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Autore: rainicornsan    16/11/2013    2 recensioni
Stavo trafficando nell'armadietto dei medicinali.
Frugai e sollevai numerose scatole. Sciroppi, siringhe, disinfettanti, cerottini Respira-Bene...
Non trovavo l'aspirina da nessuna parte.
Accidenti.
Poi vidi una cosa che mi mozzò il fiato.
Cianuro. E quello come c'era finito lì dentro?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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POISONOUS DEATH.

Mi levai l'antico termometro a mercurio -che mia mamma aveva conservato da quando non li producevano più- da sotto l'ascella. 
Trentanove e quattro.
Sbuffai, puntellandomi sui gomiti per raggiungere la scrivania con il braccio e appoggiarcelo sopra.
Esausta, mi riappoggiai con il capo sul cuscino e rimasi immobile qualche minuto, ansimando per lo sforzo.
Mia madre era appena uscita di casa, e mi aveva detto di prendere un'aspirina se avessi avuto la febbre.
Così, in quel momento, ero da sola in casa con il mio pestifero fratellino di cinque anni, che, per fortuna, stava facendo il riposino in camera sua.
Spostai le coperte con un gesto secco e mi alzai faticosamente dal letto.
Barcollai, coprendomi di sudore freddo. Mi appoggiai con una mano all'armadio.
Presa stabilità, aprii la porta scorrevole e mi ritrovai nel pianerottolo che apriva l'accesso al mio bagno, piccolo come un francobollo, ma mio.
Scesi le scale che separavano camera mia dal soggiorno e dal resto della casa lentamente, appoggiandomi al corrimano di ferro, che, ad ogni mio pesante passo, vibrava.
La casa era immersa nel silenzio.
Percorsi il soggiorno senza fiatare, cercando di essere più leggera possibile.
Aprii la porta del corridoio.
Come al solito, il piccolo corridoio buio mi mise un po' in soggezione.
Accesi subito la luce, osservando la porta chiusa della camera di mio fratello e quella dei miei genitori.
Ne varcai una terza, il bagno.
Aprii l'armadietto a molla.
Frugai e sollevai numerose scatole. 
Sciroppi, siringhe, disinfettanti, cerottini Respira-Bene...
Non trovavo l'aspirina da nessuna parte.
Accidenti.
Poi vidi una cosa che mi mozzò il fiato.
Una scatolina azzurra e grigia.
'Cyanide' c'era scritto.
Bene, pure con il mio inglese scolastico capivo cosa fosse.
Cianuro.
E quello come c'era finito lì dentro?
Perplessa, aprii la scatolina.
C'erano due interi blister di piccole pillole color azzurro polvere.
La luce filtrante dalla finestra le illuminava in un modo strano, surreale, rispetto agli altri farmaci.
In quel momento doveva essere passata una nuvola davanti al sole, perchè tutto diventò improvvisamente ombra.
La cosa buffa e all'insieme sottilmente inquietante era che non ricordassi di aver mai visto quella scatolina sottile che mi stavo rigirando fra le dita lì dentro.
Improvvisamente sentii dalla mansarda -camera mia, per chi non l'avesse ancora capito- la suoneria del mio cellulare.
Mollai il veleno per terra.
Mi fiondai di sopra barcollando con la velocità massima che potevo avere essendo febbricitante.
Aprii la porta. Il telefono aveva appena smesso di suonare.
Sbloccai lo schermo e osservai. Una chiamata persa nelle notifiche.
Ci cliccai sopra.
Il numero era sconosciuto.
Mi si gelò il sangue nelle ossa. Sei sei sei. 
Il numero era 666.
Mi sentii come paralizzata.
Mi sbloccai di colpo e chiamai mia madre.
Non rispose, la segreteria telefonica partì. Sbattei il telefono sulla scrivania, stizzita.
Avevo bisogno.
Tutto questo era inquietante.
Bene, io non sono mai stata una persona molto coraggiosa. Mi sedetti sul letto, chiudendo la porta di scatto.
Non mi sarei schiodata da lì.
Il sole si oscurò ancora.
Provai a richiamare tutti i miei contatti, sempre più in preda al panico, ma nessuno rispose.
Ad un certo punto, sentii il bip-bip delle notifiche.
Speranzosa, aprii il messaggio.
Whatsapp. Numero sconosciuto. Sei sei sei.
'Ricordati di prendere la MEDICINA.'.
L'adrenalina mi scosse il corpo in un tremito.
Mi tremarono le pupille, e alcune lacrime mi rigarono il volto.
Mi rintanai sotto le coperte, con il volto senza quasi ossigeno.
Rimasi lì per un mucchio di tempo, ma alla fine cominciai a sentire la gola secca.
Mi feci forza e mi dissi che sarei andata a bere un bicchiere d'acqua.
Accidenti, ho tredici anni!
Non potevo farmi condizionare dagli scherzi dementi di qualcuno.
Aprii la porta, con il fiato sospeso, ma non successe nulla.
Espirai, sollevata.
Scesi le scale.
Con la coda dell'occhio, vidi un bicchiere d'acqua sul tavolo.
Strano, non ricordavo che ci fosse un bicchiere d'acqua sul tavolo, prima.
Senza fare storie, lo sollevai e bevvi, senza prestare attenzione a nient'altro.
Bevvi come un disperato nel deserto, e, con la gola un pò più bagnata, appoggiai l'infantile bicchiere di plastica di Topolino sul tavolo.
Stavo per tornare indietro, ma un bruciore incredibile alla gola mi fece piegare su me stessa.
Urlai, ma non si udì quasi nulla.
Mi sembrava che mi stessero ustionando la bocca.
Singhiozzai disperata, accasciandomi sul tavolo.
Cominciavo a vedere appannato.
In un gesto spasmodico, rovesciai il bicchiere.
Quello che vidi non mi portò ad altro che piangere più forte, spaventata.
Il rimasuglio effervescente di una pillola azzurrognola era sul fondo del bicchiere.
Di fianco, l'immancabile scatolina con la scritta 'Cyanide'.
Come avevo potuto non vederla?
Vidi un'ombra scomparire dietro la porta di casa.
Chi era?
Il fiato cominciò a esaurirsi nei miei polmoni.
Ma ormai non avevo più paura. Stavo morendo. 
Me ne volli rendere conto solo quando sentii il mio corpo incendiarsi.
Prima di morire avrei voluto un qualunque contatto umano.
Un bacio, un abbraccio, una carezza.
Una lacrima, uno sguardo.
Sperai che si svegliasse mio fratello, e che venisse qui prima che morissi.
Ma non accadde.
Mi sembrò di vedere una forte luce bianca, poi, il nulla.







IL MIO ANGOLO 

Ok, sono pazza.
Questa storia è in parte vera. Ho scritto di me e della mia casa.
Questa One-Shot mi è venuta in mente quando stavo poco bene ed ero sola in casa, con mio fratello che dormiva, a cercare tra i medicinali l'acido ascorbico.
Ho scritto 'aspirina' perchè è più comune e si capisce meglio.
Ed è vero che il telefono è suonato mentre cercavo, ma era solo la mia migliore amica.
Dopodichè, sono tornata in bagno e mi sono presa la mia benedetta pastiglia.
Mi è venuta questa storia in mente, e poi, visto che sono paurosa come un coniglio, sono scattata in camera mia.
   
 
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