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Autore: micRobs    11/11/2013    7 recensioni
Mini commedia romantica in sette capitoli, scritta per la Thadastian Week:
Dal primo capitolo: "«Grazie di essere così-» Stupido? Senza speranza? Privo di qualsiasi istinto di sopravvivenza? «Così e basta, lo sai.»
«Che fortuna» commenta caustico, abbozzando un sorriso che spera risulti abbastanza convincente da non compromettere la brillante messinscena in cui si sta impegnando così strenuamente.
La verità è che ha appena accettato di volare a Parigi insieme al suo ex – mandando alle ortiche non solo ogni forma di logica, ma anche il suo presunto amor proprio – e, come se non bastasse, ha acconsentito ad andarci nelle vesti di suo ragazzo. Di suo attuale ragazzo, per amor di precisione."
Fluff, romanticherie e cliché come se piovesse.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Sebastian/Thad
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Day 1: Cliché ♥
Note di Robs: Alla fine non ho resistito alla tentazione di scrivere una mini long per questa Thadastian Week. Lo so, sono recidiva, ma vi assicuro che questa non avrà nulla a che vedere con i miei soliti drammi e papiri di 5000 e passa parole. È sostanzialmente una commedia romantica, piena di fluff e dolcezze varie, ma per la restante parte delle note ci vediamo giù, così vi lascio alla lettura e mi eclisso.
La mia beta per questo primo capitolo è stata la dolcissima SereILU, che ringrazio dal profondo del cuore ♥
Sebbene io abbia dovuto fare a meno di lei per la lettura in anteprima e le sue solite e preziosissime rassicurazioni, Vals non si è risparmiata di regalarmi la meraviglia che potere ammirare proprio qui sotto ♥ Valsie, non farmi più fare a meno di te, please ç__ç ♥
 
  


00. Di decisioni consapevoli e consapevole idiozia.
 
 
 
 

La prima cosa che Thad Harwood ha pensato la prima volta che ha visto Sebastian Smythe è stata: “Wow”.

È accaduto esattamente un attimo prima che lui potesse ricordare a se stesso di essere fermamente etero e che il ragazzo – un nuovo studente della sua scuola, nonché suo nuovo compagno di stanza in dormitorio – potesse aprire la bocca per presentarsi. A quel punto, quell’unica esclamazione di sorpresa è stata sostituita dalla seconda cosa che Thad Harwood ha pensato la prima volta che ha visto Sebastian Smythe. E cioè: “Ma tu guarda che razza di egocentrico, presuntuoso, arrogante smargiasso spaccone, che si crede un Dio sceso in terra”, cosa che Sebastian ha anche avuto parzialmente modo di smentire, nel corso del tempo.

Il problema è che, adesso che è seduto di fronte a lui ad uno dei tavolini della caffetteria dell’Accademia Dalton, Thad Harwood non può fare a meno di pensare a due cose: la prima è “wow”, seguito da un incredulo: “Che gran faccia tosta”; la seconda si è rivelata essere qualcosa di molto simile all’intramontabile: “Ma tu guarda che razza di egocentrico, presuntuoso, arrogante smargiasso spaccone, che si crede un Dio sceso in terra”.

C’è stato un tempo in cui Thad era molto più bendisposto nei confronti di Sebastian Smythe. Nonostante le incomprensioni, le differenze caratteriali, le porte che il ragazzo gli sbatteva in faccia, il suo remargli costantemente contro; nonostante schernisse lui e i suoi tentavi di stringere un legame, nonostante lo ignorasse e poi lo trattasse come l’ultimo anello della catena alimentare. Nonostante tutto. Thad continuava a insistere e Sebastian a fare passi indietro, perché c’era la volontà, da parte del primo, di offrirgli una mano, una compagnia, metà della sua porzione di patatine. Una parola o anche due.

Il ragazzo che invece Thad sta adesso osservando è diverso da quello con cui ha incessantemente provato ad avere a che fare l’anno precedente. Non quanto esteticamente – stessi capelli invidiabilmente perfetti, stesso sorriso storto, stessi occhi verdi e penetranti, stesso numero di nei sul viso e sul collo. Sì, lui li ha contati tutti – quanto caratterialmente e nelle intenzioni. Se prima infatti Sebastian era stato il viziato principino di Francia, venuto nella loro scuola per dettar legge e impartire ordini dall’alto del suo piedistallo, con il tempo aveva offerto ai suoi compagni un altro lato di sé. Uno più umano, più vulnerabile, più fragile, nascosto dietro la facciata di supponenza e arroganza che il ragazzo era solito mostrare come un trofeo. 

Forse Thad avrebbe dovuto prevederlo, forse avrebbe anche potuto evitarlo, ma non lo ha fatto. E si è ritrovato innamorato di quel lato della sua personalità ancor prima di riuscire a rendersene conto – scendendo a patti con se stesso, ammettendo di essere attratto da un ragazzo, rischiando una crisi isterica ogni volta che Sebastian trovava il modo di girare mezzo nudo per la camera, incantandosi ad osservarlo nei momenti più impensabili.

Per questo motivo – e per moltissimi altri – il “No” che dovrebbe lasciargli le labbra fa doppiamente male. Fa male perché dovrebbe dire di no al ragazzo che gli ha rubato il sonno e i pensieri, fa due volte male perché la delusione di doverlo effettivamente fare brucia più dell’insoddisfazione e della consapevolezza che le cose tra loro non sarebbero mai potute andare diversamente, se Sebastian ha addirittura il coraggio di fargli una richiesta come quella. Nonostante i suoi buoni propositi, però…

«D’accordo» risponde, dandosi mentalmente dell’idiota. «Era- te lo avevo promesso. Quindi-»

«Non voglio costringerti» la voce di Sebastian è calda e premurosa, Thad ci ha messo talmente tanto a smettere di fantasticarci su che adesso fa quasi male ritrovarla con tale intensità. «Voglio che ti vada bene davvero e- è una situazione imbarazzante e me ne rendo conto, ma-»

Thad scuote la testa e lo interrompe morbidamente. «Va bene così. Posso farlo, posso- è un favore che ti faccio volentieri» annuisce, per sottolineare la sua convinzione, anche se questa è praticamente inesistente. Perché lui non dovrebbe acconsentire a quella richiesta, non dovrebbe dare a Sebastian altri modi per fargli del male, non dovrebbe volersi così poco bene e, soprattutto, non dovrebbe essere ancora così tanto preso da lui da mettere da parte il proprio istinto di conservazione in favore di un po’ di tempo da trascorrere insieme. Anche se, si rende conto in questo preciso istante, è tutto quello che vuole.

Quando pensi che niente possa più sorprenderti, quando ti arrendi all’evidenza di aver commesso la tua parte di colpe, quando trovi il modo di chiudere tutto in un cassetto e smettere di sperare, quando trovi la forza di alzarti ogni mattina ben sapendo che ti basterà voltare lo sguardo per scontrarti con la figura del tuo ex-ragazzo mezzo nudo, quando ti convinci di star riuscendo a sopravvivere dignitosamente a quella rottura che in realtà ti ha spaccato a metà… ecco che lui trova il modo di mandare in frantumi ogni tuo sforzo e ricordarti, ancora una volta, che potrai impegnarti quanto vorrai, ma che lui non se ne andrà mai. Dalla tua stanza, dalla tua vita, dai tuoi pensieri. E, soprattutto, dal tuo cuore.

Sobbalza appena, quando le mani di Sebastian si chiudono intorno alle sue, posate sul tavolino rotondo della caffetteria, e percepisce il cuore mancargli un battito al sorriso che il ragazzo gli sta rivolgendo. È uno di quelli belli, uno di quelli che lo abbagliano e gli fanno dimenticare come si pensa e come si respira. Uno di quelli che Sebastian era solito dedicare solo ed esclusivamente a lui, quando stavano ancora insieme e il mondo smetteva di esistere quando Sebastian gli sorrideva.

Prima che le cose si complicassero e che entrambi si rendessero conto di avere troppa paura di esporsi e lottare per loro due. Perché a volte l’amore non basta, e Thad se n’è reso conto nel momento esatto in cui Sebastian ha detto che “forse dovremmo lasciarci” e lui non ha avuto la forza di fare altro se non annuire e dargli ragione.

«Okay, ti do la mia parola che non farò nulla per metterti in difficoltà o a disagio» Troppo tardi. «Che farò la persona matura, che non me ne approfitterò e che mi comporterò con te come non ho mai fatto.»

Thad aggrotta la fronte e non è certo di aver compreso l’esatto significato di quelle parole, perché il viso di Sebastian è una maschera di positività e sincerità e lui non riesce a pensare ad altro che non sia: “Mi metterò nei guai e alla fine non potrò dare la colpa a nessun’altro” oltre che un quasi disperato: “Dio, perché devi essere sempre così bello?”

«Lo so» annuisce, seppur con voce un po’ titubante ed incerta, che comunque non cancella l’espressione serena dal viso del suo ex ragazzo – era diventato sempre meno doloroso pensare a lui in questi termini, ma il bruciore alla bocca dello stomaco che gli causa quella parola è improvvisamente tornato in tutta la sua intensità. E per delle ovvie ragioni.

Perché ha appena accettato di accompagnare Sebastian Smythe al matrimonio di suo cugino Pierre, prendendo a calci qualsiasi buon senso al punto da acconsentire di seguirlo a Parigi per una settimana intera, la prima dopo la fine della scuola.

A Sebastian i matrimoni fanno profondamente schifo e Thad lo sa benissimo – troppi fiori, troppo cibo, parenti che non vedi da anni e di cui neanche ricordi o sai l’esistenza, ipocrisia e amore, a cui lui è sempre stato piuttosto allergico. A questo preciso matrimonio, però, ci tiene in modo particolare, perché non solo è del ragazzo che ha ricoperto il ruolo di fratello maggiore per lui negli anni in cui ha vissuto a Parigi, ma anche e soprattutto perché dovrà essere il testimone dello sposo.

«Grazie di essere così-» Stupido? Senza speranza? Privo di qualsiasi istinto di sopravvivenza? «Così e basta, lo sai.»

«Che fortuna» commenta caustico, abbozzando un sorriso che spera risulti abbastanza convincente da non compromettere la brillante messinscena in cui si sta impegnando così strenuamente.

La verità è che ha appena accettato di volare a Parigi insieme al suo ex – mandando alle ortiche non solo ogni forma di logica, ma anche il suo presunto amor proprio – e, come se non bastasse, ha acconsentito ad andarci nelle vesti di suo ragazzo. Di suo attuale ragazzo, per amor di precisione.

Thad ricorda con assoluta accuratezza il giorno in cui quella telefonata intercontinentale è arrivata, svariati mesi prima. Ricorda che era l’inizio di dicembre, che aveva da poco iniziato a nevicare e che il suo blazer era completamente zuppo, perché lui aveva dimenticato l’ombrello in camera. Ricorda la risata fresca e allegra di Sebastian, le sue labbra screpolate dal vento a contatto con le proprie, il suo abbraccio caldo e rigenerante. Soprattutto, però, ricorda la felicità dipingersi sul suo viso, mentre ascoltava Pierre al telefono, e il “Ci saremo sicuramente, io e Thad, il mio ragazzo” che aveva pronunciato poco dopo – in un francese perfetto che poi ha provveduto a tradurgli.

Quella è stata la prima volta che Sebastian si è riferito a lui in quei termini e Thad ora non ha bisogno di sforzarsi o concentrarsi, per richiamare alla mente l’emozione di sentirglielo dire; per questo preciso motivo, non se l’è sentita di negargli quel favore – sebbene non si spieghi perché Sebastian non abbia informato suo cugino della loro rottura – e concedersi di prendere parte a quell’avvenimento su cui ha fantasticato giorni interi, nei mesi addietro.  

Il fatto che sia ancora stupidamente e irrimediabilmente innamorato di lui è un problema di importanza del tutto relativa, conviene con se stesso.

Relativamente disastroso. 
 

 
L'ultimo mese di scuola è il più duro che Thad abbia in memoria. Gli esami finali alla Dalton sono notoriamente impegnativi e massacranti, quindi lui si ritrova a studiare senza sosta ogni giorno per essere sicuro di dare il meglio di sé – sebbene la sua media sia tutto fuorché traballante o a rischio.

Oltretutto, è anche il periodo in cui iniziano – e finiscono – di arrivare le risposte dalle università a cui i diplomandi hanno fatto domanda, e quindi lui vive costantemente diviso tra l'ansia di vedere quella busta arrivare e quella ben più asfissiante di leggervi dentro parole che non si aspetta.

Come se non bastasse, poi, Sebastian si è messo in testa di insegnargli qualche parola utile in francese, in vista del loro imminente viaggio a Parigi, perciò trascorrono ogni sera almeno due ore chiusi in camera a studiare. E questa, forse, per Thad è la parte peggiore perché, oltre ad essere psicologicamente difficile, stare così vicino al suo ex è anche emotivamente distruttivo. Thad non ha idea di dove trovi la forza di volontà per non mandare tutto all'aria e confessargli di amarlo ancora, come e forse più di prima. Inoltre, il connubio Sebastian/francese è anche fisicamente insostenibile per lui: non può escludere che il ragazzo si stia approfittando di questa sua debolezza ma, ogni volta che gli insegna una nuova frase, gliene spiega il significato e poi lo corregge dove sbaglia, Thad è costretto a stringere pugni, denti e gambe per combattere i brividi caldi che gli accarezzano la schiena a tutte quelle esse così sibilanti e alle consonanti morbide che il ragazzo pronuncia.

A tutto ciò, si aggiunge la consapevolezza che entro poco dovrà separarsi dai suoi migliori amici, con cui quindi cerca di trascorrere più tempo possibile, quasi come se volesse fare scorta degli abbracci spaccaossa di Jeff e dei consigli saggi di Nick – l'ultimo dei quali, dopo avergli confessato i dettagli del suo viaggio oltreoceano, è qualcosa del tipo: "Tu non sei un essere umano, ma una bomba a orologeria, e lui- lui- Dio, io lo ammazzo", solo che Sebastian è ancora vivo e vegeto, quindi o la convinzione di Nick è venuta meno o Smythe ha più vite di un gatto.

Il culmine di questo periodo di tensione e ansia fisica e mentale, Thad lo raggiunge quando Sebastian si presenta in camera con il suo biglietto aereo, rendendogli quindi impossibile rimandare ancora il confronto con sua madre. Quando Thad la informa che trascorrerà una settimana in Europa, la reazione di Amanda Harwood è tutto tranne che sorpresa ed entusiasta – come lui si aspettava, visto che l’ha praticamente messa di fronte al fatto compiuto – ma quando poi le spiega le condizioni a cui si sta recando con Sebastian a Parigi, sua madre sospira e gli rivolge uno sguardo paziente e pieno di quella che Thad è sicuro sia commiserazione.

«Cosa mi impegno a fare a punirti» gli dice, abbracciandolo, «se tu sei così lungimirante da pensarci da solo?»

E sì, più o meno sta tutto lì.

 
 
 

 
 

Quindi abbiamo: un matrimonio, un post break up, il cliché del finto fidanzato e Parigi. Cosa vi suggeriscono tutti questi elementi infilati nella stessa storia? Volete un suggerimento? Ebbene, sono tutti i miei kink più grandi e su cui sbrodolo costantemente amore infinito, quindi potete già intuire da adesso quanto questa mini long sarà diversa dalle mie precedenti e quanto io ne sia già innamorata.

Veloci informazioni circa questa storia ve le fornirò con un pratico elenco a punti, tanto sapete che io li amo in maniera viscerale:
  • La lunghezza dei capitoli, sarà più o meno sempre questa e ciò perché sto sperimentando un nuovo stile un po’ meno pesante e più “diretto”, ecco. Vedremo se funziona e se posso utilizzarlo anche per qualcosa di più serio, chissà xD
  • Il POV sarà sempre quello di Thad, perché la storia sarà sostanzialmente molto leggera e pseudo comica e ho bisogno del suo Pov per renderla tale (come avete potuto notare).
  • Il rating l’ho messo giallo a scanso di equivoci: non credo che lo raggiungerò neanche ma, siccome devo ancora finire di scriverla, ho pensato di alzare un po’ il margine per evitare di doverlo eventualmente fare poi.
  • L’angst di questa storia non supererà i livelli di questo primo capitolo: ci sono solo loro due che sono due idioti patentati, per intenderci. Niente drammi o eccessive pare mentali.
  • Preparatevi a Sebastian in versione fidanzato perfetto ♥
E bon, ho detto fin troppo, quindi vi saluto e vi do appuntamento a domani. Grazie per esservi spinti fino a qui e grazie a chi, eventualmente, si prenderà il tempo di lasciarmi un parere.

Bacioni e buona week,

Robs.
 
 
 
 
 
 

 
   
 
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