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Autore: IleWriters    16/11/2013    2 recensioni
Ilenia, all'apparenza una ragazza come tante, ma che nasconde un grande segreto. Solo la sua migliore amica e la sua famiglia conoscono il suo segreto. Lei e tutta la sua famiglia sanno trasformarsi in lupi. Ogni giorno per andare a scuola mette delle lenti a contatto in modo che i suoi occhi dorati non vengano riconosciuti. Ma un giorno qualcuno che non dovrebbe riesce a vedere i suoi veri occhi, e da qui parte la storia di Ilenia.
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Nathaniel, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Triangolo
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Guardo la vena sul collo di Nath pulsare e poi torno a guardare il rosso, porta una maglietta rossa con il simbolo di un gruppo rock, con sopra un giacchetto nero in pelle tagliato in vita, dei jeans attillati neri e ai piedi delle snikers rosse e bianche “Eccolo il fighetto spaccone” penso e mi alzo, quando sento una piccola mano fredda afferrarmi il polso, così abbasso lo sguardo su Mis:
 
- “Dove stai andando?” – chiede con tono allarmato
- “A dare una sbirciata da vicino al nostro “gradito” ragazzo che manca da due settimane da scuola” – le sussurro
 
Lei annuisce e mi lascia la mano, e io con la scusa di andare al bagno mi avvicino a Castiel, mentre mi avvicino a lui sento il suo tipico odore di tabacco, nicotina e caffè, quando gli passo davanti Castiel mi scruta con i suoi occhi color pece, io gli faccio un cenno con la testa e entro nel bagno senza vedere se lui ricambia il cenno della testa o no.
 
I bagni sono con le mattonelle gialle crema, e sono attraversate da tre file di mattonelle blu scuro, una in basso, una al centro e l’ultima alla fine della parete, le cabine dei bagni si alternano, una è gialla con la maniglia blu e dentro la tazza gialla, quella successiva è blu con la maniglia gialla con dentro la tazza blu, l’odore che prevale in questo bagno è di vari aromi di detersivi per passare il cencio a terra e candeggina. Poggio le mani sulla mensola in marmo blu con incastonati dentro sei lavandini bianchi, e mi guardo il mio riflesso allo specchio che mi restituisce lo sguardo color grigio cenere, ormai non mi fa più tanta impressione come le prime volte, ma il fastidio causato dalle lenti è rimasto. Mi passo le dita lungo i riccioli vermiglio e sospiro, l’altra cosa che non sopporto delle lenti a contatto è la specie di maschera che creano su di me, perché so che tutti i miei amici si sono affezionati a questa Ilenia, la Ilenia dai vivaci occhi grigi, la Ilenia umana, non si sono affezionati alla Ilenia dallo sguardo dorato determinato, al lupo bianco che sono. Mentre esco dal bagno, faccio stridere la suola delle scarpe sulle mattonelle alternate, blu, giallo, blu giallo e così dicendo.
 
 
Esco dal bagno e prendo un respiro profondo, l’aroma dei dolci esposti in vetrina mi penetra le narici inondandomi i polmoni, così non resisto e domando alla donna dai capelli biondi dai vivaci occhi blu:
 
- “Esmeralda, puoi darmi una brioches con marmellata all’albicocca? I soldi dietro non ce li ho, ma ti giuro che domani te la pago” – sorrido
- “Certo cara” – mi risponde, prendendo con un tovagliolino una brioches con sopra lo zucchero a velo – “Ecco a te, è bella calda” – sorride mentre me la porge, tendendo verso di me il suo esile braccio coperto dalla lana color salmone del suo maglione
- “Grazie Esme, sei un vero angelo!” – sorrido e prendo la briches assaporandone il buon profumo
- “Per una brioches” – ride e mi passa anche una bottiglietta di vetro con dentro il succo d’albicocca – “Questo ti viene offerto dalla casa” – sorride mostrando le leggere rughe intorno agli occhi
- “Grazie! Davvero” – sorrido e prendo anche la bottiglietta di vetro
 
Quando mi siedo al mio posto, poso la bottiglietta fredda sul tavolino e mi guardo intorno, Castiel è seduto in uno dei tavolino all’esterno, dando la schiena al vetro che da sull’interno del bar “Il giardino dell’Eden”, noto che tra l’indice e il pollice si rigira una sigaretta appena accesa, poi dalla sua testa vedo alzarsi una nuvola di fumo sbiadito, distolgo lo sguardo e guardo i miei amici:
 
- “Allora, che abbiamo in programma per domani” – dico addentando la mia brioches
- “E’ sabato ed è inverno, andiamo in discoteca!” – propone Mis
- “Ci siamo stati il sabato scorso” – dice Nath arricciando il naso in segno di disgusto
- “Sei noioso” – sbuffa Mis
- “E’ per questo che mi vuoi bene” – ride Nath
- “E se andassimo al cinema? Potremmo andare a vedere Come ti spaccio la famiglia” – mentre faccio questa proposta finisco la brioches e prendo un sorso di succo
- “Proposta accettata” – esclama Nath
- “Allora sabato prossimo si va in discoteca. Fine del discorso” – dice soddisfatta Mis
- “Ok ok” – sorrido e finisco il succo
 
Poso sul tavolo la bottiglietta verde, ormai vuota, con le goccioline di condensa sopra. Io, Mis e Nath restiamo a parlare del più e del meno sino alle sei. Mis si alza mettendosi il giubbotto viola sopra il suo maglione di lana a collo alto, mi alzo pure io mettendomi il giubbotto e la sciarpa bianca:
 
- “Vado! Ile io e te ci vediamo stasera, verso le 19:30 a casa tua, ok?” – dice posandomi una mano sul braccio
- “Certamente” – sorrido
 
Prima di andarsene Mis mi stringe tre volte l’avambraccio e poi mi da un pizzicotto leggero, è il nostro modo segreto di dire “Ci vediamo all’ora prestabilita al bosco ai piedi della montagna dietro casa tua” così annuisco e sorrido, mentre la guardo uscire dal locale, ondeggiando leggera sulle sue zeppe viola, così mi giro verso Nath che si rimette il giubbotto grigio sopra la maglietta bianca con disegnata sopra una cravatta celeste:
 
- “Vuoi uno strappo a casa Seppia?” – rido mentre mi da una spintarella leggera
- “Non chiamarmi Seppia, Fanny” – mentre lo giro mi giro a guardarlo male
- “Se tu smetti di chiamarmi Fanny e rispondi alla domanda, Seppia”
- “Si, mi serve uno strappo a casa, Fanny” – ride mentre lo spingo per gioco
 
Usciamo dal bar ignorando Castiel che ci fissa, guardiamo a destra e a sinistra, poi attraversiamo velocemente la strada e ci avviamo verso la mia macchina. Mentre camminiamo mi immergo nel ricordo di come ci siamo affibbiati questi soprannomi.
 
 
Stavamo guardando Harry Potter e la Camera dei Segreti, avevamo dodici anni, era la scena di Harry nello studio di Silente, dove per la prima volta vede una fenice, quando io e Nath vedemmo la fenice e ne restammo affascinati, poi a un certo punto mi metto a saltellare per la stanza urlando indicando i miei ricci rossi:
 
- “Io e Fanny abbiamo lo stesso colore! Io ho i capelli rossi e lei ha le piume quasi tutte rosse!” – saltellavo e ridevo
- “Allora da oggi ti chiamerò Fanny” – disse Nathaniel ridendo e aggiustandosi la camicia bianca
- “E io ti chiamerò Seppia” – dissi lisciandomi la maglietta bianca con sopra raffigurate due punte di gesso rosa pallide
 
Lui arrossì, sapendo bene perché lo avrei chiamato Seppia. Al tempo aveva la fissa dei cibi in nero di seppia, facendo uscire pazza sua madre, Mary. Ogni piatto doveva essere con il nero di seppia e speso aveva gli angoli della bocca sporchi di nero.

 

All’improvviso, mentre cammino, avvampo al ricordo di come una volta gli tolsi il nero di seppia all’angolo della bocca, mi porto le mani fredde sulle guance calde, sicuramente sono rossissime per il sangue e mi perdo in un altro ricordo successo quattro anni e mezzo fa.
 
 
Avevamo quattordici anni, era un caldo pomeriggio di maggio. L’aria era piena del profumo dei fiori sbocciati. Il cielo era azzurro, con qualche nuvola bianca che sembrava zucchero filato, il sole splendeva, riscaldano l’aria con il suo tepore. Io e Nath eravamo seduti su una panchina sverniciata di verde, situata in un piccolo parchetto dietro il supermercato del nostro paese. Io ero intenta a togliere la corteccia del pino situato dietro la panchina. Io e Nath stavamo aspettando da almeno un’ora Mis e Iris che erano andate a comprare qualcosa dentro il supermercato, ad un certo punto sentii il biondo sbuffare, così mi girai verso di lui piegando la testa di lato:
 
- “Che c’è Nath?” – domandai raddrizzando la testa
- “Quelle due ci stanno mettendo una vita! Secondo me si sono bloccate al reparto dei cosmetici!” – disse alzando gli occhi ambrati al cielo
- “Oppure a quello dei libri” – aggiunsi io ridendo e aggiustandogli il colletto della camicia nera
- “Se questa fosse la verità sarei pure tentato a perdonarle” – disse lui arrossendo leggermente e ridendo
 
Quando ritornò serio con le labbra rosa e leggermente carnose rilassate, affilai lo sguardo e vidi un’alone nero all’angolo della sua bocca, alzai gli occhi al cielo e mi avvicinai a Nathaniel, sino a far sfiorare le mie gambe nude contro le sue fasciate nei jeans blu scuro, lui sussultò e arrossì violentemente:
 
- “C-Che c’è?” – chiese lui in un soffio
- “Hai l’angolo della bocca sporco” – presi un fazzoletto dal pacchetto che tenevo nella borsetta nera e mi avvicinai ulteriormente – “Fatti pulire Seppia” – sorrisi
 
Lui si avvicinò titubante, mentre strofinavo l’angolo della sua bocca, a quella distanza potevo sentire il suo profumo, sapeva di pagine di libri e di terra durante un temporale. Feci l’errore di alzare lo sguardo su di lui, incontrando i suoi occhi ambrati. Restammo a fissarci per qualche istante, poi ci avvicinammo ulteriormente, sino a far aderire le mie labbra alle sue. Non so cosa provocò quel bacio, forse fu il tepore primaverile del sole, forse fu il profumo di fiori, forse fu il suo profumo inebriante, ma qualsiasi cosa provocò quel bacio, so che lo ringraziai mille volte dentro di me. Non avemmo tempo di approfondire quel delicato tocco di labbra che sentì una voce sin troppo famigliare chiamarmi:
 
- “Ile!” – ringhiò mio fratello
 
Io e Nath ci staccammo immediatamente e io mi allontanai velocemente da lui, giocando con il fazzoletto sporco di nero si seppia. Guardavo in basso quando vidi le converse nere di mio fratello entrare nel mio campo visivo. Alzai lo sguardo e incrociai lo sguardo castano nocciola rabbioso di Nor, mi morsi il labbro inferiore mentre lui incrociava le braccia con i muscoli accennati, al petto. Riuscivo a vedere il suo lupo dalla pelliccia grigia tentare di uscire per sbranare Nathaniel. Io gli sorrisi timida:
 
- “Ehi Nor” – buttai giù un groppone di saliva e giocherellai con il bordo seghettato del mio vestitino nero in maglia – “Anche tu da queste parti?” – mi aggiustai il giacchetto tagliato sotto al seno con le maniche lunghe blu acceso
- “La mamma mi ha mandato a fare la spesa” – disse Nor aggiustandosi la maglietta bianca con lo scollo a V
-  “Capito” – dissi tornando a guardare la punta bianca dei miei stivali blu con zeppa celeste LTSoulye
- “E voi? Che state facendo?” – disse mentre fissava in cagnesco Nath
- “Aspettiamo Iris e Mis” – disse prontamente Nath
 
Io fissavo il mio bracciale spesso di plastica blu, che tintinnava dolcemente quando muovevo il braccio, facendolo sbattere contro gli altri due fini di ferro con attaccate tante piccole campanelle colorate. Quando sentì le voci delle mie due amiche alzai lo sguardo e girai la testa per guardarle. Correvano verso di noi con due buste ciascuna. Ringraziai il cielo mi portai una mano al collo, toccando il collare nero con le borchie. Sentivo lungo la schiena lo sguardo di fuoco che mio fratello mi rivolgeva, così mi girai e gli sorrisi:
 
- “Noi andiamo eh!” – mi alzai in piedi talmente di scatto che per poco non cadevo a terra – “Ci vediamo a casa” – dissi mentre riprendevo l’equilibrio sulle zeppe
- “Si, ci vediamo a casa” – sentenziò freddo, accarezzandosi il mento con la mano destra – “Nathaniel, Ile”
 
Si avvio verso il centro commerciale, salutando con una mano Mis e Iris.
 
 
Inutile dire che la sera mi fece il cazziatone, sbraitandomi contro che quello non era un comportamento da Alfa. E io e Nath non parlammo più di quel bacio.

 
 
Questo è il motivo del perché da quel giorno sino a oggi quando vedo Nath mi trattengo, perché anche se mamma è scappata con me e Nor neonati dal suo branco, della quale era l’Alfa, ci ha insegnato a essere dei leader e dei combattenti. Questo è il motivo che mi trattiene dell’impappinarmi davanti a Nath, mi ripeto mentalmente che sono una femmina Alfa e sbavare su Nath non sarebbe un comportamento adatto a tale ruolo. Anche se non avrò mai un branco tutto mio. E questa è anche la ragione del perché mio fratello è protettivo verso di me, quando sono in compagnia di altri maschi mi tiene sempre vicina a se, marca il proprio territorio.
 
 
Quando mi desto dai miei pensieri, io e Nath siamo arrivati alla mia 500 grigia metallizzata, scuoto la testa, facendo ondeggiare i capelli ricci e cerco le chiavi nella borsa. Dopo aver scandagliato ogni meandro della borsa, mi ricordo di aver messo le chiavi nelle tasche “Idiota” mi ringhio mentalmente e apro la macchina, mentre sto per montare dal lato del guidatore, sento una mano calda afferrare la mia congelata, mi fermo e mi giro verso Nath piegando la testa di lato:
 
- “Che?” – chiedo leggermente allarmata
- “Preferirei guidare io…” – lo vedo arrossire e rido
- “Ok ok” – dico alzando le mani in segno di resa – “Vuoi proteggere la tua mascolinità” – gli passo le chiavi ridendo – “Ho capito l’antifona”
- “Grazie” – dice avendo le guance così rosse da fare invidia a un pomodoro e sale dal lato del guidatore
 
Monto in macchina e sprofondo nel sedile di stoffa grigio, “Fa un freddo cane qui dentro” penso abbracciandomi per scaldarmi, sento Nath sedersi nel sedile vicino a me e chiudere lo sportello, il suo odore di terreno bagnato e pagine di libri invade la macchina, sovrastando quello alla rosa del mio deodorante per macchina, mi giro a guardarlo mentre accende la macchina e parte.
 
 
Nath parcheggia la mia macchina davanti il portone del condominio dove vive da solo, è nel quartiere delle palazzine di Vail. E’ un edificio di sei piani, per raggiungere la porta del condominio c’è un piccolo vialetto di mattoncini rossi con ai lati delle piccole aiuole di violette, che ora sono leggermente spoglie, l’edificio fuori è grigio e pieno di finestre dal nostro lato, so per certo che dall’altro lato ci stanno tutti i balconi con le ringhiere nere. Io e Nath scendiamo dalla macchina e ci salutiamo con un’abbraccio stretto:
 
- “Grazie dello strappo, Fanny” – sorride e mi lascia andare, tenendo le mani sulle spalle
- “Di nulla Seppia” – sorrido e mi sento cadere un fiocco di neve sulla punta del naso
 
Io e Nath alziamo la testa e vediamo il cielo con dei nuvoloni grigi biancastri coprire il cielo e buttare sulla terra tanti piccoli fiocchi di neve ghiacciati, sorrido:
 
- “Benvenuto dicembre” – rido e torno a guardare Nath
- “Si, dicembre è iniziato proprio bene” – ride
- “Ci vediamo domani a scuola, Seppia”  - rido mentre mi avvio alla macchina
- “A domani Fanny, ti voglio bene” – risponde lui avviandosi al portone del condominio
- “Ti voglio bene anche io Seppietta” – rido e apro lo sportello della macchina
 
Monto in macchina e la prima cosa che faccio dopo aver acceso il motore è accendere il radiatore per riscaldare la macchina. Quando la macchina è riscaldata metto in moto e mi dirigo verso casa.
 
 
Parcheggio la macchina nel solito posto dietro la casa. Scendo dalla macchina e apro la porta di casa, infilandoci la testa e urlando:
 
- “Esco! A tra poco”
 
Faccio per togliere la testa e chiudere la porta quando sento la voce di Nor urlare dal piano di sopra:
 
- “Dove vai?”
- “A farmi i cazzi miei” – rido – “Vado da Mis nel bosco dietro casa”
- “Aspettami! Voglio venire anche io!” – lo vedo scendere di corsa le scale mentre si chiude la zip del giubbotto bianco – “Ho bisogno di sgranchire un po’ le zampe”
- “Va bene, dammi due secondi per togliermi ste cose demoniache dagli occhi” – dico entrando in casa e dirigendomi verso lo specchio a forma di sole in salotto – “La mamma?” – chiedo spalancandomi l’occhio con la mano destra
- “E’ passata cinque minuti fa” – dice Nor girandosi di schiena, odia vedermi mentre tolgo le lenti a contatto – “Ha preso Jer, sai oggi hanno piscina” – dice mentre con l’indice della mano destra sono intenta a togliermi la lente a contatto
- “Vero! Me lo scordo sempre” – dico buttando la lente a contatto nel cestino e ripetendo il rito sull’altro occhio – “Hanno iniziato da poco” – butto anche l’altra lente a contatto nel cestino poi sbatto un paio di volte le palpebre, e alla fine incontro il mio sguardo dorato nello specchio – “Andiamo su”
 
Io e Nor usciamo di casa e una volta lontano dalle case che circondano la nostra, ci trasformiamo. Quando atterro sulle zampe nella neve soffice sento una sensazione di libertà indescrivibile, poi giro il muso verso il lupo massiccio dal manto grigio accanto a me, che gira il muso guardandomi con i suoi occhi dorati. Io gli scodinzolo mentre gli trotterello incontro e abbaio mandandogli un messaggio mentale, che è l'unico modo per comunicare tra noi quando siamo sotto forma di lupo:
 
- “Bella la neve sotto i cuscinetti, eh?” – vedo Nor scodinzolarmi a sua volta e stiracchiarsi sulle zampe anteriori
- “Niente di più bello sorellina” – abbaia e scodinzola – “Dove andamo?”
- “Alla grande quercia all’interno del bosco” – mi allungo le zampe posteriori
- “Muoviamoci allora” – mi abbaia Nor scodinzolando


 
Io e Nor iniziamo a camminare mentre la neve cade sulle nostre pellicce, quindi ogni tanto ci scuotiamo per toglierci i fiocchi di neve di dosso, la neve scricchiola sotto le nostre zampe. Mi avvicino furtivamente a Nor e gli mordicchio giocosamente il fianco, lui si gira di scatto e mi mordicchia l’orecchio, così io in risposta scuoto la testa e gli abbaio contro con tono contrariato, sa quanto odio che mi si mordano le orecchie, sento la sua risata invadermi la mente:
 
- “Siamo suscettibili eh?” – ride e mi trotterella intorno
- “Taci” – gli ringhio contro e continuo a camminare
 
Quando arriviamo sotto la quercia, Mis non è ancora arrivata, così Nor ne approfitta per stuzzicarmi e cercare di mordermi le orecchie, sferrando attacchi frontali e laterali, che io riesco a schivare mentre gli ringhio e gli abbaio contro. Ho appena atterrato Nor tenendolo inchiodato al suolo con le zampe anteriori quando sento una risata simile a tantissimi campanello invadermi la testa:
 
- “Vi si sente da casa mia” – ride Mis
 
Mi volto verso la piccola volpe che viene trotterellando verso di noi, il suo manto rossiccio e i suoi occhioni ametista spiccano sulla neve candida, le vado incontro e le lecco la testa, poi ribatto abbaiando contro Nor:
 
- “E’ lui che vuole mordermi le orecchie” – snudo i canini verso mio fratello
- “Nor anche tu, lo sai che è permalosa, lasciagliele stare ste orecchie” – abbaia Mis
- “Non sono permalosa!” – ringhio ad entrambi
- “Noooooooooooooooooooooo!” – esclama Nor mettendo la lingua penzolone di fuori, che sarebbe un sorriso nella forma lupesca
- “Concordo con Nor” – dice Mis mettendo a sua volta la lingua penzolone in fuori
- “Se vi prendo vi mangio” – abbaio contrariata, avvicinandomi ai due
- “Scappiamo!” – esclama Mis beffarda
 
Nor e Mis fanno uno scatto in avanti e iniziano a correre, e io mi precipito al loro inseguimento, abbaiando e ringhiando.
Dopo un po’ ci buttiamo a terra esausti, e stavolta abbiamo la lingua penzolone per la stanchezza. Mentre stiamo riprendendo fiato, sentiamo un verso per nulla rassicurante venire verso la direzione.

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Angolo dell'autrice:

Salveee v.v è la prima volta che metto l'angolo dell'autrice... Volevo solo usarlo per ringraziare tutte le lettrici, quelle che recensiscono e quelle che leggono e basta, grazie *O*.
Poi vorrei ringrazie le mie due più grandi fans: Martina e Rita! Grazie per incoraggiarmi ad andare avanti in questa storia. Vi voglio bene! 
  
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