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Autore: Rebychan    10/11/2013    2 recensioni
La caduta della “Prima Generazione” aveva prodotto una preghiera che si era spinta lontano nel tempo raggiungendo la “Decima” e provocando così la sua rinascita.
Pairing: vari. Indicazioni: Speculazioni. Spoiler.
Dal primo capitolo:
“Io non tradirò mai il mio boss.”, disse sicuro.
L’altro incassò il colpo in silenzio, anche se i suoi occhi erano sempre più incandescenti.
“Io spero ancora che tu e tuo padre riusciate in futuro a trovare un accordo.”, aggiunse.
Forse se i due si fossero seduti ad un tavolino ed avessero discusso sarebbe stato ancora possibile trovare una soluzione ai problemi che stavano minando l’unità Familiare.
Proprio per quello prima di andarsene, il Giapponese proferì quelle parole. “Non riferirò a nessuno questa nostra conversazione.”
Non voleva aggiungere altra legna ad un fuoco che stava già divampando in modo furioso. Sperava ancora che un po’ di acqua avrebbe potuto spegnerlo, ma se si continuava ad alimentarlo non sarebbe stato possibile.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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1 Ecco il primo capitolo di questa nuova storia.
E' nata all'improvviso la scorsa settimana.
In tutto sono quattro capitoli già scritti che verranno postati a cadenza settimanale durante i week end.
I personaggi non sono miei. Scusate se ci saranno degli errori.
Ringrazio fin d'ora chi leggerà, commenterà e metterà tra le "sue" storie la fic.
Grazie! A presto.
Rebychan

PARTE 1 - LA CADUTA (PRIMA GENERAZIONE)

1.

“Diventa il mio guardiano della pioggia.”

A quella richiesta gli occhi dell’orientale presente nella stanza strabuzzarono dalla sorpresa.

Aveva accettato d’incontrare il suo interlocutore per effettuare un tentativo di mediazione tra padre e figlio visto che i loro rapporti erano sempre più tesi.

Pensava che quello fosse il desiderio pure dell’altro, mai si sarebbe immaginato invece quella proposta.

Nel frattempo, l’altra persona presente nella sala dai capelli scuri e lo sguardo di una belva allo stato brado continuava a dire: “Nessuno tra i miei uomini incarna l’idea del guardiano della pioggia perfettamente come invece la rappresenti tu. Gli altri guardiani so come sostituirli, ma tu…”

L’orientale si alzò dalla poltrona in cui era seduto.

Anche in quella circostanza incredibilmente riuscì a mantenere un’incredibile calma, mentre diceva: “Mi stai chiedendo di tradire tuo padre?”

L’altro sorrise bieco. “Beh… secondo te?”

Sospirò prima di aggiungere: “Fin’ora cosa ti ha mai dato lui?”

“La sua amicizia.”, fu la risposta sicura del Giapponese. “Per me è abbastanza.”

L’altro ghignò.

“Amicizia? Non è riuscito nemmeno a lasciarti l’unica persona che volevi.”

A quelle parole, negli occhi del Giapponese si accese una luce strana.

Come cavolo faceva a saperlo?

Si era sempre ritenuto bravo a celare i suoi sentimenti, tant’è che nessuno tra gli altri guardiani aveva mai capito cosa c’era  nel suo cuore.

Forse l’unico che sapeva era proprio il suo boss.

Non di sicuro però il suo compagno.

L’Orientale guardò le iridi dell’altro, la fiamma carica d’ira che nascondevano era uno spettacolo quasi ammaliante.

In quegli occhi il Giapponese capì la verità.

Era stato l’intuito della Famiglia a guidarlo nella comprensione. Anche lui ne era munito.

Non doveva stupirsene. Era pur sempre il figlio che il suo boss aveva avuto dalla donna che era stato costretto a sposare per motivi dinastici.

L’Orientale appoggiò le mani sulla scrivania a cui l’altro era placidamente accomodato per mostrare la sua risolutezza.

“Non ho mai voluto nient’altro di quello che ho ottenuto.”, disse con voce sicura.

L’altro sorrise. “Stai mentendo a te stesso.”

Il Giapponese però contrappose allo sguardo carico di livore dell’altro, il suo placido senza ombre.

Era davvero come diceva. Aveva deciso di trasferirsi lì in Italia dal Giappone perché rispettava le idee del suo boss.

Poi si era innamorato di una persona che non avrebbe mai potuto ricambiarlo, ma poco importava.

L’aveva accettato.

Per il suo popolo i sentimenti personali passano in secondo piano rispetto all’onore.

Aveva consacrato la sua vita ad un ideale e non avrebbe mai cambiato idea.

L’altro uomo notando quello stato di calma assoluta che il suo interlocutore trasmetteva provò a scuoterlo dicendo: “Mio padre ha tradito sia me, sia te.”

Si riferiva a sua madre che non aveva mai amato?, si ritrovò a chiedersi il Giapponese. Oppure al fatto che l’aveva trascurato a causa del suo lavoro?

Aiutare gli altri come si era prefissato il suo boss era un lavoro a tempo pieno. E così gli affetti ne risentivano.

Come capì dalla frase successiva, la risposta giusta era la seconda.

L’altro era così furioso contro gli ideali paterni da contrastarli apertamente, tanto da volerli distruggere.

E pensare che era ancora poco più di un bambino. Aveva solo quindici anni.

“I suoi grandi ideali a cosa hanno mai portato? A niente! Ormai siamo schiacciati dalle famiglie rivali. La sua politica di usare la forza solo come specchietto per le allodole è inutile.  Se la si ha è giusto usarla sempre. Per diventare la Famiglia più potente, bisogna dimostrare di essere in grado di sconfiggere chiunque. Una volta piegati gli altri, allora si può dominare il mondo, renderlo come si vuole, e perché no? Se si vuole solo allora si potrà creare la pace.”, sputò l’altro mentre il suo corpo si scaldava sempre più preda della rabbia.

 Il Giapponese era vissuto in un paese sempre in “guerra” anche se all’apparenza regnava la pace.

Faide intestine erano all’ordine del giorno.

Conosceva benissimo cosa significava “possedere” il potere di schiacciare gli altri e costringerli ad una vita di schiavitù, che però poteva considerarsi pacifica.

Quello però poteva funzionare per un certo periodo di tempo, poi però c’era sempre qualcun altro o che ti faceva le scarpe, o scattavano delle rivolte con conseguenze impreviste.

Il discorso del suo interlocutore era sotto un certo punto di vista ammaliante visto che i Giapponesi amano seguire gli uomini forti e donare a loro la loro spada, ma peccava d’ingenuità.

Lui lo sapeva. L’altro no!

 Gli ideali del suo attuale boss erano riusciti a regalargli quel filo di speranza che forse un giorno il mondo sarebbe potuto essere più giusto di come lo era e lo desiderava quel ragazzino cresciuto troppo in fretta.

Se solo qualcuno fosse riuscito a spiegarlo all’altro.

In quel momento però era impossibile.

L’altro era troppo arrabbiato contro il padre ed il mondo stesso in cui era cresciuto.

Il Giapponese staccò le mani dalla scrivania.

Doveva insegnare all’altro almeno una cosa però prima di andarsene.

Ovvero il valore della fedeltà.

Non lo conosceva se gli aveva fatto quell’assurda proposta iniziale.

“Io non tradirò mai il mio boss.”, disse sicuro.

L’altro incassò il colpo in silenzio, anche se i suoi occhi erano sempre più incandescenti.

“Io spero ancora che tu e tuo padre riusciate in futuro a trovare un accordo.”, aggiunse.

Forse se i due si fossero seduti ad un tavolino ed avessero discusso sarebbe stato ancora possibile trovare una soluzione ai problemi che stavano minando l’unità Familiare.

Proprio per quello prima di andarsene, il Giapponese proferì quelle parole. “Non riferirò a nessuno questa nostra conversazione.”

Non voleva aggiungere altra legna ad un fuoco che stava già divampando in modo furioso. Sperava ancora che un po’ di acqua avrebbe potuto spegnerlo, ma se si continuava ad alimentarlo non sarebbe stato possibile.

Non voleva creare nuovi dissapori tra padre e figlio.  

Il suo però fu un errore di valutazione. E se ne accorse una settimana dopo. D’altra parte e lo ammetteva senza problemi non era mai stato un tipo intelligente.

Il fuoco infatti ormai stava già divampando in un modo che era impossibile spegnerlo.

Ed il suo “rifiuto” era stata l’ultima goccia che aveva fatto traboccare il vaso ormai colmo d’ira di quello che sarebbe diventato il Secondo boss della famiglia Vongola.

Non fu infatti un caso che la sua dichiarazione di guerra avvenne in quel modo.

Era l’alba quando alla sede dei Vongola arrivò quella notizia.

Il guardiano della tempesta era stato attaccato dai suoi stessi alleati durante una missione. Ed era stato ucciso.

L’anello era stato trafugato ed ora l’indossava uno degli uomini più fidati del figlio del boss.

Avevano combattuto per ottenerlo e aveva “vinto” il guardiano della seconda generazione, fu la versione ufficiale del Secondo.

Il Primo aveva stabilito delle regole ferree per la successione dopo aver diviso in due gli anelli, in modo da tenerne a freno il potere.

Solo unendo le due metà gli elementi del firmamento raggiungevano l'apice della loro energia. E solo il "l'utilizzatore più forte"  della fiamma corrispondente della sua generazione poteva farlo brillare.

E per stabilire chi fosse quest'ultimo forse in futuro sarebbe stato necessario far combattere tra loro due candidati.

Il Secondo aveva fatto leva su queste "leggi" per appropriarsi dell'anello.

Per tutti quelli che lo conoscevano però era impossibile che G avesse perso così facilmente.

Era troppo forte, ciò che era successo non poteva che essere stata una trappola - agguato atta a liberarsi di lui.

L'avevano affrontato in molti e lui era stato costretto a capitolare perché era da solo.

Uccidendolo il Secondo si sarebbe vendicato sia del padre visto che era il suo amante, sia del guardiano della pioggia che l’amava e che aveva rifiutato la sua proposta.

Non solo!

"Forzando" le regole della successione alla sua maniera, aveva lanciato la sua candidatura a titolo di boss.

Facendo così aveva raggiunto il suo scopo.

Quell’azione non poteva passare inosservata.

La guerra era iniziata.

Per qualcuno però ormai tutto quello non aveva più importanza.

Era stupido sì, ma il suo istinto era ben sviluppato.

Aveva così capito che ormai la caduta della Prima generazione era iniziata.

D’altra parte con la notizia della morte di G ormai anche il cuore di Asari Ugetsu aveva "cessato" di battergli normalmente nel petto.

Era come se il Giapponese fosse diventato un involucro vuoto senz'anima.

Anche se non corrisposto l'aveva amato per anni. Era stata una sofferenza stargli vicino perchè sapeva non sarebbe mai stato suo, ma nel contempo l'aveva riempito di gioia poter contare sulla sua presenza e sull'amicizia cui avevano dato vita dopo un inizio carico di astio.

L'altro però ormai non c'era più.

Gli sembrava che anche per lui ormai fosse giunta la "fine".  

Fu per quello che nemmeno quindici giorni dopo, mentre imperversava l’ultima battaglia tra le due generazioni prese quella decisione.

FINE

Anche se di striscio nella fic verranno affrontate delle tematiche "simili" a quelle di Le dure conseguenze di un tradimento.
Non solo, qui e li saranno presenti dei "pezzi" che in futuro potranno essere approfonditi in altre storie.

La fic verrà postata con cadenza settimanale durante i week end.
In tutto sono quattro capitoli.
Presto potrei postare delle nuove sorprese su questo fandom o su altri. Se volete, rimanete sintonizzati nel mio account. ^^
   
 
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