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Autore: arthursheart    10/11/2013    2 recensioni
Si trovavano in una stanza quadrata non molto grande e poco illuminata, le pareti erano blu scure e c'erano due sedie. Justin si sedette su una di queste invece la ragazza, che era molto agitata, iniziò a camminare avanti e indietro. Aveva paura, era terrorizzata e non capiva cosa volesse da lei quell’uomo.
"Justin avevi detto che non stava succedendo niente! Perché mi hai portato qui? Chi erano quei tizi e cosa vogliono da me?" disse la ragazza con la voce tremolante.
"Jennifer non avere paura. Stai calma! Hai detto che ti fidavi di me, no?!"
"Adesso non so più se mi fido di te!” disse la ragazza continuando a fare su e giù nella stanza.
“Jennifer è già abbastanza complicato, non ti ci mettere anche tu!” disse il ragazzo alzando la voce.
La ragazza si fermò e rivolse lo sguardo all’amico, poi disse:
“Bene, allora mi fiderò di te quando mi dirai tutto! Voglio sapere perché sono qui!"
"Certo, adesso se per favore ti siedi ti dirò tutto ciò che so e che mi hanno detto devo dirti!" aspettò che la ragazza si sedeva accanto a lui e poi iniziò a parlare di nuovo.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 31
I wait for the wake up of Jennifer

Continuarono a correre tra i container e a svoltare, con i passi dell’uomo che si facevano sempre più vicini. A un certo punto Jennifer staccò la mano da quella di Justin.
“Su, corri, se ci teniamo per mano rallentiamo!”
Jennifer continuò a correre, ma iniziava a rallentare, e non riusciva a mantenere la stessa velocità di Justin.
Ad un certo punto l’uomo la raggiunse e l’afferrò per la vita, alzandole i piedi da terra, e si diresse nella direzione opposta a quella in cui lei stava correndo, per poi entrare in una ‘strada’ laterale.
Appena lasciò che Jennifer toccasse nuovamente il pavimento, la spinse con violenza contro un container, e la bloccò appoggiando le mani accanto ai suoi fianchi.
“Ashley sapeva che saresti venuta”
Jennifer si immobilizzò, incrociò il suo sguardo e spalancò gli occhi per la sorpresa.
L’altro ridacchiò, poi mosse la mano sinistra e afferrò la pistola che Jennifer teneva dietro la schiena.
“Ancora non mi hanno permesso di usare un’arma. Tu devi essere una importante per averne una” continuò, allontanandosi di qualche passo.
“Trevor” Jennifer sussurrò, poi si schiarì la gola, per sembrare più decisa, e parlò a voce più alta “Cosa diavolo stai facendo?”
“Allora mi hai riconosciuto finalmente”
Trevor tolse il passamontagna e lo infilò in una tasca del pantalone.
“Mi sembra che tu non sia nella posizione più adatta per fare domande” disse poi, alzando la pistola, ma la riabbassò subito. “Ma oggi non voglio usare armi contro di te”
Jennifer continuò a guardarlo, immobile, aspettando una sua mossa.
“Allora.. Per chi lavori?”
Trevor aveva un sorriso di sfida stampato sulle labbra che non lasciava presagire niente di buono, nonostante questo, però, Jennifer non si lasciò intimidire.
“Non sono affari tuoi”
“Non sta a te deciderlo. Ti ripeto la domanda: per chi lavori?”
“Ti ripeto la risposta: non sono affari tuoi!”
Trevor si lasciò sfuggire una leggera risata poi, all’improvviso, sferrò velocemente un pugno nello stomaco della ragazza.
La violenza dell’impatto costrinse Jennifer a sbattere nuovamente la schiena contro il container.
“Risposta sbagliata” disse Trevor, quando tornò nella sua posizione iniziale.
Jennifer, nel frattempo, si era leggermente piegata per il dolore ma si ricompose subito e, tenendo le mani strette all’addome, si allontanò, verso sinistra, dal container.
“Vediamo se hai cambiato atteggiamento. Per chi lavori?” Trevor chiese ancora, con gli occhi fissi sul corpo della ragazza, attento a ogni suo movimento.
“E tu perché stai lavorando con Ashley?” ribatté Jennifer.
Trevor, però, non era disposto a non ricevere una risposta, infatti scaraventò Jennifer a terra, con il piede iniziò a schiacciarle lo stinco sinistro e le puntò la pistola alla testa.
“Sei sempre stata una ragazza irritante!” esclamò Trevor, facendo più forza con il piede.
Jennifer non aveva nessuna intenzione di lamentarsi per il dolore, girò il viso contro l’asfalto e iniziò a mordere l’interno della guancia.
“Ti avevo avvisata che non eri nella posizione di fare domande, adesso hai intenzione di rispondere?”
“Preferisco una pallottola nel cranio!” Jennifer urlò la risposta, a causa del dolore che stava provando alla gamba.
“Te l’ho già detto, oggi non voglio usare armi” ridacchiò.
Trevor alzò improvvisamente il piede, per poi tornare a colpire con più violenza nello stesso punto. Si allontanò, dandole la possibilità di allontanarsi, strisciando a terra, a sua volta, poi aggiunse:
“Ho davvero voglia di spaventare Justin, così ci pensa due volte prima di lasciarti andare” detto questo puntò la pistola contro un container e sparò.
“La prossima volta non andrà a finire così” aggiunse subito dopo, poi lanciò l’arma a terra, e sparì.
Jennifer si alzò lentamente e recuperò l’arma, poi iniziò a zoppicare lentamente con la mano sinistra appoggiata alle pareti dei container.
Da quando si era ritrovata faccia a faccia con Trevor aveva sperato di sentire la voce di Oliver nell’auricolare, ma continuava a essere tutto silenzioso.
Un improvviso urlo in lontananza squarciò il silenzio del porto.
“NO! JENNIFER!”
Riconobbe la voce di Justin, ma non provò a chiamarlo perché non aveva la forza di urlare così forte, quindi continuò a camminare tenendo tutta l’attenzione verso possibili rumori provenienti dall’auricolare.
Dopo qualche istante, infatti, sentì il rumore della portiera dell'auto che veniva sbattuta e la voce di Oliver
“..ta bene, adesso la cerchiamo con le telecamere”
“Oliver, Justin!”
“Jennifer, sei tu?”
La ragazza non era mai stata tanto felice di sentire la voce di Justin.
“Certo che sono io, idiota” sussurrò, sorridendo.
“Okay, Jennifer ti vedo nella telecamera. Ma..”
“Oliver, vi spiego dopo, adesso dimmi dove devo andare perché, se non si nota, sono in panico!”
“Sì, certo, continua diritto, stai andando bene”
Dopo circa cinque minuti Jennifer riuscì a uscire da quel reticolato di container, e arrivò all’entrata.
Fu travolta da Justin, che la strinse a sé in un super abbraccio.
“Dio, Jennifer. Ho avuto una paura pazzesca” sussurrò nei suoi capelli.
“Sto bene. Justin calmati”
Jennifer appoggiò il viso al collo del ragazzo e iniziò ad accarezzargli la schiena, perché stava tremando.
“Non lasciarmi più la mano, okay?!”
Justin mosse solo la testa, per riuscire a guardarla negli occhi.
“Non mi interessa se rallentiamo, almeno veniamo presi insieme” continuò, mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime.
“Scusa, sono andata in panico, si stava avvicinando e stavamo rallentando a causa mia” sussurrò la ragazza.
“Non farlo mai più” ribatté Justin, e sciolse l’abbraccio per afferrarle la testa.
“Insieme, dobbiamo affrontare tutto questo insieme. L’hai dimenticato?” Justin intrecciò con violenza lo sguardo a quello della ragazza, avvicinandosi al suo viso fino a far sfiorare il naso a quello della ragazza, e lasciò che una lacrima percorresse tutta la guancia.
Jennifer scosse la testa, chiudendo gli occhi,
“Mi sei mancato” disse, poi, tornando a guardarlo.
“Cosa?”
“Sì, io.. ho capito perché ieri hai reagito in quel modo” sussurrò, con la voce appena udibile, e sorrise leggermente.
Justin restò a guardarla, immobile, negli occhi per qualche istante, quando si mosse le regalo un sorriso spettacolare e la baciò, trasmettendole tutta la paura e l’ansia che aveva provato e la felicità che stava provando in quel momento.
 
“Puoi aiutarmi ad arrivare alla macchina? Non penso di riuscire a fare un altro passo” sussurrò Jennifer.
Justin annuì, si abbassò e, passando una mano sotto le sue gambe e una dietro la sua schiena, la prese in braccio e raggiunsero Oliver che era rimasto nell’auto.
 
Justin era avanti, accanto a Oliver, ma era girato per poter guardare il volto di Jennifer, ed entrambi i ragazzi erano in silenzio, aspettando che fosse lei a iniziare a parlare.
“Oliver, puoi accelerare? Avrei bisogno di parlare con Joseph”
Oliver, annuì, per poi iniziare a parlare.
“Quindi, per il momento non ci dirai cosa ti è successo?”
“No” Jennifer sussurrò, poi distolse lo sguardo perché non riusciva a sostenere quello di Justin.
“Cosa? Jennifer ti rendi conto che c’è stato uno sparo? E poi sbuchi tu con nessuna ferita da arma da fuoco! Abbiamo bisogno di sapere cosa è successo! Io ne ho bisogno!” Justin urlò tutte le parole contro la ragazza, ma abbassò la voce in un sussurro pronunciando l’ultima frase.
“E avrete una spiegazione, appena arriviamo in palestra”
Jennifer continuava a sussurrare risposte, perché era l’unico modo per controllare la voce.
Era al sicuro, sì, ma non riusciva a stare calma, tutta la paura e la frustrazione, che avrebbe dovuto provare durante gli istanti che aveva trascorso con Trevor, aggiunte al sollievo di stare bene, si stavano presentando in quel momento ma centuplicate, e non riusciva a non tremare. Aveva, però, trovato la persona contro la quale sfogare tutti questi sentimenti contrastanti, e non aveva nessuna intenzione di fargliela passare liscia.
Appena Oliver parcheggiò davanti all’inconfondibile edificio bianco, Jennifer non aspettò che Justin l’aiutasse a scendere e a camminare. Lasciò velocemente l’auto e saltellando su un piede si avviò nella palestra.
Quando Oliver e Justin la raggiunsero, era nell’atrio, e stava prendendo a pugni la porta dietro la scrivania urlando il nome di Joseph.
“Ma cosa diavolo stai facendo?” Justin la guardò senza capire.
“Sta zitto!” esclamò.
Dopo un altro paio di pugni e un ‘Joseph so che sei lì dentro’, l’uomo finalmente aprì la porta, rischiando anche di beccarsi un pugno in pieno viso.
“Due ragazzi che non riescono a bloccare una ragazza che cerca di buttare giù una porta blindata. Questa cosa dovrò ricordarla”
“Sembra che tu non abbia visto cosa ha nella mano destra” intervenne Oliver, indicando la pistola.
Joseph, però, non lo stava ascoltando perché aveva incatenato lo sguardo a quello di Jennifer, la quale stava respirando molto velocemente per cercare di stare calma.
“TU!” urlò “SAPEVI CHE CI SAREBBE STATO ANCHE LUI!”
“Non era un’informazione importante” ribatté Joseph, con tranquillità.
“AVREBBE POTUTO UCCIDERMI!  È QUESTO CHE VOLEVI?” Jennifer sembrava aver perso ogni controllo. Alzò la pistola e continuò “Sapeva esattamente che ero armata. Avrebbe potuto uccidermi con la stessa arma che avrei dovuto usare per difendermi!”
“Ma non l’ha fatto, sei ancora con noi, no?” Joseph sorrise.
“Non grazie a te!” esclamò la ragazza, e iniziò a camminare, poggiando a terra anche la gamba sinistra.
La cosa positiva fu che Justin la stava guardando e riuscì a prenderla, quella negativa, invece, fu che perse conoscenza a causa del dolore.
“Oh Dio, Jennifer!” Justin urlò, nel momento in cui la ragazza gli cadde tra le braccia.
“Joseph..”
“Sì, portiamo Jennifer da Daniel” Joseph concluse ciò che Oliver stava per chiedergli.
L’uomo riaprì la porta da cui era venuto e guidò Justin attraverso i corridoio bui, entrarono nella stanza con i monitor, ma non si fermarono, poiché Joseph aprì la porta nascosta sulla destra della stanza, quella che portava al suo appartamento, e lo condusse all’interno.
Il ragazzo notò poco gli ambienti che attraversava poiché la sua attenzione era tutta rivolta al corpo incosciente che portava tra le braccia.
“Puoi stenderla sul lettino” Joseph lo riportò alla realtà, e Justin notò che erano entrati in una stanza che poteva benissimo essere chiamata infermeria.
Aveva appena fatto come gli era stato detto da Joseph, che un uomo li raggiunse.
“Cos’è successo?” chiese, rivolgendosi solo a Joseph.
“Il colpo che Trevor le ha dato alla gamba è più grave di quello che pensavamo”
“Aspetta.. Di cosa stai parlando? E lui chi è?” l’espressione confusa di Justin ebbe la meglio su quella preoccupata.
“Lui è l’altro agente della CIA co-proprietario della palestra. Pensavate che mandassi avanti i vostri addestramenti e l’intera palestra da solo?!” Joseph ridacchiò leggermente.
Justin annuì, poi ripensò alle parole di Joseph, e prima che Daniel potesse avvicinarsi a Jennifer, intervenne.
“È stato Trevor a trattenerla, e a sparare?”
Joseph annuì sospirando. “Adesso dovresti spostarti, perché Daniel dovrebbe controllare cosa le ha fatto alla gamba, poi magari mostro ad entrambi la registrazione.”
Oliver uscì dalla stanza, Justin e Joseph, invece, restarono appoggiati al muro vicino la porta.
Daniel ruppe il tessuto del pantalone, e storse le labbra quando scoprì la pelle violacea della gamba sinistra.
“È stato un colpo abbastanza violento. Penso che sia una contusione” fece una pausa, scrutando il livido che si stava formando, poi riprese “Joseph, mi servirebbe del ghiaccio, un’ asciugamano e due o tre cuscini”
Joseph subito uscì dalla stanza, mobilitando anche Oliver.
“Ho sempre voluto conoscervi” sorrise Daniel, massaggiando la gamba di Jennifer.
“Ma Joseph continuava a dirmi di sorvegliarvi con le telecamere. A volte quell’uomo è una gran seccatura” esclamò ridacchiando, contagiando anche Justin.
“Quando si risveglierà?” Justin cambiò argomento, poiché non voleva parlare male del capo con il capo.
“Non lo so, penso che adesso stia semplicemente dormendo, quindi lasciamola riposare per un po’.”
Appena Joseph e Oliver ritornarono, Daniel posizionò i cuscini sotto la gamba, così da tenerla alta, e poi aprì la busta di ghiaccio per metterlo nell’asciugamano, e appoggiò quest’ultima proprio sul livido.
“Justin, porto Oliver nella stanza dei monitor per mostrargli la registrazione, vieni anche tu?”
“No, Joseph, aspetto che Jennifer si risvegli”
Justin sorrise poi andò a sedersi sul letto, al fianco di Jennifer, diede le spalle alla porta e strinse una mano della ragazza tra le sue.

Passarono un paio d’ore, quando Joseph ritornò nella stanza e trovò Justin nella stessa posizione in cui l’aveva lasciato: seduto sul letto a guardare Jennifer.
“Non si è ancora svegliata?” sussurrò, facendo girare di scatto la testa di Justin nella sua direzione.
“Daniel ha detto di lasciarla riposare” sospirò il ragazzo, tornando a guardare la ragazza.
Joseph annuì, appoggiandosi alla parete accanto al letto.
“Ieri non l’avevo notato”  Justin parlò, continuando, però, a osservare l’espressione rilassata di Jennifer “dopo la mia scenata, mi hai detto che Jennifer è cambiata, ma non avevo notato il suo cambiamento fisico”
“Non posso informarti su tutto, a quel punto sarebbe invasione della sua privacy” intervenne Joseph, Justin annuì, ma l’uomo continuò “anche se ho già invaso la sua privacy costringendo Oliver a parlare con la madre”
La testa di Justin scattò, i suoi occhi confusi incontrarono quelli decisi di Joseph.
“Non mangiava, le ho dato qualche giorno, sperando che la fame avesse avuto la meglio su tutti i pensieri che la spingevano a continuare, ma non è successo. Ho dovuto fare qualcosa.”
“E la situazione è cambiata?”
“Ha mangiato sia ieri che oggi, grazie alla madre”
Justin annuì ancora, e abbassò lo sguardo sulla sua mano e quella di Jennifer.
“Ero venuto qui per chiederti di restituirmi la pistola” Joseph si staccò dal muro.
“Uh? Sì, ecco” Justin afferrò l’arma, che ancora teneva posizionata nel pantalone, dietro la schiena.
“Sai per caso se Jennifer ha ancora la sua?” appena Joseph finì di parlare, Jennifer aprì lentamente gli occhi.
“Cosa devo avere?” chiese, sbadigliando.
“La tua pistola”
“Non puoi toglierci le pistole, non dopo che hanno scoperto la sua identità!” esclamò, cercando di mettersi seduta.
“Jennifer, è meglio se resti sdraiata sul letto” sussurrò Justin, spingendola delicatamente contro il materasso.
“Ma non posso lasciarvi in giro per la città armati, soprattutto lui” Joseph indicò Justin con un cenno della testa.
“Dovevi pensarci prima! Trevor ci ha visti, ha visto lui!”Jennifer si fece rossa per la rabbia, e non riuscì a mantenere un normale tono di voce.
“Avrebbero scoperto anche Justin, era solo questione di tempo” ribatté Joseph, con la massima calma.
“Non doveva succedere oggi, è stato troppo presto, non abbiamo neanche finito l’addestramento!”
“Sai una cosa?” Joseph iniziò a parlare appena Jennifer ebbe finito “Tieniti anche la pistola, ma la responsabilità è tua!”
La ragazza non ebbe tempo di ribattere, perché Joseph uscì velocemente dalla stanza.
“Sa che hai ragione”
Jennifer incrociò lo sguardo del ragazzo, ma non disse nulla.
“Ti devo delle scuse” iniziò Justin, poi si bloccò, perché non sapeva fino a quanto poteva spingersi con le parole. Jennifer alzò le sopracciglia, invitandolo a continuare.
“Ti ho lasciato qui da sola, ad affrontare tutto questo, mentre io ero a Los Angeles a registrare un CD, non avrei dov..”
“Justin, hai solo fatto il tuo lavoro” Jennifer sorrise, incoraggiante, ma il ragazzo notò che non era proprio convinta.
“È solo colpa mia, scusa” sussurrò, poi le afferrò i fianchi e la abbracciò, costringendola ad alzare la schiena dal letto per ricambiare bene l’abbraccio.
“Non ti permettere più di non mangiare” le sussurrò tra i capelli, accarezzandole la schiena.
“Joseph continua a dire in giro quello che faccio?” ridacchiò la ragazza, con il viso contro il collo del ragazzo.
“Ho tutto il diritto di sapere cosa hai combinato durante la mia assenza” Justin mosse la testa per riuscire a guardare il volto di Jennifer.
“Ma davvero?” la ragazza sorrise, aggrottando la fronte.
“Certo, sono il tuo ragazzo”
Justin le sorrise mentre avvicinava le labbra alle sue.

Spazio autrice:
sono tornata, e questa volta con un 'ritardo' di solo diciannove giorni, li ho appena contati ahahah
abbiamo appena scoperto cosa era successo a Jennifer (yeeeah è ancora viva ahahahah) ed è ritornato sulla scena un personaggio che non piace a molte persone: Trevor. A me, personalmente, piace, forse perché mi affascinano i cattivi, non lo so lol
spero di aggiornare nel giro di un paio di settimane, ma dato che non so ancora cosa succederà, sarà un po' difficile.
grazie mille a tutte le persone che hanno letto il capitolo precedente e che hanno letto anche quest'ultimo, e grazie mille alle persone che dedicano pochi minuti del loro tempo per lasciare una recensione, siete tutti fantastici!
alla prossima!
baci, simo.
  
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