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Autore: RumpleRiddler    08/11/2013    1 recensioni
Siamo alla fine della prima stagione.
Un nuovo misterioso personaggio arriva in città alla ricerca di qualcuno. Come si intreccerà il suo destino con quello di Rumplestiltskin, Belle e della sedicenne Alice? Un' antica forza oscura incombe su Storybrooke. Riusciranno i nostri eroi a fermarla?
ATTENZIONE: la storia non seguirà la programmazione della seconda stagione
La storia era stata già pubblicata ma è stata poi cancellata poichè era la versione sbagliata del capitolo.
Ci scusiamo :)
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Cora, Nuovo personaggio, Regina Mills, Signor Gold/Tremotino
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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ONCE UPON A TIME
THE DAUGHTER

 

“The Daughter” is based on “Once upon a Time” tv series

“Once upon a Time” tv series belongs to ABC studios

Text belongs to The New Riddler
Author’s notes belongs to PiccolaRumple
 
 
I.
 
 
 
 

Foresta incantata - Passato

 
Belle osservava affascinata il lavoro incessante di Rumplestiltskin, seduta su uno sgabello vicino a  lui: le sue mani, dalle dita scarne e nodose, lavoravano con evidente maestria; con una faceva ruotare la ruota dell’arcolaio mentre con l’altra faceva scorrere il filo d’oro che aveva creato. Era così bello quel luccicare che la ragazza poteva starsene a guardare quelle meraviglie senza mai annoiarsi. Rumplestiltskin  la guardava con la coda dell’occhio con evidente divertimento: sembrava che niente smettesse di darle un costante stupore. Belle si scosse, sbatté le palpebre e prese un gran respiro.
«Rumple?» domandò con voce flebile
«Sì, Belle?» rispose questi senza voltarsi
«Che faresti» disse Belle, dondolandosi sul posto con evidente nervosismo. «Che faresti se non avessi più i tuoi poteri?»
«Cosa farei? Niente!» rispose Rumplestiltskin, ridacchiando. «E sai perché? Non accadrà mai»
«Dico sul serio».
Il folletto si fermò, rimase un attimo soprappensiero e si voltò per guardare negli occhi Belle: il suo labbro  fremeva e i suoi occhi erano leggermente spalancati come se avesse il timore di una risposta tutt’altro che piacevole; lui la abbracciò e le accarezzò il capo.
«Non posso, Belle»
«Perché?» domandò allora Belle con un nodo alla gola. «Perché non vuoi neanche sforzarti di diventare come tutti?»
«La magia è potere, Belle» disse Rumplestiltskin allontanandosi da lei e guardandola in viso. «Lo sai»
«Lo so ma non posso accettarlo» gemette Belle scuotendo energicamente la testa. «Che ti costa uno sforzo a fin di bene? I tuoi poteri non hanno portato altro che sofferenza»
«Ho messo fine alla Guerra degli Orchi» ridacchiò lui spalancando le braccia. «Questo non è bene?»
«No, finché non riuscirai a ritrovare la tua umanità».
Rumplestiltskin chinò il capo e sospirò, dopodiché, voltatosi, riprese a lavorare con l’arcolaio; Belle non riusciva a credere che il suo amato non volesse accettare la realtà: lei voleva solo una vita normale. L’amore era la cosa più potente al mondo * ma, nonostante fosse una sua consueta affermazione, non aveva intenzione di renderla concreta: a che servivano tutti quegli incantesimi se aveva lei al suo fianco? Dentro di lei sperava che Rumplestiltskin ritornasse umano come un tempo, oh, se lo sperava! Eppure, una voce dentro di lei le gridava il contrario;  era in costante lotta con se stessa, incapace di comprendere la vera natura del suo amato. Una cosa era certa: avrebbe lottato per lui e non si sarebbe mai arresa. Sospirò e si chinò in avanti.
« Rumplestiltskin?»
«Sì?»
«Io…vorrei che tu diventassi com’eri» disse Belle
«L’hai già detto, dearie» ridacchiò l’Oscuro
«E farò tutto ciò che è in mio potere per riuscirci» concluse la ragazza con un tono tremante nella voce.
Quindi, dopo essersi avvicinata a Rumplestiltskin, gli prese delicatamente il volto e lo baciò. Fu un bacio  casto, le sue labbra lo sfiorarono appena, come un petalo di rosa che, staccatosi dal suo bel fiore, ondeggia dolcemente nell’aria, trasportato da un tiepido vento primaverile; Belle avvertì Tremotino irrigidirsi e il suo respiro interrompersi all’improvviso. Ella si discostò leggermente e lo guardò negli occhi: il suo sguardo pareva perso nel vuoto e non riusciva a indovinarne la natura e il significato; all’improvviso, Rumplestiltskin le afferrò le spalle e la baciò con foga: la rapidità con cui ciò avvenne fu tale che Belle spalancò gli occhi dalla sorpresa. Poi, rendendosi conto di quanto stava accadendo, chiuse gli occhi e rispose al bacio dell’uomo: sentiva le mani di lui percorrerle la schiena e le sue dita iniziare a percorrere le curve del suo corpo. Sentiva come un fuoco che la infiammava e cresceva di secondo in secondo; quando capì che Rumplestiltskin, quasi come se seguisse un istinto naturale, iniziava a svestirla, le sembrò avvampare. Appoggiò le mani sul suo petto e iniziò a spogliarlo: solo in quel momento, le sue mani percepirono un insolito fremito; Belle baciò dolcemente Tremotino per rassicurarlo e lo baciò ancora ma con più passione e desiderio. Entrambi giacquero per terra, dinanzi ad un camino che solo per lei Tremotino aveva acceso per riscaldare il castello; erano abbracciati e niente sembrava separarli: respiravano affannosamente e le loro voci erano ridotti a gemiti; esalarono un ultimo grido di piacere e giacquero inermi, si addormentarono e si abbandonarono al dolce tepore del vero amore **.
 
«Mi hai ingannato!» gridò Tremotino
«No, non è vero!» replicò Belle, disperata. «Ti prego, credimi!»
«Te l’ha detto Regina, eh?» sibilò l’Oscuro. «Solo lei poteva sapere; fammi indovinare: ti ha detto come fare per togliermi i miei poteri per lasciarle il campo libero, è così?»
«No, Tremotino» gemette Belle con le lacrime agli occhi. «E’ vero, ho incontrato la regina ma giuro che non volevo…io…io ti amo, Tremotino!»
«Basta!» ruggì Tremotino, agguantandola per le spalle e iniziando a scuoterla furiosamente. «Basta con le tue menzogne! Basta! Nessuno può mai amarmi! Hai capito? Nessuno…può…mai…amarmi!».
Quando Tremotino tacque, ansimante e viola dalla collera, Belle non riusciva a emettere alcun suono: tremava da capo a piedi, il suo labbro inferiore fremeva e le lacrime le rigavano le guance; si allontanò da lui.
«Vattene» sibilò lui.
Belle ammutolì, spalancò la bocca per ribattere ma le parole le morirono in bocca; Tremotino si voltò e le dette le spalle: in quel momento, Belle chinò il capo e, fra singhiozzi e lacrime, lasciò il castello. Vagò per la foresta, lontano da colui che tanto amava e da colui che avrebbe voluto salvare. Per quanto? Errò lungo, senza una meta e incapace di concepire qualsiasi pensiero lucido. Cos’era che la faceva ancora camminare? La disperazione o una nuova emozione, quello che chiamavano “istinto materno”? Non lo sapeva ma una cosa era certa: doveva trovare una locanda, una capanna, qualsiasi luogo che andasse bene per crescere suo figlio; sentiva insolitamente freddo, un’orribile sensazione: era come se qualcuno le avesse strappato il cuore e l’avesse lasciata stramazzare a terra. Perché? Perché Tremotino era stato così sciocco, così paranoico, così debole? La sua salvezza era lì, a portata di mano; ora, come una candela dalla fiamma fioca che viene spenta da un alito di vento appena percettibile, era scomparsa. Soffocò un singhiozzo di disperazione e si strinse al suo mantello. All’improvviso, sulla ghiaia del sentiero su cui stava camminando, vide qualcosa: un uomo, avvolto dal mantello nero, giaceva riverso. Con il cuore in gola, Belle accorse: il volto era rivolto verso il basso e coperto da delle mani sudice, impossibile da riconoscere.
«Signore, state bene?» domandò Belle
«Aiutatemi, vi prego» mormorò l’uomo flebilmente
«Avete bisogno d’aiuto?» domandò ancora Belle, facendo alzare l’uomo, il quale era coperto da un cappuccio. «Cosa desiderate?»
«Voi».
Ella non ebbe il tempo di dire nemmeno mezza sillaba che l’uomo le sfiorò la fronte con la punta delle dita: roteò gli occhi e crollò a terra come una marionetta a cui erano stati tagliati i fili; l’uomo non fece a meno di inarcare le labbra in un enigmatico sorriso: l’aveva trovata, finalmente; le genitrice della disgrazia. La prese fra le braccia e, intonando una canzone dall’idioma ignoto, scomparì fra i boschi.
 
 

Storybrooke – Presente

 
Regina esibì un sorriso di trionfo.
Tutti i suoi poteri finalmente erano ritornati a lei e Storybrooke era di nuovo sotto il suo potere. Il potere, com’era insolitamente leggero il potere: la sensazione di distruggere con uno schiocco delle dita, di cancellare una persona dalla faccia della terra con un semplice cenno della mano. Il potere, nessuno l’aveva maneggiato come aveva fatto lei: sia nella Foresta Incantata che a Storybrooke era sempre lei, la temuta e potente Regina. Attraversò la sala comunale a passi lenti, con la testa alta e l’andamento fiero e regale verso una sedia solitaria a ridosso di una parete: lo schienale, di velluto rosso, era alto, i braccioli di legno scuro finemente decorati; Regina vi si sedette con compostezza e contemplò il paesaggio deserto innanzi a lei: ora era tutto suo, niente poteva fermarla. Poi, i suoi pensieri, rivolti verso l’inebriante sensazione di successo dal suo cuore eccitato, fluirono verso l’immagine del viso contrariato di Henry. Già, Henry. Tutto ciò che aveva fatto era stato per il suo bene, non sarebbe riuscito a capirlo: più di tutti, invero, aveva compreso la sua natura ancora prima che la Salvatrice spezzasse il sortilegio; la sua era una mente aperta e intuitiva: lui solo, ironia della sorte, un bambino di appena undici anni, era stato capace di darle testa.
I suoi pensieri furono interrotti quando le porte della sala furono spalancate fragorosamente: sulla soglia v’era un uomo alto, dalle spalle larghe e dal fisico massiccio, aveva una barba incolta, la chioma era nera e corta, con qualche capello grigio; i suoi occhi erano il particolare più importante: grigi, lucenti di perspicacia, freddi, acuti. Quando lo vide, lo riconobbe subito.
«Voi» mormorò Regina senza nascondere una nota di stupore e di sgomento. «Cosa ci fate qui?».
L’uomo alzò pigramente una mano e le porte si richiusero subito; l’uomo avanzò a larghi passi verso Regina per poi fermarsi a qualche centinaio di metri di distanza. La sua voce, grave e profonda, risuonò in tutta la stanza.
«Sto cercando una persona»
«Una persona?» ripeté meccanicamente Regina, alzandosi in piedi. «Chi, di grazia?».
L’uomo allungò un braccio verso di lei e strinse la mano sino a darle una forma concava: Regina sgranò gli occhi e si portò le mani alla gola; mentre annaspava, fu sospinta contro il muro da una forza invisibile. L’uomo si avvicinò a lei e ghignò, le accarezzò i capelli e sussurrò:
«Sai benissimo di chi»
«Non so di cosa stiate parlando» mormorò Regina, divincolandosi
«Oh, io penso che invece tu lo sappia» replicò l’uomo. «Dimmi dov’è».
Regina scosse energicamente il capo; la sua riserva di ossigeno andava a esaurendosi: la vista iniziò ad annebbiarle e delle macchie bianche si spandevano sempre di più sulla sua visuale quand’ecco vide l’uomo appoggiare l’altra mano libera sulla sua fronte. Avvertì una sgradevole sensazione, come se il vuoto si espandesse dentro di lei e una mano invisibile s’inoltrasse nella sua mente: tutti i ricordi sfrecciarono davanti a lei, nitidi e reali come non mai.
Henry! Dove sei stato?…Signorina Swan, dobbiamo parlare…Daniel, no!…Perché l’avete fatto?…Rimpiango di non aver causato altro dolore, miseria e morte!…Odio quando usate su di me la magia, madre…E rimpiango in ogni fibra del mio essere…!…Lei è un bastardo…Lo so, ma te lo meriti lo stesso…di non aver ucciso Biancaneve!…Biancaneve, sai cos’è un segreto?…Mi dispiace, padre…Salve, madre…L’amore è debolezza…
La sensazione di vuoto sparì in un attimo: l’uomo barcollò all’indietro e l’incantesimo svanì; Regina cadde rovinosamente a terra e iniziò a tossire, l’altro che si appoggiava alla parete, pallido come un cadavere. Regina scosse il capo per affluire il sangue al cervello e si alzò faticosamente in piedi; quando si fu ripresa del tutto, vide l’uomo ansimare e portarsi una mano sulla fronte, visibilmente madida di sudore.
«Un Incantesimo di Lettura» disse Regina con il fiato corto. «Molto raro. Ma da voi c’era da aspettarsi qualsiasi cosa, persino questo»
«Non mi provocare, Regina» sibilò l’uomo. «Ti avrà addestrata l’Oscuro ma io posso sovrastarvi tutti e due messi insieme; è un bene per te che tu non abbia mentito»
«Oh, lo so bene» ridacchiò Regina. «Tuttavia, mi piacerebbe tanto sapere chi sia questa persona che state cercando così alacremente»
«Non sono affari tuoi» ghignò l’uomo. «Ed è bene per te che continuino ad esserlo. Sai a cosa succede a tutti quelli che mi mettono i bastoni fra le ruote?»
«Lo so» sospirò Regina
«Perfetto» disse l’uomo
«Toglietemi una curiosità: perché vi siete rivolto a me?»
«Non è ovvio? Sei il sindaco, o almeno lo sarai per poco».
Gli occhi di Regina si ridussero a due fessure che fulminarono l’uomo con lo sguardo; si avvicinò a lui e gli chiese fra i denti:
«Cosa vorreste dire?»
«Quella folla» rispose l’uomo indicando l’esterno con un cenno del capo. «Gioca a freccette con il tuo ritratto, sai?»
«Mh, di quella plebaglia non me ne importa un bel niente» disse Regina. «Ma sapete cosa m’importa? Una persona della sua stazza che si mette a cercare una persona; deve essere molto importante per voi, non è vero?»
«Lo dico per l’ultima volta, Regina» sibilò l’uomo con il suo viso distante di pochi centimetri da quello di Regina. «Non ti contrapporre fra me e la mia preda se non vuoi che ti schiacci come uno scarafaggio; vuoi renderti utile? Va’ a dire in giro che mi chiamo Isaac Wilde, un…vediamo…imprenditore di passaggio. Sai, non sarebbe conveniente per me delle persone che mi stiano attorno a causa della mia…chiamiamola fama»
«Sarà fatto» dichiarò Regina, abbozzando un sorriso.
L’uomo socchiuse appena gli occhi che suonava quasi come un ultimo avvertimento, poi si voltò e, spalancate le porte con un appena percettibile gesto della mano, uscì dall’edificio. Regina si mise le mani suoi fianchi e rimase a fissare la soglia.
“Cos’è che stai cercando?” si domandò. “Chi è la preda?”.
 
 
* Questa citazione abbonda di mielosità e perciò l’autore ha dovuto iniettarsi una notevole dose di insulina per smaltire tutti gli zuccheri [TNR]
** Ok, decisamente troppa mielosità. Regia, dove cavolo è l’insulina?! Tra poco diventerò diabetico… [TNR]
 
NOTE DELL’AUTORE
Ciao a tutti io sono Ottavia altrimenti conosciuta su EFP come PiccolaRumple, il mio compare invece è Costante (The New Riddler).Per cominciare complimenti a tutti se siete arrivati fin qui.
Allora mi sembra opportuno fare un po’ di chiarimenti. Ci tengo a precisare che questa è una fan fiction non a quattro ma a tre mani perché chi scrive materialmente le storie è Costante, io invece correggo le bozze,scrivo le note dell’autore e ovviamente sono stata parte attiva nella stesura della trama. L’idea per questa storia è nata dal ‘’matrimonio’’ dei nostri scleri mentali, avvenuto un pomeriggio mentre tornavamo a casa dalla stazione, non scenderò ovviamente nei dettagli dei sopracitati scleri per non rovinarvi la sorpresa.
Bene spero che questo primo capitolo vi sia piuaciuto. Ringrazio tutti quelli che hanno letto e soprattutto chi deciderà di lasciarci una recensione :)
 
RumpleRiddler
 
P.s: visto la mole considerevole di studio che abbiamo siamo spiacenti di non poter garantire una certa regolarità negli aggiornamenti.
 
  
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