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Autore: meriluna    11/11/2013    1 recensioni
Ci sono giorni – quando a svegliarti è il dolce aroma del caffè appena fatto e la brezza primaverile che ti sfiora la pelle – in cui pensi che la vita è bella e che niente potrà rovinare il tuo buon umore; altri giorni invece – quando a svegliarti è un fastidioso raggio di sole che quasi ti acceca e ti risveglia anche il dolore all'orecchio provocato dall'immobilità della notte appena trascorsa – in cui semplicemente vorresti prendere a pugni ogni singola persona che ti si presenta davanti.
E questo, sfortunatamente per lei, era proprio uno di quest'ultimi giorni...
Genere: Azione, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Lestrade, Sherlock Holmes
Note: Cross-over, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1°
Il vampiro di Londra.



Ci sono giorni – quando a svegliarti è il dolce aroma del caffè appena fatto e la brezza primaverile che ti sfiora la pelle – in cui pensi che la vita è bella e che niente potrà rovinare il tuo buon umore; altri giorni invece – quando a svegliarti è un fastidioso raggio di sole che quasi ti acceca e ti risveglia anche il dolore all'orecchio provocato dall'immobilità della notte appena trascorsa – in cui semplicemente vorresti prendere a pugni ogni singola persona che ti si presenta davanti.
E questo, sfortunatamente per lei, era proprio uno di quest'ultimi giorni...
< Dottore!! > l'urlo riecheggiò nelle profonde oscurità che l'inghiottirono.


 
***


Il nuovo caso a cui stava lavorando non lo diresti tra i più eccezionali, ma nemmeno si poteva classificarlo tra i banalissimi lavori che di solito gli proponevano gli Yard.
Angela Sommerville, 18 anni, era stata trovata morta nella stanza di un hotel ad ore – niente di cui entusiasmarsi troppo per intenderci – ma poi le continue pressione di John e Lestrade erano riuscite a suscitare il suo interesso.

La vittima presentava due fori sulla giugulare causati da un morso – non aveva potuto far a meno di roteare teatralmente gli occhi – ed era stata distesa su un simbolo egizio che rappresenta la vita eterna, l'Anhk, disegnato con il suo sangue.

Aveva impiegato un paio di minuti per raccogliere tutte le informazioni necessarie al risolvimento del caso e adesso era stesso sul divano, con le mani giunte sotto il mento e un paio di cerotti alla nicotina piazzati sul braccio.

Emise un piccolo sbuffo frustato. Non avrebbe dovuto essere lì, ma ad interrogare i genitori della ragazzina, solo che John l'aveva costretto a restare dicendogli che – testuali parole – con il suo “ottimo tempismo” e la sua “sensibilità” da bradipo si sarebbe ritrovato all'obitorio a far compagnia ai cadaveri di Molly.
 
Scattò a sedere quando sentì la porta d'ingresso aprirsi.

< Allora? > chiese impaziente, tamburellando nervosamente il piede a terra.

< Secondo i genitori era una ragazza tranquilla è diligente – rispose, appendendo il giubbotto – poi però, più o meno sei mesi fa, si è data al gotico ed è entrata a far parte di una setta vampirica >.

< Ah inutile, inutile, inutile! – lo interruppe, alzandosi dal divano e facendo avanti e indietro – Sono tutte cose che già so! Mi serve qualcosa di nuovo! > protestò alterato, avvicinandoglisi e stringendogli il viso tra le mani.

John lo scostò quasi spaventato e rilesse il blocchetto su cui aveva preso appunti.
< Bhe… – scorse velocemente - I genitori l'hanno sottoposta al test per l'HIV che è risultato negativo, e inoltre ho parlato con alcune ragazze appartenenti alla sua stessa setta e mi hanno detto che non era molto ben voluta a causa del suo continuo frequentare un luogo chiamato “Il Bar del Sangue”. Da quel che ho capito per loro l'essere vampiro è più spirituale, mentre Angela prendeva la questione alla lettera... ah e >.

< Voglio parlare con chi le ha fatto il test! > l'interruppe ancora, lasciandolo confuso.

< Il test? Sospetti dell'infermiere? – chiese perplesso, osservandolo prendere il cappotto e la sciarpa – Ci sono molte altre persone che... >.

< Ma certo! Il Don Giovanni dei vampiri o le sue “non-esattamente-amiche”?! – mimò le virgolette, sarcastico – Oh andiamo John, quei tipi sono già abbastanza appariscenti di loro, non attirerebbero mai l’attenzione con un omicidio!> sbuffò, come se stesse parlando con un moccioso fin troppo ottuso.

< Ma…! > non riuscì a finire la frase che si ritrovò il proprio giubbotto – lanciatogli da Sherlock – in faccia.

< Muoviti John! > lo incitò la sua voce, ovattata dal rumore di passi veloci sui gradini.

Sospirò sconsolato – ma perché tutte a me? – e infilandosi l'indumento si affrettò a raggiungere il compagno, che in tanto aveva già fermato un taxi.


 
***



Ci misero poco per arrivare al Saint Mary's Hospital e grazie alle incredibilmente convincenti “tecniche persuasive” di Sherlock – a buon intenditore poche parole – ora si trovavano nel laboratorio di analisi, pronti ad interrogare l'infermiere che aveva eseguito il test alla signorina Sommerville.

< Salve – salutò cortese John entrando nella stanza – Io sono il dottor John Watson e lui è il detective Sherlock Holmes – fece le presentazioni, indicando l'amico - Siamo qui per il caso di Angela Sommerville, ha effettuato le analisi del sangue in questa struttura e volevamo sapere chi è stato a prelevarle il sangue > disse con tono professionale, tirando fuori il taccuino su cui prendeva appunti.

Il ragazzo li guardò con sospetto mentre posava in un armadietto un campione di sangue appena prelevato.
< Ci sono solo io qui > rispose quasi seccato incrociando le braccia al petto.

< Bene, allora saprà certamente di chi stiamo parlando – intervenne Sherlock, mettendo su uno dei sui falsi sorrisi mentre si guardava intorno; quando l'altro annui continuò – La ragazza aveva un pendente che conteneva il suo sangue unito ad un gel sepa... >.

< Sì, sì! Era il suo sangue, ne avevo prelevato un po' di più quindi perché non avrei dovuto darglielo? >  cercò di sorvolare, mettendosi quasi sulle difensive.

< Non è contro le regole del laboratorio? > chiese John, mettendo su un sorriso di circostanza nel notare la sua agitazione.

< Grande! – sbuffo l'uomo infastidito – Volete denunciarmi? – chiese quasi con sfida – Hey, cosa sta facendo? Quello è il mio frigorifero personale... > si infervorò quando vide Sherlock aprire il mini-frigo, zittendosi subito dopo quando ne estrasse un contenitore pieno per metà di liquido cremisi.

Sherlock sorrise compiaciuto, agitandolo piano.

< Questo sangue e di Angela, vero signor Johnens? > chiese con un tono divertito che dette fastidio sia all'uomo che a John – non si sarebbe mai abituato all'insensibilità di Sherlock.

Tolse il tappo dal recipiente notando subito l'impronta di un labbro sull'estremità; lo agitò di nuovo e a quel punto lo richiuse poggiandolo sulla superficie del frigo, scrivendo poi velocemente qualcosa sul cellulare.

< Lei... lei mi chiese di prelevarne una quantità maggiore ma poi non è più venuto a riprenderselo e... e poi non è un reato bere il sangue di un'altra persona! > si strofinò nervosamente le mani sui pantaloni, agitato.

< No, non lo è, ma l'omicidio si – lo inchiodò con lo sguardo il detective, mettendolo spalle al muro – Angela si è sottoposta all'esame trentadue giorni fa, ma a giudicare dalla fluidità, il sangue nel suo frigorifero ha meno di una settimana, come lo spiega signor Johnens? >.

L'uomo abbassò lo sguardo, rabbuiandosi in volto.
< Molte ragazze non guardano quando infilo l'ago – disse con voce atona – Ma a lei piaceva, cosi ho cominciato a tenerla d'occhio e ho scoperto che frequentava quell'emulo, quel fenomeno da baraccone in stile hollywoodiano – si infervorò quasi gli fosse stata arrecata un'offesa – Lei... lei m'invitò ad entrare, era contenta di vedermi, ci siamo baciati e poi... lei si è offerta a me! > le pupille degli occhi gli si erano dilatate e un sorriso da folle si era allargato sulle sue labbra, aveva l'espressione di un pazzo.

John portò istintivamente la mano alla cintura dove teneva la pistola d'ordinanza.
< Può anche averle offerto il suo sangue ma lei l'ha assassinata!> l’accusò disgustato l’ex-militare.

L'uomo scosse la testa come in trance.
< No... io l'ho solo liberata, lei adesso è dentro di me, e posso assicurarvi che è viva... > il sorriso da folle si accentuò sulle sue labbra.

Proprio in quel momento la porta del laboratorio si aprì lasciando entrare gli agenti di Scotland Yard.
< Ispettore le presento il Signor Johnens, l'assassino di Angela Sommerville > disse Sherlock indicando l'uomo di fronte a lui.

Usci dalla stanza lasciando che la polizia facesse il proprio lavoro – lavoro? –; fu allora che, forse per la mancanza di glucosio nel suo cervello o forse proprio perché stava impazzendo del tutto, fu sicuro di trovarsi sotto l'effetto di un'allucinazione, perché solo cosi si sarebbe potuta spiegare la presenza di quella ragazza dai capelli rossi, in classico camice bianco, in piedi davanti a lui; e non ci sarebbe stato davvero niente di strano – poteva essere una qualunque paziente dell'ospedale – se solo non fosse riuscito a distinguere con chiarezza alcune delle sedie della sala d'aspetto attraverso il suo corpo.
 
La pressione improvvisa di una mano sulla spalla lo fece voltare – e sì, lo fece anche sussultare leggermente.

< Sherlock, tutto bene? > chiese preoccupato John vedendolo cosi imbambolato.
L'altro annuì a quando riportò lo sguardo davanti a se la ragazza era scomparsa.
 
 
***



Le porte scure dell'edificio si spalancarono con un sonoro tonfo, interrompendo la cerimonia e facendo voltare i presenti in abiti neri.

< Ohoh, guarda un po' che abbiamo qui – la voce sarcastica del ragazzo riempì la sala – Che tu sappia, le sanguisughe si sposano, Sammy? > si rivolse al ragazzo più alto alla sua sinistra, che a sua volta ghignò.

< No, che io sappia no, Dean... > le porte si richiusero cigolando e un attimo dopo il fragore di uno scontro e urla strazianti riempirono il silenzio notturno.



Spazio Autrice
La storia è già quasi conclusa, mi mancano giusto uno o due capitoli.
Mi prefisso l’aggiornamento settimanale cosi da darmi il tempo di concludere la storia con calma e revisionare tutti i capitoli prima di postarli perché – e me ne rammarico tantissimo – temo di essere sfociata MOLTO nell’OOC.
Spero di avervi intrigati un minimo e che questa storia possa risultarvi interessante fino alla fine.
Un abbraccio.
  
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