Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
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Autore: Ayumi Yoshida    12/11/2013    1 recensioni
È nei giorni che sembrano normali, che si scopre che qualcosa non va. E Tsuna se n’è appena accorto.
Anche per Haru, allora, stare con lui non sembrava normalità.
Tsuna/Haru (2786)
Seconda classificata al contest "Soulmates: realtà o illusione?" indetto da Akira Haru Potter
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haru Miura, Hayato Gokudera, Reborn, Takeshi Yamamoto, Tsunayoshi Sawada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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haruchan

Harunormalità

 

Haru era una calamità, uno tsunami, un terremoto. Tsuna non poteva fare a meno di pensarlo ogni volta che la ragazza compariva dal nulla agli orari più disparati e si aggiungeva al già nutrito gruppo che aveva preso possesso della sua camera, portando la confusione a livelli mai visti. Poi qualcuno litigava, scoppiavano colpi di pistola e bombe, c’erano urla dappertutto e lui si ritrovava sempre con i vestiti bruciacchiati e qualcuno che gli rideva alle spalle. I suoi nervi non avrebbero sopportato quella situazione ancora per molto. Si portò una mano alla tempia per massaggiarsela.

“Io esco!” annunciò Reborn all’improvviso, lanciando sul pavimento tutte le carte che aveva in mano. Lambo si lamentò: “Ma non è giusto, stavo vincendo!” e lo inseguì saltando oltre la finestra con un urlo belluino. Yamamoto stava già ridendo di gusto muovendo la testa a destra e a sinistra, mentre Gokudera tentava in ogni modo di imitarlo per restare nascosto dietro di lui e non farsi guardare negli occhi da Bianchi.

La donna lanciò a sua volta le carte sul pavimento e si alzò in piedi con grazia, scomparendo dietro la porta senza dire nulla. Finalmente Gokudera riprese a respirare normalmente e riacquisì il dono della parola. Guardò Tsuna con un sorriso entusiasta.

“Decimo, giochiamo a scopa? Ti insegno io!”

“Che gioco è?”

La voce squillante di Haru riempì la stanza come se Reborn e Lambo stessero combattendo lì accanto a loro facendo più rumore possibile.

“È un gioco italiano, Reborn-”

“Non mi va.” lo interruppe Tsuna di malavoglia. I suoi occhi caddero nuovamente sul quaderno aperto davanti a sé: erano due ore che cercava di fare i compiti, ma non era riuscito a scrivere neppure una parola sul foglio per colpa della loro confusione. Sconvolto, mormorò: “Credo che andrò a fare merenda…”

“Vengo anch’io!” si offrì immediatamente Gokudera scattando in piedi. Sconfortato, Tsuna gli chiese di andare avanti, perché lui lo avrebbe raggiunto successivamente: voleva cercare di godersi un po’ di tranquillità. Come se gli avessero letto nel pensiero, Yamamoto lo salutò per tornare a casa a studiare, I-Pin saltellò fino alla porta e scomparve dietro Gokudera, Haru si alzò a sua volta. Tsuna si preparò a sentirle strillare: “Ciao, Tsuna!”, ma la ragazza si stiracchiò sollevando le braccia al soffitto, poi si sedette di nuovo.

Tsuna la guardò, sorpreso.

“Non torni a casa?”

“No.”

“Non devi fare i compiti?”

Haru ricambiò il suo sguardo con un sorriso furbesco.

“Haru li ha portati con sé, così li fa con Tsuna!”

Sotto lo sguardo sconvolto del ragazzo rovesciò l’intero contenuto della sua cartella sul tavolino, soddisfatta, e prese posto di fronte a lui.

“Facciamo merenda più tardi, ok?”

Preso alla sprovvista, Tsuna annuì e si riconcentrò sui suoi compiti. Non passò un minuto che Haru cominciò ad emettere strani versi e a distrarlo. Sollevò lo sguardo di fronte a sé e la ragazza ricambiò la sua occhiata, incuriosita, una matita stretta tra il labbro superiore e il naso.

“Cosa c’è?”

Con Haru non c’era davvero normalità. Indeciso se scoppiare a ridere o spalancare la bocca, allibito, il ragazzo propense infine per un diniego silenzioso con il capo e tentò di riconcentrarsi sul quaderno, ma lei sospirò rumorosamente e lo guardò ancora una volta con occhi quasi lacrimevoli.

“Haru non riesce a concentrarsi.” spiegò, a mo’ di scusa.

“Neanche io, se fai così.” pensò Tsuna scoraggiato, ma non glielo disse per gentilezza.

“I tuoi compiti sono troppo difficili?” le chiese invece, accennando al suo quaderno con il capo. Haru scosse energicamente la testa.

“Stare con Tsuna è difficile! Il mio cuore continua a battere forte e mi distrae!”

I suoi occhi svampiti e imbarazzati lo accarezzarono per un secondo, quanto era bastato per paralizzarlo,  poi si fermarono sul tavolino. Senza sapere cosa dire, quelle parole continuavano a rimbombargli nella testa diventando sempre più grandi, sempre più rumorose, acquistando un nuovo significato. Anche per Haru, allora, stare con lui non sembrava normalità. Incredulo, Tsuna scoppiò a ridere senza volerlo.

“Credo… Credo che andrò a fare merenda!” esclamò a voce un po’ troppo alta, e si precipitò fuori dalla stanza senza neppure chiederle se desiderasse qualcosa. Mentre scendeva le scale, si accorse che il cuore gli batteva forte nel petto.

“Decimo!” lo salutò Gokudera non appena lo vide in cucina, dismettendo la sua solita espressione corrucciata e tornando immediatamente di buon umore. Tsuna gli sorrise a fatica e si lanciò sullo spuntino che sua madre gli aveva preparato masticandolo con forza, cercando di dimenticare tutto quello che era accaduto nella sua stanza. “Perché ci hai messo tanto?”

“Stavo facendo i compiti…” replicò Tsuna con la bocca mezza piena, ma subito si corresse: “Però mi sono annoiato, usciamo?”

I-Pin lo guardò, chiaramente furiosa, e cominciò a gridargli contro senza fermarsi. Certamente stava pensando ad Haru, che se ne stava sola soletta al piano superiore con la matita in bocca attendendo trepidamente che lui tornasse. Cercando di non farci caso, il ragazzo posò il tovagliolo di carta con sui si era pulito le dita nel piatto e fece per andarsene verso la porta d’ingresso, ma sua madre esclamò: “Aspetta, dov’è Haru? Non vorrai lasciarla da sola mentre tu stai in giro a bighellonare!”

Scoperto e smascherato. A testa bassa, Tsuna fece dietrofront verso la sua camera cercando di non prestare attenzione a Gokudera che continuava ad offrirsi di aiutarlo per far saltare tutto in aria con una delle sue bombe e prese a salire le scale. Si sentiva come un macigno nei piedi che gli impediva di continuare a camminare. Arrivato davanti alla porta della sua camera, si fermò di scatto con un sospirò involontario, poi, accortosi di aver fatto rumore, si coprì la bocca con entrambe le mani. Gokudera lo guardò, incuriosito.

“Cosa c’è?” gli chiese in un sussurro, portandosi una mano di lato alla bocca per imitarlo.

“Ecco… Prima Haru mi ha detto una cosa strana…” confessò Tsuna senza togliersi le mani dalla bocca.

Gokudera alzò le spalle.

“Capirai, è lei ad essere strana! Quella ragazza non è normale!”

“Ma ha detto che non lo sono neppure io.” si lasciò scappare Tsuna senza pensarci. L’altro strinse gli occhi senza capire: non poteva di certo immaginare che Haru gli si fosse dichiarata. Si vergognava tantissimo soltanto a pensarci, non sapeva come comportarsi, specialmente perché c’era anche Gokudera con lui. Per fortuna, però, gli venne un’idea e, sperando che funzionasse, decise di metterla subito in pratica.

“Gokudera, potresti andare a cercare Reborn? Per favore!”

Il ragazzo annuì senza farselo ripetere una seconda volta e sparì in fondo alle scale. Si era liberato di lui, almeno così rientrare in camera sarebbe stato meno imbarazzante. Poteva fingere che nulla fosse successo, Haru non se la sarebbe presa, perché lei non faceva mai caso a quelle cose. Poteva funzionare. Fece un respiro profondo e abbassò la maniglia della porta.

“Haru, vuoi fare merenda?” chiese per cambiare argomento “Mia madre-”

S’interruppe immediatamente quando la ragazza gli sorrise, saltandogli vicino con un balzo perfetto da ginnasta ritmica e accovacciandosi sulle ginocchia.

“Haru si stava annoiando, così mi sono messa a fare ginnastica!” gli spiegò come se fosse la cosa più normale del mondo. “Vuoi vedere come faccio la verticale?”

Tsuna scosse violentemente la testa, arrossendo di scatto. Verticale significava mettersi a testa in giù, e Haru indossava ancora la divisa scolastica con la gonna… Non poteva vedere le sue mutandine.

“Allora la insegno a Tsuna!” esclamò la ragazza, entusiasta. In un momento era già scattata in piedi e l’aveva preso per mano per trascinarlo accanto alla parete, spingendovelo contro.

“E’ facile! Devi inginocchiati con la testa verso la parete e-”

“Ma io non voglio!” protestò lui malamente, ma Haru finse di non sentirlo.

“… E alzare le gambe verso il muro! Haru ti aiuterà, ti terrà le gambe!”

“Non voglio!” ripeté ancora Tsuna, questa volta a voce più alta, ma la ragazza gli afferrò comunque le gambe e le spinse con forza verso la parete. Il ragazzo deglutì: era a testa in giù, e Haru continuava a spingergli le gambe contro il muro per farlo restare in equilibrio. Come sarebbe sceso di lì?

“Ce l’hai fatta, evviva!” urlò Haru improvvisando uno strano balletto sul posto, mentre a Tsuna veniva quasi da piangere, ma all’improvviso la ragazza smise di ballare e la sua espressione si incupì. Sollevò la testa come se dovesse mettersi in ascolto di qualcosa e strinse la labbra. Non si sentiva, però, alcun rumore. Incuriosito, Tsuna aprì la bocca per chiederle cosa stesse succedendo, ma la richiuse deglutendo velocemente quando l’orecchio di Haru si avvicinò al suo petto, facendogli perdere un battito.

“Non sento niente.” si lamentò gonfiando le guance. “Non sento il cuore di Tsuna che batte dopo quello che gli ho detto. Sei cattivo!”

Tsuna si maledì mentalmente, sentendo un senso di colpa affiorargli nel petto: aveva creduto che per Haru conoscere la sua risposta non fosse importante, era stato crudele. Si accorse, nel panico, che non sapeva cosa fare per rimediare.

Avrebbe dovuto dirle: “Mi dispiace aver pensato che non ti importasse avere una risposta alla tua confessione.”, ma soltanto pensare a quella parola e immaginare tutta la tensione che si sarebbe formata lo faceva morire di paura. Sentì il cuore battere di nuovo a mille, frenetico, e mormorò in una disperata richiesta di aiuto: “Non è vero, sta battendo. Non lo senti?”

Haru incollò per un secondo l'orecchio al suo petto, ascoltò la prova che tanto desiderava e scivolò sul pavimento come una gelatina di frutta che si fosse appena sciolta. Alzò lo sguardo e i suoi occhi gli sorrisero, sprizzando scintille.

“Hai imparato a fare la verticale!”

Il cervello di Tsuna si spense per un attimo, poi riprese lentamente a carburare. I suoi occhi... Non si era neppure accorto che Haru aveva lasciato la presa dalle sue gambe e che stava praticamente in bilico sulle mani, da solo. Non poté fare a meno di sorridere, entusiasta.

“È vero! Mi sto reggendo da solo! Ma... Come faccio a scendere?”

Quel giorno Haru stava facendo davvero di tutto per farlo passare da batticuori dolorosi alla disperazione più nera. Non era una cosa normale. Sconfortato, tentò di darsi una spinta all'indietro per cercare di scendere, ma le sue gambe non si mossero di un millimetro, saldamente e paurosamente irrigidite contro la parete.

“Haru, ti prego, puoi aiutarmi?” esclamò cercando di non mostrarle che aveva paura, e la ragazza gli si avvicinò scrutandolo dall'alto al basso in silenzio. Poi strinse gli occhi e, piegandosi sulle ginocchia, allungò le labbra verso di lui.
“Posso darti un bacio?” gli chiese con tutta l'innocenza possibile. Tsuna prima impallidì, poi divenne talmente rosso che Haru scoppiò in una risata quasi canzonatoria, però non si scusò per lo scherzo, perché voleva baciarlo davvero. Probabilmente le sembrava la cosa più normale da fare in quella situazione, senza tenere in considerazione che lui era a testa in giù e poteva rovinarle addosso in un secondo.

Tsuna smise di respirare e di ragionare non appena le labbra di Haru, piene e scintillanti, si arricciarono ad un centimetro dalla sua guancia.

In quel momento, era certo di aver dimenticato anche il proprio nome. Come si chiamava, poi? E che importanza aveva? Ma Kyoko... Chi era Kyoko? Haru, davanti a lui, gli stava dichiarando tutto il suo amore senza farlo soffrire, senza farlo sentire inadeguato. Aprendogli completamente il suo cuore.

Elettrizzato da quel pensiero, Tsuna chiuse gli occhi e allungò a sua volta le labbra vero di lei. Le loro labbra si avvicinarono, si sfiorarono, si allontanarono ancora. Tsuna aprì gli occhi di scatto e trovò quelli di Haru, sorridente come non mai, già puntati nei suoi. Forse non li aveva mai chiusi.

“Ad Haru piace Tsuna.” gli ripeté per l'ennesima volta, e lui si accorse che nulla era cambiato, che il suo cuore non voleva saperne di fermarsi, che Haru continuava a stupirlo. Gli formicolavano le braccia.

“Sono ancora bloccato qui!” pensò, sconfortato. Doveva assolutamente scendere.

“Haru, mi-” azzardò, ma la porta si spalancò e Gokudera esclamò: “Eccomi, Decimo! Ho portato Reborn!” Poi lo guardò meglio ed esclamò: “Decimo! Cosa ci fai a testa in giù?”

Sotto lo sguardo apparentemente innocuo, ma pregno di chissà quale idea distruttiva di Reborn, diritto in piedi davanti a Gokudera, Tsuna si sentì le guance ardere per l'imbarazzo: come poteva anche solo provare a raccontargli quello che gli era successo? Mentre, preso dal panico, tentava di pensare ad un modo per trarsi d'impaccio, fu Haru a rispondere per lui: “Haru ha insegnato a Tsuna a fare la verticale per vendicarsi!”

“Vendicarsi?!”

I due ragazzi pronunciarono nello stesso momento con stupore quella parola che sembrava tanto distante dalla mentalità di Haru. Gokudera la guardò con un'espressione che mostrava poca sopportazione e sbottò: “Tu sei tutta matta! E di cosa vorresti vendicarti, contro il Decimo?”

La ragazza ricambiò la sua espressione di sfida in silenzio, ma in essa c'era qualcosa di strano. Nel giro di un secondo Gokudera la fissò, a disagio: Haru aveva cominciato a piangere.

“Haru... Haru voleva soltanto farla pagare a Tsuna perché il suo cuore non batteva per me...” tentò di spiegare tra i singhiozzi, interrompendosi e tirando su con il naso ad ogni parola pronunciata. “Poi, però, non l'ho più fatto perché Tsuna ha detto che-”

Fatemi-scendere!” urlo Tsuna per sovrastarla, tutto rosso in volto, gli occhi sbarrati. Ancora un'altra parola e sarebbe scoppiato per l'imbarazzo. Gokudera gli si precipitò immediatamente accanto, mentre Haru tentava di asciugarsi gli occhi senza riuscirci, e lo aiutò a scendere senza però evitargli un bernocolo sulla testa.

Finalmente rivedeva il mondo dalla giusta prospettiva. Massaggiandosi la parte della testa dolente, lanciò uno sguardo fugace ad Haru per vedere se avesse smesso di singhiozzare, ma si accorse che non era così. Solo a lei poteva venire in mente di punirlo in un modo tanto stupido e per un motivo che non era neppure reale: quando era solo con Haru, il suo cuore batteva più di quanto battesse con Kyoko. Ma sarebbe mai riuscito a dirglielo? Guardandola ancora, si accorse che gli mancava il coraggio necessario: in quel momento pensò che gli sarebbe stato utile un proiettile di Reborn. Forse. Guardò il suo tutore in preda all'indecisione, certo che lui non avrebbe capito, ma vide che Reborn aveva già tra le mani una pistola. Se la ritrovò puntata contro senza neppure avere il tempo di battere le palpebre e quando lo fece cadde per terra lentamente, sentendo ancora i singhiozzi di Haru e le sue urla spaventate, vedendosi passare tutti i momenti di una vita davanti agli occhi.

Era la prima volta che Haru vedeva Reborn colpirlo con il Coraggio di morire: doveva certamente credere che fosse morto. Sentendo il suo ultimo rimpianto risalirgli lungo la gola, Tsuna si alzò di scatto e urlò: “Salverò Haru dalla sua disperazione con il Coraggio di morire!”

Corse verso di lei come se la sua vita non esistesse per fare null'altro, la prese tra le braccia e la portò all'altezza del suo viso, fissandola intensamente.

“Non sono morto.” disse con voce sicura. Haru ricambiò il suo sguardo con lo sgomento negli occhi, senza più piangere, e in un attimo gli buttò le braccia al collo. Rimase attaccata a lui anche quando ormai l’effetto del proiettile era terminato, lasciandolo in mutande, consapevole e imbarazzato. Non era neppure riuscito a risponderle… Forse le stranezze di Haru stavano cominciando a contagiare anche lui. Abbassò la testa per non pensare che la ragazza era ancora abbracciata a lui, che i loro petti si stavano sfiorando, ma non riuscì a non sentire un brivido lungo la schiena che lo percorse da capo a piedi come una scossa elettrica. Trasalì e si ritrovò faccia a faccia con Haru, che lo guardò con gli occhi scintillanti e con un sorriso larghissimo.

“Haru è tra le braccia di Tsuna…” cantilenò con voce soave, poi, incapace di reggere l’imbarazzo, affondò di nuovo il volto sul suo petto con un gridolino. Invece di posarla per terra, Tsuna strinse più forte le braccia attorno alla sua schiena e alle sue gambe, sentendosi meno impacciato: era decisamente qualcosa di diverso dal solito, anormale per una persona come lui, ma non se ne stupì più di tanto, perché con Haru non esisteva normalità, e la mentalità dalla ragazza stava già diventando anche la sua.

“Potrei definirla Harunormalità...” pensò, senza riuscire a sapere da dove fosse venuto fuori quel termine. Se in un momento del genere riusciva a pensare soltanto ad una parola che non c’entrava nulla con quello che stava succedendo, allora era proprio vero: stava diventando davvero più simile a lei.

 

 

Note

Argh, questa è la mia prima fic “seria” su Reborn. Avevo già scritto qualcosina prima, ma non ho mai pubblicato nulla perché le fic risultanti non mi convincevano. Questa volta, però, non appena ho letto il prompt “normalità” ho pensato subito a lei, alla mitica Haru, che mi ha fatto scompisciare di risate sin dalla sua prima apparizione nel manga. Adoro la sua aria svampita, il suo modo di pensare così singolare ed eccentrico, la sua spontaneità… Insomma, è un personaggio che mi piace molto e che preferisco assolutamente a Kyoko (che trovo un po’ “piatta” nella caratterizzazione) per quanto riguarda Tsuna.

L’idea di partenza era di scrivere come Tsuna muti, all’interno e all’esterno, per adattarsi a Haru, per diventare, quindi, il suo soulmate (il tema del contest^^).  Questa fic è tutta fluff (ed io adoro il genere drammatico T_T), mao dovuto scrivere per forza qualcosa di simile, perché la mia conoscenza della serie si fermava, al momento della stesura, al volume 7 del manga (che un mio amico mi sta gentilmente prestando) e so che la prima saga vera a propria comincia dal volume 8, e fino al volume sette è filato tutto liscio come l’olio e le caratterizzazioni dei personaggi sono state per lo più da gag e scene divertenti. Sono certa che la loro crescita cominci, come accade di solito, durante le saghe piene di battaglie, e non sapendo cosa sarebbe accaduto non ho voluto rischiare. Sono contentissima, nonostante queste premesse, di aver ottenuto un tale risultato! Ringrazio di cuore la giudcia Akira Haru Potter per il suo accuratissimo giudizio!*_____*

Prima che me ne dimentichi, in realtà nel manga Haru ha già visto Reborn colpire Tsuna con il coraggio di morire, ma non ci ha capito molto (come tutti gli altri XD), per questo ho deciso di scrivere, per questa fic, che fosse la prima volta. ^^

Spero davvero che questa abbia potuto divertirvi quanto ha divertito me scriverla! Fatemi sapere cosa ne pensate, se vi va! ^^ 

Alla prossima!


 

2°Posto 
"Harunormalità" di Ayumi Yoshida 

Correttezza grammaticale: 20 /20 
Stile e sintassi: 14.8 /15 
Originalità: 9 /10 
Caratterizzazione dei personaggi: 4.5 /5 
Utilizzo del/i prompts: 5/5 
Giudizio personale: 4.5 /5 
Bonus Fiore: 0/2 
Bonus Coppia: 0 /1 
Totale: 57,8/63 

Giudizio: Ok, andrò per ordine: non ho trovato alcun errore grammaticale, i miei complimenti! Il tuo stile è molto scorrevole, con frasi molto semplici che nel tuo caso non erano troppo banali. A volte capita il contrario, ma nel tuo caso andavano bene, ho molto apprezzato! Un po' di quotidianità non fa male, ed è proprio questa normalità che ha reso la storia piuttosto originale (sono troppo abituata a leggere di quei poveri ragazzi di KHR che passano drammi e guerre da far piangere, è bello leggere cose più normali e piacevoli per una volta). I personaggi erano piuttosto fedeli e ne sono contenta! Haru è un tipo eccentrico che ha il proprio modo di vedere le cose, sono contenta che sia rimasta tale anche nella tua storia. Beh, inutile dire quanto abbia apprezzato la storia per la sua semplicità e per il suo romanticismo; la 2786 è una coppia di cui non leggo spesso - anche se l'apprezzo molto - e sono contenta di aver ricevuto questa storia che ha ampliato le mie conoscenze! I miei complimenti per questa piccola perla!


   
 
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