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Autore: never_letmego    10/11/2013    0 recensioni
Lui, lei.
Laura e Matteo. Lei e lui.
Questa è una storia di amicizia, di vera amicizia, nata in adolescenza e, ahimè, finita.
E' una storia vera, racconta fatti realmente accaduti per quanto riguarda il passato, totalmente inventata per quanto riguarda il presente, perchè purtroppo quando qualcosa si rompe, non torna mai più come prima.
I personaggi sono reali, ma con nomi inventati
I primi capitoli della storia traggono spunto da un gioco di un paio di anni fa, ideato da me ed il mio migliore amico, per cui abbiamo immaginato la vita l'uno e dell'altro a 10 anni di distanza.. traggono appunto spunto da ciò che io ed il mio migliore amico avevamo immaginato l'uno per l'altro nel futuro.
Chi lo avrebbe immaginato che, nemmeno 3 anni dopo, saremmo diventati dei perfetti sconosciuti?
Ma non è solo una storia di amicizia: è una storia di rimpianti, di odio, di rammarico, d'amore e di parole mai dette, promesse mai mantenute, amicizie dimenticate...
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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“Cazzo, sono in ritardo”.
Come ogni mattina, lui aveva dormito troppo. Come ogni santo giorno rischiava di arrivare tardi a lavoro. Come ogni santa volta, si ripeteva che doveva andare a letto prima, alla sera.

Ma da quando viveva da solo, aveva così tante cose da fare, oltre il lavoro, che non sapeva più minimamente come stare dietro a tutto: oltre alla cura della casa, alla quale contribuiva anche Elisa, la sua compagna, doveva dare lezioni di oboe 2 volte alla settimana ai bambini dell’Istituito, aveva le lezioni di spagnolo al lunedì ed il mercole e gli altri giorni aveva una compagna con cui passare un po’ di tempo.
Come diavolo poteva fare tutto quanto in 7 giorni ancora non lo aveva capito, eppure ci riusciva..
“E pensare che, fino a poco tempo fa, il mercoledì era il giorno dedicato ai film horror più brutti e peggio fatti del secolo..” pensò Matteo, mentre si infilava, sogghignando, il maglioncino di cotone nero, forse diventato un po’ corto a causa dell’inesperienza di Elisa nel fare le lavatrici, “ora lo passo a imparare lo spagnolo. Io, che so a malapena l’italiano” .

A quel punto si ricordò che era giovedì, quindi poteva dedicare tutta la sua serata alla sua Elly,  e che il giorno dopo sarebbe stato il primo di maggio, eppure gli sembrava tutto così freddo, lì intorno. Ma lui sapeva benissimo perché sentiva quel freddo dentro: ultimamente ci pensava spesso a lei.

Aveva visto sua sorella diverse volte e tutte le volte in cui le chiedeva come stesse sua sorella, rimaneva molto vaga. Non avevo ancora capito se non ne volesse parlare con me, oppure se fosse un tasto dolente… ciò che ero riuscito a scoprire, era che dopo 1 anno e mezzo disastroso trascorso in Francia, assieme ad un centro Eric, aveva deciso di cambiare completamente aria e aveva capito, come ormai sapeva già dai tempi delle superiori, che lei e tutto ciò che riguardava la Francia (soprattutto il francese…) non andavano molto d’accordo.
Perciò si era trasferita in una piccola casetta nella periferia di Londra, precisamente non ricordava il nome del posto, assieme ad un cane ed una serie di vicini scassapalle e lavorava come traduttrice in un centro congressi di Londra. 

Laura aveva ottenuto tutto ciò che voleva dalla vita… e lui invece?

Aveva il suo lavoro da responsabile amministrativo in una piccola azienda di booking online, aveva un buono stipendio, ma non aveva ancora capito se quello sarebbe stato o meno il lavoro della sua vita, nonostante fossero ormai 3 anni che faceva sempre lo stesso lavoro. Aveva Elisa, l’unica certezza della sua vita, aveva i vecchi amici, che bene o male erano rimasti sempre gli stessi, aveva i suoi hobby e le sue passioni. Ma poi, oltre a questo, cosa aveva?

Si infilò la giacca primaverile di tutta fretta, e addentò al volo un pezzo di torta sfornata la sera prima, mentre scendeva velocemente le scale e si stringeva la cravatta al collo e mentre cercava di sfuggire dalla tomella giornaliera della signora Girotti, la sua vicina di casa 80enne, che stravedeva per lui da quando la aveva accompagnata a far la spesa in un giorno di neve.
Mentre saliva sull’auto nuova, praticamente appena uscita dalla carrozzeria, il suo telefono iniziò a squillare.

“ Porca miseria, io e sta cavolo di ventiquattro ore… ma come faranno mai le donne a trovare le loro cose nella borsa? – imprecò, mentre cercava il telefonino all’interno della valigetta. Non appena riuscì a trovarlo e controllà la schermata, stentò a crederci.” +44… è il prefisso dell’Inghilterra… Laura…” – tremava al pensiero di rispondere e sentire la sua voce.
Inspirando ed espirando un paio di volte, premette il tasto “ACCETTA” sul suo telefono e, quasi urlando, rispose con un sonoro “Pronto”.
  • Salve , sono Diana Master, mi scuso per la telefonata a quest’ora, ma purtroppo non ho potuto fare altro, vista l’urgenza..
  • Mi scusi – disse Matteo con il suo inglese maccheronico mentre si malediva per averlo sempre studiato poco – può parlare più lentamente? Non parlo molto bene la Sua lingua
  • Mi scusi – disse la donna, in maniera molto distaccata – la chiamo dal St. Thomas Hospital di Londra , ho visto che il suo era uno degli ultimi numeri chiamati dal signor Giacomo e pertanto ho ritenuto più opportuno avvisare lei, piuttosto che la famiglia.. sa, non sono mai stata brava in certe cose.
  • Avvisare me? Avvisare me di che cosa mi scusi? E cosa c’entra Giacomo? – chiese, mentre l’ansia continuava a crescere dentro di lui - Giacomo non è a Londra, Giacomo è a Bologna, a cercare di prendere la sua straccio di laurea in giurisprudenza.
  • Purtroppo mi duole comunicarLe che invece era proprio qui... volevo avvisarla che stamattina abbiamo trovato il suo amico, Giacomo… in una pozza di sangue, nella sua stanza d’albergo, al Kingston Hotel  … è stato portato in ospedale, ma purtroppo non c’è stato niente da fare… il suo amico, Giacomo, è morto questa mattina….  
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