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Autore: mrsdianablack    12/11/2013    4 recensioni
Liberamente ispirata dal finale della 5x06. Spoiler per chi non ha visto l'episodio?
E se Stefan, dopo aver recuperato la memoria, andasse a chiedere conforto dall'unica persona che gli è sempre stata vicina?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Stefan Salvatore
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Sono lì, immobile, rannicchiato sul pavimento, senza riuscire a muovermi, da un tempo che credo indefinito.
Tessa è andata via da un po' ma non mi sono mosso, nè ho provato a fermarla.
Mi scoppia la testa.
Troppi ricordi, troppo. Non riesco a sopportarlo.
Era meglio non ricordare.
Devo fare qualcosa, non posso rimanere lì. Devo andarmene. Devo...
Mi alzo in piedi lentamente, tremando da capo a piedi, appoggiandomi al tavolo più vicino per non perdere l'equilibrio.
Non riesco a pensare lucidamente.
So solo che devo uscire da quella stanza che mi soffoca, da quella casa che mi opprime.
In sala non c'è nessuno, le luci sono spente. L'unico chiarore proviene dal camino rimasto acceso.
Damon ed Elena devono essere a letto, e anche Jeremy.
Esco di casa e mi fermo in giardino, appoggiando la schiena contro il tronco di un albero.
L'aria tranquilla della notte mi fa sentire meglio, ma è un sollievo che dura poco.
Pensieri e immagini confuse del mio passato si affollano nella mia mente e mi fanno stare male.
Devo parlare con qualcuno.
Non Damon, non Elena. Lexi...ma lei è morta.
Prendo il telefono, con ancora le mani che mi tremano e chiamo l'unica persona al mondo che mi è rimasta e di cui posso fidarmi.

Caroline non ci mette molto ad arrivare. Non so se è perchè era preoccupata dal tono della mia voce o perchè in fondo il Whitmore College non è così lontano da Mystic Falls.
Appena mi vede si accorge subito che qualcosa non va.
"Stefan, cos'è successo?" mi chiede, premurosa come sempre.
Chissà perchè non mi sono innamorato di lei, invece che di Elena.
Mi stacco dall'albero e faccio un passo in sua direzione.
Mi gira la testa, e la vista si sta pericolosamente offuscando.
Sto crollando.
"I ricordi sono tornati." riesco a dirle, prima di cadere a terra, privo di sensi.

Acqua. C'è solo acqua attorno a me. E una bara di metallo che mi imprigiona, impedendomi di uscire.
Ansimo per l'aria. Colpisco le pareti con le mani e con i pugni ma è inutile.

L'acqua arriva e mi sommerge. Sto annegando.

Mi sveglio di scatto, gli occhi sbarrati e il respiro corto. Un breve grido strozzato esce dalla mia bocca.
Era solo un incubo.
Mi metto seduto in un letto che non è il mio, nella penombra di una camera che non riconosco.
Cerco di riprendere il controllo delle mie emozioni, ripetendomi che è stato solo un dannato incubo.
Poi sento un leggero trambusto provenire dalla camera a fianco, il rumore di passi leggeri sul pavimento, la porta che si apre e la luce che si accende.
Caroline appare sulla soglia. Indossa un grazioso pigiama rosa.
Appena la vedo mi sento subito rassicurato.
È strano.
"Ehi, ti ho sentito gridare." mormora, e con grazia, muove qualche passo verso di me.
Si siede sul bordo del letto.
"Ho avuto un incubo." le rispondo, con la voce che trema.
Istintivamente cerco la sua mano e la stringo. Lei non si ritira.
"Raccontami," chiede, guardandomi con un sorriso.
Prendo un lungo respiro e ricambio il suo sorriso.
Sembra tutto più facile con lei.
"Ero in quella bara, in fondo al lago. E stavo annegando. È quello che ho fatto per tutta l'estate. È stato..." scuoto leggermente il capo. "Non saprei descrivertelo. Era una tortua, fisica e psicologica. E io la sto ricordando in ogni particolare."
Mi fermo, e deglutisco a vuoto.
Guardo Caroline con gli occhi lucidi di lacrime. Sento che sto per crollare un altra volta.
È troppo. Anche per me.
"Non voglio ricordare. Non voglio ricordare tutto questo. La sofferenza che ho patito. Il male che ho fatto. Il dolore che ho causato..."
"Pensa a qualcosa di bello." mi interrompe Caroline, guardandomi dritto negli occhi. Mi prende anche l'altra mano e me la stringe.
Si avvicina un po' a me.
"Concentrati su quello. Un ricordo felice."
Cerco di fare ordine nella confusione che ho nella testa.
Un ricordo felice, ha detto.
Le immagini del mio passato si accavallano e scorrono davanti ai miei occhi senza un ordine preciso.
Poi si focalizzano su qualcosa.
"Io e te che balliamo." mormoro dopo qualche istante.
Care mi guarda sorpresa, e forse anche un po' lusingata.
Sorride.
"Tra tutti i ricordi, proprio questo?"
"Sì. Perchè io e te abbiamo ballato, vero?"
Lei annuisce.
"Sì, molte volte. Anche l'altra sera, al ballo di Halloween."
"Sì quello me lo ricordo molto bene."
Il suo sorriso si allarga, e io la guardo come se la vedessi per la prima volta.
Caroline è la mia amica. Lo è sempre stata.
Io ho aiutato lei, e lei ha aiutato me.
Eppure non ho mai pensato che potesse esserci altro, troppo accecato dall'amore che provavo per Elena, fino ad ora.
Ho dovuto perdere la memoria e poi recuperarla, per accorgermi di lei.
 

Mi avvicino a lei piano, senza aver pianificato nulla, lasciandomi guidare dall'istinto, quello stesso istinto che solo quel pomeriggio mi ha portato a salvare Elena.
Ma Elena in questo momento è solo un lontano ricordo.
Avvicino le labbra alle sue, e Care non mi ferma.
Le do un bacio leggero, breve e delicato, e poi mi ritraggo, per timore forse della sua reazione.
In fondo lei ama un altro, e anche io.
In realtà io non so più quali siano i miei sentimenti nei confronti di Elena.
So di averla amata, lo ricordo molto bene.
Poi tutto è stato offuscato prima dal dolore di averla persa, e poi dall'amnesia, e dalla rabbia per averla persa di nuovo senza mai averla riavuta.
Caroline si allontana un po', ma le sue mani rimangono intrecciate alle mie.
È sorpresa e mi guarda con una luce strana negli occhi.
"E questo era..." chiede, lasciando la frase in sospeso.
"Non lo so. Mi sono lasciato guidare dall'istinto."
Allungo una mano e le accarezzo la guancia.
"Una volta ti piacevo."
Lei ridacchia.
"Una volta..." ma il suo sguardo lascia intendere altro.
Lascia intendere che forse...
Poi torna seria.
"Ti senti meglio?" chiede.
Aggrotto le sopracciglia, quasi sorpreso per quella domanda.
Non ci avevo più pensato ma quel peso che mi opprimeva si è affievolito.
Non è più pesante come prima.
E ricordare fa meno male.
"Sì, va meglio." mormoro semplicemente.
Care mi sorride, e fa per ritrarsi ma io la blocco, trattenendo la sua mano nella mia.
"Puoi restare?" le domando, e nella mia voce si avverte una punta di panico.
"Prometto che non ti bacio più." aggiungo, per stemperare la tensione che si è creata.
Lei annuisce e si rilassa.
"Va bene." e si allunga a darmi un bacio sulla guancia.
Poi si sistema accanto a me e spegne la luce.
Anche al tenue chiarore della luce notturna che filtra dalla finestra socchiusa riesco a vedere la sua sagoma e a percepire la sua presenza.
"Chiamami, se hai altri incubi, ok?"
Appoggia la testa sul cuscino e chiude gli occhi, addormentandosi quasi immediatamente.
Io mi sdraio accanto a lei e rimango a guardarla a lungo, finchè non scivolo anche io, dolcemente, nel sonno.

   
 
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