o di morte!” protestò Adena, alzando di un’ottava il suo tono di voce.
“Signora, è davvero importante, la prego!” le diede manforte Isaac.
“Amy?” una voce maschile, da dietro la porta, li raggiunse “Amy? Ci sei?”
Adena sbiancò visibilmente e per Isaac non fu difficile capire che si trattava di Nathaniel. Il suo piano era già iniziato e loro scioccamente avevano creduto di avere ancora qualche ora di vantaggio per salvare le apparenze con la madre di Adena.
“Mamma, dobbiamo nasconderci!”
“Adena, che ti prende?!?”
Le due donne non fecero in tempo ad aggiungere altro che un “clack” fece intendere loro che la serratura era stata in qualche modo forzata.
Isaac si voltò di scatto, mentre la figura di Nathaniel si rivelava ai loro occhi.
L’uomo sorrise.
“Bene, diamo inizio ai giochi”
La prima ad essere colpita, fu un’incredula Amy, che perse i sensi all’istante, battendo la nuca contro il portaombrelli di coccio posto all’ingresso.
“Mamma!!!” urlò Adena, piegandosi accanto ad essa, mentre Isaac sfoderò gli artigli e lasciò che la sua seconda natura venisse totalmente allo scoperto.
“Prima di prendere lei, dovrai passare sul mio cadavere” sibilò, mettendosi fra le due donne e l’alpha, che in tutta risposta rise di gusto.
“Oh, non vedo l’ora”
Nathaniel lo graffiò in viso. Isaac saltò e lo colpì con un calcio sul mento, colpendolo a sua volta sul viso mentre il sangue schizzava copioso. Nathaniel lo guardò furioso e lo afferrò altrettanto velocemente alla gola, stringendo la presa.
“Lascialo!!!” urlò Adena “non ucciderlo, ti prego!!!”
“Adena, scappa!” esclamò Isaac, nonostante la voce strozzata.
“Se osi fare un solo passo ammazzerò lui, finirò il lavoro con tua madre, darò l’ordine di sterminare il resto della tua famiglia e poi prenderò la tua vita una volta per tutte!”
Adena sapeva che il resto della sua famiglia non correva più alcun pericolo, ma non poteva barattare la vita di sua madre e del ragazzo che amava per cercare di salvare sé stessa. Non avrebbe potuto vivere una vita senza loro due, una vita macchiata dalla vigliaccheria.
“Se lo lasci andare, se li lasci entrambi in vita, ti seguirò di mia spontanea volontà” affermò, la voce tremante.
“Uhm, non lo so” rispose Nathaniel, facendo una smorfia, come se si fosse trattato di un gioco, sadico quanto divertente. Affondò gli artigli nella gola di Isaac quel poco che bastava per lasciare che i rivoli di sangue scorressero lungo il collo, tracciando linee raccapriccianti.
“Ti prego!!!” urlò Adena, disperata.
Nathaniel sorrise sghembo. Scaraventò Isaac contro il muro, lasciandolo ferito e indebolito, sul punto di perdere i sensi.
L’ultima cosa che il beta vide, prima che l’oscurità l’avvolgesse, fu la figura di Adena seguire quella di Nathaniel, lanciandogli un ultimo intenso sguardo. Allungò la mano, inutilmente.
Lei non l’avrebbe afferrata.

Quando rientrò in casa Parker, ferito e visibilmente sconvolto, tutti lo guardarono stupiti. La domanda che ognuno dei suoi amici, usando parole diverse, gli rivolse, fu: “Cosa è successo? Perché Adena non è con te?”
“L’ha presa” fu l’unica cosa che riuscì a dire mentre Scott lo afferrò per un braccio, stringendolo preoccupato.
“Sappiamo dove andare” disse Derek, mentre Stiles mostrò lui la pagina di internet aperta su un sito dedicato alla città di Santa Monica.
“Cosa state cercando di dirmi?” ebbe la forza di chiedere.
“Il punto più alto della città, è semplicemente il picco della ruota panoramica del luna park vicino il molo” spiegò Lydia.
Isaac sgranò gli occhi e prima che potesse aggiungere altro, Scott sorrise debolmente.
“Si, ci andiamo subito.
Non lasceremo che le accada qualcosa”
 

Il punto più alto della città, non era altro che uno dei sedili della ruota panoramica, innalzato in cima, lontano dal suolo diversi metri. Adena aveva mani e piedi legati e il cielo ormai aveva iniziato a rabbuiarsi, facendo spuntare timidamente le prime stelle. Presto la luna piena sarebbe stata ben visibile e Nathaniel, seduto accanto a lei come se si stesse godendo il paesaggio durante un appuntamento romantico, guardava assorto il cielo.
“Cosa te ne fai?” sussurrò Adena, ormai arresasi in attesa che il suo destino si compisse. Aveva consumato tutte le sue lacrime e persino la paura aveva fatto posto ad altro: alla fede. Deaton le aveva detto che solo quella avrebbe potuto aiutarla e Adena pregava, pregava tanto nella sua mente, pregava solo che non facesse male e che il posto in cui sarebbe andata sarebbe stato ancora più bello di quell’oceano bellissimo, di quella cittadina in cui era nata e cresciuta e che amava profondamente.
“Di cosa?” domandò Nathaniel, sorpreso.
“Dell’immortalità. Vuoi davvero vivere in eterno? Questo è un mondo bellissimo, ma forse lo è proprio perché ogni istante è irripetibile”
“Non mi interessa vivere l’attimo, mi interessa vivere senza limiti, mortalità compresa”
“Comprensibile” asserì amaramente Adena, gettando un’altra occhiata al cielo.
La luna piena iniziava a divenire sempre più visibile e scorse un sorriso sul volto di Nathaniel, prima che lo osservasse alzarsi in piedi, facendo traballare leggermente l’impalcatura su cui erano posizionati i sedili.
“Ultimo desiderio, dolcezza?”
“Non farai più del male alla mia famiglia, vero?”
“Ovviamente, non ne avrei motivo”
Adena socchiuse gli occhi. Sperava fosse vero, ma non poteva averne conferma e la cosa la ferì ulteriormente.
“Ti prego, fallo in fretta” sussurrò, mentre una lacrima scorreva veloce lungo la sua guancia.
“Oh, sarò velocissimo, dolcezza”
Nathaniel sfoderò gli artigli, ma prima che potesse anche solo sfiorare la pelle lattea della ninfa, una freccia lo colpì alla spalla.
Guardando verso il basso, riconobbe dei ragazzi, tra cui quello con cui aveva combattuto poco prima, e due uomini più adulti.
“Sono arrivati i rinforzi” sibilò, visibilmente seccato.
Scott e Isaac si arrampicarono sulla ruota panoramica, sotto lo sguardo preoccupato di Stiles che al solo pensiero di essere al loro posto, poteva già sentire le vertigini.
“Appena in tempo” affermò Lydia.
“Pessimo tempismo, invece”
Il gruppo si voltò di scatto, riconoscendo immediatamente la figura di Cassidy, a pochi passi da loro.
Jackson guardò il foulard bianco con attenzione: questa volta, non avrebbe esitato, per il bene di tutti.
Stiles la osservò rammaricato, consapevole di quanto ormai fossero sul punto di non ritorno.
Derek strinse le nocche. Non voleva ritrovarsi di nuovo con l’acqua in gola, avrebbe dovuto agire astutamente.
Allison tese l’arco, osservandola con attenzione.
“Che illusi, credete ancora di avere qualche speranza contro di me?” li beffeggiò la ragazza, divertita quasi si fosse trattato di uno spettacolo comico.
“Non lo crediamo, ne siamo certi” asserì Jackson, prima di lanciarsi contro di lei alla massima velocità possibile. Riuscì appena a sfiorare il suo foulard, prima che con un getto d’acqua lo scaraventasse a terra.
Allison la colpì allo stomaco con la freccia, facendola urlare di dolore.
Derek a quel punto ne approfittò per saltarle addosso, ferendola con i suoi artigli, ma prima che potesse anche solo toccare il foulard, di nuovo quella sensazione di soffocamento lo colpì, costringendolo a cercare aria mentre l’acqua sgorgava ripetutamente dalle sue labbra e lo costringesse a stare a terra, in cerca di sollievo.
“Adesso basta” proclamò a quel punto Stiles, sorprendendola, puntando a toglierle il foulard dalla gola. Intuendo immediatamente le sue intenzioni, anche Stiles iniziò a tossire come Derek, a causa dell’acqua.
A differenza di Derek, Stiles non avrebbe resistito a lungo e quel pensiero fece tremare Lydia di rabbia.
“Adesso mi hai stancata” sibilò la ragazza, prima di lasciare che il meglio di sé venisse fuori, prima di lanciare uno dei suoi urli da banshee.
Il grido fu intenso come molti dei precedenti e costrinse tutti i lupi a portare le dita alle orecchie, ma anche gli altri essere soprannaturali, come Adena e la stessa Cassidy, che prese ad urlare dal dolore, mentre il sangue sgorgava dai suoi timpani allo stremo.
Quel poco bastò per spezzare il suo influsso magico su Derek e Stiles, permettendo a quest’ultimo di afferrare il foulard.
Nel momento in cui Lydia smise di urlare, riprendendo fiato, ancora esausta da una capacità che non controllava ancora perfettamente, Cassidy guardò smarrita Stiles.
“No….no….” asserì, sconvolta. “Ti prego, Stiles, restituiscimelo. Io ti ho sempre voluto bene, sai che non ti avrei mai fatto del male, lo giuro…”
“Sta zitta” affermò Jackson “non ti crederà mai”.
Stiles la guardò dispiaciuto, poi chinò il volto, sospirando.
“Ha ragione. Non ti crederò mai.
Mi dispiace, Cassidy”
Fu in quel momento che le urla di Isaac alle loro spalle, li fece voltare.

Scott si avventò su Nathaniel, mentre Isaac corse a liberare Adena, che lo abbracciò sollevata.
“Mia madre come sta?”
“Ho chiamato i soccorsi, starà bene” la tranquillizzò immediatamente il ragazzo, stringendo il suo volto fra le mani.
“Ho avuto così paura di perderti…”
“Isaac, devo dirti una cosa”
“Cosa?”
Adena non fece in tempo ad aprir bocca, che la visione di Nathaniel e Scott che cadevano dalla ruota panoramica, la fece urlare d’istinto, pur sapendo che sarebbero atterrati sulle gambe, grazie alle loro capacità da licantropi.
“Devi aiutarlo! Dobbiamo aiutarlo! Nathaniel è troppo forte!”
Isaac annuì, la prese in braccio e scese a terra, aggrappandosi ai vari sedili e alle varie sbarre, fino a toccare il terreno con i propri piedi.
Mentre il resto dei suoi amici stava affrontando Cassidy, Scott se la stava vedendo da  solo con Nathaniel ed era evidentemente in difficoltà, perciò Isaac corse da lui, colpendo Nathaniel al viso, con un pugno.
Quest’ultimo sputò sangue, prima che afferrasse lui e Scott per la gola, stringendo la presa.
Adena osservò la scena preoccupata, guardandosi attorno ed individuando la freccia che Allison aveva usato per colpirlo, a terra. Doveva essersela tolta e poi lanciata nel vuoto.
L’afferrò e con tutta la forza possibile, lo infilzò alla schiena, facendolo urlare di dolore e costringendolo a lasciare la presa sui due beta.
“Brutta puttana!” gridò l’alpha, togliendosi la freccia e guardandola furioso, gli occhi rossi ancor più inquietanti “sarà meglio che ti uccida subito!”
Prima che potesse anche solo sfiorarla, Scott gli fu addosso, ma finì scaraventato decine di metri più là, stordito dal colpo.
Isaac lo osservò adirato, prima di lanciarsi a sua volta contro Nathaniel. Lo colpì allo stomaco, poi lo graffiò al petto, riducendo la sua maglia a maniche corte in brandelli sul davanti, ma quando tentò nuovamente di colpirlo, Nathaniel lo colpì con una testata, facendolo arretrare di qualche passo, per poi afferrarlo alla gola e arretrando dietro il corpo del beta.
“Se  mi avessi dato retta, nessuno si sarebbe fatto male!” urlò Nathaniel, in direzione di Adena “ed ora assisterai alla sua fine!”
Adena strinse i denti, guardandolo furiosa. Si piegò velocemente, afferrando nuovamente la freccia a terra e puntandosela allo stomaco, fronteggiando l’alpha.
“Cosa credi di fare?”
“Quello che dovresti fare tu. Se fai del male ad Isaac, io mi ucciderò ed il tuo piano andrà in fumo!”
“Non ne avresti il coraggio!” asserì l’alpha, celando la preoccupazione dietro il suo tono di voce arrogante.
“Non sfidarmi” sibilò Adena, mostrando un sorriso sghembo.
Non aveva paura, se si trattava di Isaac, per Isaac, non poteva averne.
Mentre l’urlo di Lydia li raggiunse, costringendola a serrare i denti e a mettere le mani sulle orecchie, con la freccia tra le dita e  Nathaniel urlava anch’egli dal dolore, non mollando la presa su Isaac, una presenza alle sue spalle la fece voltare per un secondo. Si trattava di Peter Hale.
“Voglio aiutarti” le disse, urlando per sovrastare l’urlo insopportabile della banshee.
Il grido terminò e Adena tornò a puntare la freccia contro sé stessa.
Come up to meet you, tell you I’m sorry 
you don’t know how lovely you are. 
I had to find you, tell you I need you, 
tell you I set you apart.

 Sono venuto per incontrarti, dirti che mi dispiace, tu non sai quanto sei attraente;
dovevo trovarti, dirti quanto ho bisogno di te,
dirti che ti ho tenuto lontano


“No…” sibilò Isaac, nonostante l’artiglio puntato contro la carotide, pronto a squarciargli la gola.
Adena sorrise debolmente, cercando di rassicurarlo con lo sguardo.
“Isaac, andrà tutto bene. Deaton mi ha detto di avere fede, ed io ho fede, in tutti voi.
Grazie per essere stati la mia casa, grazie per avermi accolta nonostante i miei non sempre migliori propositi”
“Non dire addio” affermò Isaac “non voglio sentirlo! Non deve esserci un addio!”
Tell me your secrets and ask me your questions 
Oh, lets go back to the start. 
Running in circles, Comin’ up Tails 
Heads on a science apart
 
 Dimmi i tuoi segreti e fammi le tue domande
Oh, ripartiamo dall’inizio,
girando in tondo, mordendoci la coda,
teste troppo diverse


Gli occhi di Isaac si velarono di lacrime, proprio come quelli di Adena, mentre quest’ultima tornò a parlare di nuovo.
“Lascialo andare, non mi ucciderò, ma sarai tu a farlo, stavolta niente impedimenti”
Proprio nel momento in cui Stiles stava stringendo fra le sue mani il foulard bianco di Cassidy, Peter afferrò da dietro Adena, poggiando le mani sulle sue, ancora strette intorno alla freccia.
Nathaniel lo osservò stupito, proprio come lo era la stessa Adena.
“Cosa stai facendo?? Sta per liberare Isaac!” esclamò la ragazza, cercando di opporre resistenza.
“Te l’ho detto: ti sto aiutando. Ho omesso un piccolo particolare.
Ti sto aiutando a morire”
La freccia, sotto la spinta di Peter penetrò nello stomaco della ragazza, che urlò di dolore, proprio come lo stesso Isaac alla vista di quella scena. Fu in quel momento che Scott riprese i sensi, un secondo prima che tutto si compisse, troppo velocemente per poter fare qualcosa.
Peter capì che quella freccia nello stomaco non l’avrebbe uccisa tanto velocemente e completò l’opera tagliandole la gola con gli artigli, mentre tutti i presenti si voltarono verso di loro, mentre Nathaniel fuori di sé tagliava a sua volta la gola di Isaac, lasciandolo cadere inerme ai suoi piedi. Anche Peter lasciò andare il corpo di Adena a terra, ormai privo di vita, lasciando che la scia di sangue della ragazza si ricongiungesse a quella del ragazzo, in un macabro spettacolo di vite spezzate, di innamorati divisi, per sempre.
Nobody said it was easy 
It’s such a shame for us to part.
 Nobody said it was easy 
No one ever said it would be this hard.

Nessuno ha mai detto fosse facile,
è stata una vergogna doverci dividere.
Nessuno ha mai detto fosse facile,
ma neanche che sarebbe stato tanto difficile.


Nathaniel fece per attaccare il più grande dei due Hale, ma lo precedette Derek, che si scaraventò sullo zio. Scott si rialzò in piedi a fatica, piangendo, l’ira nel suo sguardo e si gettò contro Nathaniel.
Allison corse verso Scott, colpendo Nathaniel con uno dei suoi pugnali, mentre Scott lo ferì all’addome, più e più volte, finché l’alpha spirò, ormai sconfitto, crollando a terra come un titano ormai divenuto nient’altro che un debole umano.
Derek fu spinto via con un calcio dallo zio e neanche il tempo di rialzarsi, vide che stava fuggendo. Jackson fece per fermarlo, ma Peter lo spinse a terra con la stessa facilità di poco prima.
Peter era immortale. E più forte. Dannatamente forte. Solo in quel momento si resero conto che aveva sempre bramato ciò, fin da quando aveva scoperto di Adena e del rituale.
“Non posso crederci” sussurrò Scott, crollando sulle sue ginocchia “Non posso credere che siano entrambi morti”
Il cemento era macchiato del loro sangue, ancora fresco, i corpi ormai senza vita a qualche passo di distanza l’uno dall’altro.
Era arrivato troppo tardi. Aveva fallito ed il fallimento bruciava proprio come le lacrime che bagnavano il suo viso.
“Lui dov’è?” riuscì a chiedere, la voce ridotta ad un sussurro.
“È fuggito” fu la risposta di Jackson, riferendosi a Peter.
Adena e Isaac giacevano a terra, immobili, lontani e al contempo vicini, divisi da un destino che li aveva precedentemente uniti, prima che per un secondo potessero anche solo rendersi conto della fine; prima che potessero guardarsi un’ultima volta intensamente negli occhi. E farsi coraggio a vicenda.


 
Oh, take me back to the start .
Oh, riportami all’inizio .

Coldplay - The Scientist

 

Posso iniziare le note di fine capitolo con: "bho"?
Questo capitolo sarebbe dovuto uscire ieri, I know, ma ho finito di scriverlo ieri sera praticamente. Mi ha messa molto in difficoltà, ad essere sincera, e non mi convince del tutto. Più scrivevo e più aggiungevo scene, avevo l'impressione di non terminare mai, per questo mi ha molto stancata, manco avessi scalato una montagna xD E per tale motivo, ho riletto davvero molto velocemente, quindi sono certa che troverete qualche errore sparso qua e là, perciò vi chiedo scusa in anticipo.
È un capitolo molto importante, succedono davvero tante cose e tanti problemi trovano la loro soluzione; spero di aver descritto tutto in maniera abbastanza chiara, poiché muovere così tanti personaggi insieme e tutti nella stessa scena, non è stato affatto facile. Voi cosa ne pensate? Spero di poter conoscere la vostra opinione. Piccola nota, in questo capitolo scopriamo anche il cognome di Adena, alias Adena Spencer.
La prossima settimana verrà pubblicato il dodicesimo ed ultimo capitolo, esattamente giovedì 14 novembre, tre mesi esatti da quando il pilot è stato pubblicato su Efp. Voglio ringraziare tutti voi che mi avete sostenuta fin dall'inizio, leggendo, recensendo ed aggiungendo Save the pack tra le preferite/seguite. Grazie, grazie di cuore <3
Ultima cosa, niente "next on" questa settimana. Devo ancora iniziare l'ultimo capitolo .-. Entro il fine settimana inoltre tutte le vostre recensioni troveranno risposta <3
A giovedì!
Un bacione, 
Ely 91
   
 
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