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Autore: noewalrus    14/11/2013    2 recensioni
Paul si chiuse a chiave nel buio ripostiglio del Cavern e si sedette per terra, tra secchi e scope. Una lacrima percorse il suo viso imbronciato, e, prima che potesse cadere su quelle mattonelle sgualcite, venne spazzata via dalla sua mano.
Era un fallito.
No. John non doveva vederlo così.
Era un fallito, okay, ma aveva pur sempre una dignità. E piangere non avrebbe aiutato nessuno.
Sentì una chiave girare lentamente nella serratura. La porta sprigionare una soffusa luce gialla.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon, Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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#spazioautrice

Stasera sono un po' angst pure io, e spero che questa storia - scritta più o meno quest'estate - vi piaccia. Il titolo è privo di senso logico con la storia, per le persone normali, ma la mia mente bacata l'ha connesso ad essa. Se vi va, leggetela con Dear Prudence come sottofondo, anche se magari una canzone più triste, come Yesterday, andrebbe meglio. INSOMMA, LEGGETELA COME VI PARE! Hahahah ;3 E poi recensite, voglio sapere se vi è piaciuta. Buona lettura! :D

Noe.

P.S. passate a leggere pure il nuovo capitolo di "Magic is everywhere. You have only to find it.", mi raccomando! ;)

 

 

 

- Paul! - 
- Ehi, amico, torna qui! Dai! -
- Dove vai adesso? -

 

Paul si chiuse a chiave nel buio ripostiglio del Cavern e si sedette per terra, tra secchi e scope. Una lacrima percorse il suo viso imbronciato, e, prima che potesse cadere su quelle mattonelle sgualcite, venne spazzata via dalla sua mano.
Era un fallito. 
Nel punto cruciale della canzone cruciale della serata cruciale, aveva rovinato tutto. "Sì, ragazzi, quel pezzo me lo ricordo, facciamolo" e poi era riuscito a sbagliare le parole. 
Tutti avevano riso di lui. Il Cavern, la culla dei Beatles, aveva riso di lui.
Non avrebbe più potuto suonare con loro, né lì, né in nessun altro luogo.
Aveva fatto un buco nell'acqua. Acqua che ora, salata, gli scendeva a fiotti dagli occhi color castano chiaro. Quegli occhi che, a detta di John, avevano dentro erba, fango, sole, mare, nuvole... Quegli occhi di solito spalancati - al contrario di John che li teneva socchiusi a causa della miopia - ora erano strizzati e sanguinavano tristezza liquida.

 

Udì delle voci.

 

- È sicuramente qui da qualche parte... -
- Si è nascosto e aspetta che andiamo via! -
- Ragazzi, voi cercate fuori e nell'altro atrio, io do un'altra occhiata qui in giro... Ci vediamo dopo, fuori dal portone. -

 

No. John non doveva vederlo così. 
Era un fallito, okay, ma aveva pur sempre una dignità. E piangere non avrebbe aiutato nessuno.
Sentì una chiave girare lentamente nella serratura. La porta sprigionare una soffusa luce gialla. I capelli di John dorarsi di quella luce per un istante e poi tornare ombrosi.
- Oh! Sei qui. -
Paul non si mosse. John procedette nel buio a tentoni, mettendo le mani avanti, finché non toccò il muro e si sedette anche lui per terra.
- Buio, eh? - John cercò di farlo parlare, ma non ottenne risposta.
- E va bene, principessa. La smetto di sdrammatizzare. Ma tu spiegami questa storia. Cosa vuol dire scappare dal palco e lasciarci lì da soli nel bel mezzo di una canzone? Non ti dico cosa abbiamo dovuto lasciare al padrone del locale per assicurarci le serate dei prossimi giorni. - mosse una mano in un gesto sarcastico e arrivò a toccare il viso fradicio di Paul.
- Ma... Che hai fatto? Hai messo la testa nel secchio della vecchia Bessie? Ti sei rovesciato una birra in testa? - lasciò scivolare le dita sulla sua guancia fino al mento. 
- Oh, nulla di tutto questo. Qui qualcuno ha pianto. -
Avendo ormai scoperto la sua posizione, John gli si avvicinò e gli posò un braccio sulle spalle.
- Non dirmi che è per quelle due parole che hai cannato. - rise. - No, sul serio, non dirmelo, perché sarebbe veramente sciocco! - Gli passò il pollice ai lati degli occhi e asciugò le ultime lacrime.
- Paul, non hai mai sbagliato una singola nota di basso in tutta la tua vita. Non ti è mai caduta la chitarra nel bel mezzo di un assolo. Non hai mai stonato. Credi che conti qualcosa se una volta sbagli una frase? -
- Sono un fallito... - sussurrò Paul.
- Oh, smettila. Tutti ti stanno aspettando fuori per sapere che cosa ti è successo. Alcuni pensano addirittura che ti sei sentito male... -
- Non è vero - obiettò Paul - Hanno riso di me. -
- Okay - gli disse serio John - O io sono completamente sordo, oltre che cieco, oppure quelle risate le hai sentite solo tu. Oltretutto, due secondi prima che sbagliassi quelle due schifose parole, una ragazza è scivolata sul pavimento bagnato di birra mentre ballava e ha fatto un volo veramente spaventoso. Credi che nel bel mezzo di quel trambusto qualcuno abbia sentito il tuo errore? Lo credi davvero? -
Paul sospirò ancora scoraggiato.
- Credi che io ce l'abbia con te? -
Paul trattenne il fiato, sperando che John scartasse quell'ipotesi.
- Oh-oh! Sul serio lo pensi? -  chiese stupito. - Andiamo, Paul, tanto si tratta solo di una fottuta serata. E poi, i soldi che abbiamo mollato al padrone erano i tuoi. - si lasciò scappare una risatina sarcastica.
- Coooooosa? - disse Paul con gli occhi sbarrati. - Io stasera devo pagare l'affitto di casa! La vecchia ha detto che non entro finché non le porto quelle maledette sessantadue sterline e trentasette pence! Dove vado a dormire? -
- Fossi in te... - sospirò John con aria maliziosa e pensierosa mentre si alzava - Fossi in te mi preoccuperei di come farmi perdonare, e non molto di quella brutta carampana. - Tese una mano verso Paul per tirarlo in piedi e avvicinarlo a sé, fino a che i due visi fossero ad un millimetro l'uno dall'altro. - Ma ho una soluzione per entrambi i problemi. -
- E cosa dovrei fare per ottenere l'assoluzione dei peccati, Santo Padre e Genio Supremo? - chiese Paul ridacchiando.
- Beh, stasera dovresti dormire da me. -

 

 

  
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