La pioggia batteva forte sul parabrezza. La strada era poco visibile, ma c’era poco traffico. La radio trasmetteva una canzone country, la preferita di James, intitolata “I’ll follow them” . Ma la sua testa era altrove. Era così ubriaco da non sapere neanche dove stesse andando. Il temporale stava cessando e James aveva un sonno tale che quando guardò l’orologio che indicava le 2:35 della notte, dovette rivederlo altre due volte prima di rendersi conto di quello che aveva visto. Indossava una giacca di jeans con un pellicciotto attorno al colletto. Era così caldo che ci si appoggiò e chiuse gli occhi.
Successe tutto in una frazione di secondo: quando li riaprì, scorse una figura nel bel mezzo della strada e per non investirla sbandò, fermandosi giusto in tempo in un angolo per la sosta.
“Cazzo!” James si
stropicciò gli occhi e poi aprì lo sportello
della
macchina. Grazie all’aria fredda di fuori, sembrò
riprendersi un pò. Si
aggiustò i capelli corvini che portava corti e un
pò rialzati sulla fronte.
“Ehi
amico…tutto
bene???” Si
avvicinò a lui una persona,
dalla voce un po’ roca.
“Per poco non ci rimettevo la pelle!”
la aggredì James “Ma che tieni in
quella testa di cazzo per camminare in mezzo alla strada?”
“Ma che cazzo hai tu?” rispose quella e James
capì che si trattava di una ragazza.
“Io ero qui in un angolo, sei tu che mi sei venuto
addosso!”
Il ragazzo le fece il verso e cercò di
rientrare in macchina, ma la vista gli
si fece sfocata e ci andò a sbattere contro. La ragazza si
avvicinò
velocemente a lui e lo prese appena in tempo, per le braccia, prima che
cadesse
e lo sistemò a fatica sul sedile. Sembrò essersi
addormentato. Gli diede due schaffi in viso per farlo rinvenire.
"Ehi!" La reazione di James fu alquanto violenta, quasi diede un pugno
alla ragazza.
"E'...proprio ubriaco" pensò lei tra se. James si
alzò anche se a fatica e
si mise a sedere.
"E tu chi sei?" chiese alla ragazza, che
alzò gli occhi al cielo. Avbrebbe tanto voluto urlargli in
risposta <
"Anne...e tu?"
"James...ma che ci faccio qui?"
Anne alzò le braccia "Questo proprio non lo so!"
Il ragazzo si sistemò meglio sul sedile e si mise le mani in
faccia, il gesto fu seguito da uno sbadiglio. Dopo di che,
parlò
di nuovo alla ragazza come se avesse ripreso un pò di
lucidità.
"E tu che ci fai qui?" disse guardandosi intorno.
"Cercavo un passaggio in città..." Anne aveva un aspetto un
pò trasandato. Indossava una grossa felpa color petrolio,
che le
arrivava quasi alle ginocchia e un pantalone marrone. Aveva dei capelli
color rame, molto lunghi. Erano bagnati e legati. Gli arrivavano quasi
fino al fondoschiena. In effetti, la ragazza era del tutto bagnata.
"Salta su!" disse James tranquillo, ma ancora titubante.
"Coooosa???" esclamò Anne un pò preoccupata. "Tu
sei ubriaco! Io non entro..."
"Come vuoi..." il ragazzo chiuse violentemente lo sportello.
Anne osservò James appoggiarsi allo schienale e dopo un
minuto
dovette constatare che si era addormentare di nuovo. Sentì
qualche goccia sul viso e capì che stava ricominciando a
piovere. Non
aveva proprio voglia di restare per l'ennesima volta sotto ad un
temporale, così, decise di approfittare del ragazzo e della
sitiuazione. Andò dall'altra parte e aprì lo
sportello e
sempre a fatica lo prese per le braccia e lo sistemò
nell'altro
sedile anteriore. Richiuse lo sportello e dopo aver recuperato la sua
sacca
andò a sedersi alla guida.
"Ehi scusa!" urlò nelle orecchie del ragazzo, che si
lamentò.
"Dove abiti?!" fece ancora Anne.
James non rispose e lei
ripetè la domanda. Il ragazzo sibilò qualcosa di
incomprensibile. Ci vollero altri 5 minuti per riuscire a
capire.
"Cosa???!" esclamò Anne stupita "Ma a quell' indirizzo
c'è un locale gay!"
Mise in moto la macchina e si fece il segno
della croce. Sapeva guidare ma non aveva la patente. Fece una manovra
un pò storta ma riuscì ad entrare in autostrada.
Ripetè al ragazzo la stessa domanda altre 10 volte, in cui
lui
rispose di nuovo l'indirizzo del locale gay "The secret" e l'indirizzo
della Casa Bianca, fino ad uno che sembrò
"normale". Ci vollero quasi 20 minuti per arrivare, anche se
l'abitazione non era molto distante da dove erano partiti. Si trovava
in un bel vialone, pieno di alberi. All'indirizzo corrispondeva una
casa a due piani a cui si accedeva attraverso un grande cancello
automatico. Anne fermò la macchina e cercò tra le
chiavi
un telecomando per aprirlo e fu fortunata.
Una volta
dentro la proprietà risvegliò James.
"Siamo arrivati!"
Il ragazzo fece un gemito e uscì dalla macchina. Barcollando
raggiunse una scala a chiocciola che si trovava all'esterno. Anne scese
e lo seguì. Alla fine della scalinata c'era una porta e
attraverso di essa si entrava nella casa. Il ragazzo accese le luci.
C'era subito un corridoio aperto su un soggiorno. Era molto
disordinato,
con una grande libreria, un divano e due poltrone. Al centro della
stanza c'era un tavolino di legno, circolare, basso. A destra, il
corridoio terminava con un'altra porta. A sinistra invece era lungo e
c'erano diverse porte ai lati. Anne chiuse quella principale. James si
tolse la
giacca, la buttò a terra e si avviò verso
l'ultima
stanza. Senza neanche accendere la luce si fiondò su quello
che
dal rumore che fece quando ci si buttò sopra, doveva essere
un
letto. Anne rimase immobile, sull'uscio della porta, per qualche
istante, poi chiese ad alta voce
"Ehm...scusa! Dove posso sistemarmi?"
Non ci fu risposta. Al suo posto, la ragazza sentì russare.
Sospirò.
"Il divano andrà bene..." disse tra se sarcasticamente.