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Autore: vocalista91    23/04/2008    5 recensioni
Shun non era un tipo curioso. No, davvero. O almeno non aveva mai avuto l’occasione di esserlo: su cosa avrebbe potuto indagare per puro diletto, un orfano destinato a diventare Saint di Athena? Inoltre la sua timidezza, il suo tatto ed il suo non voler infastidire gli altri, lo rendevano poco propenso allo scoprire qualunque cosa riguardasse la vita di persone a lui sconosciute: sarebbe stato ben più che scortese, irritare con pedinamenti e domande insistenti i poveri uomini e le povere donne che mai fossero state vittime della sua voglia di sapere. Così si era abituato alla costante promessa di essere sempre discreto e cauto, ignorando, anche, le situazioni più strane ed ambigue e dato il compito che egli svolgeva…Era piuttosto difficile riuscire a mantenere quell’impegno, ma fino a quel momento ce l’aveva fatta! …Fino a quel momento, infatti.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Andromeda Shun, Eagle Marin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa Fan’s Fiction nasce da una sfida postami da May_Rose in risposta alla mia: crediamo entrambe di migliorare attraverso queste piccole scommesse con pairing al limite dell’assurdo

Questa Fan’s Fiction nasce da una sfida postami da May_Rose in risposta alla mia: crediamo entrambe di migliorare attraverso queste piccole scommesse con pairing al limite dell’assurdo.

Lei è riuscita nell’intento: ora tocca a me.

OooO

Shun non era un tipo curioso.

No, davvero.

O almeno non aveva mai avuto l’occasione di esserlo: su cosa avrebbe potuto indagare per puro diletto, un orfano destinato a diventare Saint di Athena?

Inoltre la sua timidezza, il suo tatto ed il suo non voler infastidire gli altri, lo rendevano poco propenso allo scoprire qualunque cosa riguardasse la vita di persone a lui sconosciute: sarebbe stato ben più che scortese, irritare con pedinamenti e domande insistenti i poveri uomini e le povere donne che mai fossero state vittime della sua voglia di sapere. Così si era abituato alla costante promessa di essere sempre discreto e cauto, ignorando, anche, le situazioni più strane ed ambigue e dato il compito che egli svolgeva…Era piuttosto difficile riuscire a mantenere quell’impegno, ma fino a quel momento ce l’aveva fatta!

…Fino a quel momento, infatti.

E tutto per colpa di Seya: perché gli aveva dovuto rivelare che, quando i Silver Saints avevano preso in ostaggio Marin, uno di essi aveva insinuato che ella poteva essere la sorella perduta tempo fa?

<< Tu hai creduto alle loro parole? >>

<< No! Ma te lo immagini?! Marin, mia sorella?! >> Non riusciva ad immaginarselo, in effetti.

Eppure da quella confessione, il Saint di Andromeda non aveva potuto fare a meno di rimuginarci sopra: teorie su teorie si erano affollate nella sua mente impressionabile.

Altre ipotesi si miscelavano nel suo subconscio riguardo al fatto del suo improvviso interesse a quella faccenda ed alla fine era giunto ad una conclusione a quel lampo di voglia: gli indizi alla possibilità che Marin fosse la sorella di Seya c’erano, in effetti.

Capelli ramati, nata a Nuova Luxor, avente più o meno la stessa età che avrebbe avuto Patricia in quel momento se fosse stata lì con loro ed altre motivazioni varie che non parevano troppo insensate: un nesso logico che le collegava si delineava impercettibile sotto i suoi occhi ogni volta che ci ripensava e tutte le volte, la sua mente richiedeva nuove informazioni con la quale tratteggiare con maggior distinzione tutto ciò che poteva aiutare a slegare la matassa tessuta, come una persona priva di inibizioni e pudore.

E come tale persona si rivolge supplichevole al partner reticente per ricevere più amore, così il suo cervello domandava incessante l’ultima prova alle sue ossessive teorie: voleva il volto di Marin.

-Tu sei completamente folle, mio caro Shun.- Aveva pensato fra sé e sé scuotendo il capo: come poteva permettersi di invadere così profondamente l’intimità di una Sacerdotessa?

Conosceva la dedizione con la quale esse si impegnavano a portare la maschera che le contraddistingueva come guerriere al servizio della Dea e la punizione che spettava a colui che le avesse viste senza di essa: la morte.

Come poteva rischiare un’offesa quasi sacrilega ed una pena così definitiva?

-Decisamente non lo devi fare, Shun.- Aveva concluso sospirando, felice che alla fine il suo buon senso avesse prevalso abbastanza velocemente.

Ma si sbagliava: la pulce nell’orecchio iniziava a diventare molto fastidiosa.

Poteva davvero essere Patricia: lui pareva il solo ad essersene reso minimamente conto. Aveva il dovere di informare il suo amico Pegasus della vicinanza alquanto sconcertante di sua sorella.

-Se fosse davvero Marin, perché non l’ha ancora ammesso? Forse perché non lo è?- La sua parte prudente aveva tentato di adescarlo dalla sua parte con quell’ultimo pensiero.

Invano, ovviamente.

-Potrebbe aver perso la memoria oppure potrebbe essere una sua scelta che dopo spiegherà: non lo posso sapere.- Ed alla fine aveva ceduto a quella straordinaria brama che tutto ad un colpo lo aveva invaso e, spinto da essa, si era ritrovato a pedinare con estrema cautela la donna, aspettando il momento propizio nella quale si sarebbe tolta la maschera che celava la verità.

La sua attesa si prolungò fino a sera inoltrata.

Stanco, stressato dalla continua paura di essere scoperto –cosa avrebbe potuto affermare a sua discolpa, nel caso in cui lo avessero accusato di essere un maniaco o peggio? La sua figura di docile cavaliere sarebbe stata compromessa da azioni atte ad assetare la sua curiosità…Quella maledetta curiosità- ed ormai riluttante a continuare l’inseguimento, si era ritrovato al punto di abbandonare i suoi propositi, quando all’improvviso il fato condusse la probabile Patricia ad un piccolo ruscello, al riparo dai pochi occhi indiscreti che avessero preferito rimanere alzati fino a tarda notte.

Tranne ai suoi, naturalmente.

Un bruciore alle guance ed un vuoto allo stomaco familiare, lo avvisarono che quella era, molto probabilmente, la volta in cui la sua sete di curiosità sarebbe stata sanata e pazientemente attese che ella si guardasse attorno con circospezione per essere davvero certa che nessuno la osservasse –controlli inutili per scoprirlo-, che si accovacciasse sulla riva del fiumiciattolo e si chinasse su di esso per sciacquarsi il viso.

Quel viso che tanto ardentemente aveva cercato di smascherare.

Nel vero senso della parola, avrebbe osato aggiungere.

E finalmente, l’oggetto finemente lavorato con il ferro, venne rimosso dal viso di Marin pronta a lavarsi velocemente il volto accaldato da quella eterna prigionia.

E Shun non ebbe mai sino a quel giorno, una visione talmente incantevole.

Quel viso che tanto impetuosamente aveva agognato in quei giorni per soddisfare la sua bramosia, riducendosi ad un fumo di ragionamenti che lo avevano completamente distaccato dal suo modo di essere allegro e disponibile, era di una bellezza splendida: la fisionomia era delicata, le guance rosee si accostavano graziosissimamente alle labbra sottili e morbide, come il naso greco, gli occhi di un delizioso azzurro cielo e tutto il resto del complesso.

Oh, era notevolmente bella.

Anche se non si sarebbe dovuto sorprendere di una reazione comprensibile, arrossì come un pomodoro quando si ritrovò a pensare di posare su quel quadro di beltà i suoi baci più amorevoli, mentre le sue mani le accarezzavano cortesemente i capelli e quelle squisite guance rosee.

E lo avrebbe fatto per davvero.

-Calmati Shun, non ti soffermare troppo su questa stupen…Su questa occa…Su questa voglia di bac…- Balbettava addirittura nel pensiero per quanto era emozionato: non si aspettava di venir tanto sorpreso dall’aspetto della ragazza, forse perché non immaginava neanche lontanamente che fosse talmente piacevole agli occhi.

Il risultato era stato quel completo impappinamento a livello psicologico e quella vergogna a livello fisico.

-Dannazione, torna in te!- Nonostante i buoni propositi, il suo subconscio gli suggerì di rialzare lo sguardo per bearsi ancora un po’ dello splendore.

Impallidì quando non la vide più sulla riva.

-Ma dove sarà…-

<< Cosa c’è, Saint di Andromeda? Deluso di non poter più scrutare la tua preda? >> La morte si fece strada nel cuore del giovane, mentre si girava verso la voce: Marin era dietro di lui con la maschera nuovamente appoggiata al volto, ma ciò non gli impediva di cogliere un’ondata di rabbia nelle sue parole.

Quella situazione lo ridestò dalle sue fantasticheria, facendogli aumentare il rossore in tutto il corpo e rendendolo partecipe della verità cercata sino a pochi minuti fa: Marin non era la sorella di Pegasus.

Ma come chiarirlo alla sacerdotessa terribilmente infuriata? Cosa avrebbe dovuto pronunciare per salvarsi la faccia dal fatto che si era stregato ad osservarla?

-Buona fortuna, Shun.-

<< Marin, non è come pensi… >> Grandiosa partenza. In senso ironico, s’intende.

<< Osi sentenziare che “non è come penso”? Non credo che tu sia nella posizione per affermare tale cosa…>> Il suo tono di voce era pericolosamente grave ed il Saint di Andromeda aveva il fisico che lottava per diventare o pallido o rosso, il che era tutto un dire sul suo stato attuale.

<< Ti prego, lasciami spie…>>

<< Non ti lascio spiegare un bel niente, mio caro Shun! Ti rendi conto di quello che hai appena fatto?! Mi hai visto in viso e sai esattamente che cosa significa! >> Per la prima volta in quella sera, il ragazzo si svuotò di qualunque altra distrazione che non riguardasse il filo conduttore: avrebbe dovuto lottare con la maestra di Seya.

Doveva assolutamente giungere ad una scappatoia.

<< Ti scongiuro, Marin, ci deve essere senz’altro un altro modo… >> Ella lo interruppe per l’ennesima volta, sfoderando una voce parecchio ironica.

<< Non ci sono altri modi, Saint, dunque preparati… >> Shun chiuse gli occhi per cercare di aumentare la sua capacità di riflessione, ben sapendo che l’unico in grado di farlo era Shaka, ma volle tentare ugualmente: avrebbe dovuto difendersi per salvarsi la vita, ma avrebbe corso il pericolo di ferire seriamente Marin ed a quel punto sarebbe giunto in una strada senza uscite.

Era in trappola.

-No, no! Ci deve essere una maniera per uscirne!- Mentre continuava a scervellarsi per trovare una soluzione plausibile, non si rese conto del rumore di qualcuno che si avvicinava a lui ed il clangore metallico di una maschera buttata a terra.

Fu solo quando sentì una presenza dolce e delicata davanti a lui, che si apprestò a riaprire gli occhi: la visione splendente che aveva visto qualche istante fa, riluceva ora davanti a lui sotto la luce della luna.

Il suo cuore mancò un battito ed il sangue concluse che avrebbe dovuto affluire al viso con parecchia intensità.

Oh Athena, era davvero bella.

<< …Mi sto innamorando di te. >> Le costellazioni del cielo e la luna, furono gli unici spettatori di un bacio dato a seguito di un inseguimento alla curiosità.

Quella benedetta curiosità.

The End.

In tempo per la data che mi ero prefissata, sperando di essere riuscita nell’intento.

Arrivederci, cari lettori!

Vocalista91

  
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