Rosso
Nel
solito belvedere in cui si svolge praticamente il 90% dell'anime, Kei Hiwatari
si interroga sul passato, che lo raggiunge in brevi flash rievocati da delle
parole. E si accorge che su tutto domina un solo colore…il
rosso.
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La
fanfiction ha partecipato al concorso "La memoria e il ricordo" indetto da Izumi
e Nanochan.
(Non pensate che lo scriva
per vantarmi…ma dovevo farlo per poterla pubblicare…-__-
NdA)
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Rosso…
È
questo il colore dei miei ricordi.
Rosso su ogni cosa…rosso
ovunque.
Rosso.
L'unica tinta netta in quel
passato confuso.
L'unica cosa che ricordo
senza alcuna esitazione.
Rosso vivo, che imbratta la
pelle e non va più via.
E
quell'odore… Metallico, acre, come quando si tengono in mano delle monete.
Quell'odore che si attacca addosso e lì resta, eterno promemoria di un
incubo.
Un
macabro post-it. Questo è il mio trascorso, ciò che mi sta alle
spalle.
Com'era quella frase? Ah,
già…
"Noi possiamo chiudere con
il nostro passato, ma il nostro passato non può chiudere con
noi"…
Quanta verità in poche
parole.
Non
per niente quel colore è sempre lì, davanti ai miei occhi.
Rosso…le piume di
Suzaku.
Rosso…il fuoco
vivo.
Rosso…inevitabilmente…il
sangue.
Rosso…solo e soltanto
rosso.
Una
persecuzione. Una crudele eternità. Una fuga senza
speranza.
Fuga…
Anche questo fa scorrere
all'indietro il nastro della mia vita.
Il bambino che corre per i
corridoi, svoltando ad ogni biforcazione, affannato… Negli occhi il terrore,
sulle mani ancora quel maledetto rosso. E il labirinto di pietra che apre le sue
fauci davanti a lui e lo inghiotte, incurante della sua paura, del suo tentativo
di fuggire da quei piani di potere che non gli
appartengono.
No,
non erano miei quei piani di gloria, anche se hanno tentato di
convincermene.
Erano le fantasie di chi non
si faceva scrupolo ad usare innocenti come gradini per giungere alla tanto
sognata vetta.
Perché i loro progetti si
nutrivano della nostra fantasia.
Per
quanto mi riguarda, la fantasia non me l'hanno strappata le violenze. Non con le
torture.
Solo con un
colore.
Solo quando mi sono reso
conto che anche il mondo al di là del vetro era di quel
colore.
Rosso…violento,
intenso.
Rosso…rivoli che scorrono
lungo le pietre, quasi fosse il pavimento stesso a generarlo, troppo impregnato
di quel liquido.
Rosso…quello che non ho
provato sulla mia pelle.
Rosso…un cognome che ne
aveva fatto scorrere a fiumi.
Altri ricordi…altro
dolore.
Le punizioni che non vengono
inferte a quel bambino. Le punizioni che subiscono i suoi compagni. Anche per
colpa sua.
Il bambino
intoccabile, per via del cognome che porta.
Il rosso che lo
raggiunge, lo sfiora, sporca la sua anima candida.
Caldo, pesante,
accusatore.
Quel colore
sembra in grado di trapassare la pelle e giungere al suo essere, marchiandolo
come un animale.
Animale…le bestie al macello sono certo trattate meglio.
Eravamo vittime sacrificabili sull'altare del successo, per riempire con il nostro sangue il calice della gloria.
Questo è il mio passato, ciò
che la mia memoria conserva.
O
forse sarebbe meglio dire che i miei ricordi sono inchiodati nella mia mente, in
fila uno dietro l'altro, come in esposizione. Tutti lì, cupo museo degli orrori.
Una storia di vita che cancellerei volentieri.
Nemmeno il paesaggio sereno
del belvedere di Tokio concede un minimo di pace al mio animo logoro e
consumato. Niente mi libera dal rosso.
Guardo il mare. È calmo,
tranquillo. La sua superficie piatta dovrebbe trasmettermi almeno un po' di
serenità.
Invece non ci
riesce.
Perché i miei occhi non lo
vedono. Vedono le bianche distese russe.
E i
corpi abbandonati sulla neve. Il bianco che diventa rosso.
Non
c'è una sola immagine di gioia nei miei ricordi.
Solo fotogrammi sfocati, su
cui il rosso cola le sue tinte.
Non
c'è che dolore.
Tranne…
Un
dubbio.
Yuri, ferito. Il lupo stanco che
non ha più bisogno di combattere ancora.
Il rosso che impregna la sua tuta
chiara.
E una luce nei suoi occhi. Una luce che Kei non riesce a spiegarsi.
Cos'era quella
luce?
Io non lo
so.
Davvero non ne ho idea.
Il ricordo dei suoi occhi celesti, illuminati da qualcosa che mi è indefinibile,
è una foto che mi accompagna da quando ho lasciato la
Russia.
Cos'era quella
luce?
Ogni risposta che posso
concepire mi pare troppo assurda e inverosimile per corrispondere al vero.
Speranza? Può davvero esistere per chi come noi è sceso all'inferno e ne è
tornato?
Possibile che il Signore
del ghiaccio abbia nel cuore più calore della Fenice? Io, che ero tornato in
quell'oblio per sete di potere, che conosco il mondo al di là delle mura del
monastero, non ho alcuna visione rosea del futuro…
Lui, che non ne è mai
uscito, vede il mondo al di fuori come un paradiso di occasioni e di
opportunità.
Forse sta lì il problema,
forse proprio perché ancora non sa che dentro o fuori non c'è differenza, che il
colore che domina è solo uno. Ed è lo stesso.
È come un bambino che
vede il mondo per la prima volta.
Tra qualche settimana
ripiomberà nel gelo che gli appartiene, che ha costruito negli anni per
difendersi da Borgof e dagli orrori che lo circondavano.
Eppure non può essere
tutto così orrendo…
Deve pur avere un senso
questa vita…
Altrimenti perché ci è
stata donata?
°*°*°*°*°
Un suono rompe il
silenzio del belvedere.
Qualcosa batte
leggermente contro la mia scarpa.
Abbasso gli occhi: un
beyblade si è fermato ai miei piedi.
Lo raccolgo e mi volto:
alle mie spalle i Bladebreakers si stanno avvicinando a
me.
Takao ha quel suo solito
sorriso raggiante, quel sorriso che fa pensare ad una giornata di
sole.
Che ti fa credere che non
abbia mai incontrato un problema o un'avversità.
Ma so che non è così. so
che quello è il suo modo per lasciarseli alle spalle.
Mi tende una
mano…
-Kei…
Yuri lo sta chiamando. Il bambino
dagli occhi purpurei si gira e vede il compagno aprire la porta della cella e
tendergli una mano, con un sorriso.
-Cosa fai
qui?
-Ti tiro fuori dai guai…è a
questo che servono gli amici, no?- risponde l'altro.
-Ti
puniranno…
-Non importa.
Andiamo.
Un attimo di esitazione, poi Kei
la afferra.
Ghiaccio e fuoco…bianco e rosso…un'amicizia sincera…
Questa volta sono io il
ghiaccio e Takao è il fuoco.
E con questo contatto,
capisco che il rosso può essere cancellato, che non è il solo colore nella mia
esistenza.
Non lo è mai
stato.
Ed è lì che ritrovo anche
dei ricordi sereni, in mezzo al dolore.
Lì, dove il mondo, per
me, ricomincia.
Fine
Lo so che sembra strano
ma a volte riesco anche a scrivere qualcosa di diverso dalla KxH o dalle mie
solite storie sentimentali. Chi meglio di Kei può parlare del
passato?
Bhe, aspetto i vostri
commenti…anche per dirmi che è orribile…
Baci!