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Autore: ragazza_innamorata    25/04/2008    3 recensioni
Due giorni.
Erano passati due maledetti giorni dalla sua decisione di allontanarsi da lei.
Due giorni dalla prima azione vigliacca della sua vita.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Sfiorò la  pelle candida del ventre di lei con la punta delle dita, godendo del sentire i suoi gemiti trattenuti, impossessandosi delle sue labbra con violenza.

Nonostante il bisogno fisico lo facesse staccare dalle percezioni della realtà, poté sentire chiaramente il sussurrò che uscì dalle labbra di lei.

“ Vegeta… Ti amo…”

Due giorni. Erano passati due maledetti giorni dalla sua decisione di allontanarsi da lei.
Due giorni dalla prima azione vigliacca della sua vita.
Aveva avuto paura dei suoi stessi sentimenti, aveva avuto paura di quella donna dai capelli turchini che in una notte era riuscita a far cadere le sue difese più nascoste.
Quella strega dagli occhi color del cielo che era riuscita a indebolire la sua volontà.
Colpì con violenza un masso, disintegrandolo, cercando di dimenticare quel viso con la fatica ed il dolore fisico.
Le nocche si spellarono leggermente per il colpo violento ed improvviso, ma il principe dei Sayan continuò a colpire ciecamente tutto quando c’era intorno, in preda al dolore dei ricordi.
La ritirò leggermente sporca di sangue, e realizzò con un secondo di ritardo che quel sangue proveniva da un taglietto sulla tempia, causato probabilmente da una scheggia di roccia. 

C’era sangue nel letto anche quella notte.

Ne aveva avvertito il calore sulla gamba ancora prima di vederlo.

“Ma te…”
Lei lo aveva guardato con gli occhi ancora pieni di lacrime di dolore, poi aveva coraggiosamente annuito.

“Sì Vegeta… Sei stato il primo per me.”

Il Sayan era incredulo. Il peso dell’accaduto l’aveva schiacciato, e lui si era alzato dal letto ancora nudo, allontanandosi da lei.

Maledetta terreste. I suoi occhi turchini avevano sciolto il suo cuore reso di pietra da una vita difficile e crudele, dalle mille battaglie e dalle vittime che aveva mietuto negli anni.
Era diventato debole, schiavo di quel sorriso e di quei capelli dal profumo di mare, il suo corpo nonostante gli allenamenti continui pareva sfinito lontano da lei.
Lo aveva lentamente avvelenato con le sue gentilezze, con le loro discussioni, con la statuaria bellezza delle curve del suo corpo.
E ora lui soffriva lontano da lei, ne soffriva ma non voleva ammetterlo.
Non voleva ammettere nemmeno con sé stesso di aver sbagliato quella notte ad andarsene.
Non voleva ammettere di aver fatto il più grande errore della sua vita allontanandosi da lei.

Si era allontanato dal letto, da quegli occhi  che imploravano un nuovo contatto.

Aveva cercato i suoi vestiti nel buio della camera poi era uscito dalla finestra.

Lei l’aveva inseguito in giardino, l’aveva fermato prendendolo per un braccio, puntando al suolo tutto il suo peso per cercare di trattenerlo.

“Cosa stai facendo Vegeta?”

Lui se l’era scrollata di dosso come avrebbe fatto con un animale fastidioso ed aveva continuato a camminare.

“Dove pensi di andare Vegeta?”

“Via di qui.”
L’aveva stupita, era rimasta immobile mentre delle lacrime cominciavano ad apparire agli angoli dei suoi  occhi turchini, di quei piccoli cieli in miniatura.

“Questo significa che per te questa notte non è stata niente? È stato solo sesso quello che c’è stato tra di noi?!”

Il Principe aveva distolto gli occhi dal viso di lei, pronunciando delle parole che non sarebbero mai potuto uscire dalle sue labbra se avesse continuato a guardarla negli occhi.

“Sì, è stato solo sesso.”
Poi era volato via nella notte, allontanandosi dalle sue urla di dolore, cercando di dimenticare quelle scie argentee che le lacrime avevano disegnato sulle sue guance.

Basta, doveva distrarsi, doveva dimenticarla. Ma è forse possibile dimenticare una persona che popola ogni tuo sogno più segreto?
Per giorni Vegeta continuò a lottare contro sé stesso, superando i propri limiti, rincorrendo il sogno irraggiungibile di superare  Son Goku.
A volte si illudeva di essersela lasciata alle spalle, poi un piccolo dettaglio, lo scintillio del sole sulla superficie argentea di un lago, il cielo senza nuvole, una risata portata dal vento, lo riportavano inevitabilmente alla realtà, al pensiero di quel sorriso dolce eppure amaro, al ricordo inesorabile di quel periodo trascorso alla Capsule Corp.
Che era successo in quel periodo? Perché gli risultava così difficile adesso dimenticare ciò che era stato?
Eppure non aveva mai avuto una casa, era sempre passato da un pianeta all’altro, da una missione all’altra, da una donna all’altra.
Per quale motivo adesso quella donna che aveva avuto tra le braccia, quella strega dagli occhi di angelo, era riuscita a fargli tutto questo?
Due lacrime scesero dagli occhi di ossidiana del Sayan, seguite da altre e altre ancora.
Stava piangendo come un bambino, proprio lui che si era sempre vantato di avere un cuore insensibile a tutto adesso soffriva come un dannato per un’insulsa donna terrestre.
Decise di tornare alla Capsule Corp. Solo per una notte, solo per vederla.
Non aveva intenzione di rientrare nella sua vita, proprio no, ma solo di mettere a tacere i fantasmi del proprio passato guardandola un ultima volta.
Era quasi notte quando arrivò, e si nascose tra i rami dell’albero che davano sul balcone della camera di lei.
Non dovette attendere molto prima di vederla entrare.
Immediatamente percepì un’altra aura oltre a quella della donna e credette che lei lo avesse già rimpiazzato con un altro uomo, ma non vide nessuno assieme a lei.
Con sguardo nostalgico la osservò spogliarsi e prepararsi a dormire.
Ne seguì ogni movimento con occhio attento e affettuoso, poi appena fu certo che si fosse addormentata entrò con un soffice balzo nella stanza.
Con passo felpato si avvicino al letto osservando il lento abbassarsi ed alzarsi del suo petto al ritmo continuo del suo respiro. Ne percorse con lo sguardo l’intera figura, soffermandosi sulle sue labbra prima e sul suo ventre che la coperta leggera lasciava scoperta poi.
Lì il suo  cuore perse un battito. Il ventre di lei era leggermente ingrossato, e da lì sentiva provenire un’aura leggera eppure persistente.
“O accidenti” mormorò tra i denti il principe.
Bulma era incinta. Quella notte insieme aveva lasciato nella donna un segno che non avrebbe mai potuto cancellare.
Silenzioso come era venuto tornò sul balcone e spiccò il volo nella notte.
Per tutte le notte dei nove mesi successivi continuò ogni notte a tornare da lei.
Aspettava che lei fosse sprofondata nelle tenebre del sonno e poi le stava vicino qualche minuto, semplicemente guardandola o sfiorandole il ventre.
Vide nascere loro figlio, un bimbo piccolo con del soffici capelli viola e degli occhi azzurri uguali a quelli della madre.
Sentiva ogni parola che lei gli diceva, le ninne nanne sciocche che si dicono ai bimbi piccoli ed i vezzeggiamenti che lei gli rivolgeva.
Ogni notte lui era lì, vicino a lei, senza che Bulma lo sapesse o intuisse nulla.
Poi un giorno prese una decisione, la decisione che avrebbe cambiato il corso della sua vita in modo pressoché totale.
Quella notte, mentre Bulma era sveglia, seduta accanto al piccolo Trunks, Vegeta entrò silenziosamente nella stanza.
Ne sostenne lo sguardo stupito mentre avanzava attraverso la stanza, diretto alla culla del piccolo.
“Cosa vuoi fare a mio figlio?”
Bulma si frappose tra lui e Trunks con l’istinto protettivo che ogni madre ha per la propria creatura, credendo chissà quale malvagio intento da parte dell’uomo.
“Togliti donna. Voglio solo vedere mio figlio?”
”Tuo figlio? Non credevo lo considerassi tuo figlio visto come mi hai abbandonato!”
Vegeta non rispose, non sapeva che dirle, si sentiva troppo in colpa per quanto era successo ed uno strano ma piacevole nodo alla gola gli bloccava le parole.
Rimase in silenzio, sopportando la valanga di accuse che la donna gli vomitò contro, poi, appena ebbe finito, la prese tra le braccia senza dirle niente, tenendola semplicemente a contatto con il proprio corpo.
“Tu hai avvelenato il mio cuore di ghiaccio con quel sentimento che voi umani chiamate amore e che io non credevo di poter provare… Ma adesso non me ne andrò mai più da qui Bulma… Sono legato a te e non posso liberarmi dalla trappola in cui i tuoi occhi color del cielo mi hanno fatto cadere…”
Poggiò le labbra su quelle di lei, cercando di trasmetterle tutto quello che non era capace di dirle a parole attraverso quel contatto.
Anche il piccolo Trunks sorrise in quel momento, quasi avesse capito che tutto si era finalmente sistemato.

Tempo dopo Vegeta fronteggiava Majin Bu, guardando negli occhi la propria fine.
Si chiese, un attimo prima della fine, come fosse giunto ad un punto simile, a sacrificarsi per altre persone.
Uno sghembo sorriso gli increspò le labbra, mentre il ricordo di Bulma e del piccolo Trunks gli invadeva la mente.

“Tu hai avvelenato il mio cuore di ghiaccio con quel sentimento che voi umani chiamate amore”
Lei lo aveva avvelenato d’amore, ma quel veleno era diventata la sua forza più grande.
Niente rende un uomo più forte della consapevolezza di dover difendere qualcuno, Vegeta ne era convinto.
“Addio Trunks, addio Bulma… Ed addio anche a te, Kakaroth!”

  
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