Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance
Segui la storia  |       
Autore: acchy    07/11/2013    0 recensioni
Buongiorno a tutti, miei cari ascoltatori. Come ogni martedì mattina siete qui con me: Dr. Death Defying! A partire dalla puntata di oggi, ho deciso di fare qualcosina di speciale: voglio raccontarvi della mia storia e del modo in cui è stata inevitabilmente influenzata dalla conoscenza di quattro favolosi Killjoys, che dovrebbero essere una fonte di ispirazione per noi tutti.
E ricordate: il futuro è a prova di proiettile, le conseguenze sono secondarie, è tempo di farlo ora e di farlo forte! Killjoys, fate un po’ di casino!
Genere: Azione, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Ray Toro | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Buongiorno a tutti, miei cari ascoltatori. Per chi non lo ricordasse, oggi è il venticinque di Giugno, sono le undici del mattino e qua in California si muore dal caldo. Come ogni martedì mattina siete qui con me: Dr. Death Defying! A partire dalla puntata di oggi, ho deciso di fare qualcosina di speciale, quindi niente aggiornamenti sul traffico e sulle attività dei Killjoys –ma niente paura, restate sintonizzati e potrete ricevere comunque informazioni utili dal mio assistente, Show Pony, dopo le due del pomeriggio.
Per quanto riguarda me, ho deciso di raccontarvi della mia storia e del modo in cui è stata inevitabilmente influenzata dalla conoscenza di quattro favolosi Killjoys, che dovrebbero essere una fonte di ispirazione per noi tutti.

E ricordate: il futuro è a prova di proiettile, le conseguenze sono secondarie, è tempo di farlo ora e di farlo forte! Killjoys, fate un po’ di casino!
 
***
 
Sedici Febbraio 2017, venerdì. Sono già passati più di due anni, eppure mi ricordo tutto ciò che avvenne con tale precisione che non mi sembra sia passata neanche un’ora: le Helium Wars che dopo cinque lunghi anni finiscono, la Better Living Corporation che prende il controllo della situazione, che fa credere a tutti che sia tutto okay, che si sistemerà tutto, che si può sperare in un futuro perfetto, senza odio o violenza.
Non ci sono mai cascato. Insomma, a chi la volevano dare a bere? La Better Living voleva solo controllare tutto e tutti. E, purtroppo, ci sono riusciti, dividendo il Deserto in Zone e raggruppando i pochi uomini sopravvissuti alla guerra nella loro candida città, bianca e silenziosa proprio come dopo una lunga e gelida tormenta di neve. Sono diventati gelidi anche i cuori dei cittadini manipolati dalla Better Living, costretti per tutta la vita a non provare nulla se non un vago senso di serenità, una tranquillità che però non ha nulla a che vedere con la vera felicità. Ma io mi rifiutai di stare al loro gioco, come anche i Killjoys: prendere una pillola tutti i giorni, per stare calmo, per non provare più niente? Per non rendermi più conto di ciò che ci stavano facendo? Mai e poi mai!
Mi mandarono via dalla città, poiché in quel momento non erano ancora la potenza che sono ora; per loro cacciarmi era la scelta più comoda, probabilmente non pensavano neanche che sarei sopravvissuto per molto tempo. Così partii, insieme al mio fedele amico Show Pony, alla ricerca di un posto dove stare e di un modo per contrastare la BL Corporation. Senza Show Pony non ce l’avrei mai fatta: durante le Helium Wars avevo perso l’uso della gamba sinistra e la destra faceva fatica a sostenere il mio peso. Inoltre, al di fuori di Battery City, la città al centro della Zona 1, dalla quale stavo scappando, c’era solo deserto. Camminare diventava con il passare delle ore sempre più difficile per me e se Show non mi avesse sostenuto –sia moralmente che fisicamente– sarei morto prima di vedere il tramonto.

Trovammo un posto dove poterci fermare solo verso le tre del mattino, quando ormai eravamo sfiniti. Era una vecchia stazione di servizio, abbastanza grande ma evidentemente in disuso e disabitata da anni; in alcuni punti il soffitto era caduto, l’intonaco dei muri, o quel poco che ne restava, era quasi del tutto annerito, i vetri delle finestre distrutti e la porta appoggiata ad un distributore automatico poco lontano dall’entrata, con i cardini rotti. Avvicinandoci notammo con ribrezzo che il distributore portava il logo della BL, una faccina sorridente molto stilizzata. In ogni caso, non era quello il momento di lamentarsi; tutto ciò che riuscimmo a fare prima di cadere addormentati fu entrare nell’edificio –se così si poteva chiamare– e avvolgerci in due vecchie e pesanti tende per non avere freddo durante il sonno.
Mi svegliai presto il mattino seguente, per la fame e la sete accumulate nel giorno prima. O forse perché Show Pony aveva appena fatto cadere qualcosa di estremamente rumoroso sul pavimento, poco lontano da me. Nella mia testa il rumore rimbalzò ovunque e rimasi stordito per qualche secondo prima di riuscire a togliermi l’espressione stordita che avevo in faccia per guardalo male.
«Scusa, scusa, scusa!», sbottò lui, appena si rese conto di avermi svegliato. «Cercavo qualcosa da mangiare. Ho fame.»
Improvvisamente mi tornò in mente che stavo più o meno morendo dalla voglia di tappare il buco nero che si stava creando nel mio stomaco. Sperai ardentemente che tutto quel baccano fosse servito a qualcosa e che Show Pony avesse trovato qualcosa da mangiare. Mi sarebbe andata bene qualsiasi cosa, davvero. Gli lanciai uno sguardo implorante e lui, senza dire niente, mi sorrise e mi passò una delle cose estremamente rumorose che erano cadute.
«Spero non ti dispiaccia mangiare tonno in scatola per colazione, bello mio!»
Non gli risposi neanche da tanto ero piacevolmente sconvolto di avere del cibo tra le mani. Beh, non che restò per molto tempo tra le mie mani, dal momento che mi ci vollero solo pochi secondi per aprire la scatoletta polverosa e iniziare a gustarne il contenuto. Giuro, non avevo mai mangiato del tonno tanto buono in vita mia.
Per il resto della giornata ci dedicammo all’esplorazione della stazione di servizio, che era molto più grande di quanto ci saremmo aspettati: oltre al piano terra aveva un primo piano, dove c’erano tre stanze con tre letti ciascuna e due bagni, ed anche un piano interrato che doveva essere una sorta di magazzino; fu lì che trovammo viveri in abbondanza e anche delle bottigliette di drink energizzanti. In ogni caso, constatammo che l’acqua non sarebbe stata un problema, perché i lavandini funzionavano, compreso quello che c’era al piccolo bagno del piano terra. Che culo.
Non uscimmo per quel giorno, e a dire il vero neanche per le settimane a seguire. Eravamo stanchi, avevamo paura. Ed eravamo spaventati a morte di ammettere di avere tutta questa paura fottuta, così semplicemente ignorammo l’argomento. Per tre settimane sopravvivemmo e basta, senza fare nulla. Io a malapena mi alzavo, la mia gamba non mi reggeva e mi affaticavo subito a stare in piedi; finivo sempre per innervosirmi e restavo imbronciato per ore.

A metà Marzo –credo fosse il tredici– Show Pony uscì senza dirmi nulla e non tornò per tutto il giorno. Non mi preoccupai troppo: mi fidavo di lui e sapevo che non si sarebbe cacciato nei guai, era troppo sveglio. Rincasò con un oggetto strano, a metà tra una sedia e… una moto? Un triciclo? Era in ogni caso qualcosa di molto grande e piuttosto inquietante, ma lui mi sorrise tutto soddisfatto e quando mi chiese di sedermici non esitai nemmeno un secondo. Quando mi ci fui accomodato capii quello che aveva fatto per me.
«Oh, mio dio! Come hai fatto?!» chiesi sconcertato al piccolo genietto che mi sorrideva soddisfatto mentre stavo seduto sulla mia nuova sedia a rotelle.
«C’erano degli attrezzi, di sotto. Non pensavo che qualcuno sarebbe venuto a reclamarli, e così li ho presi io. Ah, e poi ho usato qualche pezzo della macchina nera.»
La macchina nera?
«Quella che c’è parcheggiata qua dietro! È molto meno carina di quella azzurra, che infatti non ho toccato.»
Quella azzurra?! «Show Pony!», sbottai, «Quando, precisamente, avevi intenzione di dirmi quando avevamo due macchine parcheggiate dietro al culo?!»
Lui mi guardo, sempre sorridendomi con la sua aria innocente. Tanto sapeva che non riuscivo mai a fare l’arrabbiato con lui, dannazione.
«Tranquillo Dottore, te l’avrei detto presto. Volevo aspettare di definire meglio il piano, ma ora so perfettamente cosa fare. Mi sono stancato di stare con le mani in mano, adesso basta.»
Ah, wow. Ora, a quanto pare, avevamo un piano.
 
***
 
Bene, miei amati ascoltatori. Direi che per oggi può bastare. Potrete ascoltare le repliche di questa puntata questa sera, alle undici, nel caso vi foste persi qualche pezzo. Io, Dr. Death Defying, vi auguro una buona continuazione e un buon pomeriggio!

E ricordate: il futuro è a prova di proiettile, le conseguenze sono secondarie, è tempo di farlo ora e di farlo forte! Killjoys, fate un po’ di casino!
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance / Vai alla pagina dell'autore: acchy