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Autore: ImagineMonkeys    11/11/2013    3 recensioni
"Mi hanno chiamata in moltissimi nomi dalla prima media in poi.
Inizialmente ero la "sapientona", perchè ero l'unica che sapeva fare le espressioni algebriche senza calcolatrice.
Poi divenni la "solitaria", perchè nessuno mi invitava alle feste.
Da solitaria passai a "Psicopatica",per i continui scatti di ira per le persone che mi facevano salire l'estremismo islamico.
Poi sono diventata "asociale", "schizofrenica", "sfigata", "radioattiva","attaccabrighe", "irresponsabile" e per finire "incendiaria".
Me ne hanno dette davvero di tutte, ma "Mezzosangue" non mi ha mai chiamato nessuno"
≈≈≈
Sono Renee Allen, e sono io la causa dell'incendio.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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amnesia

Il commissariato poi non è tanto brutto se ci penso.
E’ ovvio che non sia il posto più allegro del mondo, ma mi piace come l’hanno ridipinto, queste pareti rossastre sono accoglienti.
Il sergente Hopkins, che ormai mi ha visto qui su questa sedia un paio di volte, mi scuote il capo in segno di dissenso, mortificandomi ancora di più,maledetto lui ed i suoi occhi inespressivi.
I miei genitori sono piegati sulla sua scrivania a firmare dei fogli, ed io me ne sto qui, seduta sulla poltrona di stoffa a quadretti, a fissarmi le scarpe rosse annerite.
Quando i miei genitori finiscono di firmare si voltano verso di me, dandomi uno sguardo complice.
Hanno fatto quello sguardo.
Sono fottuta.
-Allora?- dico alzando le spalle, mio padre sospira e cerca gli occhi di mia madre.
-Niente servizi sociali per questa volta.- afferma, e tiro un respiro di sollievo, accasciandomi sulla poltrona, non avrei sopportato altre centodieci ore di servizi sociali.
-Grazie a Dio!- esclamo sollevata, alzandomi in piedi e mettendo la borsa in spalla.
-Però, se fai un altro sbaglio finiamo nei guai, e pagare la cauzione non basterà, quindi cerca di non cacciarti in strane situazioni.- afferma il commissario Hopkins, sbucando dietro i miei genitori.
Come se per me fosse facile, io sono la regina delle strane situazioni.
Il sergente continua a fissarmi con un sopracciglio alzato, i miei sembrano non notarlo.
-C’è qualcosa che non va?- gli chiedo, il sergente accenna un sogghigno.
-Sei sopravvissuta ad un grosso incendio.-dice.-Devi sopportare molto bene le fiamme.-
-Magari ho semplicemente fortuna.- dichiaro con nonchalance, per fortuna che ho frequentato un corso di recitazione, perché questa è una bugia grande quanto una casa a sette piani.
Il sergente scuote la testa lentamente e mi sorride, con il suo solito sguardo gelido, mi ha sempre inquietato quell’uomo, dal modo in cui parla alle domande strane che mi pone, per non parlare degli spaventosi occhi mono espressivi, sembra che quando parli con me mi ipnotizzi.
-Andiamo a casa adesso.-annuncia mio padre, da una stretta di mano al commissario ed usciamo dal grosso edificio, dirigendoci verso l’auto.
Il tragitto verso casa è silezioso, forse troppo, sono frastornata e confusa.
Ho appiccato un incendio in qualche modo e tutti si comportano come io fossi innocente, come è possibile?
Con l’altro incidente, quello della fiammata che provocai a scuola nel laboratorio di fisica in un’arcana maniera, mi beccai quasi duecento ore di servizi sociali in una casa di riposo, mentre ora mi era andata liscia, eppure non mi sento per niente bene.
Magari sto esagerando, magari l’incendio non l’ho provocato io e me lo sono immaginato, magari sto uscendo davvero fuori di testa e quella medicina insapore che mia madre mi dava per il raffreddore stava avendo effetti sul mio sistema nervoso già altamente danneggiato.
-Renee.- mio padre dice il mio nome lentamente.-Se questo ti ha turbata domani puoi non andare a scuola, lo sai vero?-
Mi metto dritta sul sedile posteriore e sbuffo.
-Domani ho la partita di pallavolo, devo andare per forza, ma tranquillo, me la sento.-dico, papà sembra più nervoso del solito, e le nocche gli si fanno bianche nel mantenere salda la presa sul volante.
-Qualunque cosa succeda chiama a casa, chiaro?- dice con fermezza, non capisco perché ad un tratto è diventato così iperprotettivo.
Ah già, ho solo incendiato lo studio della mia psicologa.
Annuisco mestamente ed in quel momento parcheggiamo, scendo dall’auto e calpesto il prato del nostro vialetto alberato.
Salgo le scale ad una velocità ultra sonica e mi getto a testa fitta sul mio letto, sono stanca, confusa e mi sento bruciare ovunque.
Mi guardo le mani, ci sono diverse piccole ustioni comparse dal nulla, sembrano formarsi da sole ogni volta.
Mi strofino le dita sopra per togliere della cenere, eppure non mi danno per niente fastidio.
Guardo il soffitto della mia stanza e ripenso a questa stranissima giornata, facendo mente locale per ricordare cosa è successo prima che tutto bruciasse, ma non ricordo nulla, solo vuoto nel mio cervello. Ed in poco tempo, mi si abbuia anche la vista, e mi addormento di colpo.




{Angolo me}
Eilà, mortali(?)
Bene, da questo capitolo deduciamo che Renee non è esattamente la ragazza più normale del mondo ed è anche la più incasinata .
Che ne pensate? Siete riusciti a dedurre qualcosa? Si, lo so che è corto e che non ho specificato un cazzuolo, però riuscirete a capirci qualcosa dai prossimi capitoli gne gne.
Ho il blocco dello scrittore per ora (ewwewewew), però spero di sbloccarmi al più presto e continuare.
Ora, prima che mia madre mi scaraventi qualcosa apresso, vado a finire di studiare per il compito di grammatica, ZEUSBONO.
x
Lucrezia

 
 
  
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