Film > L'attimo fuggente
Ricorda la storia  |      
Autore: Feel Good Inc    14/11/2013    4 recensioni
Il vecchio ha saputo di essere solo fino al momento in cui il freddo inverno è penetrato dall’unica finestra socchiusa – freddo di un freddo umido, come la nebbia, come la brina, come il ragazzo. Il ragazzo che col freddo è venuto a sedergli accanto, ancora una volta. [...]
«Hai vissuto, alla fine?»
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Keating, Neil Perry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Living, in the end.

 

 

 

 

 

If we shadows have offended,

Think of this, and all is mended,

That you have but slumbered here

While these visions did appear.

 

 

 

È una stanza piccola e ingombra, polverosa di ricordi, di fotografie sbiadite e libri mutilati. Pagine di poesia, di letteratura; immagini di una giovane donna sorridente, nel suo sorriso più remoto, reso ancora più bello dall’immutabilità del tempo stampato in bianco e nero. E lettere, e articoli di giornale. Nomi che non sono stati dimenticati, anche se la stanza è così polverosa e ingombra e piccola...

Il vecchio ha saputo di essere solo fino al momento in cui il freddo inverno è penetrato dall’unica finestra socchiusa – freddo di un freddo umido, come la nebbia, come la brina, come il ragazzo. Il ragazzo che col freddo è venuto a sedergli accanto, ancora una volta.

Il vecchio chiude stancamente gli occhi. Non è sorpreso d’incontrarlo. È già accaduto, di frequente. Si chiede se il ragazzo sappia, se sappia quanto si odiasse ogni volta che l’ha visto – è cominciata allora, quando ha pianto sulle parole di chi voleva succhiare la vita fino al midollo e nel pianto lo ha veduto, quando gli altri sono saliti sui banchi e il banco vuoto di colpo non era più vuoto perché lì lui lo ha veduto, quando ha chiuso piano la porta dietro di sé e ha poi continuato a vederlo, tacito monito, onnipresente appunto.

Non si odia più, ma non per questo fa meno male.

«Hai vissuto, alla fine?»

E il vecchio si chiede anche se il ragazzo non l’abbia seguito, da lontano o da vicino, negli anni del rimorso e della perdita, nel buio che solo i nomi gloriosi degli altri sui giornali hanno saputo di tanto in tanto alleviare e schiarire, e in quelle poche lucenti giornate d’estate in cui un giovane insegnante dall’aria timida è venuto a dirgli quanto gli fosse grato, quanto gli dovesse, e che non è mai stata colpa sua. Probabilmente, si dice, il ragazzo sa tutto – solo, vuole sentirglielo dire.

E forse, sì, così farà meno male.

«Non sempre» risponde, e la sua voce è appena un soffio nel freddo che si fa più intenso.

«Bugiardo.»

Apre gli occhi e lo vede sorridere. È sempre lo stesso, il sorriso del ragazzo, come se il tempo non fosse davvero mai passato, come se non fosse polvere quella che permea l’aria di quella sua piccola stanza. Bugiardo perché, è vero, ha vissuto, e negli anni della perdita e del rimorso soprattutto, perché perdita e rimorso sono più che mai vita. Allora sorride anche lui, dello stesso sorriso fiducioso che sussurrava carpe diem a un gruppo di ragazzi cui il futuro, ignoto, sorrideva.

«So perché sei qui.»

Il ragazzo annuisce. «Non avere paura.»

Scuote il capo lentamente. Non ha paura. Per un po’ l’ha aspettato, addirittura, non ha fatto altro che aspettarlo... Adesso è soltanto sereno, e la sua unica aspettativa è che la foresta del suo sogno di una notte di mezz’inverno sia bellissima e iridescente e quieta come la vorrebbe. D’altro canto lui, venuto per guidarlo, lui è esattamente come lo ricordava...

Il ragazzo si alza, leggero come il vento quando le foglie appaiono immote, e raggiunge la finestra e la spalanca e sale in piedi sul davanzale. È un colpo colmo di emozioni quello che il vecchio avverte in fondo al cuore esausto; è nostalgia, gratitudine, è un fiotto di incommensurabile felicità.

Il ragazzo s’inchina, una mano al petto. «Sarà un onore, mio Capitano.»

Il vecchio si solleva senza un dolore, senza un lamento, pronto ad affacciarsi alla ricerca di un’ultima nuova angolazione.

 

 

 

Else the Puck a liar call;

So, good night unto you all.

Give me your hands, if we be friends...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio dell’autrice

 

Ho finalmente guardato L’attimo fuggente per la prima volta, e ci ho lasciato quel po’ di cuore che Robin Williams non si era ancora preso. Sono sopraffatta dall’emozione e perciò non mi dilungherò.

Con questo pezzo ho voluto semplicemente riflettere su come debba aver vissuto, dopo, il professor Keating – inconfutabile il dolore di Todd e degli altri, sì, ma anche lui deve essere rimasto segnato a vita. È difficile tornare a guidare i giovani verso le proprie passioni, penso, quando si è visto quelle stesse passioni giungere a ucciderli. Ho immaginato che si sia un po’ rinchiuso in se stesso, che solo i successi degli altri suoi studenti e di Todd in particolare l’abbiano infine scosso... e che infine sia venuto lui, Neil, Puck, a ricambiare il favore, a guidarlo alla fine della vita così come è stato il Capitano a guidare lui all’inizio della sua. Perché, pur se per un poco, tutti i Poeti Estinti hanno vissuto.

Le citazioni in incipit e chiusura sono tratte dal monologo finale di Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare.

Aya ~

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > L'attimo fuggente / Vai alla pagina dell'autore: Feel Good Inc