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Autore: DidilovesDado    10/11/2013    0 recensioni
Immaginavo che un giorno sarei scivolata via da me, sarei andata fuori ed avrei visto i nuovi mondi, le stelle, le tradizioni o gli esseri diversi dalla semplice umanità.
Immaginavo ogni giorno di essere salvata, immaginavo che la mia fine non avveniva in quel modo.
Ma quando qualcuno è solo c'è sempre qualcun'altro che è più solo di noi pronto a farci compagnia. Che quando qualcuno vuole essere salvato c'è sempre qualcun'altro pronto a farlo.
Così arrivò il Dottore che mi condusse alle stelle, arrivò chi m'insegnava la pace anche nel bel mezzo di una guerra.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Incest
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VERSION SETH.


Finalmente l'avevo rivista. Era lì a due passi da me, i suoi occhi erano concentrati su qualcosa, era lì, sempre più sfuggente che mai. E che mi sarebbe costato? avrei potuto fare
due passi e raggiungerla, afferrarla e portarla con me, parlarle, dirle che non mi andava più bene aspettarla, aspettare che lei tornasse da ogni suo viaggio, ogni suo viaggio con il dottore.
Ormai era andata via da me da solo un mese e mezzo è già sembrava un'eternità. 
Sussurrai il suo nome, sussurrai il suo nome perché solo io potessi sentirlo. Perché solo il vento potesse portarlo a lei. Ma poi la rividi sorridere.
Da quanto tempo non sorrideva? mesi? anni? ricordo solo che si spense, che si allontanò da me e si chiuse in se stessa con la morte del nonno. Nessuna spiegazione. Nulla. Era rimasta incatenata dentro se stessa poi un giorno venne a parlarmi.
Era confusa lo si vedeva, ma sapevo bene che già aveva scelto, già aveva scelto di andarsene con uno sconosciuto, via lontano. Solo che dopo capii che non era una persona qualunque, si faceva chiamare dottore, aveva due cuori e non era umano. Combatteva i mostri
con un cacciavite sonico e Aveva una navicella spaziale a forma di cabina telefonica blu. Mi chiedevo come potevano viaggiare dentro uno spazio così piccolo, mi chiedevo se lei fosse tornata davvero o se io avrei potuto farle compagnia lì dentro.
Era stato difficile credere che era un'alieno, anche perché esteticamente era come noi, occhi castani, capelli castani, alto, magro, allegro e incredibilmente fuori di testa. Ma dopotutto sembrava una persona speciale come tante altre, solo vedendolo in azione mi sono ricreduto, un alieno che combatte per la pace.
La ragazza che amavo era scappata via con un alieno che combatteva per la pace e che come arma aveva solo un cacciavite. Fantastico.
Ed io lo stesso l'aspettavo, sarebbe potuta morire in qualsiasi momento, in qualsiasi posto, anche lontano anni luce dalla terra. E come l'avrei saputo io? dove l'avrei potuta cercare? da nessuna parte. Ero solo e intrappolato sulla terra ad aspettarla, ad aspettare che lei tornasse
quando le pare, quando ne ha voglia. Ma lo so, lo so che non ha mai voglia di tornare a casa, lo si vede, lo si vede quando desidero riabbracciarla ma lei è fredda, lo si vede quando cerco di parlare di noi e lei lo evita, o quando ho cercato di baciarla una volta e lei ha utilizzato una scusa per scappare.
Non dovevo nemmeno più stupirmi, faceva così anche da prima che incontrasse il dottore, da quando si era rinchiusa in se stessa e mi aveva gettato fuori. Solo che allora ogni tanto un abbraccio sincero lo ricevevo, un abbraccio che mi ringraziasse della mia presenza, del mio ''Hey ci sono.''
Ora invece ho ben altri modi per pensare che lei stia scappando da me questa volta, non più da se stessa, non più da alieni, mostri, scarafaggi giganti, teste giganti, bambini con 10 braccia o serpenti umani, ma solo ed esclusivamente da me.
A me sarebbe bastato solo di parlare con lei, di dirci i nostri piccoli segreti, di stringerci forte, di restare ad ascoltarla per ora mentre mi parlava delle sue avventure, di tutte le creature che incontrava lì fuori, dei pericoli, delle meraviglie, del dottore. O addirrittura se proprio voleva rendermi felice di baciarmi, 
di inchiodare le sue labbra sulle mie anche solo per un attimo. Ma ormai questo non avveniva da un bel po' anche se da questo mese e passa non ricevo nemmeno più una stretta di mano.
La rividi sorridere guardando qualcosa, ma poi fra la folla scorsi quell' inconfondibile cappotto marrone, quelle converse bianche, quel portamento, le mani in tasca, il suo smoking marrone che gli calzava a pennello, gli occhiali e un sorriso a 32 denti, andare diritto verso di lei. Si levò gli occhiali e li mise in tasca, poi prese subito dalla busta nelle mani di Lana una pagnotta di pane.
Si diedero uno sguardo e puntarono diritto verso di me anche se sono sicuro non mi avevano ancora visto. Non riuscii a muovermi, a scappare o andare verso di loro. Non riuscii a fare nulla così loro mi raggiunsero e mi videro.
Lana rimase lì a fissarmi sorpresa e il primo a parlare fu subito il dottore.
''Seth che bella sorpresa!! che ci fai qui?! come stai amico?'' era sempre così euforico? sembrava davvero contento di vedermi, come se io e lui fossimo due amici di vecchia data.
''Ei, Ei, da quanto tempo dottore.'' Dissi con il fiato mozzato in bocca. Era troppo assurdo che mi fossi impalato lì, senza riuscir a dire nient'altro.
''Siamo venuti qui per farvi una sorpresa ma a quanto vedo la sorpresa ce l'hai fatta tu! amici su andiamo a casa di tua madre ora! ho una gran fame!'' disse sorridendo a Lana, che rimase lì dietro il dottore.
''Allons-y!'' 
Ci ritrovammo così tutti seduti a tavola, nella grande tavola rettangolare di tanya, aveva cucinato di tutto e di più. Pane fatto in casa, salsa piccante, maccheroni a forno, lasagne, polpette di patate, purè, pollo fritto, carry, gnocchi, e altre cose che non risucivo nemmeno a vedere.
Il dottore era impegnato a raccontare a Tanya ( la madre di Lana) un'avventura su un pianeta chiamato Carnys, di quando si sono ritrovati faccia a faccia con un'imperatore mutaforma e voglioso di mangiarli. Costui si cibava di carne umana come faceva spesso con alcuni ''sacrifici'' del popolo.
Il dottore parlava sempre a raffica, spesso non riuscivo nemmeno a capirlo con i suoi termini da scienziato pazzo o quello che era. Lana era seduta al suo fianco e ogni tanto anche lei, super emozionata, raccontava di quanto avesse corso con il dottore. Di quante creature volessero mangiarla o usarla per prendere informazioni sul dottore. Di come viaggiassero fra il passato e il futuro, e di come
,se non fosse per il dottore, la storia della terra si sarebbe trasformata, sempre in negativo.
Dopo mangiato il dottore era andato a sistemare la cucina di tanya e lana si teneva sempre più lontana da me, con scuse tipo ''Vado a salutare la nonna.'' 
Avevamo finio anche di cenare quando stufo di tutto questo ''via, scappa da Seth.'' chiamai Lana mentre tutti cenavano. Lei impossibilitata di scappare di nuovo dovette venire con me. 
La protai sulla terrazza, fuori nevicava così Lana si portò appresso una coperta di lana, una di quelle che usava sempre qualche mese fa. Aveva un maglione rosso e bianco, un pantalone marroncino e delle calze bianche. i capelli rossicci aggrovigliati in boccoli fra loro e
i suoi occhi azzurri provavano a concentrarsi su mille altre cose invece di guardarmi.
La rimasi da sola sulla terrazza per pochi minuti e quando tornai da lei gli porsi una cioccolata calda. Non volevo costringerla a parlarmi per forza, sembrava quasi una crudeltà, ma volevo che mi parlasse, non ce la facevo più.
''Sai perché voglio parlarti?'' stavo provando ad essere più freddo possibile, anche se l'unica cosa che avrei voluto fare era stringerla a me. 
''Suppongo di si.'' continuava a rigirare la sua tazza fra le mani.
''Non ci riesco, c'ho provato ma è troppo per me. Non posso restare qui ad aspettarti mentre non so se sei viva o no, mentre non posso sentirti, mentre tu corri via da un'imperatore mutaforma che vuole ucciderti. Non posso non sapere quando torni o come stai, o sentirmi un peso.''
I suoi occhi per un'attimo esitanti si fermarono nei miei ma poi subito scivolarono giù verso la tazza che aveva fra le mani.
''Non sei un peso.'' sussurrò e poi sorseggiò un po' di cioccolata calda.
''E cosa sono? cosa vuoi Lana?'' girò la testa verso l'altra parte come per valutare l'opzione -scappo giù dalla terrazza- e poi guardò il mio collo. Non era difficile immaginare che guardava il mio collo perché non riusciva a guardarmi in faccia.
''Sei Seth.'' sentii pronunciare il mio nome dalle sue labbra mi lasciò un calore nel petto enorme.
Feci scivolare la tazza giù dalle mie mani e mi avvicinai a lei per abbracciarla.
Anche la sua tazza cadde a terra e pian piano portò le sue mani sui miei fianchi. ''Seth io non voglio che tu stia male.''
''Allora non trattarmi così. Parlami Lana.''
Poi le sue mani mi spinsero un po' più lontano da lei. ''Smetti di viaggiare via da me, viaggia con me.''
''Per vedere cosa? la terra? e poi?'' mollai l'abbraccio e rimasi a fissarla.
''Lana scegli perché io non ce la faccio. O me o il dottore.''
''Seth non puoi farmi scegliere, non è come scegliere la maglietta da indossare oggi.'' 
''Io non posso restare così.''
''E non restarci.'' i suoi occhi guardarono i miei.
''Resta.''
''Non posso.''
''Non puoi dire non puoi! la verità è che non vuoi! lui ti fa sorridere, ti senti felice con lui? che sensazione provi?'' sputai quelle parole con rabbia, rancore e sofferenza. Ma la faccia di Lana restò la stessa.
''Seth viaggiare mi fa bene.''
''Allora scegli questo?'' 
''Non voglio scegliere nulla.'' 
''Allora scelgo io per te, non partire questa sera.'' portai le mie mani sulle sue braccia, lei se le scrollò di dosso e poi se ne andò pian piano via.
E così, senza guardarmi disse le piccole parole che mi avrebbero distrutto.
''Io voglio partire questa sera.'' e poi andò via.
''Lana è questo che fa il dottore? allontana le persone dai loro amici? famiglia? amori?''
''Non sai nulla del dottore.''
''So che non ha amici, e che non sei nemmeno così importante per lui di quanto pensi, se saresti importante t'avrebbe fatto vedere il suo mondo, il suo pianeta, i suoi amici, la sua famiglia. Invece non ha fatto nulla.''
''Mi ha salvato la vita e questo mi basta.''




vERSION LANA:

Tornai dal dottore come se non fosse successo nulla. Era fuori al tardis con l'aria pensierosa, mi vide ed accennò un sorriso.Quel suo sorriso che emana un senso di protezione assoluto. ''Dove andiamo questa volta?'' gli sorrisi.
''Ovunque, ci sono fin troppi posti che ancora devo visitare.'' mi intrufolai nel tardis. ''Che ne pensi di andare sul pianeta gora gora?''disse lui con il suo sorriso smagliante. ''Che pianeta è?'' dissi confusa, gora gora sicuramente è un nome bizzarro. Come tutti gli altri pianeta a dire il vero.
''Che domande sciocche! è il pianeta delle scimmie!'' disse e poi senza aspettare nessun'altra risposta alzò la leva del tardis e in un'attimo partì il rombo. Ci aggrappammo stretti ovunque potessimo regerci e partimmo.
Questo desideravo. Andare via ogni volta che volevo.
Ed ogni volta che il Tardis partiva sembrava che le sue pareti stessero per crollare eppure non crollavano mai, tremava così forte che di conseguenza ogni parte del mio corpo tremava all'unisono. 
''Dottore ma il Tardis farà sempre così?'' dissi ridendo, in realtà ero emozionatissima perché ogni volta che viaggiavamo sentivo sempre delle scariciche di adrenalina, sentivo sempre che mi dirigevo verso delle avventure indescrivibili.
''Hey non giudicare il mio Tardis!'' diede una pacca ad una parete come per consolarla. Quando il tremolio finii capii che eravamo arrivati.

  
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