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Autore: PONYORULES    11/11/2013    2 recensioni
"You're My Girlfriend.
You're My Young Sister.
You're My Baby."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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A Beatrice


It's SUJU Time! 
London - Act II

 

Inizia tutto in una giornata particolarmente nuvolosa. Sbuffo un po', dando ragione a Bethoc mentre mi fa notare che il tempo a Bologna è uguale a quello di Londra, oggi. 
Non credo alle coincidenze. Non l'ho mai fatto.. E perché dovrei? Il destino non esiste, il nostro percorso è stato già scritto.
Attorniata da stanchezza e da una lingua che non è la mia, mi avvio verso la Wembley Arena, per la seconda volta in meno di un anno, le mani che vanno a stringere le tasche, illuse di fermare così il freddo che sento dentro.
Ripeto a Marry e Lollipop che non me la sento. È stata un'idea di merda, perché sono ancora qui? Voglio andarmene a casa. Le vedo ascoltare i miei vaneggiamenti, rispondendo ogni volta con una risata in modo da farmi capire quanto queste mie convinzioni siano paradossali. Ma continuo comunque a camminare, mettendo un piede dietro l'altro, il capo chino come ci si potrebbe aspettare da un condannato e dai suoi ultimi istanti prima di raggiungere il patibolo.
La mia testa continua a macchinare che le parole patibolo palco hanno assunto un significato strettamente analogo, e mentre passo fra corpi già esaltati e vestiti di mille colori, mi convinco del fatto che devo accettare il mio umile destino
Allora eccola, l'ansia dell'attesa che sale, il mio corpo che si sforza di non rispondere e che continua a muoversi. Bethoc continua a guardarmi di sottecchi, chiedendomi se non sia meglio andare a fare un giro perché mi vede tesa, l'incarnato diventato via via più perlaceo la sta cominciando a preoccupare.
Lollipop aguzza la vista, scova dei posti vuoti non ancora occupati a qualche fila più avanti dei nostri. 
Marry si chiude nel suo silenzio, le serve da barriera a tutte le emozioni e le voci che la circondano. Le tremano le mani, tenta di nasconderle fra le coscie e mi guarda, scuote la testa in un chiaro segno di diniego e in silenzio, leggo nei suoi occhi l'intenzione di darmi ragione e che, se fosse per lei, girerebbe i tacchi e se ne tornerebbe a Stansted.

Quando si spengono le luci, i nostri quattro corpi si sono spostati, sono andati più avanti, facendo finta di niente.
Quando si spengono le luci, sento la mia bocca aprirsi ed emmettere il primo di un repentorio dei miei urli peggiori. Non è gioia, è agonia. Nell'istante in cui capisco che sono maledettamente vicina e che tutto ciò potrebbe comportare uno scompenso all'interno della mia persona, otto ragazzi marciano verso il pubblico, le distanze si assottigliano. 
E poi, si fermano.
La musica ricomincia. Si stoppa. Ricomincia di nuovo.
Si mettono a parlare.

Forget You're boyfriend. 
Forget you're homeworks.
Forget the money.
Just for one night. Just for one show.

La tua pronuncia è buffa, DongHae. 
Quando cerchi di spiegare al mare di teste e braccia tutte uguali quello che provi, sembri in imbarazzo. Non conosci abbastanza bene la lingua, la tua voce si incrina svariate volte, una mano va ad incastrarsi nell'incavo del collo, in corrispondenza dell'attaccattura dei capelli, come se volessi reggere tutto quel peso. 
Sei bello, DongHae. Non credevo potessi esserlo a questi livelli. Marry e Lollipop mi sillabano la stessa frase: è l'uomo della mia vita.
Allo stesso modo, Bethoc mi strattona ogni cinque minuti, mi prende di forza il braccio e addita il palco, seguendo sempre lo stesso soggetto. Incessantemente, i suoi urli si trasformano in parole, che cominciano ad acquisire significato. 
Guarda Kyu~!!
E allora mi fisso su di lui, sui suoi vestiti totalmente senza un perché ma che su di lui sembrano acquisire nuove sfumature. Lo vedo ballare, correre e saltare per il palco, manco fosse un grillo, salutare con sguardo assennato. È felice.
Kyu, sei felice?
Kyu, stai piangendo?
Il tuo viso diventa rosso, le tue spalle hanno un fremito. Sì, stai piangendo, gli occhi sono lucidi, li vedo. 
Io piango con te.
Siwon ti si avvicina, il suo corpo molto più scuro rispetto al tuo. Mi ricorda lo stesso stacco cromatico che avviene le volte in cui Kai e Lay sono vicini. 
Siwon ha parlato prima di te, le sue sopracciglie sembrano aver preso vita, i suoi pettorali sudati sono talmente belli da far male alla vista. 
Parla senza problemi, i denti bianchi e perfetti che spuntano fuori ogni tanto.
Eunhyuk chiude il discorso. 
Mi sento terribilmente male.
HyukJae, con quei capelli mi ricordi Leeteuk.

We'll be back.
Ladies and gentlemen: thank YOU.

Il ricordo del mio bias va a scomparire quando sorridi, quel sorriso strano che sono su di te può definirsi stupendo.
Durante quelle tre ore e mezza, ti sei tolto la canotta una volta soltanto: con naturalezza, ci hai mostrato il tuo petto così definito. 
Quando ti sei girato, ho visto chiaramente le due piccole fossette poco sopra l'elastico delle mutande. Erano lì, visibili a tutti, eppure mi è sembrato di fare una scoperta così personale, così intima.

Vedi Eunhyuk, vorrei dirti, io scrivo fan fiction. Ed è mia intenzione scrivere su di te. 

Come potrebbe reagire, secondo voi?
Per me? Si caccerebbe a ridere. Le spalle a tenere il ritmo del pomo d'Adamo.
È stato un concerto pieno di sorprese. A cominciare da quanto si sia trasformato in una gran fregna Ryeowook.
Ero basita. 
Quella parrucca, la sua predisposizione a mettersi in quei panni fatti di calze e l'assenza di colore se non il bianco.
Cambia la scena. 
Cambio il momento.
Shindong arriva vicino a noi, in linea d'aria eravamo vicinissimi. Mette una mano a schermare gli occhi dalla troppa luce, come se volesse vedere più in profondità.
Lo addito malamente, e chissà se effettivamente mi ha vista oppure no.
Ehi tu!
L'urlo che faccio sconquassa il mio corpo.
Ehi tu!
Lo ripeto, sporgendomi.
Saranghae!
Sussurro.
Il mio sussurro lo sentono sono Bethoc, Marry e Lollipop che cominciano a ridere, tenendosi l'una all'altra.
La prima mi dice No, vabbè, sei il TOP.

Shindong, per quanto tu possa essere privo di qualunque pregio che mi possa attirare a te, sabato sera mi hai fatto capire quanto i pregiudizi siano il male che affliggono questa società.
Shindong: grazie.
Saluti il pubblico, tenti di cantare Let it be dei Beatles, per farti volere più bene.
Anche se il tentativo non è andato a buon fine, sappi che il mio affetto l'hai già.
L'avevi già da prima.

SungMin e Kangin li guardo poco, non sono particolarmente affezionata a loro, ma quando prendono parola urlo con tutti gli altri, perché è anche per merito loro che esistono i Super Junior.

Ci guardate, fate un inchino. Kyu è il primo a rialzarsi, l'evil Maknae colpisce anche in questi momenti e io mi trovo a ridere, amandolo sempre di più. 
Si allontanano, ci danno le spalle. Ci dicono addio.
Ritornano.
Un colpo agli occhi.
Un colpo al cuore.
Coriandoli e strisce d'argento invadono l'aria, volano fino al soffitto in spirali perfette per poi discendere su di noi, ci avvolgono, ci sovrastano. E così fanno i vostri urli senza microfono, le vene visibile a occhio nudo sui vostri colli.

Mi immobilizzo quando vedo due figure raggiungervi, uno basso, l'altro abbastanza alto.
Carpisco qualcosa dalla traduttrice, nonostante il frastuono.
Bethoc si agita sul posto, il cellulare stretto in entrambe le mani. La guardo, basita.
Mi chiede disinvolta è Henry? 
La guardo e faccio di no con la testa, completando poi la frase no, è Kris.
Si marmorizza. 
Gli occhi diventano pallati. Do kyungsoo sarebbe fiero di te.
Che cazzo dici.
Ma il maxischermo parla chiaro, e parla con la sua voce, a cui ben presto se ne aggiunge un'altra decisamente più dolce.

We are One!

Le ginocchia cedono, le spalle si incurvano e le mie mani vanno a schermare i miei occhi. Piango come una bambina.
Suho, per quanto io ti possa volere bene, dovrei renderti partecipe di un lato di me che sicuramente non conosci: odio le sorprese.
Ci parlate, ricordate al mondo chi siete. Quel piccolo mondo che si è andato a formare in questo piccolo spazio fatto di sedie, microfoni e cemento.
E poi andate via, stavolta per davvero, e mentre lo fate guardo alla mia destra, al posto che, anche se non mio, ho tenuto libero combattendo con le unghie e con i denti.
Quel posto era per te, Bubu.
Perché c'eri anche tu a vedere quel concerto.
Anche tu hai visto i loro sorrisi, i loro sketch, le loro versioni in formato donna o supereroi.

 

Una volta uscita, l'aria gelida si infila sotto al cappotto, raggiungendo ogni punto scoperto. Trattengo il fiato mentre mi avvicino a Bethoc e le ricordo il fatto che è stata un'idea di merda venire qui stasera. Maledetta me e le mie idee di merda.
Lei mi guarda, nel fondo dei suoi occhi vedo troppe emozioni contemporaneamente ma in cui mi rispecchio.
Marry apre l'ombrello, le nostre voci concitate si fondono.

Mi nascondo dentro al cappuccio e piango lacrime silenziose. Non mi volto indietro, continuo a camminare.


Keep me warm, keep me safe
In my dreams, in my dreams

Vi aspetto,
Ponyo

 

  
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