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Autore: Lesta_Mancina    13/11/2013    2 recensioni
"il Sindaco premeva impaziente il piede sull'acceleratore, facendo sgasare la sua lucida Mercedes"...Vuoi giocare a fare James Dean, Emma Swan? Eccoti accontentata!
Una Mercedes, un Maggiolino ed una sfida dai risvolti imprevedibili. Cosa si cela davvero dietro i continui litigi, le minacce e le sfide che Regina ed Emma non possono fare a meno di lanciarsi l'un l'altra?
SwanQueen!
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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THE BLACK MERCEDES & THE YELLOW BUG

by
Lesta Mancina

Nota dell'autrice: non detengo nessun diritto, la seguente fanfiction è scritta solo per divertire ed intrattenere.
 
L'ennesimo battibecco tra Emma e Regina le aveva messe in quella stupida situazione.
In strada, sotto l'orologio cittadino, il Sindaco premeva impaziente il piede sull'acceleratore, facendo sgasare la sua lucida Mercedes nera, ancora in folle, mentre sorrideva tagliente dal finestrino abbassato ad una sconcertata Emma Swan.
Emma, dall'abitacolo del suo Maggiolino giallo, cercava di zittire il buon senso che le gridava che si era cacciata un'altra volta in una situazione stupidamente rischiosa.
 
-Seriamente, lo vuol fare davvero?- disse Emma incredula. Il Vice-sceriffo aveva lanciato la sfida per farsi gioco del Sindaco, ma non si sarebbe mai aspettata che la donna potesse veramente accettare.
-Le sembro una che scherza, Vice-sceriffo Swan?-
No, Regina non scherzava. Mai.
-Se questo è l'unico modo per ragionare con lei, Vice-sceriffo, perché non è in grado di conversare come una persona adulta, allora facciamo questa ridicola gara e facciamola finita.-
 
Quando la torre dell'orologio batté le otto e un quarto, le due auto appaiate scattarono nella stessa direzione.
La sfida era semplice, la prima delle due che avesse raggiunto il confine di Storybrooke senza infrangere "troppo" la legge avrebbe deciso una volta per tutte con quale mezzo Henry poteva, o non poteva andare e venire da scuola.
Si stavano comportando come due ragazzine, ma era così eccitante. Emma voleva vedere fin dove si sarebbe spinta la mora.
 
Il Maggiolino aveva bruciato il pesante mezzo scuro con uno scatto alla partenza, ed un sorriso di sfacciata soddisfazione fu quello che Emma lanciò a Regina dal proprio specchietto retrovisore.
Alla prima curva però la Mercedes di Regina si infilò all'interno, costringendo Emma ad allargare la curva e fare un'invasione della corsia opposta che per poco non le costò un frontale con il pick-up di Lee Roy, ma soprattutto le fece perdere terreno.
-Maledetta, questo è scorretto!- imprecò Emma.
 
Regina ancora si gustava la scena quando, riportando gli occhi sulla strada, dovette inchiodare col freno. Per un soffio non aveva travolto la signora Lucas mentre attraversava sulle strisce pedonali.
-Ma che diavolo ci fa in mezzo alla strada, si tolga subito dai piedi!- le urlò Regina, mentre l'anziana cercava di riprendersi dallo shock. L'auto le si era fermata così vicina che poteva sentire il calore del motore fuoriuscire dal radiatore.
 
Intanto il Maggiolino sfilò accanto al Mercedes facendosene gioco con l'allegro bep-bep del suo clacson.
Regina strinse le mani sul volante e digrignò i denti e, puntando il tacco con violenza sul tappetino, premette di nuovo sull'acceleratore.
In breve le due auto sarebbero state fuori dal centro abitato ed allora la vera gara avrebbe avuto inizio.
Emma intravedeva già i primi alberi fiancheggiare la via che portava fuori Storybrooke.
 
Sul serio, era pazzesco che lo stessero facendo davvero, e tutto perché quella mattina Emma era passata a prendere Henry per portarlo a scuola, approfittando di quella scusa per poter trascorrere del tempo con lui.
Regina, che aveva immediatamente capito il gioco, si era fiondata fuori di casa ed aveva iniziato a blaterare idiozie sul fatto che non avrebbe mai più permesso a suo figlio di viaggiare su un mezzo così poco sicuro e mal ridotto come il Maggiolino di Emma.
Allora Emma aveva iniziato a ribattere che la Mercedes del Sindaco poteva anche essere un mezzo sicuro, vecchio e sicuro, ma Regina guidava sempre con dei tacchi così alti che la sua guida non poteva che essere un rischio per tutti, Henry compreso.
 
-La mia auto non è vecchia, Miss Swan, e in quanto al mio stile di guida poi, nessuno ha mai avuto di che lamentarsi.-
-Solo perché nessuno vorrebbe finire in prigione unicamente per essersi lamentato con lei- aveva commentato Emma incrociando le braccia e sostenendo lo sguardo scuro come ossidiana, ma acceso come lava del Sindaco Mills che non era intenzionata a cedere.
-Almeno io non guido ubriaca schiantandomi poi contro i cartelli!-
-E' stata lei ha darmi da bere quella sera.-
-Poteva rifiutare.-
-Sarebbe stato scortese.-
-Allora non si sarebbe dovuta mettere al volante quella notte. Chi lo sa che non lo abbia già anche fatto con Henry in macchina.-
-Ehi! Ma con chi crede di avere a che fare?- chiese Emma offesa, Regina la stava pungolando in tutti i modi.
-Non lo so, me lo dica lei, Miss Swan.- concluse il Sindaco facendo un passo verso la giovane donna ed entrando nel suo spazio personale con un sorriso minaccioso di sfida stampato in volto.
 
L'eccessiva prossimità di Regina rese l'aria elettrica ed accelerò i battiti della giovane donna, i loro occhi iniziarono la sfida di chi avrebbe retto più a lungo lo sguardo dell'altra, solo per finire inevitabilmente incatenati come ogni volta che davano inizio a quella silenziosa danza per la dominazione.
 
-Mamma, Emma, io sto per fare tardi a scuola- cercò di intromettersi Henry, senza però riuscire a riportare le due donne sulla Terra.
Il ragazzino scosse la testa sospirando e, sistematosi lo zaino sulle spalle, decise che sarebbe andato da solo a prendere lo scuolabus.
 
Ci volle del tempo prima che le due donne si accorgessero che il ragazzino era andato per la sua strada. La forza invisibile che le portava inevitabilmente una nell'orbita dell'altra dovette raggiungere il suo picco ed esplodere loro in faccia, prima che le due donne tornassero alla realtà, trovandosi, come ormai troppo spesso accadeva, a neanche un passo l'una dall'altra, con lo sguardo impazzito e il battito accelerato. Senza sapere dove guardare, gli occhi, le labbra o il corpo della donna che ognuna aveva di fronte, cercando risposte, cercando permessi, cercando inneschi.
-Henry, andiamo, o farai tardi a scuola- ringhiò Regina minacciosa, con le labbra tirate nel suo ben noto sorriso tagliente ed altezzoso, senza interrompere il contatto con lo sguardo di Emma.
Il Sindaco non ottenne risposta.
-Henry!- ribadì, Regina più dura, ma ancora non ottenne risposta.
 
Con aria interrogativa, le due donne si guardarono attorno.
-Se ne è andato, il ragazzino sa il fatto suo- disse il Vice-sceriffo scostando la giacca di pelle blu ed infilando le mani nelle tasche anteriori dei suoi jeans.
-Almeno ha avuto il buon senso di non salire in auto con lei.-
Emma guardò Regina incredula.
-Seriamente, vuole ricominciare da capo con questa storia? Henry è andato a scuola, io ho perso un'occasione di stare con lui e lei ha avuto ciò che voleva: la sua piccola ed eccitante dose mattutina di potere. Lo sappiamo entrambe che le auto non centrano.-
 
Regina respirò raddrizzando la schiena ed irrigidendosi: -Che presunzione, Vice-sceriffo, credere che io tragga piacere da queste misere schermaglie verbali con lei. Voglio solo che capisca che deve stare lontana da mio figlio e che non voglio che Henry salga su quel barattolo con le ruote- Regina fece una pausa e si riavvicinò ad Emma con fare intimidatorio. -Mi sono spiegata? Altrimenti userò “altri” mezzi per impedirlo.-
Quelle parole mandarono il sangue alla testa di Emma. Una minaccia! Il Sindaco l'aveva minacciata di nuovo ed Emma non sopportava le minacce.
-Ok, perché invece non chiudiamo ora, qui, questa storia? Perché non testiamo quanto sia barattolo il mio Maggiolino e quanto invece è catorcio quel carro funebre della sua Mercedez?
-Non mi sfidi, Miss Swan.-
-L'ho appena fatto- rispose sfrontata il Vice-sceriffo incrociando le braccia e levando il sopracciglio. Era una spacconata, Emma lo sapeva, ma di certo non poteva tirarsi indietro ora. Doveva giocare bene le sue carte e far in modo che fosse Regina a tirarsi in dietro e far la figura della codarda sbruffona, capace di riempirsi la bocca di minacce ma poi mandando altri a fare il lavoro sporco.
Ma Emma doveva essere cauta, se Regina l'avesse colta in flagrante mentre bluffava, anche solo una volta, allora avrebbe perso tutta la propria credibilità e non l'avrebbe mai più spuntata con lei.
-Io e lei, dalla Torre dell'orologio fino al confine del paese, lungo la strada per Boston, la prima che arriva, senza farsi un graffio e senza fare danni ad altre cose o persone, ha vinto e deciderà con cosa Henry potrà o non potrà andare a scuola!
Regina era una gradassa, meritava una lezione! Era ora che qualcuno la tirasse giù da quei maledetti tacchi e la riportasse con i piedi per terra una volta per tutte.
-E' ridicolo!-
-Ha paura.-
-E' infantile.-
-E' una scusa.-
Di nuovo Emma si era fatta in avanti verso il Sindaco, per metterle pressione, per incalzarla e infastidirla. Poteva vedere l'effetto irritante che aveva sulla donna, il respiro di Regina era più rapido, il suo sorriso era rigido e lo sguardo fisso. Ora Emma doveva solo fare un altro piccolo passo avanti e spingerla nel precipizio e non appena Regina si fosse tirata indietro dalla sfida, lei avrebbe riso e goduto della sua vittoria.
Regine strinse i denti, Emma Swan era un indisponente seccatura. Non sopportava di vederla a così pochi centimetri da lei, a fissarla con quello sguardo arrogante di chi crede di sapere tutto e di conoscere meglio di lei le regole del gioco. Io lo pratico da molto più tempo di te! Vuoi giocare a fare James Dean? Vuoi snervarmi fino a farmi rendere ridicola? Bene, ci sei appena riuscita!
-Accetto la sfida!- Dichiarò Regina. Ed ora cosa farai Emma Swan?
 
Cosa?
Emma spalancò la bocca incredula.
Cosa?!
Regina aveva accettato di fare una gara in macchina con lei?
Non erano questi i piani. Emma, dannazione, hai spinto troppo, come al solito.
 
Il Vice-sceriffo si era già pentita della sua bravata e Regina si era già pentita di aver accettato.
Era chiara ad entrambe la stupidità della loro idea, ma ovviamente nessuna delle due lo avrebbe   ammesso davanti all'altra. Nessuna delle due si sarebbe arresa all'altra dandole la soddisfazione di averla piegata. Di aver vinto!
 
Le due vetture erano ormai nel fitto del bosco. Emma era ancora in testa, ma Regina aveva recuperato subito terreno e le stava alle costole.
Emma accelerò. Regina anche.
La Mercedes era a pochi metri dal Maggiolino e lampeggiava con gli abbaglianti per mettere pressione ed innervosire il suo avversario.
Stringendo la strada alla sua avversaria, Emma riuscì a tenere dietro Regina per un paio di curve, ma giunte al lungo rettilineo che attraversava la foresta, Regina mostrò tutta la potenza del suo mezzo per superare il Maggiolino.
Emma vide prima il lucido muso squadrato sfilarle accanto al finestrino di guida, poi l'abitacolo dai finestrini abbassati e Regina, con i capelli scarmigliati dall'aria, che osservava un po' la strada ed un po' lei.
-Ho come l'impressione che Henry non salirà più su quel sudicio barattolo- gridò Regina ridendo di gusto, ormai completamente coinvolta ed eccitata dalla sfida.
Emma, con un ringhio, pigiò a tavoletta l'acceleratore, ma ormai il Maggiolino era al limite. La bionda saettava gli occhi dalla strada al tachimetro sperando di vedere dei cambiamenti, ma per quanto facesse la povera lancetta non voleva saperne di segnare miglia orarie in più.
 
Regina stava già pregustando la vittoria, in fondo alla strada era già possibile scorgere il cartello comunale di Storybrooke, e il Maggiolino di Emma arrancava per starle dietro.
Quando la donna fu in grado di leggere perfettamente la scritta “Srorybrooke” sul cartello, il sorriso di trionfo sulle sue labbra divenne di ghiaccio.
Il confine di Storybrooke!
Cosa diavolo le era passato per la testa?
Era tutta colpa di Emma Swan, quella bionda riusciva a farle perdere il lume della ragione.
Regina ebbe un attimo di panico. Per via del suo stesso incantesimo, neppure lei poteva lasciare Storybrooke, o le sarebbe successo qualcosa di terribile.
Ma come avrebbe fatto con la gara?
Un moto di rabbia le salì dallo stomaco alla gola e Regina ruggì improperi mentre ingoiava il suo orgoglio.
 
Emma ebbe una stretta allo stomaco, ma per fortuna aveva i riflessi pronti. All'improvviso vide la Mercedes davanti a lei andare in testa-coda e darci dentro con il freno a mano al punto da far fumare le gomme posteriori ancora in moto sull'asfalto.
Emma ci diede sotto con il volante, tutto a destra tirando con forza il freno a mano per imitare d'istinto la manovra di Regina.
Ma nel tentativo di evitare la lucida carrozzeria nera, il piccolo Maggiolino finì di nuovo contro il cartello di “Storybrooke”.
Emma rimase per un istante immobile, lasciando che l'adrenalina dovuta alla corsa ed allo schianto fluisse via, ma sentiva comunque le gambe molli e per scaricarsi picchiò entrambe le mani sul volante imprecando pesantemente!
Poi uscì come una saetta dal suo Maggiolino, trovando Regina in piedi in mezzo alla strada con lo sguardo fisso sulla sua Mercedes.
 
-Ma che diavolo le è preso, voleva farci ammazzare entrambe?- Emma si era piazzata difronte al Sindaco e le stava sbuffando addosso di rabbia. Questa donna è pazza!
Regina non reagì, era ancora immobile con lo  sguardo fisso oltre la bionda.
Emma attese una risposta altrettanto diretta, ma non arrivò. Allora, osservando la donna, si accorse del suo sguardo assente, fisso in un punto imprecisato. Che fosse sotto shock?
No, Regina non era un tipo così facilmente impressionabile, o sensibile.
Emma le si avvicinò cauta: -Regina?
Ma la donna la ignorò.
Il vice-sceriffo le sventolò una mano davanti al volto per riportare il sindaco lì con lei. Il Sindaco le afferrò al volo il polso immobilizzandola.
Lo sguardo nero di Regina si levò lentamente fino ad incrociare quello limpido di Emma.
Regina strinse più forte il polso della donna. Emma non reagì, rimase con il polso alzato stretto nella presa di Regina.
Emma sentì la mano calda serrarsi attorno al suo polso sbiancando la pelle attorno, mentre veniva impedito il flusso del sangue. Sentì le unghie ben curate, smaltate di rubino scuro, inciderle la pelle.
Ma non si mosse.
Sentì il pulsare nelle vene dove il pollice di Regina premeva violento.
Sentì il calore della sua mano. Il morbido della pelle. Il duro delle ossa. La tensione dei nervi.
Sentì tutto questo, ma non distolse mai lo sguardo, e nemmeno Regina.
 
Poi ad Emma sfuggì un sorriso. Erano esattamente al punto di partenza.
Regina la guardò per un secondo interrogativa, poi le sue labbra si tesero all'insù. Aveva afferrato il pensiero di Emma.
Le parole si erano fermate, ma i pensieri passavano da una all'altra, chiari ed inequivocabili.
Sinceri come le parole non avrebbero mai potuto essere, elettrici come i segreti che custodivano.
 
La strada era deserta, la foresta attorno era sopita nel pallido sole di un mattino autunnale nel Maine.
Due donne, lontane dal mondo, che condividevano gli stessi desideri.
 
Quando un corpo parla ed un altro ascolta, la voce è superflua.
 
Emma sentì la presa di Regina allentarsi, il pollice della donna si stese lasciando una carezza nel palmo della bionda.
La risposta di Emma fu un piccolo passo avanti nello spazio personale della mora.
Quel gesto era una domanda a cui Regina aveva sulle labbra una chiara risposta, priva di parole, colma di significato.
Emma lo seppe. Prima che accadesse lo lesse in quegli occhi infiammati, nei quali vedeva i propri bruciare altrettanto vividamente.
 
Attese col cuore in fibrillazione, ma come un'esplosione una forte sirena le esplose nei timpani.
 
Un attimo prima Regina era lì con lei e l'attimo dopo il Sindaco era a controllare le gomme della sua Mercedes, mentre l'auto dello sceriffo sopraggiungeva a sirene spiegate verso di loro.
Fermatosi, lo sceriffo Graham scese dall'auto.
-Cosa accidenti sta succedendo? vi ho viste sfrecciare fuori città come matte.-
Emma era ancora disorientata del repentino ribaltamento degli eventi e non riuscì ad impedire che Regina rispondesse per prima.
 
-Il suo tempismo è encomiabile sceriffo, credo il suo vice sia di nuovo ubriaca. Ha cercato di mandarmi fuori strada, e per poco non ci riusciva. Poi si è schiantata ancora contro il cartello cittadino. Deve avere un debole per quel cartello.-
-Ma non è vero!- protestò la bionda, guardando scandalizzata prima Regina e poi lo sceriffo.
Graham abbassò lo sguardo e non disse nulla. Se Regina aveva deciso che quelli erano i fatti. Allora quelli erano i fatti.
-Spero prenderà dei provvedimenti disciplinari, o sarò costretta ad intervenire personalmente. Ora, se non vi dispiace, ho del lavoro che mi aspetta in ufficio.- Regina risalì decisa sulla sua Mercedes ed in men che non si dica era già in marcia per tornare in città.
 
-Posso sapere cosa è successo veramente?- chiese Graham, mentre Emma era visibilmente alterata.
-Quella donna è pazza, e mi farà impazzire, ecco cosa è successo! E adesso se non ti dispiace, mi prendo un giorno di permesso e vado davvero da Granny a bermi qualcosa di forte, o giuro che non farò a pezzi solo i cartelli della città!-
Emma riprese il suo acciaccato Maggiolino e lasciò un perplesso sceriffo Graham da solo, a godersi una strada deserta ed una foresta sopita nel pallido sole di un mattino autunnale nel Maine.
   
 
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