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Autore: _TheDarkLadyV_    11/11/2013    9 recensioni
" Andiamo a casa di un nostro amico. È solo una riunione fra amici.."- cercò di spiegare per l'ennesima volta, ma risultando poco convincente. Suo padre, infatti, continuava a guardarla serio con un sopracciglio alzato.
" Altrimenti definita orgia?"- chiese sarcastico. Jackie alzò gli occhi al cielo, ma Ville non poté vederla visto che era dietro di lui. Arja non riuscì a trattenersi dal curvare le labbra in un sorriso divertito.
" Ma è solo una festa!"- esclamò Johanna.
" E l'inferno solo una sauna."- sentenziò Ville.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dear Father


Capitolo 17

 

Gli sguardi e i silenzi durarono ancora per un po'. A Jackie sembrò un'eternità eppure erano passati solamente due soli minuti da quando mamma Valo aveva intensificato i raggi laser dei suoi occhi per inquadrarla al meglio e in maniera decisiva. Era Anita più di tutti gli altri, infatti, a guardare Jackie con grandissimo interesse. Quell'entrata, con tanto di indumenti stirati tenuti in braccio e il tono autoritario che solo lei usava con suo figlio, l'aveva allarmata, ma rispetto a tutte le altre volte, l'allarme che aveva ricevuto era positivo. Nessuna traccia di fumo, né di un possibile incendio doloso per quella ragazza dai capelli scomposti, dall'abbigliamento semplice e dal viso davvero incantevole.
Nel frattempo l'imbarazzo di Jackie cresceva a dismisura, tanto da poter essere evidente sulle sue guance ormai troppo colorate.  Aveva decisamente bisogno di qualcosa che interrompesse quell'atmosfera.
Dopo quell'eternità, finalmente Ville decise di intervenire forse perché era riuscito, con tutti i suoi comodi, a capire che la situazione era alquanto bizzarra da vedere e anche perché sapeva che Jackie, nonostante la corazza da dura, tendeva ad imbarazzarsi facilmente. Bingo per uno che la conosceva da poco!
" Ehm..lei è Jackie, la zia di Johanna."- annunciò facendo un passo verso di lei. Anita spostò lo sguardo dalla ragazza a suo figlio che si era avvicinato alla giovane vittima come se volesse proteggerla in qualche modo. A mamma Anita tutto ciò non era sfuggito e quando finalmente le sue speranze su chi potesse essere quella bella ragazza si erano realizzate, mutò la sua espressione, passando velocemente da temuto giudice supremo a mamma stritolatrice di abbracci.
" Oh! Jackie! Finalmente ti conosciamo!"- esclamò alla fine più allegra che mai. Ville squadrò sua madre e restò completamente spiazzato da quella reazione. Non riusciva a credere che proprio lei dando fiato alla bocca dopo quel silenzio non avesse sputato veleno mettendo in difficoltà una povera ragazza per il gusto di farla scappare dalla torre e non farla tornare più.
" Sei..sei..la Jackie delle foto?"- chiese Jesse che finalmente, dopo aver fissato per bene nella sua mente ogni particolare di quel volto, aveva trovato nuovamente la parola. Ville guardò anche suo fratello e un senso di fastidio si impadronì di lui. Perché Jesse si mostrava così interessato a Jackie?
Jackie a quella domanda annuì più imbarazzata di prima, per via di quell'abbraccio non previsto.
" Io sono Jesse, il fratello di Ville. Spero che lui sia stato gentile con te..di solito la sua gentilezza si spreca."
" Jesse, ti dispiacerebbe chiudere quella bocca? Grazie."- lo ammonì Ville ulteriormente infastidito.
" Ecco. Come non detto."- disse Jesse sorridendo a Jackie.
Ville cercò di ignorare quei sorrisi che spuntarono sui volti dei due. Per la prima volta si sentiva escluso. Sì, una diva come lui si sentiva esclusa dal giro di abbordaggio che sembrava svolgersi sotto ai suoi occhi.
Accecato com'era da quella strana forma di gelosia, che lui continuava a far passare per fastidio, Ville non poteva sapere che il sorriso che mostrava Jackie nei confronti di Jesse era solamente gentilezza e nulla più.
" Benvenuta fra i Valo, la famiglia più stramba di tutta Helsinki."- disse cordiale Kari mentre si faceva avanti e a sua volta la abbracciava allegramente.
" Grazie, signor Valo."
" Chiamami Kari."

" E a me Anita."- si affrettò a spiegare gentilmente mamma Valo mettendo da parte per un momento suo marito.
" Come mai non ci hai detto niente, Ville?"- chiese poi guardando con un sopracciglio alzato Ville, che deglutì cercando di prendere al volo la prima scusa.
" Non ho avuto tempo."- rispose alla fine grattandosi il capo.
" Tutte scuse! Non dirmi che ti ha sfruttata per pulirgli la casa."- disse Anita rivolta a Jackie.
" Oh no! Anzi dovrebbe ammazzarmi visto che non gli ho chiesto nemmeno il permesso di mettere in ordine."- rispose la ragazza impacciata.
" Lui non ammazzerà nessuno, cara, e se lo facesse ci penserei io a sistemarlo."- rispose Anita ricordando il temperamento ribelle del giovane Valo al minimo fastidio e guardando suo figlio che, aveva deciso di fare l'indifferente osservando fuori dalla finestra la strada deserta. Ci mancava giusto lei per renderlo ridicolo di fronte a Jackie. Un uomo grande e vaccinato come lui oggetto di battutine e rimproveri da parte di sua madre , la strega malvagia. Non doveva essere un bel spettacolo. Eppure a Jackie scappò un sorriso che non aveva niente a che fare con l'ironia. Il suo era un sorriso dolce, di consapevolezza di quanto amore poteva esserci fra i due, che però a Ville sfuggì. Infatti quando si voltò verso gli altri Jackie aveva deciso di spostare la sua attenzione su una mattonella, probabilmente la millesima che costituiva il pavimento chiaro della torre.
" Beh io credo che sia il caso di chiamare Johanna. Dov'è la mia nipotina?"- chiese Kari cercando, come sempre succedeva in quei casi, di smorzare l'atmosfera imbarazzante.
" Vado a chiamarla."- disse Jackie sparendo in due secondi e lasciando i Valo nel salotto.
" Però..te le scegli bene le zie.."- commentò Jesse guardando Jackie sparire nel corridoio.
" Concordo con Jesse. È una bella ragazza e sembra anche molto gentile e a modo."- commentò a sua volta Kari. Ville iniziò seriamente a preoccuparsi. Prima di allora nessuno della famiglia aveva fatto tali apprezzamenti subito dopo aver avuto il privilegio di conoscere le donne che lui ospitava. E questa volta la cosa era ancora molto più assurda, perché si dava il caso che Jackie non era la sua nuova conquista.
" Devo dire che tuo padre e tuo fratello hanno ragione. È davvero bellissima e poi di questi tempi è raro vedere donne che si prendono cura di tutto e tutti. Beato il suo ragazzo!"- esclamò Anita. La preoccupazione di Ville a quel punto salì alle stelle. Sua madre che faceva dei complimenti? Quel momento era da incorniciare!
" Ehm.."- Ville tossicchiò sentendosi leggermente in imbarazzo.- " Jackie è single."
" Davvero?"- chiese Anita guardando il divano.- " bene allora vorrà dire che ci metteremo di impegno e la terremo qui in questa casa, donandole tutto l'amore e l'affetto possibile di cui siamo in grado di dare."
" Mamma! Ma nemmeno la conosci!"- esclamò scandalizzato Ville dopo aver ascoltato la raccomandazione.
" Oh tesoro mio, mi è bastato questa apparizione per capire che siamo ad un passo dal lasciare Hanna sull'uscio della porta."- disse Anita avvicinandosi a lui. Gli fece una carezza e concluse dicendo: " la luce dei tuoi occhi è diversa. Jackie ti piace e con questo posso congedarmi. Sento delle voci, saranno tornate."
E come aveva predetto, due secondi dopo Jackie era tornata portando con sé Johanna.
" Johanna cara!"- esclamò Anita. Johanna sorridendo andò ad abbracciare i nonni.
" Non saluti lo zio più fico del mondo?"- chiese Jesse sorridendole.
 " Su questo avrei un paio di dubbi."- disse Ville.
" Oh taci, secco."- rispose Jesse.
" Sentite chi parla."
" Io direi di smetterla con queste sceneggiate."- disse Anita ponendo fine alla conversazione fraterna.- " se avete voglia di fare quattro chiacchiere potete uscire fuori di qui e andare a mangiare insieme alle renne."

 

 

Anita aveva deciso che Jackie dovesse sedersi accanto a lei durante quel pranzo domenicale. Jesse quindi dovette accomodarsi proprio accanto a suo fratello che in quel momento stava sussurrando qualcosa a Johanna che per poco non affogò con l'acqua.
" Ti pare momento?"- chiese in un sussurro la ragazza cercando di non ridere.
" Quando la battuta arriva è necessario dirla, altrimenti la si dimentica."- rispose saggiamente Ville facendole l'occhiolino. Tutto procedeva con tranquillità, fino a quando Anita non decise di rendere la vita di Ville seriamente difficile.
" Ora vi racconto un aneddoto sul bel cantante degli HIM."
A quelle parole Ville guardò sua madre preoccupato.
Al contrario, Johanna e Jackie erano lì pronte ad ascoltare interessate.
" Mamma che.."
Ma Anita interruppe suo figlio con una mano.
" Ville quando era piccolo era un bambino molto introverso. Jesse era estroverso e pieno di amici, ma lui preferiva sempre stare solo. Insomma era piuttosto asociale. Era felice solo quando scriveva le sue poesie e parlava con Bob.."
" Chi è Bob?"- chiese Johanna guardando suo padre che a quella parola si era irrigidito.
" Il suo amico immaginario. Dovevate sentire che belle conversazioni si facevano."- terminò Kari. Jesse scoppiò a ridere così come Johanna.
" Grazie davvero.."- disse Ville imbarazzato.
" Non ci trovo nulla di male in questo."- disse Jackie all'improvviso mentre gli altri continuavano ancora a ridere. Dopo aver catturato tutta l'attenzione decise di continuare a parlare.- " insomma..capita a tutti i bambini di avere un amico immaginario. Anche io ne avevo uno. Si chiamava Aaron e.."- Jackie sorrise perdendosi nei suoi ricordi.-" ricordo che una volta gli urlai contro perché sostenevo che non aveva mangiato il latte con i cereali. Mia madre entrò di corsa in camera mia pensando che mi fosse successo qualcosa di grave. Credo che non abbia mai avuto come in quel momento la voglia matta di strangolarmi. L'avevo fatta spaventare.."
Gli altri risero e Jackie guardò Ville come a volerlo tranquillizzare mentre lui per un attimo si perse nei suoi occhi senza essere capace di proferire una parola. Semplicemente le sorrise grato sperando che lei lo avesse capito.
Ville non amava molto ripercorrere alcune tappe della sua infanzia, non perché fossero scandalose. Semplicemente odiava ricordare quanto alle volte era stato veramente stupido. E il fatto che sua madre avesse deciso così di punto in bianco di raccontare tutto ciò proprio non riusciva a capirlo.
Johanna gli diede una pacca sulla spalla e gli sorrise mentre Anita, sorrideva, soddisfatta che le reazioni suscitate fossero state quelle.
No, non aveva sbagliato.

 



Il negozio era ancora aperto e Ville ne approfittò per passare da suo padre. Prima dell'arrivo di Johanna erano diventati meno frequenti i suoi piccoli sopralluoghi, ma ora invece aveva cambiato idea e puntualmente andava da Kari anche solamente per vederlo respirare. Forse lo scoprirsi padre lo aveva sensibilizzato molto di più di quello che lui voleva far credere e solo ora capiva alcuni aspetti che prima non riusciva a capire fino in fondo, come le volte che mal volentieri stava in quel negozio perché suo padre gli chiedeva di sostituirlo quando era stanco. Si chiedeva sempre perché lo chiedesse a lui quando esisteva anche Jesse. Da quando c'era Johanna non si pose più domande del genere. Era semplice la risposta: era suo padre.
" Papà!"- esclamò entrando sfregandosi le mani per il freddo.
" Ehi! Che ci fai da queste parti?"- chiese Kari, seduto dietro al banco, appoggiando il giornale che stava leggendo insieme con gli occhiali da lettura, sul tavolo.
" Hai bisogno di una mano? Puoi andare a riposare, resto io."
Kari sorrise allegramente.
" Sei molto gentile, figliolo, ma non sono così vecchio decrepito da voler riposare ogni minuto."
" Come al solito."- disse Ville avvicinandosi e sorridendogli. Prese uno sgabello e si posizionò di fronte a lui.
" Sicuro di star bene?"- gli chiese Kari guardandolo meglio.
" Mai stato meglio. Perché me lo chiedi?"
" Sembri pensieroso."
" Pensieroso?"

" Centra Johanna? Ti fa penare?"
" No! Assolutamente no!"- esclamò Ville ridacchiando.

" E allora centra una donna."
A quel punto Ville iniziò a sentirsi in difficoltà e la risatina aumentò il doppio. Perché suo padre riusciva a leggerlo dentro?
" Papà! Sei alla ricerca di gossip oggi?"- chiese sviando il discorso.

" Non sei mai riuscito a mentire a tuo padre."
Era inutile a quel punto continuare a fingere. Non ci sarebbe riuscito.
" Ok, è vero."- rispose alzando le mani in segno di sconfitta.- " ma più che altro si tratta di un dubbio."
" Spara."- gli ordinò Kari interessato. Ville lo guardò e fece passare qualche minuto prima di formulare il suo discorso.
" C'è una donna che non è Hanna che mi sta mandando in confusione. Non è una questione di attrazione fisica..o meglio..per la prima volta da molti anni non ho prestato attenzione solo a questo. La mia attenzione si è spostata su un altro fattore. Questa donna riesce a trattarmi come se fossi una persona qualunque. Si prende cura di me senza volere nulla in cambio, si imbarazza facilmente se le fai un complimento, è testarda, riesce a mettere sempre in discussione quello che dico io, mi tiene testa, sa fare il suo lavoro, e la cosa che più mi sconvolge è che riesce a capirmi. Eppure io non capisco..non capisco che cosa mi stia passando per la testa."

Si passò una mano sul berretto grattandosi la testa decisamente imbarazzato. Suo padre ridacchiò notando la sua difficoltà.
" Voltaire diceva che i peggiori misogini sono sempre state le donne. Esseri prelibati, senza della quale noi poveri uomini non sapremmo cosa fare. E allo stesso tempo arpie, streghe che ti incantano e poi quando meno te l'aspetti ti fottono."- spiegò con importanza Kari sistemando il giornale e mettendolo da parte.
" Un ritratto incantevole."- disse Ville ridendo.
" Ma questo non significa che a me non piaccia Jackie."- continuò Kari senza guardarlo, facendo finta piuttosto di interessarsi ai gadget sul tavolo. Ville deglutì scioccato.
" Jackie?"
" Si chiama così la zia acquisita della mia nipotina, no?"
"Come hai..?"
Kari rise guardando la faccia sconvolta di suo figlio.
" Oh avanti, Ville! Credi davvero che io sia così scemo?  È una brava ragazza, Jackie. Almeno è questo che sento a pelle. A tua madre piace un sacco."
" Non ti sbagli. Lo è."
" Beh, per averti fatto rincretinire, lo credo anch'io."
" Io non sono rincretinito."- protestò il giovane finnico. Kari continuò a ridere prendendosi gioco di suo figlio.
" Sai qual è la principale differenza fra noi e le donne?"
" No."- sbottò Ville infastidito dal fatto che suo padre lo trattasse in quel modo.
" Noi anteponiamo sempre il nostro amico intimo al cuore. La donna fa sempre l'incontrario. È nel momento in cui noi uomini troviamo difficoltà ad anteporre i nostri gioielli al cuore che le cose iniziano a cambiare. Le vediamo in una prospettiva diversa. Diventiamo o più maturi o più coglioni, dipende."
" Quindi tutto questo per dirmi che i dubbi che ho sono quelli che mi stanno avvisando che io sto cambiando? Per una donna?"- chiese meravigliato Ville.
" Esattamente."
" Assurdo. Non può essere.."
" Sai, le donne lo capiscono sempre quando un uomo si è perdutamente innamorato di loro, soprattutto se il maschio in questione è un innamorato un po' tonto."
Questa volta fu Ville a ridere.
"Hai preso il binario sbagliato, papà. Non sono qui per dirti che mi sono innamorato di Jackie. È solo che..mi fa un effetto strano quando sto con lei. Nemmeno Jonna è stata capace di questo nonostante sia stata importante per me."
Quando disse quell'ultima frase Ville stesse si meravigliò per aver espresso quel pensiero così personale ad alta voce. Kari lo guardò attentamente e dopo avergli sorriso posò la mano sul suo braccio. Ville spostò lo sguardo da un punto indefinito degli scaffali su suo padre e attese che lui parlasse.
"L'effetto che ti fa Jackie è diverso perché lei è diversa. Lei è una donna comune, una di quelle che non incontri e che difficilmente puoi conoscere. Sono quelle che se ne stanno nascoste, che non hanno doppi fini. Sono le eterne Cenerentole che aspettano il famoso principe azzurro senza perdere la speranza. L'effetto che lei ti fa è quello che noi comuni mortali chiamiamo cotta. Ma la cotta molto spesso non ha difficoltà a diventare amore. Per questo ho voluto ricordarti che quando ci si innamora si diventa più coglioni del solito."
Ville ascoltò attentamente quelle parole e restò meravigliato da ciò che aveva sentito. Suo padre non gli aveva mai parlato in quel modo. Non aveva mai affrontato argomenti del genere con lui,perché Ville Valo aveva sempre pensato, anzi era più che sicuro, che in fatto di donne lui sapesse tutto quello che c'era da sapere. Non aveva mai chiesto consigli e non si era mai fatto nessun problema. Quello che Ville Valo voleva, doveva essere esaudito o cercato. Non era poi così diverso dagli altri uomini, eppure in quel momento non seppe nemmeno cosa dire o fare dopo quelle parole che mai in vita sua avrebbe pensato di ascoltare.
Era davvero così?
" Tutto questo è pazzesco. Mi rifiuto di crederci."- disse sorridendo disincantato. Voleva essere ancora il vecchio Ville, quello che si era creato con il corso degli anni, cinico e disincantato nonostante al di sotto di quella maschera pulsasse il vero Ville, quello romantico e sincero. Kari sorrise annuendo.
" Hai bisogno di uno stimolatore. Vediamo che cos'ho qui in negozio."- disse continuando a sorridere.
" Papà ma sei impazzito?"- chiese Ville leggermente sconvolto.
" Ville, calmati! Sto scherzando, come ho sempre fatto. O sono io che non ho più il senso dell'umorismo o sei tu che sei diventato troppo serio. Credo che sia meglio buttarsi sulla seconda opzione."

Concluse Kari scuotendo la testa e finendo per ridere allegramente dell'esitazione e imbarazzo di suo figlio.

 


" Ecco a te i compiti!"
Johanna aveva sperato fino all'ultimo momento e con tutto il cuore, che Marianne e Arja si fossero dimenticate di fornirle di compiti e spiegazioni dei giorni che era mancata da scuola. E invece Arja era lì pronta a darle gli appunti, fogli completamente inzuppati di inchiostro. Perché lei e Marianne erano così meticolose e precise?
Johanna storse il naso e malvolentieri prese gli appunti e li mise sulla scrivania. Era in pigiama e aveva la voglia di vivere pari ad un orso in letargo, ma era suo dovere riprendere a studiare dopo una bella settimana di ferie. Era la prima volta che Marianne e Arja mettevano piede in casa Valo. Di solito la biblioteca era il posto che sempre le ospitava, ma quella volta a Johanna proprio non andava di uscire e così finalmente le due ragazze avevano messo piede nella torre.
" Che bel pensiero..davvero bellissimo."- sbuffò guardandole. Arja si sedette sul letto guardandosi attorno e Marianne sorrise guardando Johanna e la sua scontentezza.
" A cosa servono le amiche sennò?"- chiese sedendosi sulla sedia accanto alla sua.
" Ti prego dimmi che non sono a casa di Ville Valo. Ti prego dimmelo!"- esclamò all'improvviso Arja alzandosi di scatto dal letto. Sia Johanna che Marianne la guardarono sconvolte e poi scoppiarono tutte e tre a ridere.
" Arja, la vuoi smettere?"- disse Marianne scuotendo la testa.
" Johanna!"
Quella voce fece sobbalzare tutte e tre le ragazze. La voce di Ville fuori dalla porta gettò nel panico più totale Arja.
" Oddio! Oddio! È lui! Fatemi nascondere!"- esclamò agitata.
" Immergi la faccia nel libro, no?"- le suggerì Marianne.
" Ottima scelta."
Arja così prese il primo libro che le capitò davanti e si sedette dall'altro capo della scrivania, bene attenta a nascondere il viso.
" Posso aprire?"- chiese Johanna assicurandosi che le dovute precauzioni fossero state prese.
" Vai!"
Johanna andò ad aprire trascinando i piedi. Quando aprì la porta restò ad osservare suo padre apaticamente.
" Cosa c'è?"- chiese in tono lugubre.
" Che state facendo di bello?"- chiese Ville allegramente facendo capitolino nella testa.
" Non si vede? Perché ci stai disturbando?"
A quel punto Ville fissò sua figlia e mutò la sua espressione in una seria.
" C'è un certo Nikko al telefono che chiede di te."- disse con il telefono in mano, notando l'impazienza di Johanna che era accanto alla porta. Quando le diede il telefono restò lì ad attendere che la ragazza rispondesse davanti a lui. Dopotutto era dovere di un padre capire con che ragazzi avesse a che fare sua figlia. Johanna, che aveva capito tutto, lo guardò seria. Suo padre non aveva ancora capito il concetto dell'avere amici e non solo amiche.

" Non credere che ti lascerò stare qui solo perché tu devi assicurarti che io non stia parlando con un maniaco."- lo avvisò a bassa voce, giusto per evitare che le sue amiche sentissero i loro soliti bisticci.
" Se non me la racconti giusta ti sequestro tutti i cd che ti ho regalato."- le disse a bassa voce minaccioso puntandole un dito contro. Johanna alzò gli occhi al cielo. Perché doveva essere così pesante a volte?
" Non è un kamikaze, è semplicemente un nostro amico di classe. Ora posso rispondere?"
Quando Ville capì di essere stato troppo pesante con i suoi atteggiamenti, decise di tacere e disse: " okay, va bene. Ma dopo torno a controllare."
Johanna alzò nuovamente gli occhi al cielo mentre vide suo padre allontanarsi.
Tornò dentro e finalmente rispose alla chiamata.

 

" Ragazze?"
Era passata quasi un'ora quando Jackie entrò nella camera di Johanna.
" Ehi Jackie! Entra!"
" Avete fame? Vi ho preparato qualcosa da mettere sotto ai denti. Troppe ore sui libri senza mangiare fa male."- disse la donna posando sulla scrivania un piatto pieno di  biscotti al cioccolato appena fatti.
" Oh! Biscotti al cioccolato!"- esclamò Arja con una luce sinistra negli occhi.

" Grazie del pensiero."- disse Johanna sorridendo.
" Ok, vi lascio. A dopo."
Quando Jackie andò via, sia Marianne che Arja fissarono la porta appena chiusa.
" Tua zia è davvero dolce."- disse Arja sgranocchiando un biscotto.
" Sì, lo è."
" Comunque, tu come la vedresti insieme a Ville? Secondo me sarebbero una bella coppia."
" Anche secondo me."- commentò Marianne. Johanna restò spiazzata da quelle parole.
" Oh beh..io..io..io non ho mai pensato a questo. Non saprei cosa rispondervi."
" Beh la cosa è facile: fra Hanna e Jackie chi vedresti meglio al fianco di tuo padre?"- chiese Marianne.

" Jackie."- rispose Johanna senza pensarci due volte.-" Che domande sono?"
" Beh, è la stessa cosa del chiederti come tu vedresti Jackie al fianco di Ville. Insomma, anche se la domanda cambia di poco, è sempre quello il discorso."- spiegò Arja.
" Io non ho mai pensato a loro due insieme. Mi fa strano..e comunque Jackie non è il tipo che si metterebbe con mio padre."
" Mai dire mai."
" E se succedesse, tu cosa faresti?"- chiese Marianne.
" Credo..credo..credo che non avrei nulla da obiettare.  Infondo per me Jackie è importante e poi non mi arrabbierei.."
Man mano che parlava le parole che Johanna pronunciava mostravano sempre più convinzione. Era vero quello che aveva detto. Non avrebbe avuto nulla da obiettare. Anzi ora che ci pensava una scintilla scattò immediatamente nella sua mente. Forse poteva succedere, forse Ville e Jackie potevano avere una possibilità di avvicinarsi e magari innamorarsi.
" Ben detto! Anche perché io ce li vedo davvero bene insieme."- commentò Arja continuando a mangiare.
" Su mettiamoci di nuovo a studiare. Questa volta sul serio."- disse Marianne portando le altre due all'ordine.
" Ok capo."
" Silenzio ora."- le minacciò Marianne.
Potrà mai succedere una cosa del genere?
Continuava a ripetersi Johanna.

 

I giorni passarono e pian piano divennero settimane fino a quando giunse novembre con la sua implacabile freddezza. Johanna si sentiva bene, riusciva ad essere se stessa quel tanto che le permetteva di non imbarazzarsi più con Ville. Chiamarlo 'papà' era ancora una sfida che non si decideva a vincere. Aveva fatto delle prove con Jackie, ma Jackie non era Ville e Johanna quando giungeva al punto di dirlo qualcosa le si stringeva intorno alla gola e le annodava la lingua.
In compenso, era molto più gentile e premurosa nei confronti di suo padre.
Jackie e Ville non si erano di certo sposati, ma condividevano ancora la stessa aria nella stessa casa in maniera pacifica, ognuno perso nei propri progetti, osservazioni e insicurezze. Ville stava imparando molto da Jackie e da ciò che gli insegnava su Johanna o su come non perdere la fiducia in se stesso così facilmente, anche se quest'ultimo insegnamento era più implicito. Erano le parole che Jackie diceva che inconsciamente lo facevano riflettere. Jackie, invece, stava imparando che presto o tardi sarebbe sprofondata in un abisso senza fondo. Ville per lei stava diventando esattamente quello che lei non voleva che fosse. Pian piano si sentiva sempre di più attratta da quel finnico borioso, ma allo stesso tempo fragile.
Sfortunatamente per lei, Hanna era sempre nei paraggi, nonostante Mige e gli altri avessero fatto di tutto per tenerla lontana. Ci riuscirono giusto per una settimana, quella che Mige stesso aveva architettato con gli altri tempo prima.
Quella notte Jackie non riusciva a dormire. Era da qualche ora che si rigirava nel letto nella speranza di tuffarsi in qualche bel sogno, ma senza risultato.
Il pensiero fisso su Ville, il suo modo di fare che le faceva mettere in discussione un bel paio di pensieri che aveva sul suo conto e il sorriso indiscutibilmente attraente di Hanna, erano l'antipasto, il primo e il dolce che la stavano torturando lentamente. Se mentre per i primi due non era poi così sicura che fossero importanti, per il terzo c'era invece la perfetta consapevolezza che quella donna di sicuro avrebbe fatto di tutto per metterla fuori. Era come se la sua autostima avesse deciso di prendersi una vacanza non programmata. Jackie non era mai stata così agitata, nemmeno quando il suo ex ragazzo guardava altre donne dimenticandosi di lei.

Lei sapeva perfettamente di non essere una fotomodella, né una donna dall'immancabile fascino e doti di seduzione. Lei era così come la si vedeva, era quella che lei stessa definiva " sfigata."
Dopo quel servizio fotografico, non poteva più negare quanto Ville fosse bello e dannatamente affascinante. Non era il suo tipo eppure, il bel finnico le aveva scombussolato di un bel po' i suoi gusti.
Ma c'era Hanna e Ville stava con lei.

Sbuffando, gettò via le coperte finalmente decisa ad alzarsi. Se doveva perdere del tempo senza riuscire a dormire tanto valeva fare qualcosa che la distraesse.
Nonostante lei non fosse nulla per Ville, a parte la strega cattiva pronta a riprendersi Johanna se lui sgarrava e nonché la zia super di quest'ultima, aveva deciso di fare qualcosa di carino per il finnico visto che ormai era scattata la mezzanotte ed ufficialmente era il 22 novembre.
 
" Mamma! Zia! Oggi è il compleanno di Ville!"
 
Johanna quel giorno era solita ricordarlo a tutti appena si alzava dal letto. Lo aveva fatto per tutto quel tempo e ora era strano che i suoi auguri sempre mancati quella volta sarebbero arrivati a Ville.

 

 

Jackie stava attenta a sciogliere il cioccolato per la copertura finale del dolce.
Per quella poca esperienza che aveva in fatto di cucina e di dolci, sapeva che in cucina era importante non tralasciare nulla: aggiungere un ingrediente, mescolare con cura, abbassare la fiamma. Erano tutti piccoli accorgimenti che alla fine rendevano il cibo non solo buono ma anche invitante. In quel momento, con la fusione del cioccolato in atto, sapeva di non potersi distrarre.
Era così concentrata sul calore ottimale del liquido scuro da non accorgersi dell’ombra nascosta all’angolo della porta.
Ville evitò di spaventarla, restando silenzioso e immobile mentre la ragazza colava sulla torta intiepidita una crema scura dall’odore inconfondibile.
Era stupefacente come riuscisse a coprire la superficie del dolce senza perderne una goccia, con movimenti morbidi del polso.

" Che cosa stai combinando?"
Jackie sobbalzò, felice di aver già posato il pentolino accanto a lei. 
" Era una sorpresa per te."- sussurrò alla torta togliendo un eccesso di crema e osservandola soddisfatta, posizionandola meglio al centro del bancone.
" Volevi prendermi per la gola, dolce strega?"- chiese Ville avvicinandosi alla tavola.

" Mi sembrava carino fare qualcosa per te visto che ormai è il tuo compleanno e che..beh io sono ancora qui a disturbarti."
" Ancora con questa storia? Tu non disturbi! E comunque..sembra buona."
Ville la osservò compiaciuto, i gomiti poggiati sul bordo e il volto tra le mani mentre Jackie toglieva la maggior parte dei recipienti utilizzati tranne uno contenente ancora un po’ del ripieno. Mise un cucchiaino accanto prima di sospingerlo verso Ville che, riconoscente, mangiò la crema senza preoccuparsi dello sguardo di Jackie su di lui.
Ci mise qualche secondo in più del necessario per terminare la coppetta, pulendosi con lentezza studiata le labbra con la lingua e lasciando alla ragazza giusto il tempo di perdersi in qualche fantasia poco casta prima di inchiodarla con un’occhiata profonda.
"Io credo.."- propose Ville poggiando la ciotola e alzandosi in piedi per girare intorno al tavolo.- "che ci sia un profondo legame tra ciò che mangiamo e ciò che siamo".
"E' per questo che ti dimentichi di mangiare se qualcuno non te lo ricorda?" - chiese Jackie sarcastica.-  "finirai per scomparire."- lo ammonì scherzosamente puntandogli contro un dito ancora sporco di cioccolata.
Ville le sorrise di rimando, afferrandole la mano protesa verso di lui e portandosela al viso, trattenendola per il polso.
" Ah tranquilla, io non scomparisco.." - le sussurrò vicino alla pelle sensibile del polso scoprendo i denti in un sorriso audace.
" Che peccato.."- riuscì a sussurrare Jackie adesso che il respiro del cantante le si infrangeva sul palmo aperto.-  "ma è strana la definizione di vampiro per uno che non mangia proprio." - ribatté caparbia, decisa a non cedere alla tentazione di flettere le dita e sfiorare quel volto.
Ville sorrise, accondiscendente.

"Il sangue del vampiro non ha nulla a che fare con la carne, Jackie"- la istruì seducente.- "è più una questione di pelle"- rimase sospeso con le labbra ad un millimetro dalla sua mano prima di guardarla nuovamente negli occhi.- " di caccia, sete.. di sesso".
Gli occhi di Jackie stranamente decisi lo fissavano imperterriti.
"Il sesso non sa di sangue, Ville".
Il cantante la osservò sorpreso. Di certo non si era aspettato una risposta del genere, una così aperta contraddizione ai suoi pensieri.
Sorrise spiazzato, la mano della ragazza ancora intrappolata nella sua.

 "Hai ragione.."- si ritrovò a sussurrare.- "forse sa di cioccolato."
Abbassò lo sguardo, ritrovandosi ad osservare le dita di Jackie, coperte a tratti dal cioccolato scuro con cui aveva coperto la torta. Abbassò le labbra sulla mano e ne assaggiò un dito.
Jackie aveva sempre considerato le sue mani utili.
Forse le sue non erano particolarmente capaci, o belle, ma sicuramente sapevano fare qualcosa. Mai nulla di straordinario come quelle di Ville, che riuscivano a tirare fuori da una chitarra emozioni ignote persino a se stessa, ma almeno erano capaci di sapere usare una macchina fotografica, cogliere in uno scatto studiato i più grandi paesaggi del mondo e sapevano riconoscere la consistenza giusta per la pasta dei biscotti o mescolare con cura una crema pasticcera o in generale, sapevano muoversi in cucina, meglio di quelle di qualunque altra ragazza che fosse passata per la torre, ma in sostanza non avevano mai fatto nulla di particolarmente spettacolare per meritarsi le labbra di Ville Valo posate sui polpastrelli, la sua lingua leggera contro la pelle di ogni dito e il morso leggero dei denti quando decideva di dedicarsi ad un’altra falange.

Jackie era in tilt e le ginocchia ad un passo dal cedere del tutto e lasciarla rovinare a terra o addosso a lui. La lucidità era dispersa in angoli remoti in cui la bocca di Ville non era impegnata a procurarle brividi di assoluta perdizione semplicemente leccandole le dita.
Non aveva mai avuto molta immaginazione, ma di una cosa era sicura: quel momento superava di gran lunga qualsiasi fantasia più sfrenata e delirante.
Ville si concesse un altro secondo per osservarla con gli occhi lucidi e le guance in fiamme prima di abbandonarle la mano con un ultimo bacio sul palmo e avvicinarsi con aria dannatamente sexy.
La ragazza con le labbra schiuse lo fissava ancora sbalordita.
Ville la osservò compiaciuto prima di poggiarsi solo per un attimo su di lei e lasciarle un ricordo di cioccolato sulla bocca. Jackie lo sentì tremare un attimo soltanto prima di vederlo ritrarsi con una mossa di scherno, quasi infantile e andare via. Si girò di spalle e sparì nel buio della notte.

 
Ville salì di corsa gli ultimi gradini fino alla sua camera da letto. Si fermò un attimo a riprende fiato contro la porta scura con un pensiero martellante in testa.
Lo stesso che l’aveva fatto tremare un solo misero istante mentre il sapore del cioccolato si fondeva con il gusto naturale delle labbra di Jackie. Non capiva cosa gli fosse passato per la testa e cosa significava quell'attimo folle in cui era riuscito a fare il seduttore da quattro soldi con Hanna in camera da letto.
Nessun colpo di fulmine questo era certo.
Nessuna rivelazione improvvisa di eterna appartenenza.
Eppure..
Eppure una parte di lui, aveva vibrato prepotentemente a quel sapore sulla bocca della bella newyorkese. Fu come un ricordo tenuto in sordina improvvisamente riaffiorato.
L’eco di qualcosa di passato che aveva con sé anche uno strano riflesso del futuro.
Si sentiva in famiglia quando era con Jackie e Johanna, respirava quell'aria speciale che gli ricordava tanto la sua famiglia e la sua infanzia, specie quando Jackie si prendeva cura di lui per i piccoli dettagli. Era qualcosa che non aveva mai provato per nessun'altra, né tanto meno ricordava di aver mai provato.

"Stupido."- mormorò a se stesso ricomponendosi.- "non è nulla di importante"
Entrò in camera sospirando e quando chiuse la porta alle sue spalle vide Hanna avanzare verso di lui avvolta da una morbida vestaglia.
" Dove sei andato?"- gli sussurrò attraente avvicinandosi a lui sorridendo. Ville, pensando che potesse dimenticare, o almeno mettere da parte quella sensazione strana, la prese tra le braccia.
La ragazza approfittò della vicinanza per sfiorare le labbra di Ville e scioglierlo in un bacio lento, ridacchiando leggermente al termine del contatto.
" Non pensavo che fossi andato a mangiare cioccolato."

 

 

 

 













IL FAMOSO ANGOLO DI VALS u.u

LO SO, FACCIO SCHIFO! Ma capitemi! Ho avuto un sacco di cose da fare. Mi è capitato quasi di tutto e la Musa Bastarda mi aveva abbandonata T___T
Spero che siate contente dell'enorme capitolo che vi ho lasciato, così colmate la mia assenza orribile u.u
E ora??!?!?!??!??!?!
Eeeeh, ora succederanno tante belle cose xD
Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento, che i personaggi non vi abbiano deluso dopo tutto questo tempo e che non mi ammazziate per il finale alla katso che vi ho lasciato <3
Ringrazio tutte voi per il supporto e anche a chi si è aggiunto da poco! Benvenuti nel circolo dei Pazzi <3
Ci sentiamo alla prossima
Un bacio
Vals
Ps. Scusate la presenza degli orrori grammaticali, se ci sono, ma non ho controllato alla perfezione tutto il capitolo..la testa ormai non c'è più xD




   
 
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