Harunormalità
Haru era una calamità,
uno tsunami, un terremoto. Tsuna non poteva fare a meno di pensarlo
ogni volta
che la ragazza compariva dal nulla agli orari più disparati e si
aggiungeva al
già nutrito gruppo che aveva preso possesso della sua camera, portando
la
confusione a livelli mai visti. Poi qualcuno litigava, scoppiavano
colpi di
pistola e bombe, c’erano urla dappertutto e lui si ritrovava sempre con
i
vestiti bruciacchiati e qualcuno che gli rideva alle spalle. I suoi
nervi non
avrebbero sopportato quella situazione ancora per molto. Si portò una
mano alla
tempia per massaggiarsela.
“Io esco!” annunciò
Reborn all’improvviso, lanciando sul pavimento tutte le carte che aveva
in
mano. Lambo si lamentò: “Ma non è giusto, stavo vincendo!” e lo inseguì
saltando oltre la finestra con un urlo belluino. Yamamoto stava già
ridendo di
gusto muovendo la testa a destra e a sinistra, mentre Gokudera tentava
in ogni
modo di imitarlo per restare nascosto dietro di lui e non farsi
guardare negli
occhi da Bianchi.
La donna lanciò a sua
volta le carte sul pavimento e si alzò in piedi con grazia, scomparendo
dietro
la porta senza dire nulla. Finalmente Gokudera riprese a respirare
normalmente
e riacquisì il dono della parola. Guardò Tsuna con un sorriso
entusiasta.
“Decimo, giochiamo a
scopa? Ti insegno io!”
“Che gioco è?”
La voce squillante di
Haru riempì la stanza come se Reborn e Lambo stessero combattendo lì
accanto a
loro facendo più rumore possibile.
“È un gioco italiano, Reborn-”
“Non mi va.” lo
interruppe Tsuna di malavoglia. I suoi occhi caddero nuovamente sul
quaderno
aperto davanti a sé: erano due ore che cercava di fare i compiti, ma
non era
riuscito a scrivere neppure una parola sul foglio per colpa della loro
confusione. Sconvolto, mormorò: “Credo che andrò a fare merenda…”
“Vengo anch’io!” si offrì
immediatamente Gokudera scattando in piedi. Sconfortato, Tsuna gli
chiese di
andare avanti, perché lui lo avrebbe raggiunto successivamente: voleva
cercare
di godersi un po’ di tranquillità. Come se gli avessero letto nel
pensiero,
Yamamoto lo salutò per tornare a casa a studiare, I-Pin saltellò fino
alla
porta e scomparve dietro Gokudera, Haru si alzò a sua volta. Tsuna si
preparò a
sentirle strillare: “Ciao, Tsuna!”, ma la ragazza si stiracchiò
sollevando le
braccia al soffitto, poi si sedette di nuovo.
Tsuna la guardò,
sorpreso.
“Non torni a casa?”
“No.”
“Non devi fare i
compiti?”
Haru ricambiò il suo
sguardo con un sorriso furbesco.
“Haru li ha portati con
sé, così li fa con Tsuna!”
Sotto lo sguardo
sconvolto del ragazzo rovesciò l’intero contenuto della sua cartella
sul
tavolino, soddisfatta, e prese posto di fronte a lui.
“Facciamo merenda più
tardi, ok?”
Preso alla sprovvista,
Tsuna annuì e si riconcentrò sui suoi compiti. Non passò un minuto che
Haru
cominciò ad emettere strani versi e a distrarlo. Sollevò lo sguardo di
fronte a
sé e la ragazza ricambiò la sua occhiata, incuriosita, una matita
stretta tra
il labbro superiore e il naso.
“Cosa c’è?”
Con Haru non c’era davvero
normalità. Indeciso se scoppiare a ridere o spalancare la bocca,
allibito, il
ragazzo propense infine per un diniego silenzioso con il capo e tentò
di
riconcentrarsi sul quaderno, ma lei sospirò rumorosamente e lo guardò
ancora
una volta con occhi quasi lacrimevoli.
“Haru non riesce a
concentrarsi.” spiegò, a mo’ di scusa.
“Neanche io, se fai
così.” pensò Tsuna scoraggiato, ma non glielo disse per gentilezza.
“I tuoi compiti sono
troppo difficili?” le chiese invece, accennando al suo quaderno con il
capo.
Haru scosse energicamente la testa.
“Stare con Tsuna è
difficile! Il mio cuore continua a battere forte e mi distrae!”
I suoi occhi svampiti e
imbarazzati lo accarezzarono per un secondo, quanto era bastato per
paralizzarlo, poi si fermarono sul
tavolino.
Senza sapere cosa dire, quelle parole continuavano a rimbombargli nella
testa
diventando sempre più grandi, sempre più rumorose, acquistando un nuovo
significato. Anche per Haru, allora, stare con lui non sembrava
normalità.
Incredulo, Tsuna scoppiò a ridere senza volerlo.
“Credo… Credo che andrò a
fare merenda!” esclamò a voce un po’ troppo alta, e si precipitò fuori
dalla
stanza senza neppure chiederle se desiderasse qualcosa. Mentre scendeva
le
scale, si accorse che il cuore gli batteva forte nel petto.
“Decimo!” lo salutò
Gokudera non appena lo vide in cucina, dismettendo la sua solita
espressione
corrucciata e tornando immediatamente di buon umore. Tsuna gli sorrise
a fatica
e si lanciò sullo spuntino che sua madre gli aveva preparato
masticandolo con
forza, cercando di dimenticare tutto quello che era accaduto nella sua
stanza.
“Perché ci hai messo tanto?”
“Stavo facendo i
compiti…” replicò Tsuna con la bocca mezza piena, ma subito si
corresse: “Però
mi sono annoiato, usciamo?”
I-Pin lo guardò, chiaramente
furiosa, e cominciò a gridargli contro senza fermarsi. Certamente stava
pensando ad Haru, che se ne stava sola soletta al piano superiore con
la matita
in bocca attendendo trepidamente che lui tornasse. Cercando di non
farci caso,
il ragazzo posò il tovagliolo di carta con sui si era pulito le dita
nel piatto
e fece per andarsene verso la porta d’ingresso, ma sua madre esclamò:
“Aspetta,
dov’è Haru? Non vorrai lasciarla da sola mentre tu stai in giro a
bighellonare!”
Scoperto e smascherato. A
testa bassa, Tsuna fece dietrofront verso la sua camera cercando di non
prestare attenzione a Gokudera che continuava ad offrirsi di aiutarlo
per far
saltare tutto in aria con una delle sue bombe e prese a salire le
scale. Si
sentiva come un macigno nei piedi che gli impediva di continuare a
camminare.
Arrivato davanti alla porta della sua camera, si fermò di scatto con un
sospirò
involontario, poi, accortosi di aver fatto rumore, si coprì la bocca
con
entrambe le mani. Gokudera lo guardò, incuriosito.
“Cosa c’è?” gli chiese in
un sussurro, portandosi una mano di lato alla bocca per imitarlo.
“Ecco… Prima Haru mi ha
detto una cosa strana…” confessò Tsuna senza togliersi le mani dalla
bocca.
Gokudera alzò le spalle.
“Capirai, è lei ad
essere strana! Quella ragazza non è normale!”
“Ma ha detto che non lo
sono neppure io.” si lasciò scappare Tsuna senza pensarci. L’altro
strinse gli
occhi senza capire: non poteva di certo immaginare che Haru gli si
fosse
dichiarata. Si vergognava tantissimo soltanto a pensarci, non sapeva
come
comportarsi, specialmente perché c’era anche Gokudera con lui. Per
fortuna,
però, gli venne un’idea e, sperando che funzionasse, decise di metterla
subito
in pratica.
“Gokudera, potresti
andare a cercare Reborn? Per favore!”
Il ragazzo annuì senza
farselo ripetere una seconda volta e sparì in fondo alle scale. Si era
liberato
di lui, almeno così rientrare in camera sarebbe stato meno
imbarazzante. Poteva
fingere che nulla fosse successo, Haru non se la sarebbe presa, perché
lei non
faceva mai caso a quelle cose. Poteva funzionare. Fece un respiro
profondo e
abbassò la maniglia della porta.
“Haru, vuoi fare
merenda?” chiese per cambiare argomento “Mia madre-”
S’interruppe
immediatamente quando la ragazza gli sorrise, saltandogli vicino con un
balzo
perfetto da ginnasta ritmica e accovacciandosi sulle ginocchia.
“Haru si stava annoiando,
così mi sono messa a fare ginnastica!” gli spiegò come se fosse la cosa
più
normale del mondo. “Vuoi vedere come faccio la verticale?”
Tsuna scosse
violentemente la testa, arrossendo di scatto. Verticale significava
mettersi a
testa in giù, e Haru indossava ancora la divisa scolastica con la
gonna… Non
poteva vedere le sue mutandine.
“Allora la insegno a
Tsuna!” esclamò la ragazza, entusiasta. In un momento era già scattata
in piedi
e l’aveva preso per mano per trascinarlo accanto alla parete,
spingendovelo
contro.
“E’ facile! Devi
inginocchiati con la testa verso la parete e-”
“Ma io non voglio!”
protestò lui malamente, ma Haru finse di non sentirlo.
“… E alzare le gambe
verso il muro! Haru ti aiuterà, ti terrà le gambe!”
“Non voglio!” ripeté
ancora Tsuna, questa volta a voce più alta, ma la ragazza gli afferrò
comunque
le gambe e le spinse con forza verso la parete. Il ragazzo deglutì: era
a testa
in giù, e Haru continuava a spingergli le gambe contro il muro per
farlo
restare in equilibrio. Come sarebbe sceso di lì?
“Ce l’hai fatta, evviva!”
urlò Haru improvvisando uno strano balletto sul posto, mentre a Tsuna
veniva
quasi da piangere, ma all’improvviso la ragazza smise di ballare e la
sua
espressione si incupì. Sollevò la testa come se dovesse mettersi in
ascolto di
qualcosa e strinse la labbra. Non si sentiva, però, alcun rumore.
Incuriosito,
Tsuna aprì la bocca per chiederle cosa stesse succedendo, ma la
richiuse deglutendo
velocemente quando l’orecchio di Haru si avvicinò al suo petto,
facendogli
perdere un battito.
“Non sento niente.” si
lamentò gonfiando le guance. “Non sento il cuore di Tsuna che batte
dopo quello
che gli ho detto. Sei cattivo!”
Tsuna si maledì mentalmente,
sentendo un senso di colpa affiorargli nel petto: aveva
creduto che per Haru conoscere la sua risposta non fosse importante,
era stato
crudele. Si accorse, nel panico, che non sapeva cosa fare per
rimediare.
Avrebbe dovuto dirle: “Mi dispiace aver pensato che non ti importasse
avere una
risposta alla tua confessione.”, ma soltanto pensare a quella parola e
immaginare tutta la tensione che si sarebbe formata lo faceva morire di
paura.
Sentì il cuore battere di nuovo a mille, frenetico, e mormorò in una
disperata
richiesta di aiuto: “Non è vero, sta battendo. Non lo senti?”
Haru incollò per un secondo l'orecchio al suo petto, ascoltò la prova
che tanto
desiderava e scivolò sul pavimento come una gelatina di frutta che si
fosse
appena sciolta. Alzò lo sguardo e i suoi occhi gli sorrisero,
sprizzando
scintille.
“Hai imparato a fare la verticale!”
Il cervello di Tsuna si spense per un attimo, poi riprese lentamente a
carburare. I suoi occhi... Non si era neppure accorto che Haru aveva
lasciato la
presa dalle sue gambe e che stava praticamente in bilico sulle mani, da
solo.
Non poté fare a meno di sorridere, entusiasta.
“È vero! Mi sto reggendo da solo! Ma... Come faccio a scendere?”
Quel giorno
Haru stava facendo davvero di tutto per farlo passare da batticuori
dolorosi
alla disperazione più nera. Non era una cosa normale. Sconfortato,
tentò di
darsi una spinta all'indietro per cercare di scendere, ma le sue gambe
non si
mossero di un millimetro, saldamente e paurosamente irrigidite contro
la parete.
“Haru, ti
prego, puoi aiutarmi?” esclamò cercando di non mostrarle che aveva
paura, e la
ragazza gli si avvicinò scrutandolo dall'alto al basso in silenzio. Poi
strinse
gli occhi e, piegandosi sulle ginocchia, allungò le labbra verso di
lui.
“Posso darti un bacio?” gli chiese con tutta l'innocenza possibile.
Tsuna prima
impallidì, poi divenne talmente rosso che Haru scoppiò in una risata
quasi
canzonatoria, però non si scusò per lo scherzo, perché voleva baciarlo
davvero.
Probabilmente le sembrava la cosa più normale da fare in quella
situazione,
senza tenere in considerazione che lui era a testa in giù e poteva
rovinarle
addosso in un secondo.
Tsuna smise
di respirare e di ragionare non appena le labbra di Haru, piene e
scintillanti,
si arricciarono ad un centimetro dalla sua guancia.
In quel
momento, era certo di aver dimenticato anche il proprio nome. Come si
chiamava,
poi? E che importanza aveva? Ma Kyoko... Chi era Kyoko? Haru, davanti a
lui,
gli stava dichiarando tutto il suo amore senza farlo soffrire, senza
farlo
sentire inadeguato. Aprendogli completamente il suo cuore.
Elettrizzato
da quel pensiero, Tsuna chiuse gli occhi e allungò a sua volta le
labbra vero
di lei. Le loro labbra si avvicinarono, si sfiorarono, si allontanarono
ancora.
Tsuna aprì gli occhi di scatto e trovò quelli di Haru, sorridente come
non mai,
già puntati nei suoi. Forse non li aveva mai chiusi.
“Ad Haru
piace Tsuna.” gli ripeté per l'ennesima volta, e lui si accorse che
nulla era
cambiato, che il suo cuore non voleva saperne di fermarsi, che Haru
continuava
a stupirlo. Gli formicolavano le braccia.
“Sono ancora
bloccato qui!” pensò, sconfortato. Doveva assolutamente scendere.
“Haru, mi-”
azzardò, ma la porta si spalancò e Gokudera esclamò: “Eccomi, Decimo!
Ho portato
Reborn!” Poi lo guardò meglio ed esclamò: “Decimo! Cosa ci fai a testa
in giù?”
Sotto lo
sguardo apparentemente innocuo, ma pregno di chissà quale idea
distruttiva di
Reborn, diritto in piedi davanti a Gokudera, Tsuna si sentì le guance
ardere
per l'imbarazzo: come poteva anche solo provare a raccontargli quello
che gli
era successo? Mentre, preso dal panico, tentava di pensare ad un modo
per
trarsi d'impaccio, fu Haru a rispondere per lui: “Haru ha insegnato a
Tsuna a
fare la verticale per vendicarsi!”
“Vendicarsi?!”
I due ragazzi
pronunciarono nello stesso momento con stupore quella parola che
sembrava tanto
distante dalla mentalità di Haru. Gokudera la guardò con un'espressione
che
mostrava poca sopportazione e sbottò: “Tu sei tutta matta! E di cosa
vorresti
vendicarti, contro il Decimo?”
La ragazza
ricambiò la sua espressione di sfida in silenzio, ma in essa c'era
qualcosa di
strano. Nel giro di un secondo Gokudera la fissò, a disagio: Haru aveva
cominciato a piangere.
“Haru... Haru
voleva soltanto farla pagare a Tsuna perché il suo cuore non batteva
per me...”
tentò di spiegare tra i singhiozzi, interrompendosi e tirando su con il
naso ad
ogni parola pronunciata. “Poi, però, non l'ho più fatto perché Tsuna ha
detto
che-”
“Fatemi-scendere!”
urlo Tsuna per sovrastarla, tutto rosso in volto, gli occhi sbarrati.
Ancora
un'altra parola e sarebbe scoppiato per l'imbarazzo. Gokudera gli si
precipitò
immediatamente accanto, mentre Haru tentava di asciugarsi gli occhi
senza
riuscirci, e lo aiutò a scendere senza però evitargli un bernocolo
sulla testa.
Finalmente
rivedeva il mondo dalla giusta prospettiva. Massaggiandosi la parte
della testa
dolente, lanciò uno sguardo fugace ad Haru per vedere se avesse smesso
di
singhiozzare, ma si accorse che non era così. Solo a lei poteva venire
in mente
di punirlo in un modo tanto stupido e per un motivo che non era neppure
reale:
quando era solo con Haru, il suo cuore batteva più di quanto battesse
con
Kyoko. Ma sarebbe mai riuscito a dirglielo? Guardandola ancora, si
accorse che
gli mancava il coraggio necessario: in quel momento pensò che gli
sarebbe stato
utile un proiettile di Reborn. Forse. Guardò il suo tutore in preda
all'indecisione, certo che lui non avrebbe capito, ma vide che Reborn
aveva già
tra le mani una pistola. Se la ritrovò puntata contro senza neppure
avere il
tempo di battere le palpebre e quando lo fece cadde per terra
lentamente,
sentendo ancora i singhiozzi di Haru e le sue urla spaventate,
vedendosi
passare tutti i momenti di una vita davanti agli occhi.
Era la prima
volta che Haru vedeva Reborn colpirlo con il Coraggio di morire: doveva
certamente credere che fosse morto. Sentendo il suo ultimo rimpianto
risalirgli
lungo la gola, Tsuna si alzò di scatto e urlò: “Salverò Haru dalla sua
disperazione con il Coraggio di morire!”
Corse verso
di lei come se la sua vita non esistesse per fare null'altro, la prese
tra le
braccia e la portò all'altezza del suo viso, fissandola intensamente.
“Non sono
morto.” disse con voce sicura. Haru ricambiò il suo sguardo con lo
sgomento
negli occhi, senza più piangere, e in un attimo gli buttò le braccia al
collo.
Rimase attaccata a lui anche quando ormai l’effetto del proiettile era
terminato, lasciandolo in mutande, consapevole e imbarazzato. Non era
neppure
riuscito a risponderle… Forse le stranezze di Haru stavano cominciando
a
contagiare anche lui. Abbassò la testa per non pensare che la ragazza
era
ancora abbracciata a lui, che i loro petti si stavano sfiorando, ma non
riuscì
a non sentire un brivido lungo la schiena che lo percorse da capo a
piedi come
una scossa elettrica. Trasalì e si ritrovò faccia a faccia con Haru,
che lo
guardò con gli occhi scintillanti e con un sorriso larghissimo.
“Haru è tra
le braccia di Tsuna…” cantilenò con voce soave, poi, incapace di
reggere
l’imbarazzo, affondò di nuovo il volto sul suo petto con un gridolino.
Invece
di posarla per terra, Tsuna strinse più forte le braccia attorno alla
sua
schiena e alle sue gambe, sentendosi meno impacciato: era decisamente
qualcosa
di diverso dal solito, anormale per una persona come lui, ma
non se ne
stupì più di tanto, perché con Haru non esisteva normalità, e la
mentalità
dalla ragazza stava già diventando anche la sua.
“Potrei
definirla Harunormalità...” pensò, senza riuscire a sapere da
dove fosse
venuto fuori quel termine. Se in un momento del genere riusciva a
pensare
soltanto ad una parola che non c’entrava nulla con quello che stava
succedendo,
allora era proprio vero: stava diventando davvero più simile a lei.
Note
Argh, questa
è la mia prima fic “seria” su Reborn. Avevo già scritto qualcosina
prima, ma
non ho mai pubblicato nulla perché le fic risultanti non mi
convincevano.
Questa volta, però, non appena ho letto il prompt “normalità” ho
pensato subito
a lei, alla mitica Haru, che mi ha fatto scompisciare di risate sin
dalla sua
prima apparizione nel manga. Adoro la sua aria svampita, il suo modo di
pensare
così singolare ed eccentrico, la sua spontaneità… Insomma, è un
personaggio che
mi piace molto e che preferisco assolutamente a Kyoko (che trovo un po’
“piatta” nella caratterizzazione) per quanto riguarda Tsuna.
L’idea di
partenza era di scrivere come Tsuna muti, all’interno e all’esterno,
per
adattarsi a Haru, per diventare, quindi, il suo soulmate (il
tema del contest^^).
Questa fic è
tutta fluff (ed io adoro il genere drammatico T_T), mao dovuto scrivere
per
forza qualcosa di simile, perché la mia conoscenza della serie si
fermava, al momento della stesura, al
volume 7 del manga (che un mio amico mi sta gentilmente prestando) e so
che la
prima saga vera a propria comincia dal volume 8, e fino al volume sette
è
filato tutto liscio come l’olio e le caratterizzazioni dei personaggi
sono
state per lo più da gag e scene divertenti. Sono certa che la loro
crescita
cominci, come accade di solito, durante le saghe piene di battaglie, e
non
sapendo cosa sarebbe accaduto non ho voluto rischiare. Sono
contentissima, nonostante queste premesse, di aver ottenuto un tale
risultato! Ringrazio di cuore la giudcia Akira Haru Potter per il suo
accuratissimo giudizio!*_____*
Prima che me
ne dimentichi, in realtà nel manga Haru ha già visto Reborn colpire
Tsuna con
il coraggio di morire, ma non ci ha capito molto (come tutti gli altri
XD), per
questo ho deciso di scrivere, per questa fic, che fosse la prima volta.
^^
Spero
davvero che questa abbia potuto divertirvi quanto ha divertito me
scriverla! Fatemi sapere cosa ne pensate, se vi va! ^^
Alla prossima!
2°Posto
"Harunormalità"
di Ayumi Yoshida
Correttezza
grammaticale:
20 /20
Stile
e sintassi:
14.8 /15
Originalità:
9 /10
Caratterizzazione
dei personaggi:
4.5 /5
Utilizzo
del/i prompts:
5/5
Giudizio
personale:
4.5 /5
Bonus
Fiore:
0/2
Bonus
Coppia:
0 /1
Totale:
57,8/63
Giudizio:
Ok, andrò per ordine: non ho trovato alcun errore grammaticale, i miei
complimenti! Il tuo stile è molto scorrevole, con frasi molto semplici
che nel tuo caso non erano troppo banali. A volte capita il contrario,
ma nel tuo caso andavano bene, ho molto apprezzato! Un po' di
quotidianità non fa male, ed è proprio questa normalità che ha reso la
storia piuttosto originale (sono troppo abituata a leggere di quei
poveri ragazzi di KHR che passano drammi e guerre da far piangere, è
bello leggere cose più normali e piacevoli per una volta). I personaggi
erano piuttosto fedeli e ne sono contenta! Haru è un tipo eccentrico
che ha il proprio modo di vedere le cose, sono contenta che sia rimasta
tale anche nella tua storia. Beh, inutile dire quanto abbia apprezzato
la storia per la sua semplicità e per il suo romanticismo; la 2786 è
una coppia di cui non leggo spesso - anche se l'apprezzo molto - e sono
contenta di aver ricevuto questa storia che ha ampliato le mie
conoscenze! I miei complimenti per questa piccola perla!