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Autore: Peanut    08/11/2013    2 recensioni
Hiro, giovane ragazzo dotato del potere di far crescere fiori e piante al solo tocco, viene privato di questo per l'invidia di una dea.
In realtà il destino ha in serbo per lui una felicità più grande, anche se sembra impossibile da raggiungere.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando sulla terra dominava la natura, e ogni fiore e pianta aveva la facoltà e lo spazio per crescere indisturbata, viveva un ragazzo di nome Hiro, giovane, bello e puro di cuore, che aveva il potere di far crescere e fiorire qualunque fiore, pianta o albero che fosse, con un solo tocco. 
Costui amava vivere a contatto con la natura, sentirne i sapori e gli odori, e scoprire ogni giorno delle bacche sconosciute o dei colori mai visti prima.
Tuttavia Hiro non sapeva di essere costantemente osservato da Vida, dea dell’Invidia, che non sopportava che il giovane fosse così gioioso e che trascorresse le sue giornate facendo crescere fiori, senza mai essere soggetto a nessuna autorità, come invece lo era lei, sempre subordinata a Panta, dio del Tutto, che continuamente le affibbiava compiti.

Una notte Vida, accecata dall’invidia che non la abbandonava mai, scese sulla Terra, e giunse sotto l’albero vicino al quale dormiva serenamente Hiro, soddisfatto del lavoro compiuto quel giorno. Senza fare alcun rumore, Vida strappò al giovane un capello, nel quale erano concentrati tutti i suoi poteri, e prima di risalire nel mondo degli dei gli diede un bacio sulla fronte, condannandolo ad una vita triste e sofferente.
Tornata nel suo mondo, Vida tentò di attaccarsi il capello magico di Hiro, ma dopo vari tentativi falliti decise di distruggerlo. Se lei stessa non poteva essere felice, neanche Hiro avrebbe potuto, o almeno così pensava.

Quando il giovane si svegliò, dapprima non si rese conto di nulla, si stiracchiò tranquillamente, sorrise rivolgendosi al sole e toccò un fiore accanto a sé, aspettando con ansia di vederlo sbocciare, ma con sorpresa lo vide appassire davanti ai suoi occhi. Dopo un primo momento di incredulità guardò il dito con cui aveva toccato il fiore ma non notò niente di strano, e decise di tentare con qualche altra pianta. 
...cosa gli era successo? Hiro non si spiegava perché dal giorno alla notte era passato dal far fiorire qualunque pianta a farla appassire e morire con un solo tocco.
In breve tempo il meraviglioso paesaggio attorno a lui si trasformò in una distesa di piante e fiori morti, secchi e grigi, e Hiro si sentiva colpevole, ma non riusciva a trovare una spiegazione.
Disperato e senza sapere cosa fare, si mise a piangere seduto a terra davanti ad un grande lago; improvvisamente vide nelle limpide acque del lago il riflesso di una fanciulla, vestita con un abito di orchidee e lunghi capelli rossi, impegnata a fabbricare strumenti musicali.
Incantato da quella visione, Hiro udì in lontananza il dolce suono di un’arpa, e curioso come un bambino si diresse lentamente verso quelle dolci note cercando di fare meno rumore possibile. Giunse dunque in piccolo giardino completamente fiorito, con primule, margherite, girasoli, bacche e campanule; al centro del giardino aleggiava la figura di una ragazza vestita con un abito di orchidee, intenta a suonare l’arpa pizzicandola dolcemente. Hiro, accortosi di aver trovato la ragazza del riflesso, rimase incantato ad osservarla in un angolo, prestando attenzione a non toccare alcun fiore. Terminata la canzone Hiro si avvicinò alla fabbricante e suonatrice di strumenti, estasiato dalla sua figura; fermatosi cinque passi prima di lei si presentò.
“Oh meravigliosa fanciulla, il mio nome è Hiro, e sono incantato dalla tua musica e dalla dolcezza del tuo viso, è un piacere incontrarti”.
“Il piacere è mio, ti conosco per la tua fama, spesso i fiori mi parlano di te, e di come il tuo tocco magico li faccia crescere di giorno in giorno”.
“Ultimamente il mio potere è svanito, perso chissà dove. Non posso più rivolgermi ai fiori come facevo un tempo, finirei per farli appassire”. Disse lui.
“Lo sento, straniero, anche i sussurri degli alberi mi dicono lo stesso. Non puoi toccarmi dunque, il mio corpo è fatto esclusivamente di fiori”. Rispose lei con un tono triste.
La fanciulla raccolse da terra un liuto da lei creato con le radici degli alberi e si mise a suonarlo. In breve tempo nacque dal suolo una piccola piantina di fragola, e attorno a questa altri germogli. Hiro rimase stupito da quella vista, e pregò la ragazza di costruirgli uno strumento.

La fanciulla costruì con bacche di rosa canina un’ocarina, e la porse al giovane. Insieme passarono le giornate suonando e cantando, lungo verdi prati, facendo attenzione a non toccarsi mai.
Dopo qualche tempo Hiro dichiarò il suo amore alla ragazza, e scoprì che i suoi sentimenti erano ricambiati; tuttavia i due erano tristi, non avrebbero mai potuto passeggiare mano nella mano, Hiro non avrebbe mai potuto prendere tra le braccia la dolce suonatrice. Così un giorno decise di appellarsi all’ultima risorsa, e rivolgersi alla Morte. Camminarono entrambi fino al monte della Perdizione e si rivolsero alla sua cima, sperando che la Morte potesse sentirli. 
“Morte, ci rivolgiamo a te. Aiutaci, ti prego.” Affermò Hiro a gran voce.
“Vi sento, umani. Cosa avete da offrirmi?” rispose la Morte.
“Toglici la facoltà di essere viventi e dunque concreti; ti doneremo i nostri corpi, potrai cibartene, ma lasciaci le nostre anime.”
La Morte, oscura e potente, scese rapida dalla cima del monte, e con un tocco liberò le anime dei due giovani dai loro corpi, prendendoli per mangiarli avidamente.
I due innamorati erano ora fatti solo da una sostanza incorporea, l’anima. Così la suonatrice di arpa e il suonatore di ocarina vissero insieme, passeggiando mano nella mano, facendo crescere piante e allietando l’aria con le dolci note dei loro strumenti.




- FINE -


 
  
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