Eccoci di nuovo qui: un altro capitolo, un'altra storia.
Come sempre grazie a chi segue la storia, a chi la apprezza e a chi non l'apprezza, perchè comunque ci spende del caro tempo. Vi prego di rendere il tempo che trascorrete a leggere questa storia utile almeno per me se non lo è per voi e di recensire, anche una recensione di tre righe sarebbe più che sufficiente.
Grazie e buona lettura!
Capitolo sesto
“Un sentimento ben circoscritto è un sentimento mutilato”
Paul Valéry
20 marzo 2013
Las Vegas, Nevada
Tra pochi giorni ci sarebbe stata la prima di una serie di spettacoli che sarebbero passati alla storia come i più grandi misteri dell'illusionismo. Per alcuni sarebbero stati di certo non legali, per altri un'azione Robinhoodiana e in particolare, per gli spettatori in sala una grande compensazione ai soldi spesi per il biglietto.
Si stavano preparando da mesi, a volte con entusiasmo, a volte pieni di dubbi.
Sembrava tutto lontano, troppo lontano per prenderlo sul serio, per credere che fosse realtà sembrava tutto un'illusione.
E lo era ancora. Da quando avevano escogitato il piano a quando si erano infiltrati nel camion dei trasporti, pronti ad addormentare al momento opportuno la guardia durante il trasferimento del denaro al caveau.
-Ahi, il tuo gomito è appuntito!-
-Sei tu che non mi lasci spazio!-
Il suono di un colpo secco e un dolore lancinante allo stinco.
Atlas represse i piagnucolii per assestare ad Henley una battuta pungente, ma il suono metallico di un portellone che si apriva invase il retro del camion.
-Cerca di fare silenzio, se non vuoi che ci scoprano Henley!-
Henley stranamente tacque, aveva smesso persino di respirare, così Atlas si sentì stimolato ad infierire.
-Sarai sempre un'assistente nella tua essenza-
Henley continuò a non rispondere e Atlas la vide contorcersi nel buio.
Il suo corpo era premuto a terra vicino al suo ed era come preso da orribili spasmi, come se cercasse di reprimere un attacco di tosse.
Quando stava cominciando a preoccuparsi seriamente, parlò.
-N-non hai mai dei dubbi in proposito?- balbettò.
Fu sorpreso dalla domanda, che era tutt'altro che irragionevole.
Loro erano gli unici a conoscersi già in precedenza, tuttavia non si erano mai fatti confidenze dal primo incontro in quell'assurda vicenda.
In quel momento sentì l'impulso di stringerla a sé.
Si avvicinò lentamente, come un bambino indeciso ad accarezzare un animale che potrebbe attaccarlo, male interpretando le sue intenzioni attraverso gesti impercettibili.
Henley era in preda a movimenti scostanti,ma non gli si oppose, così cerco di circondarla con un braccio, ma era troppo stretto là sotto, così si dovette accontentare di accarezzarle una guancia, accorgendosi del liquido caldo che vi sgorgava.
Al buio gli parve di scorgere uno sguardo grato nei suoi confronti.
-Ho paura anche io-
Ora vedeva in lei puro terrore.
-I-io non ho affatto paura-
Ora affanno.
-E allora perché stai piangendo?-
Rabbia.
-Perché sei un idiota!-
Freddezza.
Era stata questione di un attimo: vivere con l'illusione di potersi rivelare per quello che erano, assassinare i sentimenti attraverso la loro corazza indifferente, pura delusione.
Resasi conto di essersi sbottonata troppo, di aver ceduto ai sentimenti, Henley si riassestò e ricominciò a rivolgerglisi con disprezzo.
Resasi conto di aver ammesso di avere paura, di aver cercato di consolarla, di essere stato debole a cadere in quel tranello, di essersi creduto capace di comprendere, di essere tornato il solito ragazzo imbranato vittima del gioco dei sentimenti, di cui non ha mai capito nulla e di cui non aveva mai ricevuto le istruzioni, Atlas si rintanò nella sua arroganza.
-Sarei dovuto venire da solo, ci farai scoprire!-
Si morse la lingua, ma poi si riprese e continuò.
-La Papessa...AHI!-
Un altro calcio sullo stinco, questa volta coperto dal suono della chiusura del portellone.
Ama come se un giorni tu dovessi odiare
e odia come se un giorno tu dovessi amare.