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Autore: Giulia23    09/11/2013    12 recensioni
Tyler ha preferito la vendetta al suo amore per Caroline ... chissà chi non si farà scappare l'occasione per fare una visitina a Mystic Falls! =) Ecco a voi un pezzettino : < Che ci fai qui?> domandò istintivamente la vampira, con aria scioccata.
< Mi ferisci Caroline, dopo tanto tempo nemmeno un abbraccio per salutare il tuo vecchio amico?> la schernì l’ibrido mantenendo la posizione equivoca e fin troppo ravvicinata in cui si trovavano.
< Ma smettila!> squittì quasi Caroline prima di illuminare il suo volto con un sorriso mozzafiato. Dopo lo shock doveva ammetterlo … tutto quello che sentiva era gioia. Non sapeva perché ma era felice di quella visita a sorpresa. < Così va meglio. Mi sei mancata anche tu.> osservò Klaus con la sua aria da seduttore.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline\Klaus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve ragazze, eccomi tornata in pista con una short Klaroline! Volevo fare una one shot … ma le mie capacità riassuntive fanno evidentemente schifo! =D La storia sarà di tre o quattro capitoli ed aggiornerò una volta a settimana. Spero tanto che vi piaccia! Se si, avremo un capitolo numero 2! È ambientata dopo la 5x05 di TVD. Tyler l’ha appena lasciata per inseguire la sua sete di vendetta e Caroline … beh è la nostra Caroline, reagisce a modo suo ;)! Non so cos’altro dirvi quindi … Buona lettura!
 
 
 
Non poteva credere che lo stava facendo. Aveva promesso a se stessa di smetterla ed invece eccola lì… pronta ad assassinare chiunque le avrebbe impedito di portare a termine la sua “missione”.
 < Caroline non credi che per finire in bellezza le feste di autunno ci servirebbe qualcosa di più … non so, moderno?> le ripetè per l’ennesima volta la bionda ossigenata del terzo anno.
La vampira alzò gli occhi al cielo e cercò di mantenere la calma.  < No Annabeth, il consiglio studentesco ha votato e a loro è piaciuta la mia proposta, quindi se hai qualcos’altro da dire perché non vai a lamentarti dalle personcine che non hanno approvato la tua idea di metterci tutte in bikini? > le disse con aria falsamente dolce, prima di scandagliare a fondo la sala ricevimento dell’università. Era quasi tutto pronto per la festa, ma era la perfezione ciò a cui lei aspirava.
Annabeth la fulminò con lo sguardo e si portò le mani sui fianchi. In quel momento Caroline si chiese per l’ennesima volta quel giorno perché aveva deciso di invischiarsi di nuovo nella preparazione dei mega-eventi scolastici! Tutta colpa della sua stupida mania del controllo. Il fatto che Tyler l’avesse lasciata non l’aveva influenzata affatto! Insomma … poteva trovare tante cose con cui impegnare il cervello, partendo da Stefan che non ricordava più nulla e si fidava solo di lei, non aveva di certo bisogno di organizzare quella festa!
 < Senti, matricola, il fatto che tu abbia avuto una buona idea, una volta nella tua patetica vita non vuol dire che sei l’organizzatrice qui. Comincia a portarmi un po’ di rispetto.> la voce stridula di quell’oca giuliva la risvegliò dai suoi pensieri. Quella insulsa ragazza le aveva appena parlato in quel modo?
Caroline l’afferrò per le spalle con poca grazia ed incatenò il suo sguardo a quello di Annabeth.  < Adesso tu la finirai di fare la cretina e metterai un po’ di sale in zucca. Il tema della festa ti piace molto e non vedi l’ora di renderti disponibile per darmi una mano. Ah e visto che ci siamo, la smetterai di darti tante arie da prima donna e comincerai a trattare bene le persone che ti stanno affianco, ci siamo capite?> le domandò sottovoce la vampira, mentre le sue pupille tornavano a rimpicciolirsi.
Annabeth la fissò per un attimo con aria scombussolata, ma ben presto un sorriso smagliante comparve sul suo piccolo e fin troppo perfetto viso.
 < Caroline, come posso aiutarti per la festa?> le domandò con aria gentile ed entusiasta.
 < Va a comprare ghirlande di fiori di pesco, mi raccomando solo di pesco e poi fatti aiutare da qualche aitante uomo per appenderle alle pareti.> le ordinò Caroline con un finto sorriso.
 < Oh come sei divertente Care! Vado subito.> e detto questo la coda di cavallo di Annabeth la colpì quasi sul viso mentre si voltava in fretta e furia per andare a compiere il suo dovere.
 < Care?> osservò quasi schifata la vampira. Non l’aveva mica soggiogata affinchè diventassero amiche! Troppa confidenza. Bleah …
 < Vedo che la tua moralità vacilla in mia assenza amore, forse ho fatto bene a tornare.> osservò con nonchalance la voce sensuale e fin troppo inglese che proveniva dalle sue spalle.
Caroline si voltò di scatto, non poteva credere che fosse lui! Quando si ritrovò a un centimetro dal suo sorriso sornione, capì che non aveva avuto alcuna allucinazione uditiva.
 < Che ci fai qui?> domandò istintivamente la vampira, con aria scioccata.
 < Mi ferisci Caroline, dopo tanto tempo nemmeno un abbraccio per salutare il tuo vecchio amico?> la schernì l’ibrido mantenendo la posizione equivoca e fin troppo ravvicinata in cui si trovavano.
 < Ma smettila!> squittì quasi Caroline prima di illuminare il suo volto con un sorriso mozzafiato. Dopo lo shock doveva ammetterlo … tutto quello che sentiva era gioia. Non sapeva perché ma era felice di quella visita a sorpresa. Un attimo! Tyler! Oddio, Tyler era andato in cerca della sua vendetta ed ora Klaus era qui da lei … doveva esserci una connessione, per forza. Forse lo ha ucciso e … oddio no!
 < Così va meglio. Mi sei mancata anche tu.> osservò Klaus con la sua aria da seduttore. Accennò un sorrisino malizioso, che formò un’invitante fossetta all’angolo della sua bocca ed inclinò la testa, incatenando i suoi magnetici occhi blu a quelli celesti di Caroline.
 < Non ho mai detto che mi sei mancato, a dire la verità non mi ero nemmeno accorta che te ne fossi andato.> osservò con voce titubante la ragazza, decisa a non dare alcuna soddisfazione all’ibrido. Non sapeva perché ma tutto d’un tratto si sentiva terribilmente nervosa, ma doveva mantenere le apparenze. Potevano essere l’unica cosa che la separavano da una terribile notizia che non avrebbe mai voluto sentire.
 Klaus scrollò la testa, non era cambiata. Sempre pronta a tenergli testa, a non dargliela mai vinta. Era così strano rivederla, averla lì a pochi centimetri da lui senza poterla toccare, come avrebbe voluto. Caroline faceva parte della sua vita prima delle trame di New Orleans, era come una boccata d’aria fresca poterla di nuovo vedere. Con lei aveva potuto godere di quell’unico spiraglio di luce che aveva illuminato la sua oscurità dopo quasi mille anni.
 < Non so perché ma non fatico a crederti.> osservò Klaus, stando allo scherzo. Caroline gli rivolse un sorriso sincero e un po’ imbarazzata fece un passo indietro. Aveva la testa sovraccaricata di informazioni e pensieri ed il profumo fresco di Klaus non la stava affatto aiutando a ragionare.
 < Allora, non mi hai detto cosa ci fai qui, amico.> disse la vampira, mettendo volutamente maggior enfasi sulla parola “amico”. Un dettaglio che a Klaus non sfuggì affatto, così come notò il tono stridulo della voce di Caroline. Si stava guardando nervosamente intorno, come se … avesse paura di lui. La cosa non potè non ferirlo.
 < Ho saputo di Bonnie … So di essere scomparso in questi mesi, ma dati i numerosi problemi che sto cercando di risolvere a New Orleans non ho trovato il tempo per adempiere ai miei doveri di “amico”. Ho creduto di dover fare ammenda, volevo aiutarti ma a quanto pare non gradisci la mia vicinanza.> disse con così tanta naturalezza da far sembrare l’intera faccenda assolutamente nella norma.
Caroline si sentì mancare il respiro, faceva davvero così schifo quanto si trattava di mantenere la calma, di mentire?
 < No, no… Klaus se siamo davvero amici, dimmi qual è il vero motivo per cui sei venuto qui. > ordinò la ragazza con tutto l’autocontrollo che le era rimasto. Doveva odiare Tyler, e forse una parte di lei lo stava facendo ma non poteva saperlo morto. Soprattutto non poteva essere stato Klaus a farlo, avrebbe significato … non poterlo perdonare. Mai.
E lei non voleva farlo, lei voleva … non sapeva nemmeno lei cosa desiderasse, sapeva solo che voleva smetterla di odiarlo, di avere paura di lui. Voleva con tutte le sue forze potersi fidare di Klaus.
 L’ibrido si avvicinò a lei, veloce, sensuale … la fece rabbrividire. La prese per un braccio e la portò con sé tra gli scaffali della libreria che arricchiva il magnifico salone.
 < Non sarò qui a disquisire su come sia stato difficile venire a Mystic Falls da solo, per meglio dire non seguito, non sottolineerò nemmeno il fatto che vederti tremare davanti a me, mi rende … diciamo nervoso. Ma una cosa posso assicuratela amore, se sono qui, sono qui per te.> il tono serio e scocciato della sua voce era accompagnato da quello sguardo guardingo e autoritario con il quale la stava incatenando a lui. Ma quelle parole … come poteva avere paura di lui in quel momento?
 < Hai visto Tyler?> gli domandò lei con aria di sfida, contraccambiando quello sguardo profondo ed intenso che le stava riservando.
 < Si, non è stato proprio un incontro piacevole devo ammettere, soprattutto dopo aver saputo quello che ti ha fatto.> rispose piccato Klaus. Era davvero tornato per lei e l’unico motivo per il quale aveva temporaneamente omesso il nome di quel viscido omuncolo era per solo tatto.
Non sapeva perchè ma un grande peso si sciolse dal suo petto, lasciandola libera di respirare. Non voleva mentire a Klaus un’altra volta, ma non poteva certo avvisarlo della congiura di Tyler.
 < Vuoi dirmi che non hai gongolato quando hai saputo che Tyler mi aveva mollata?> osservò piccata Caroline mentre stringeva il blocco degli appunti contro il petto. La mano di Klaus che fino a quel momento stringeva possessiva il braccio della ragazza, la lasciò andare.
 < Non mi piace saperti infelice, quindi no Caroline. > osservò  con aria dura l’ibrido, ma lei aveva imparato a leggere oltre quella cortina di ferro che Klaus aveva abilmente imparati a costruirsi. Non era solo arrabbiato, lei lo aveva ferito, dubitando di lui.
La vampira si pentì immediatamente delle sue parole, non era giusto riversare la sua rabbia ed il suo dolore su Klaus ma non aveva saputo trattenersi. In quei giorni era stata scontrosa e scorbutica con tutti, persino con l’innocente Stefan.
 < Non volevo … Klaus, scusa. > sussurrò Caroline posando la mano sul braccio di Klaus per stringerlo amorevolmente e catturare così la sua attenzione. Voleva che la guardasse negli occhi, per fargli capire che lei non mentiva. Si era sempre dimostrato molto bravo nel comprenderla.
 < Non mi chiedi se l’ho ucciso?> domandò con tono quasi sadico Klaus, accennò un sorriso sinistro all’angolo della bocca e la fissò. La fissò così intensamente da farla sentire quasi nuda. Le iridi color blu oltremare di Klaus si muovevano freneticamente a destra e sinistra, per affogare negli occhi di lei.
La stava mettendo alla prova.
 < Tu non lo hai ucciso, non ho bisogno di farti questa domanda.> disse Caroline sostenendo il suo sguardo. Ed era vero, ogni parte di lei le stava urlando di fidarsi di Klaus.
 Lui aveva messo Caroline davanti alla vendetta. Non aveva mai inseguito Tyler, non lo aveva ucciso. No, Klaus lo aveva graziato …  e lo aveva fatto per lei.
 < Ho quasi ceduto. Desideravo spezzare il suo collo con così tanta forza, ha cercato di fare del male alla mia famiglia, mi ha confessato di averti lasciata per colpa mia … quanto volevo stringere la presa e staccargli la testa. > sussurrò più a se stesso, che a Caroline. Gli occhi di Klaus erano vitrei, la sua espressione furibonda, era immerso in quel ricordo che fece rabbrividire la vampira.
Un contatto caldo contro la sua guancia lo fece tornare alla realtà. L’espressione persa e furente lasciò il posto alla meraviglia quando si accorse che quel calore era prodotto dalla mano di Caroline che lo obbligava a guardarla con una dolce carezza.
 < Ma non lo hai fatto, questo è l’importante.> disse la ragazza legando i suoi occhi a quelli di Klaus. Gli sorrise, provata. Era sincera.
 < Caroline.> sussurrò Klaus sorridendo per la prima volta da ormai troppo tempo. Sollevò una mano per accarezzarle il viso come lei stava facendo con lui e ci riuscì. Caroline non si tirò indietro, ma gli sorrise con gli occhi lucidi.
Cosa diavolo stava facendo? Era così felice di non essersi sbagliata su di lui, si sentiva così commossa per quello che Klaus non aveva fatto. Lui poteva essere salvato, se non da tutti almeno da lei.
Caroline indietreggiò, interrompendo quel momento così colmo di emozioni da spezzarle il fiato. Cosa aveva pensato? Lei poteva cambiarlo? Oddio stava impazzendo.
 < Ti senti bene, amore?> le domandò gentilmente Klaus, mentre lei guardava in ogni direzione fuorché la sua. Grazie al cielo, lì tra gli altri scaffali della libreria nessuno aveva potuto assistere  a quella scena.
Caroline annuì ed uscì a passo svelto da quel luogo, per ritrovarsi di nuovo nel salone. Klaus la seguì, un po’ lusingato e un po’ amareggiato dal suo comportamento.
 < Quindi sei tornato per starmi affianco. Ottimo, cioè no, non lo è. È strano a dire il vero … È solo che sbuchi così dal nulla dopo mesi ed io … credevo che non ti avrei mai più rivisto, tutto qui.> confessò infine la ragazza,  sproloquiando in preda ad una crisi nervosa mentre si guardava la punta delle scarpe.
 < Stando alle mie fonti hai passato un’estate piacevole e priva di problemi, ma ora Tyler, Bonnie … Stefan. Ho pensato che avessi bisogno di me.> disse Klaus, facendosi di nuovo vicino a lei. Era così preoccupato … aveva davvero mollato tutti gli affari, a quanto pare rischiosi, che aveva a New Orleans solo per vedere come stava? Per starle affianco?
La cosa più strana ed inquietante era che … si sentiva davvero più leggera e rilassata ora che lui era con lei. Il suo cavaliere in armatura scintillante sempre pronto ad aiutarla. Per carità l’armatura era sporca di sangue, parecchio sangue. Fresco, incrostato, sangue umano, di vampiri, lupi mannari e ibridi … ma era pur sempre un’armatura e poi se davvero erano diventati amici anche lei aveva dei doveri verso di lui. Perché no? Poteva aiutarlo a ripulire quell’armatura ormai incrostata e sepolta da centimetri, per non dire metri, di solitudine e rabbia.
 < Non gongolare troppo la mia vita era fuori controllo, anche con te nei paraggi.> osservò disinvolta la ragazza. Un attimo, fonti …
 < Mi hai fatta spiare?> urlò quasi Caroline, attirando l’attenzione delle persone nella stanza.
 < Calmati amore, era solo per il tuo bene.> ammise senza problemi Klaus.
 < Ah! Cosa? Ah … oddio, sei uno psicopatico!> squittì la ragazza afferrando dalle mani di una delle ragazze che la aiutava con i preparativi un centro tavola, per posarlo nel modo giusto. La ragazza la guardò spaesata e Caroline non la degnò nemmeno di uno sguardo tanto era infuriata con Klaus.
 < Diciamo solo che tengo nel sapere al sicuro le persone che … > ma non finì la frase. Klaus si avvicinò a lei e l’accarezzò. Di nuovo. Caroline riuscì benissimo ad avvertire la scia di fuoco che il tocco dell’ibrido lasciava su di lei, ma deglutì e si costrinse a mantenere il controllo.
 < Sei comunque uno psicopatico.> bofonchiò con la voce spezzata la vampira. Voleva apparire forte e per nulla turbata dall’affetto che Klaus le stava dimostrando, ma non ci stava riuscendo molto bene.
La cosa fu evidente quando Klaus scoppiò quasi a ridere.
Caroline sbuffò, spazientita e si allontanò da lui per andare a posare il suo prezioso block-notes su uno dei tavolini dell’immensa sala studenti, dove sarebbe avvenuto il ballo, l’indomani.
 < Lo prenderò come un complimento.> le disse con aria seducente l’ibrido mentre colmava nuovamente la distanza che Caroline aveva interposto tra di loro.
Ma cos’aveva quell’uomo? Un problema con gli spazi personali? Pensò Caroline mentre si ritrovava incastrata tra il tavolino ed il petto marmoreo dell’ibrido.
 < Klaus?> domandò allarmata la ragazza, mentre si ritrovava a fissare quegli occhi così profondi da farle girare la testa.
L’ibrido accennò un sorriso malizioso, il suo respiro caldo le stava bruciando la pelle e la sensazione del suo corpo caldo contro di lei, cominciava a sortire effetti che Caroline stava cercando di reprimere con tutta se stessa.
 < Non illuderti amore, non ho intenzione di prenderti contro la tua volontà.> sussurrò avvicinando le sue labbra carnose all’orecchio di Caroline.
 < Ma non ho mai detto che intendo rispettare la tua privacy.>  Caroline era pronta a rispondere per le rime, ma capì tutto d’un tratto che l’ibrido non si stava riferendo solo alle sue manie da stalker. Lo capì quando vide Klaus allontanarsi da lei con il suo block-notes tra le mani.
 < Ehi! Ridammelo!> gli urlò contro la ragazza mentre cercava di convincere le sue gambe a muoversi, per seguirlo. Non lo avrebbe di certo mai ammesso ad alta voce, ma la vicinanza di Klaus la stava letteralmente stordendo.
 < Vedo che la tua ossessione per il controllo non è scemata affatto. Hai preso le misure in centimetri per le tovaglie?> domandò Klaus mentre sfogliava con disinvoltura il quaderno, cercando di non scoppiare a ridere.
 Stava ridendo di lei? Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso, Caroline si avventò su di lui, intenta a recuperare il suo prezioso tesoro a costo della vita, ma tutto ciò che ottenne fu una sonora risata.
 < Se vuoi la perfezione devi essere pignola, ma poi perché devo spigare certe cose a te?> gli squittì contro la ragazza mentre Klaus la teneva a distanza, frapponendo il suo braccio tra lei ed il quaderno.
Ed eccolì qua a scherzare come due bambini come avevano fatto il giorno del loro primo, forzato appuntamento.
 < Quindi osservare che stai cercando di affogare i tuoi pensieri in questo progetto, sarebbe una bugia?> la schernì con tranquillità l’ibrido.
 < Ora basta!> gli gridò quasi contro Caroline, cercando di superare il suo braccio. Riuscì a scostarlo, ma il fatto che Klaus si voltò prontamente, lasciandola senza alcun punto d’appoggio, la portò a precipitare rovinosamente.
Una mano forte l’afferrò proprio sopra la vita, avvolgendola ed in un attimo si ritrovò stretta a Klaus.
L’ibrido teneva ancora con l’altra mano il block-notes lontano da lei, mentre con l’altra la stritolava in una presa possessiva che la faceva sentire … stranamente al sicuro.
 < Vedo con piacere che stai perdendo anche le tue abilità motorie.> osservò divertito Klaus, felice di essere riuscito con quella scusa a stringerla a sé per la prima volta.
 < Hai intenzione di mollarmi o vogliamo ballare un tango?> sbuffò fuori Caroline senza notare che le sue mani erano ancorate alle toniche braccia di Klaus.
Klaus rise sommessamente ed allentò la presa, ad un’occhiataccia della vampira le restituì il prezioso oggetto che le aveva rubato.
 < Il 1600, come mai questo tema? >  le chiese all’improvviso Klaus.
 < Mi è sempre piaciuta la storia, certo la parentesi della caccia alla streghe non è tra le mie preferite, ma   visto che sto seguendo un corso sulla letteratura inglese dell’epoca … ho pensato di diventare dittatoriale e fare a modo mio. Sono al college e sono l’organizzatrice e poi non so … a volte è bello fuggire dalla realtà anche per una sola sera. E cosa c’è di meglio di un ‘epoca totalmente diversa dalla nostra per farlo?> si sentiva una bambina a confessare quelle cose stupide e frivole ad un vampiro millenario, ma le era sembrato giusto aprirsi con lui.
 < Saresti stava una splendida dama.> osservò quasi incantato Klaus mentre le sorrideva. E fu lì che Caroline capì. Il mondo sembrò fermarsi, non c’era niente al di fuori di quel viso. Riusciva a farla sentire così speciale, così compresa che ogni parte di lei dimenticava quello che aveva fatto in passato. Ma era solo un attimo, poi doveva tornare alla realtà.
 < E voi uno splendido Messere, ne sono sicura.> ironizzò Caroline facendo un piccolo inchino all’ibrido.
Klaus si coprì la bocca con un pugno, per nascondere la sua risata ed i suoi occhi si illuminarono di una nuova scintilla.
 < Vi ringrazio per il complimento. Potrei arrischiare a chiedervi di essere la mia accompagnatrice per il ballo di domani sera? So che la donna che lo ha organizzato è bella quasi quanto voi e sarà alla festa, vorrei tanto conoscerla.> disse l’ibrido in perfetto accento inglese, inchinandosi platealmente davanti a lei.
Caroline scoppiò a ridere, notando le occhiate incuriosite che le ragazze ed i ragazzi del college stavano lanciando a loro due. Dalle grida agli inchini … dovevano sembrare due pazzi.
 < Elena e Damon mi uccideranno, ma c’è di positivo che Stefan sarà d’accordo, tanto non si ricorda di te. Direi che va bene, ma in amicizia Klaus e solo perché non ho un accompagnatore.> osservò con aria rilassata la ragazza.
Klaus si sollevò e scrollò la testa con disappunto.
 < Le tue parole mi lusingano.> disse con aria sarcastica prima di avvicinarsi di nuovo a lei. < Non hai bisogno del permesso di nessuno Caroline. È la tua vita, sono un tuo amico perché mi hai permesso di diventarlo. Siamo io e te, quello che pensano gli altri dovrebbe influenzarci? Smettila di pensare che non puoi farcela da sola, smettila di preoccuparti del parere dei tuoi amici e comincia a vivere la tua vita come vuoi veramente, amore. Sei l’unica persona sulla faccia della Terra che riesca ad insultarmi senza essere sbranata, ma molto di più … sei l’unica persona che non ha paura di me.  Sei una donna forte ed indipendente Caroline, devo solo capirlo. >
Detto ciò le depositò un dolce bacio sulla guancia e si allontanò quel poco per guardarla, era esterrefatta e a bocca aperta ... sembrava una meravigliosa bambina che aveva appena ricevuto un regalo inaspettato.
 < Vado a concludere le mie opere di beneficenza, non preoccuparti per me. Sarò di ritorno presto.> le sussurrò Klaus contro un orecchio, cercando di nascondere un sorriso. Seducente, maledettamente seducente.
Si voltò guardandola per un breve istante negli occhi ed abbandonò la stanza con un sorrisino diabolico sulle labbra.
 < Gli ho detto di si.> bofonchiò Caroline ancora scioccata per … beh per le sue parole, per il suo modo di fare, per il brivido che le aveva attraversato la schiena quando si era avvicinato per darle quel piccolo e casto bacio. Poteva essere davvero così cambiato quando si trattava di lei? Niente più egoismo o costrizioni, solo amicizia e … beh uno spudorato, ma piacevole corteggiamento.
 < Sono matta, oh se sono matta!> e bofonchiando insulti incomprensibili contro se stessa, si diresse in camera sua.
 
 
 
 
Era da praticamente tutto il giorno che non aveva un attimo di pace. Stefan l’aveva chiamata per accertarsi che quello strano tipo di nome Niklaus avesse veramente fatto parte della sua vita e Caroline aveva passato venti minuti al telefono con lui spiegandogli che no, anche se quello “strano ibrido borioso” – così il vampiro lo aveva definito - era stato per lungo tempo la sua nemesi, non doveva ucciderlo ora.
“Diavolo Klaus, ma dovevi proprio raccontargli tutto, tutto!” bofonchiò mentalmente la ragazza mentre con una mano afferrava la cesta nella quale erano riposte venti ghirlande e con l’altra teneva quel maledetto cellulare.
E quella era stata l’ultima volta che aveva sentito pronunciare il nome di Klaus.
Il resto della giornata non passò in fretta come aveva sperato. C’era stato un problema con il suo vestito e con quello di Stefan, con le decorazioni e con Dio sa cos’altro.
Caroline uscì dalla macchina sbuffando pesantemente. Richiuse lo sportello con forza, ma notò di aver lasciato le ghirlande sul sedile del passeggiero.
 < Ah… maledizione!> imprecò la ragazza prima di aprire di nuovo lo sportello. Teneva in mano il suo vestito e quello del suo migliore amico e recuperare anche quell’immensa cesta non fu affatto facile.
Quando finalmente dopo contorsioni varie, non aveva la minima voglia di fare il giro della macchina ed aprire l’altro sportello, riuscì a recuperare anche i fiori , batté la testa contro il tettuccio della macchina.
 < Ahu!> mugugnò Caroline uscendo da quel tugurio.
Richiuse lo sportello con il fondoschiena e quando si voltò per entrare nel suo dormitorio, per lo spavento fece quasi cadere tutto a terra.
Klaus era ad un passo da lei e la stava guardando con aria divertita. Due invitanti fossette si erano formate agli angoli della sua bocca ed i suoi occhi scintillavano di felicità e… la stava guardando con uno strano senso di possessione e lussuria. Non le piaceva affatto!
 < In difficoltà, amore?> le domandò trattenendo a stento una risata.
 < Ah divertente! Sei un uomo perspicace!> lo schernì Caroline con aria stizzita, prima di superarlo con l’intenzione di non rivolgergli più la parola.
Lo sentì ridacchiare alle sue spalle. Ah! Un giorno di questi lo avrebbe ucciso con le sue mani!
 < Dove credi di andare?> una domanda che sembrò un tantino retorica quando all’improvviso lui apparve a sbarrarle la strada col suo corpo marmoreo.
Caroline lo guardò con astio, senza capire cosa volesse da lei. Era già pronta a controbattere con una battuta velenosa quando Klaus afferrò dalle sue mani l’enorme cesta ed i vestiti, da vero gentiluomo.
 < Stai bene? Ero passato per invitarti a cena fuori, ma mi sembri molto impegnata.> si spiegò con aria rilassata l’ibrido.
Caroline rimase per un attimo a fissarlo, imbambolata dall’espressione serena di quel viso che aveva imparato a conoscere. Era bello vederlo così, era bello averlo nei paraggi. Non era riuscita a capire quanto la sua presenza le fosse mancata, fino a quando non era magicamente riapparso nella sua vita.
 < Grazie … > sussurrò Caroline, accennando un sorriso che lo disorientò. Quel sorriso … era il sorriso più dolce e sognante che lei gli avesse mai rivolto, era solo perché l’aveva aiutata con i suoi pacchi?
Avrebbe dovuto aiutarla con le commissioni molto tempo prima, pensò l’ibrido con un sorriso.
Ma qualcosa mutò nell’espressione di Caroline l’attimo preciso in cui afferrò il suo telefono per leggere un messaggio che le era appena arrivato.
La vide sospirare pesantemente, i suoi occhi divennero all’improvviso lucidi e ripose il cellulare nella tasca senza nemmeno rispondere.
 < Caroline stai bene?> le domandò nuovamente, questa volta con maggiore urgenza.
Era un messaggio di Elena.
 Scusa Care, so che dovevo darti una mano con i preparativi della festa stasera, ma devo restare da Damon. Sto seguendo una pista sul professore psicopatico, forse ci siamo.
 < Vuoi sapere come sto? Continuo a domandarmi come mai le sorelle del Kappa Delta Gamma sono tutte bionde e perché non riescano a capire la differenza tra fiori di pesco e fiori d’arancio! Continuo a domandarmi per quale diavolo di motivo ho deciso di impelagarmi di nuovo in una situazione del genere! E lo so il perchè, lo so … è che … fa troppo male.> sussurrò alla fine Caroline, abbassando il tono della voce e sbattendo freneticamente le palpebre per non far scendere le lacrime.
Si era voltata di scatto, in preda ad una crisi di nervi che aveva finito per diventare uno sfogo. Era solo che … quel messaggio era stata la bastonata tra capo e collo di cui proprio non aveva bisogno quel giorno.
 < Perché Bonnie è morta, Tyler se n’è andato ed Elena è troppo impegnata nella sua assurda missione per essere mia amica ora e … e Stefan non si ricorda nemmeno di me. La sua migliore amica! Ed avrei un bisogno matto di lui ora, ma … ma non c’è! Sono sola! Sola! > urlò Caroline mentre un pianto isterico la costrinse a coprirsi il volto con le mani. Non voleva crollare, aveva provato con tutte le sue forze a non farlo, ma le era stato impossibile. Il modo in cui Klaus la guardava, come si stava prendendo cura di lei. Le aveva fatto desiderare di non vederlo andare più via, l’unico che si curava veramente di lei. L’unico che era lì per aiutarla.
Klaus rimase esterrefatto e profondamente addolorato, a guardarla. Una profonda ruga di preoccupazione gli solcò la fronte e con fare calmo posò a terra la cesta ed il vestito di Caroline.
Era stata forte, era la ragazza più forte che avesse mai incontrato. Si era chiesto più volte come faceva ad andare avanti con la sua vita dopo quello che le era caduto addosso, in un secondo … senza crollare. La risposta era stata facile, era stata forte … fino a quando aveva potuto.
Con una falcata Klaus fu vicino a lei e le posò una mano sul braccio, per catturare la sua attenzione, ma Caroline scattò indietro come se il suo tocco l’avesse ustionata.
Klaus la guardò allarmato e ferito, ma non disse nulla.
 < Non voglio la tua compassione! > cercò di gridare Caroline tra le lacrime. Ed era vero, era crollata davanti a lui, a lui! Come una ragazzina, il minimo che poteva lasciarle fare, era non compartirla.
Klaus la fulminò con lo sguardo e senza aprire bocca si avvicinò di nuovo a lei, le sollevò il viso portando l’indice sotto il mento di lei e la inchiodò a sé col suo sguardo.
 < Non ti sto compatendo.> disse con voce sicura e perentoria e detto questo l’afferrò per la vita e con forza la strattonò a sé, per abbracciarla.
Un abbraccio che era stato più un’imposizione, un comando, ma per la prima volta Caroline non aveva voglia di controbattere.
Affondò il viso nel petto di Klaus e continuò a piangere, lasciandosi avvolgere dalle sue braccia.
Klaus la strinse più forte che potè, posando il mento sulla nuca di lei. Le accarezzò i capelli e si maledisse per non essere in grado di fare altro. Avrebbe voluto spazzare quelle lacrime, avrebbe voluto poter riportare in vita Bonnie, strappare il cuore di Tyler ( questo forse a Caroline non sarebbe piaciuto poi tanto, ma vederla piangere per quell’invertebrato acuiva il suo desiderio di vendetta), costringere Elena a starle affianco, ridare la memoria a Stefan … ma non poteva fare nulla di tutto quello. Poteva solo essere lì, con lei … per lei.
Era ora di cena e quasi nessuno era nel cortile ad assistere a quella scena, così Klaus decise di restare lì. In piedi al centro di quel piccolo giardino, stretti l’uno all’altra. Soffrendo per ogni sua lacrima, per ogni suo singhiozzo disperato. Soffrendo perché l’avevano lasciata sola e lui era tornato troppo tardi.
  
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