Questa Fan’s Fiction nasce da una sfida postami da May_Rose in risposta alla mia: crediamo entrambe di migliorare
attraverso queste piccole scommesse con pairing al limite dell’assurdo.
Lei è riuscita
nell’intento: ora tocca a me.
OooO
Shun non
era un tipo curioso.
No,
davvero.
O almeno
non aveva mai avuto l’occasione di esserlo: su cosa avrebbe potuto
indagare per puro diletto, un orfano destinato a diventare Saint di Athena?
Inoltre
la sua timidezza, il suo tatto ed il suo non voler infastidire gli altri, lo rendevano poco propenso allo scoprire qualunque cosa
riguardasse la vita di persone a lui sconosciute: sarebbe stato ben più
che scortese, irritare con pedinamenti e domande insistenti i poveri uomini e
le povere donne che mai fossero state vittime della sua voglia di sapere.
Così si era abituato alla costante promessa di essere sempre discreto e
cauto, ignorando, anche, le situazioni più strane ed ambigue e dato il
compito che egli svolgeva…Era piuttosto
difficile riuscire a mantenere quell’impegno, ma fino a quel momento ce
l’aveva fatta!
…Fino
a quel momento, infatti.
E tutto
per colpa di Seya: perché gli aveva dovuto rivelare che, quando i Silver Saints avevano preso in ostaggio Marin, uno di essi
aveva insinuato che ella poteva essere la sorella perduta tempo fa?
<< Tu hai creduto alle loro
parole? >>
<< No! Ma te lo immagini?! Marin, mia sorella?! >> Non riusciva ad immaginarselo, in
effetti.
Eppure da
quella confessione, il Saint di Andromeda non aveva
potuto fare a meno di rimuginarci sopra: teorie su teorie si erano affollate
nella sua mente impressionabile.
Altre
ipotesi si miscelavano nel suo subconscio riguardo al fatto del suo improvviso interesse a quella faccenda ed alla fine era
giunto ad una conclusione a quel lampo di voglia: gli indizi alla
possibilità che Marin fosse la sorella di Seya c’erano, in
effetti.
Capelli
ramati, nata a Nuova Luxor, avente più o meno
la stessa età che avrebbe avuto Patricia in quel momento se fosse stata
lì con loro ed altre motivazioni varie che non parevano troppo
insensate: un nesso logico che le collegava si delineava impercettibile sotto i
suoi occhi ogni volta che ci ripensava e tutte le volte, la sua mente
richiedeva nuove informazioni con la quale tratteggiare con maggior distinzione
tutto ciò che poteva aiutare a slegare la matassa tessuta, come una
persona priva di inibizioni e pudore.
E come
tale persona si rivolge supplichevole al partner reticente
per ricevere più amore, così il suo cervello domandava incessante
l’ultima prova alle sue ossessive teorie: voleva il volto di Marin.
-Tu sei
completamente folle, mio caro Shun.- Aveva pensato fra
sé e sé scuotendo il capo: come poteva permettersi di invadere
così profondamente l’intimità di una Sacerdotessa?
Conosceva
la dedizione con la quale esse si impegnavano a
portare la maschera che le contraddistingueva come guerriere al servizio della
Dea e la punizione che spettava a colui che le avesse viste senza di essa: la
morte.
Come
poteva rischiare un’offesa quasi sacrilega ed una pena così
definitiva?
-Decisamente
non lo devi fare, Shun.- Aveva concluso sospirando,
felice che alla fine il suo buon senso avesse prevalso abbastanza velocemente.
Ma si
sbagliava: la pulce nell’orecchio iniziava a diventare molto fastidiosa.
Poteva
davvero essere Patricia: lui pareva il solo ad essersene reso minimamente
conto. Aveva il dovere di informare il suo amico Pegasus della vicinanza
alquanto sconcertante di sua sorella.
-Se
fosse davvero Marin, perché non l’ha ancora ammesso? Forse
perché non lo è?- La sua parte prudente
aveva tentato di adescarlo dalla sua parte con quell’ultimo pensiero.
Invano,
ovviamente.
-Potrebbe
aver perso la memoria oppure potrebbe essere una sua scelta che dopo spiegherà: non lo posso sapere.- Ed alla fine aveva
ceduto a quella straordinaria brama che tutto ad un colpo lo aveva invaso e,
spinto da essa, si era ritrovato a pedinare con estrema cautela la donna,
aspettando il momento propizio nella quale si sarebbe tolta la maschera che
celava la verità.
La sua
attesa si prolungò fino a sera inoltrata.
Stanco,
stressato dalla continua paura di essere scoperto –cosa avrebbe potuto
affermare a sua discolpa, nel caso in cui lo avessero accusato di essere un
maniaco o peggio? La sua figura di docile cavaliere sarebbe stata compromessa
da azioni atte ad assetare la sua curiosità…Quella maledetta curiosità- ed ormai riluttante a continuare
l’inseguimento, si era ritrovato al punto di abbandonare i suoi
propositi, quando all’improvviso il fato condusse la probabile Patricia
ad un piccolo ruscello, al riparo dai pochi occhi indiscreti che avessero
preferito rimanere alzati fino a tarda notte.
Tranne ai
suoi, naturalmente.
Un
bruciore alle guance ed un vuoto allo stomaco familiare, lo avvisarono che
quella era, molto probabilmente, la volta in cui la sua sete di
curiosità sarebbe stata sanata e pazientemente attese che ella si guardasse attorno con circospezione per essere
davvero certa che nessuno la osservasse –controlli inutili per
scoprirlo-, che si accovacciasse sulla riva del fiumiciattolo e si chinasse su
di esso per sciacquarsi il viso.
Quel viso
che tanto ardentemente aveva cercato di smascherare.
Nel vero senso della parola, avrebbe osato aggiungere.
E
finalmente, l’oggetto finemente lavorato con il ferro, venne
rimosso dal viso di Marin pronta a lavarsi velocemente il volto accaldato da
quella eterna prigionia.
E
Shun non ebbe mai sino a quel giorno, una visione talmente incantevole.
Quel viso
che tanto impetuosamente aveva agognato in quei giorni per soddisfare la sua
bramosia, riducendosi ad un fumo di ragionamenti che lo avevano completamente
distaccato dal suo modo di essere allegro e
disponibile, era di una bellezza splendida: la fisionomia era delicata, le
guance rosee si accostavano graziosissimamente alle labbra sottili e morbide,
come il naso greco, gli occhi di un delizioso azzurro cielo e tutto il resto
del complesso.
Oh, era
notevolmente bella.
Anche se
non si sarebbe dovuto sorprendere di una reazione comprensibile, arrossì
come un pomodoro quando si ritrovò a pensare di
posare su quel quadro di beltà i suoi baci più amorevoli, mentre
le sue mani le accarezzavano cortesemente i capelli e quelle squisite guance
rosee.
E lo
avrebbe fatto per davvero.
-Calmati
Shun, non ti soffermare troppo su questa stupen…Su
questa occa…Su questa voglia di bac…- Balbettava addirittura nel pensiero per quanto
era emozionato: non si aspettava di venir tanto
sorpreso dall’aspetto della ragazza, forse perché non immaginava
neanche lontanamente che fosse talmente piacevole agli occhi.
Il
risultato era stato quel completo impappinamento a livello psicologico e quella
vergogna a livello fisico.
-Dannazione,
torna in te!- Nonostante i buoni propositi, il suo subconscio gli
suggerì di rialzare lo sguardo per bearsi ancora un po’ dello
splendore.
Impallidì quando non la vide più sulla riva.
-Ma
dove sarà…-
<<
Cosa c’è, Saint di Andromeda? Deluso di
non poter più scrutare la tua preda? >> La morte si fece strada nel cuore del giovane, mentre si girava verso la
voce: Marin era dietro di lui con la maschera nuovamente appoggiata al volto,
ma ciò non gli impediva di cogliere un’ondata di rabbia nelle sue
parole.
Quella
situazione lo ridestò dalle sue fantasticheria,
facendogli aumentare il rossore in tutto il corpo e rendendolo partecipe della
verità cercata sino a pochi minuti fa: Marin non era la sorella di
Pegasus.
Ma
come chiarirlo alla sacerdotessa terribilmente infuriata? Cosa
avrebbe dovuto pronunciare per salvarsi la faccia dal fatto che si era stregato
ad osservarla?
-Buona
fortuna, Shun.-
<<
Marin, non è come pensi… >> Grandiosa partenza. In senso
ironico, s’intende.
<<
Osi sentenziare che “non è come penso”? Non credo che tu sia
nella posizione per affermare tale cosa…>> Il suo tono di voce era
pericolosamente grave ed il Saint di Andromeda aveva
il fisico che lottava per diventare o pallido o rosso, il che era tutto un dire
sul suo stato attuale.
<<
Ti prego, lasciami spie…>>
<<
Non ti lascio spiegare un bel niente, mio caro Shun! Ti rendi conto di quello
che hai appena fatto?! Mi hai visto in viso e sai
esattamente che cosa significa! >> Per la prima volta in quella sera, il
ragazzo si svuotò di qualunque altra distrazione che non riguardasse il
filo conduttore: avrebbe dovuto lottare con la maestra di Seya.
Doveva
assolutamente giungere ad una scappatoia.
<<
Ti scongiuro, Marin, ci deve essere senz’altro un altro modo…
>> Ella lo interruppe per l’ennesima
volta, sfoderando una voce parecchio ironica.
<<
Non ci sono altri modi, Saint, dunque preparati… >> Shun chiuse gli
occhi per cercare di aumentare la sua capacità di riflessione, ben
sapendo che l’unico in grado di farlo era Shaka,
ma volle tentare ugualmente: avrebbe dovuto difendersi
per salvarsi la vita, ma avrebbe corso il pericolo di ferire seriamente Marin
ed a quel punto sarebbe giunto in una strada senza uscite.
Era in
trappola.
-No, no!
Ci deve essere una maniera per uscirne!- Mentre
continuava a scervellarsi per trovare una soluzione plausibile, non si rese
conto del rumore di qualcuno che si avvicinava a lui ed il clangore metallico
di una maschera buttata a terra.
Fu solo quando sentì una presenza dolce e delicata
davanti a lui, che si apprestò a riaprire gli occhi: la visione
splendente che aveva visto qualche istante fa, riluceva ora davanti a lui sotto
la luce della luna.
Il suo
cuore mancò un battito ed il sangue concluse
che avrebbe dovuto affluire al viso con parecchia intensità.
Oh
Athena, era davvero bella.
<<
…Mi sto innamorando di te. >> Le costellazioni del cielo e la luna,
furono gli unici spettatori di un bacio dato a seguito di un inseguimento alla
curiosità.
Quella
benedetta curiosità.
The End.
In tempo per la data
che mi ero prefissata, sperando di essere riuscita nell’intento.
Arrivederci, cari
lettori!
Vocalista91