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Autore: lapervincachescoppietta    15/11/2013    2 recensioni
E se Clary fosse rimasta a casa quando Jocelyn è stata rapita?
E se non avesse incontrato Jace?
La storia parla dell'eventualità che Jocelyn avesse messo in punizione Clary quando viene presa e di conseguenza anche Clary viene presa da Valentine.
Attenzione Spoiler Città di vetro quindi chi non vuole sapere non legga.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clarissa, Jocelyn Fray, Jonathan, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern, Un po' tutti, Valentine Morgenstern
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Ok, comincio col dire che ho cambiato nickname, ma non vi interessa questo, il capitolo è lungo più o meno come gli altri e scusate tanto per avervi fatto aspettare, ma non avevo l'ispirazione quindi non riuscivo a scrivere, mi capite? Comunque buona lettura, 
Pervi_



Clary rimase un attimo immobile non sapendo cosa fare e colta dallo stupore, Jace aveva gli occhi chiusi e le sue mani dal braccio passarono ad accarezzarle delicatamente la schiena; la rossa rimaneva con gli occhi verdi spalancati e le braccia stese lungo i fianchi. Dopo poco le sue mani si infilarono nei capelli d’oro di Jace e si tirò sulle punte per arrivare alla sua altezza.
Passarono pochi secondi così, un bacio dolce e delicato, non c’era paragone con quello ricevuto da Jonathan, impetuoso e anche doloroso.  Voleva prolungare quel momento il più possibile, ma il ragazzo si staccò da lei, fece rientrare l’aria nei polmoni e finalmente aprì gli occhi, erano impassibili.
-Perché lo hai fatto? – Chiese d’un tratto lei, era l’unica cosa che le veniva da dire.
-Perché? Perché tutti vogliono baciarmi e ho voluto graziarti con questo privilegio. – Lei lo guardò incredula, la baciava e poi le diceva questo, ma che problemi aveva?
-Cosa? Scherzi vero? Prima mi baci e poi mi dici questo? –
-Vedi, per un attimo hai dimenticato di quel bacio, non sei contenta? –
-Lo hai fatto solo per questo? – Se poteva essere più incredula, lo era.
-Si, dovresti dirmi grazie, non credi? – La guardava negli occhi, nei suoi c’era un vezzo giocoso.
-Allora grazie! –Gli urlò contro con le lacrime agli occhi, come poteva dire così, non si guardò indietro quando corse via, sentiva di aver bisogno di qualcosa, non sapeva cosa, ma quando sentì delle urla provenire da dietro delle sbarre, capì di cosa aveva bisogno, della sua famiglia, di sua madre. 
Si avvicinò cauta alle sbarre della finestrella che dava sull’esterno, vide una mano che si aggrappava ad una delle sbarre, da quella mano usciva del fumo, come se si stesse bruciando la pelle, poi riconobbe un guizzo di capelli rossi e infine degli smeraldi in mezzo al buio. Si avvicinò ancora di più e finalmente poté vedere dall’alto l’interno della cella; sua madre era legata ad una catena per le caviglie e un braccio solo era lasciato libero, all’interno c’era una piccola branda e un secchio d’acqua; per terra c’era del cibo, probabilmente non aveva toccato cibo.
Sua madre si dimenava, i capelli erano attaccati alla fronte sudata e gli occhi determinati, chissà da quanto lottava contro le catene.
-Mami? – La chiamò come quando era bambina. – Mami, smettila di lottare, non vogliono farti del male. – Non ne era sicura, probabilmente l’Inquisitrice l’avrebbe volentieri uccisa, se avesse potuto. Per un attimo gli occhi della donna ritornarono come al solito, dolci. Le fece un sorriso, come una volta.
-Clary, fammi uscire, non voglio fare del male a nessuno, non sono una delinquente, basta che mi dai uno stilo. Devi fare solo questo, poi me ne andrò, nessuno incolperà te per la mia fuga. – Per un attimo fu invasa da quel tono gentile e fu anche tentata di prendere uno stilo e darlo a sua madre, ma poi pensò alla facilità con cui aveva colpito Alec e fece soffocare quei pensieri.
-Non posso mamma, devono trovare una cura per quello che ti hanno dato, non posso farti uscire. – Disse con una voce dolce e rassicurante.
-Fammi uscire piccola ingrata! Fammi uscire di qui, io ti ho dato tutto non puoi lasciarmi qui! – Le urlò contro, e Clary fu ferita da quelle parole, sapeva che quella non era sua madre e che quelle cose in verità non le pensava, ma la colpirono comunque.  Corse via, non sapeva dove, ma voleva andarsene, tornare indietro, prima di tutti quegli avvenimenti, prima di scoprire la sua natura e prima, quando sua madre era sua madre e non un mostro senza cuore.
Corse via,fin quando non sentì più la terra sotto i piedi. Si fermò in mezzo ad un boschetto, si era persa, non sapeva da dove era venuta. Si buttò a terra in lacrime, fantastico, compleanno rovinato. Voleva andarsene, ma non riusciva ad alzarsi in piedi, così rimase lì, piangente e senza forze, finché Morfeo non la accolse tra le sue braccia.
Clary aveva la schiena e il collo indolenziti al suo risveglio, si era addormentata in una posizione scomoda e ciò non giovava al suo umore, che era già tenebroso. Aveva le guancie rigate di lacrime e gli occhi rossi e gonfi. Decise che rimanere lì non serviva a niente, così si incamminò; il suo senso dell’orientamento era pari a zero, quindi seguì l’istinto e si diresse ad ovest, forse non era ovest, era est, comunque prese una strada a caso. 
Camminava e camminava, non sapeva da quanto; si sentiva i piedi gonfi e la gambe affaticate, poi qualcosa le apparve in mente, un intrico di linee, simili a quelle sulle braccia degli shadowhunters, si ricordò dello stilo che avevano preso nel rifugio di Valentine; sua madre, anche se in modo sbrigativo, le aveva detto di non separarsene, così quando si era cambiata se l’era rinfilato in tasca.
Lo prese e lo appoggio sul suo braccio, lo sentì sfrigolare sulla sua pelle mentre tracciava le linee che aveva visto nella sua mente, le faceva leggermente male, ma era sopportabile in quanto sapeva che probabilmente l’avrebbe aiutata. Quando ebbe finito sentì che sapeva la strada, sapeva dove andare.
Si girò e corse, aveva di nuovo forza nelle gambe, arrivò al limitare del bosco, si sentì rassicurata, ma questa sensazione sparì quando sentì due braccia stringerla e una voce sussurrarle all’orecchio, non aveva capito, ma sentì bene la frase dopo.
-Non provare a combattere non puoi vincere contro di me. – Subito dopo un colpo alla testa. L’ultimo pensiero fu, Jonathan. 


Ho visto che tutti volevano Jonathan e Jonathan vi è stato dato. 
Alla prossima, 
Pervi_
 

 
  
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