Serie TV > Violetta
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Autore: DulceVoz    16/11/2013    9 recensioni
Ad un mese dalla scomparsa di Maria, l’incubo non sembra ancora terminato: messaggi minacciosi cominciano a tormentare la vita delle persone a cui la famosa cantante aveva voluto bene… e se a questo vi si aggiungono misteriose scomparse la vicenda si complica ulteriormente… e se quello della maggiore delle Saramego non fosse stato un incidente? Se Violetta e Angie rischiassero tanto in una situazione davvero troppo complicata? La loro protezione, affidata a due bodyguards davvero speciali, cambierà le loro esistenze e nulla sarà più come prima… chi sarà il folle misterioso degli inquietanti avvertimenti? Riusciranno le nostre protagoniste a salvarsi dalle ire di qualcuno che vuole solo vendicarsi per motivi sconosciuti? Una storia di intrighi, azione e amore per gli amanti del giallo e del mistero.
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angie, Leon, Pablo, Un po' tutti, Violetta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Un auto rallentò davanti ad una villa lussuosa di colore bianco e dall’aspetto curatissimo e fin troppo sofisticato persino per il quartiere più altolocato della città. Leon scese dalla macchina dopo averla parcheggiata appena davanti al grande cancello in ferro battuto che si trovava all’esterno e si fermò davanti ad esso: esitava e si sentiva il fiato farsi corto per il nervosismo. Doveva bussare a quel grande citofono dorato e scintillante o resistere e tornare indietro? Aveva ragione Violetta o voleva dar retta ancora al suo orgoglio? Quasi d’istinto premette quel bottone e, senza avere alcuna risposta, notò che il portone cominciò ad aprirsi automaticamente con un leggero cigolio metallico. Il ragazzo lo fissò muoversi e, a passo lento ma determinato si avviò verso il viale che portava alla porta della maestosa casa. Ricordava quel posto… milioni di ricordi affollarono la sua mente e quasi si rivide, da piccolo, giocare in quel giardino così rigoglioso ed enorme, quando erano una famiglia felice, quando sua madre e suo padre erano ancora una coppia, quando lui viveva lì, con loro e si respirava ancora un po’ di spensieratezza in quella maestosa reggia.  Non appena fu sotto al portico della villa la porta si aprì e una donna bassina e magra, dai capelli rossicci raccolti in uno chignon, lo accolse con entusiasmo, stritolandolo prontamente in un forte abbraccio. “- Leon, tesoro! Sei tornato!” urlò, mentre il giovane dovette arrendersi a quella morsa affettuosa. “- Nadia! La governante migliore del mondo! Sei quella che più mi mancava di questo posto!” esclamò il ragazzo, quando finalmente la donna lo lasciò respirare, staccandosi da lui. “- Tuo padre è nel salone, suppongo ti stia aspettando...” Aggiunse lei, indicandogli la stanza che il ragazzo conosceva benissimo. Percorse quel corridoio con il cuore in gola, rimanendo sorpreso dalla quantità di foto appese alle pareti ritraenti la loro famiglia al gran completo… poi ci pensò e comprese: era tipico di suo padre ostentare una serenità che non viveva più tra quelle mura candide. Arrivò nella camera e suo padre era seduto sul divano, intento a leggere un giornale e, sentendo il rumore di passi abbassò la rivista e prese a fissarlo con aria seriosa e imperturbabile come di suo solito. “- Perché al telefono mi davi del ‘lei’?” la voce glaciale di Rodrigo Vargas riecheggiò nella vastissima camera e quella domanda spiazzò il ragazzo… perché l’accoglieva in quel modo? Il giovane fece per andarsene, scuotendo il capo con aria rassegnata. 
“- Ti preoccupi più di questo che di me, vero? Suppongo che sappia quello che ho passato ma che non ti importi più di tanto…” disse Leon, girando le spalle e volendo cominciare a percorrere quel corridoio al ritroso per tornare fuori da quella villa. “- Leon! Aspetta!” la voce del padre lo fece voltare ancora e cominciò a camminare di nuovo lentamente verso il centro del salotto. “- Non pensare che io non tenga a te. Non so chi ti abbia inculcato questa folle idea che io…” “- SMETTILA! Non ho bisogno che nessuno mi inculchi nulla! Sono un uomo, ormai! Capisco perfettamente ciò che hai fatto e non te lo perdonerò mai!” la voce di Leon era seria e il tono alterato, tanto da far sgranare gli occhi all’uomo che si alzò facendosi forza sulle ginocchia e parandosi di fronte a lui. “- Mi dispiace.” Sentenziò, a bassa voce Rodrigo, facendo sollevare lo sguardo al ragazzo che lo fissò un po’ stupito. Gli stava chiedendo scusa? Aveva ragione Violetta, allora? Il padre voleva ricucire quel rapporto disastrato con lui e lo aveva chiamato per quello? No! Non poteva essere vero. Il giovane scosse il capo con forza, scompigliandosi un po’ in capelli con una mano. “- Belle parole, ma non basta! Dimostramelo!” urlò, sentendo gli occhi farsi lucidi ma continuando a sostenere lo sguardo duro dell’avvocato. “- Hai ragione. Ti ho sottovalutato Leon ed ho sbagliato a voler per forza farti lasciare il caso, per fortuna sei testardo e non hai mollato. Sei un bravo bodyguard, ho saputo quello che hai fatto per quella ragazzina e anche… anche... anche Galindo è stato un’ottima guardia del corpo.” Un grande sospiro seguì a quella frase dell’uomo ma il ragazzo ribatté prontamente: “- Sarebbe stato ancora un ottimo commissario se non avesse perso il suo lavoro a causa vostra! Far diventare Lisandro il capo della polizia non mi è sembrata una buona idea... è un incapace! Se non fosse stato per Pablo che nonostante tutto lo ha aiutato con le indagini a quest’ora saremmo tutti morti e il folle l’avrebbe fatta franca!”. Il silenzio calò nella stanza e i due si fissarono come due pugili alla fine del primo round di un combattimento corpo a corpo, senza colpi proibiti. “- Va bene. Hai ragione tu, ne hai sempre avuta. Testimonierò contro Lisandro e Galindo otterrà nuovamente il posto che merita.” Leon non poteva credere alle sue orecchie… l’aveva detto davvero o lo stava sognando? Avrebbe voluto che qualcuno gli desse un pizzicotto per risvegliarlo ma capì che non ce n’era bisogno: forse suo padre lo aveva detto sul serio ma mentiva spudoratamente per ricucire quel rapporto con lui… “- Non lo faresti mai. Siete soci o sbaglio?” domandò, con una punta di sarcasmo, il giovane, accasciandosi a peso morto su una poltrona bianca affianco al caminetto e portandosi una mano alla fronte. “- Lo farei per te. Come ho fatto quel grave errore per il tuo bene. Ma hai sempre avuto ragione tu… sei talmente bravo che non avresti nemmeno avuto bisogno di tutta quella messa in scena che è costata il posto ad un uomo e ulteriori colpe a sua sorella per entrare subito in polizia. Testimonierò contro Roberto e dirò tutto quello che so. E’ la cosa giusta da fare e, anche se l’ho capito tardi adesso ne ho la certezza.” Leon alzò gli occhi e questi si incrociarono con quelli di Rodrigo che, per la prima volta in vita sua, gli sorrise debolmente e un po’ goffamente… voleva fidarsi? Lo avrebbe fatto davvero? Poteva credergli? Una miriade di domande gli affollarono la mente ma lui, per una volta, decise di dare ascolto al suo cuore e ai consigli della sua Vilu: si alzò in piedi un po’ tremante e, senza dire nulla, si ritrovò stretto nell’abbraccio del padre. “- Ti prego, non deludermi. Non un’altra volta. Fallo davvero... testimonia contro quell'inetto!” esclamò il ragazzo, mentre una lacrima gli rigò il viso velocemente e si aggrappò saldamente alle spalle forti dell’uomo. “- Te lo prometto. Ho sbagliato tutto con te, con tua madre… ma non è mai troppo tardi per rimediare, no?” disse, con voce meno seriosa, Vargas, ancora abbracciato al figlio. “- Leon… questa casa per te è sempre aperta, lo sai… torna quando vuoi.” Sentenziò Rodrigo, prendendogli poi le mani e fissandolo con aria interrogativa. “- L’ho sempre saputo.” Balbettò il giovane, allontanandosi poi verso la porta. “- Arrivederci, figliolo. E congratulazioni.” Esclamò l’avvocato, in piedi davanti al sofà. “- Ciao… pa…” pensava di non avercela mai più fatta ma, dopo aver preso un profondo respiro, riuscì a pronunciare quelle parole: “- Ciao, papà.” Disse, con un mezzo sorriso, uscendo poi dalla stanza e salutando Nadia con un cenno della mano, si avviò verso la sua auto con aria stranita… non poteva ancora riuscire a realizzare quello che aveva detto l’uomo: avrebbe rischiato in prima persona, facendo giustizia anche contro Lisandro, solo per lui… realizzò, sedendosi in macchina che Violetta aveva ragione e, in quel momento, si sentì un idiota nel capire che suo padre aveva sempre agito solamente per il suo bene, certo, sbagliando… ma tutti avevano diritto ad una seconda chance e se lui era disposto a tanto per riconquistarsi la sua fiducia, forse, se la meritava davvero. Afferrò il cellulare e compose un numero prima di mettere in moto… sul display trovò quel nome e la voce dall’altro lato era allarmata. “- LEON! Si puo’ sapere dove sei stato? Perché mi hai mandato quel misero sms dicendomi che non passavi a casa senza aggiungere altro? Ero così nervosa!” la ramanzina se l’aspettava ma quelle parole gli scivolarono addosso con i mille pensieri che aveva per la testa e la miriade di emozioni che sentiva in quel momento. “- Ho parlato con mio padre.” Sentenziò, con calma, Vargas, fissandosi nello specchietto retrovisore e sistemandolo per vedere meglio. “- Davvero? E com’è andata?” esclamò lei, euforica, dimenticandosi del fatto che il giovane le avesse inviato solo un messaggino per dirle che stava bene ma che non sarebbe tornato perché aveva bisogno di stare solo per un po’. “- Vediamoci, tanto lo Studio è chiuso e poi è domenica! Alle 12 al parco, alla nostra panchina…” disse lui, sorridendo quasi istintivamente al solo sentire la voce della sua Violetta e nel ricordare quel loro appuntamento al lago, in barca, quando erano ancora in balia del folle e del suo complice. “-Va bene. Ma se mi terrorizzi ancora così, senza chiamarmi e scomparendo nel nulla, saranno guai! A dopo... Ti amo, Leon.” Dopo la partaccia, quelle parole, sciolsero il cuore della guardia del corpo che abbassò istintivamente gli occhi sul volante. “- Ti amo anch’io, tesoro. Ci vediamo dopo.” Sorrise il giovane, chiudendo la chiamata e spegnendo nuovamente il telefonino per poi mettere in moto e allontanarsi da villa Vargas.
 
 
“- Non posso credere a quello che è successo! E’ così assurdo!” Francesca camminava avanti e indietro fuori dallo Studio On Beat, ancora chiuso per le ultime indagini, mentre gli altri amici erano seduti sul muretto fuori all’accademia. Tutti però, incuriositi da quel luogo, si erano recati lì fuori per vedere se ci fosse qualche avviso per il proseguimento delle lezioni dopo quello che era avvenuto. Ognuno di loro era incredulo sull’accaduto e, se non fosse stata la Rossini ad aprire l’argomento, probabilmente, nessuno avrebbe avuto il coraggio di farlo ed era più che comprensibile: un loro professore e un loro amico fidato erano due folli criminali che perseguitavano la loro adorata Angie e la dolce Violetta Castillo… per non parlare di tutta la vicenda per intero, di cui tutta Buenos Aires era venuta a conoscenza dopo quel sabato da incubo. Quella mattina, l’ultima cosa che i giovani si aspettavano era trovare la scuola addirittura con dei sigilli per ulteriori perizie e la cosa li fece rabbrividire e realizzare, ancor di più, tutto ciò che era accaduto in quel sabato sera. Avevano spesso tentato di telefonare a Violetta e a Leon ma, entrambi, risultavano irraggiungibili e preferirono lasciarli per un po’ tranquilli… d’altronde venivano entrambi da un incubo e doveva essere stato terribile, soprattutto per la povera Castillo. “- Basta! Oggi vado di nuovo a trovarla!” urlò Camilla, d’un tratto, mentre DJ annuiva, tenendole dolcemente la mano. “- Ti accompagno!” sorrise il messicano, teneramente. “- Antonio ieri sera ha telefonato ad Angie e gli ha detto che stanno bene ma che German, il padre di Violetta, voleva farle vivere un po’ di pace! E ci credo, poverina!” esclamò Federico, con il suo solito marcato accento italiano, facendo posto a Francesca che si sedette subito accanto a lui, poggiando la testa sulla spalla del ragazzo che le diede un tenero bacio sulla fronte. “- Sì ma se noi amici non le siamo vicini sarà tutto più difficile, adesso!” ribatté Maxi, abbracciando Nata che avvampò, facendo ridacchiare Lena che le fece l’occhiolino alla sorella maggiore. “- Posso chiedere una cosa?” Andres si intromise bruscamente nella conversazione, facendo già scoppiare a sghignazzare Andrea che si coprì la bocca con la mano per smorzare le risate, già sapendo cosa volesse chierdere il fidanzato. “- Ma Leon allora non era un nuovo alunno?” domandò per l'ennesima volta il moro, confuso facendo scuotere il capo a Napo e alzare gli occhi al cielo a Federico. “- Per l’ultima volta, Andres! Leon era il bodyguard di Vilu e Pablo era quello di Angie! Era tutta una scusa quella del nuovo alunno e del professore alle prime armi!” Spiegò Camilla, tentando di mantenere la calma per quell'ulteriore spiegazione all’amico. “- Quindi ci hanno mentito!” realizzò urlando il ragazzo, sgranando gli occhi neri e facendoli sobbalzare. “- Più o meno!” disse Napo, dandogli una forte pacca sulla spalla. “- No, ha ragione Andres… l’hanno fatto, ci hanno detto una bugia ma era inevitabile per proteggere la prof e Vilu!” sorrise Nata, con il suo solito tono dolce e delicato. “- Povera Emma… sarà distrutta!” esclamò Andrea, indicando poco lontano da loro la biondina che camminava tutta tremante verso il portone principale, avvolta nei suoi pensieri e nemmeno notandoli. “- Sarà venuta a vedere anche lei se domani la scuola è ancora chiusa…” ipotizzò Maxi, grattandosi il mento e prendendo a riflettere su come mai la ragazza fosse anche lei lì. D’un tratto, la Toledo, arrivò fuori allo Studio e si mise a fissare le strisce gialle che sigillavano il cancello d’entrata e quel grande foglio bianco appeso proprio su di essa, ad indicare che la scuola era sotto sequestro per i prossimi tre giorni. Nel leggere quelle parole qualcosa in lei scattò: la giovane si prese il viso tra le mani e cominciò a piangere senza sosta, accasciandosi davanti all’ingresso e accovacciandosi, portandosi le ginocchia al petto sugli scalini che davano accesso alla scuola. I ragazzi, vedendola in quello stato, si alzarono subito e corsero verso di lei. “- Emma! Su non piangere, non ne vale la pena!” sorrise Lena, allungandole la mano che la giovane strinse per ritornare in piedi. “- Mi ha… lui mi ha solo… usata! Non mi ha mai amata davvero, non gliene importava nulla di me! E’ un criminale! Lo odio!” urlò la figlia del sindaco, in preda ai singhiozzi, mentre Camilla l’abbracciava nel tentativo di consolarla. “- Non fare così! Un folle di quel tipo è meglio perderlo che trovarlo! Quello lì era senza scrupoli ed è meglio per tutti che lo abbiano preso! Lui e anche Beto!” sottolineò Maxi, facendo annuire il gruppo. “- Dai è inutile restare qui! Andiamo tutti al parco, vi va? Bisogna scaricare questa tensione terribile che abbiamo un po’ tutti addosso!” propose DJ, richiudendo con attenzione il tablet fiammante nella custodia nera e facendo strada al gruppo di amici che accettò l’idea del giovane messicano. In quel momento, Diego e Ludmilla si avvicinarono a passo veloce verso di loro. “- Branco di formichine voglio sapere se…” “- No, tesoro! Lascia parlare me…” Diego azzittì la bionda con una lieve carezza facendola arrossire di colpo, mentre avanzava verso gli altri. “- Ah! Tu sei amico di Leon perché siete quasi soci!” urlò Andres, facendo ghignare Dominguez divertito. “- Più o meno… ma devo chiedervi se qualcuno di voi lo ha visto! Non mi risponde al cellulare e pensavo fosse con voi…” sentenziò Dominguez fissando un po’ tutti con attenzione. “- Sarà con Vilu!” comprese subito Francesca, con un sorrisetto furbo. “- Noi andiamo al parco! Vi unite a noi?” li invitò Camilla, facendo subito annuire l’agente. “- Ovvio che…” ma, ancora una volta, la Ferro venne interrotta dal bruno agente. “- Sì. magari dopo passo a villa Castillo per cercare Vargas che mi ignora! Spero che non sia successo qualcosa con suo padre.” Mormorò, sottovoce Diego ma Lena che cominciò a camminare dietro di lui con il resto del gruppo sentì e si incuriosì. “- Come mai? Non è in buoni rapporti con lui?” disse la Heraldez. “- In buoni rapporti? No, credimi. E’ in una pessima relazione con l’avvocato Vargas. Mi auguro solo che non abbia detto qualcosa di cui poi si potrebbe pentire…” ribatté Dominguez, cingendo la vita della fidanzata e capeggiando il gruppo verso il parco. “- Addirittura?” si incupì Federico, temendo il peggio. “- Io non posso parlarvi di tutta la vicenda, sono affari suoi… ma si è affezionato tanto a tutti voi e sono certo che prima o poi ve ne parlerà di sua spontanea volontà!” si limitò a rispondere Diego, mentre varcarono l’imponente cancello del parco… Emma li aveva seguiti grazie a Maxi e DJ che l’avevano praticamente costretta ad andare con loro per farla distrarre, per farle dimenticare tutto quel dolore che aveva subito e che provava ancora.
 
 
“- Eccoti finalmente!” Violetta vide arrivare da lontano Leon e gli corse incontro, buttandogli subito le braccia al collo. “- Ehi!” balbettò lui, emozionato da tutto quell’entusiasmo, accarezzandole piano la schiena. “- Allora? avete chiarito? Parla, non tenermi sulle spine, su!” strillò la giovane, conducendolo per la mano verso la panchina e facendogli segno di accomodarsi accanto a lei. “- Prima di tutto devo chiederti scusa: dovevo starti accanto stanotte ma quella telefonata di papà mi ha scioccato e io… beh… perdonami.” La voce di Vargas era stranamente tremante e la ragazza colse subito tutto quel suo nervosismo. “- Leon… non ti preoccupare, l’ho capito! Mi sono arrabbiata solo perché ero preoccupata ma sapevo che volevi stare da solo e non ti biasimo, anzi!” sorrise la ragazza, prendendogli una mano e intrecciandola con la sua. “- Sono stato da lui stamattina… diamine, da quanto non mettevo piede in quella casa.” La voce di Vargas era ora gelida e forte, il solo pensiero di quell’incontro lo rendeva diverso, tenace. “- Com’è andata?” domandò la giovane, quasi trattenendo il fiato per la curiosità. Sperava con tutto il cuore che Leon si fosse riappacificato o che, almeno, avesse avuto una conversazione civile con l’uomo che il fidanzato tanto detestava. “- Ha detto che vuole un’altra opportunità, che ha sbagliato con me e la mamma…” iniziò il giovane, prendendo poi un grande respiro e interrompendosi di colpo, fissando il laghetto di fronte a sé con sguardo perso nel vuoto. Il sole era quasi al tramonto e tutto intorno era color arancio. L’aria era mite e una lieve brezza gli scompigliava i capelli e sfiorava i loro volti con delicatezza. “- Hai visto? Ti avevo detto che c’era una speranza!” Sorrise Violetta, poggiando la testa sulla spalla possente del ragazzo. “- Me lo deve dimostrare. E’ bravissimo con le parole, basti pensare al lavoro che fa e a come ha raggirato tutti con la faccenda di Lisandro contro Pablo e sua sorella!” sbottò il ragazzo, stringendo i pugni con nervosismo. “- Dagli tempo e fidati. Ti vuole bene.” Sussurrò quasi la Castillo, circondandogli le spalle con un abbraccio dolcissimo. “- Gliene darò. Ha ammesso che dirà finalmente la verità su Lisandro, probabilmente pagando anche in prima persona… vuole provarmi che aiuterà Pablo e Tamara e che ha capito di aver sbagliato fin troppo a collaborare con quell’idiota del commissario.” La voce di Leon era calma ma si notava che dentro era più che agitato per tutta quella situazione: il tremolio alla gamba che non riusciva a bloccare, gli occhi stanchi e la sua freddezza nel parlare ne erano la prova. “- Ci siamo abbracciati. L’ho fatto d’istinto ma quando ero in piedi tra le sue braccia non potevo più tornare indietro.” A quelle parole Violetta sollevò il capo dal corpo del ragazzo e sgranò gli occhi, fissandolo contenta per quella frase. “- Leon ma è magnifico! Sono così felice per te!” “- Ma io non so se ho fatto bene a fiondarmi così, come se nulla fosse, in quell’abbraccio!” ribatté, prontamente, il bodyguard, prendendo a fissare l’erbetta rigogliosa sotto di loro. “- Se lo hai fatto è perché hai seguito il tuo cuore e se hai seguito lui, beh… puoi stare tranquillo che hai fatto la cosa migliore!” la voce della ragazza gli fece alzare gli occhi e il verde del ragazzo si fuse con il nocciola della giovane. “- Quanto sei forte? Quanto?” sorrise, inaspettatamente, Leon, perdendosi a fissarla. “- Dopo tutto quello che hai subito io ti affliggo con i miei problemi e tu mi ascolti e mi consoli. Sono un idiota!” Esclamò il giovane, ridendo nervosamente. “- No. Sei perfetto. E siccome ovunque andavo, tu c’eri… adesso tocca a me: Ovunque tu andrai io ci sarò, Leon. Ti amo.” A quelle parole il cuore di Vargas cominciò a battere all’impazzata e gli sembrò di sognare: si pentì di averla sottovalutata, all’inizio, credendola una bambina… l’età non contava, la maturità era tutt’altro e lei lo era fin troppo, forse anche più di lui.
“- E io continuerò a starti accanto, amore mio, per sempre…” sussurrò Vargas, avvicinandosi al suo viso della giovane con delicatezza, sollevandole con una mano il mento e lasciando che lei socchiudesse gli occhi. “- Per sempre…” mormorò lei, con decisione, mentre sentiva il respiro di Leon farsi sempre più vicino alla sua bocca. Fu un attimo: lui le sfiorò le labbra dolcemente, per poi dar vita ad un bacio passionale e travolgente durante il quale la giovane lasciò scivolare le mani tra i suoi capelli setosi, scompigliandoglieli teneramente.
“- Ah, ecco dov’era Leon… era impegnato! E io che pensavo fosse successo qualcosa di grave! Ora capisco tutto!” Diego, con gli altri, era poco distante dai due fidanzati e li notò subito, facendogli borbottare quella frase divertito e ghignante, soddisfatto però dalla felicità dell’amico… lui aveva sempre capito, fin dall’inizio che Leon provasse qualcosa per la ragazza, per quanto la guardia del corpo lo volesse in tutti i modi negare. In quell’istante i due fidanzati si staccarono e, sentendosi osservati, si voltarono e si ritrovarono alle spalle il gruppo di amici che li fissava sorridendo… erano proprio una bella coppia felice e non volevano disturbarli, per cui nessuno di loro mosse un passo per avvicinarsi ai due che ricambiarono ai sorrisi. “- Dai, venite qui!” urlò Leon, facendo sì che finalmente gli amici si avvicinassero.
“- Ehi, amica! Non ti sei fatta sentire perché eri… ‘impegnata’?” esclamò, maliziosamente, Francesca, facendo sgranare gli occhi ad un’imbarazzatissima Violetta. “- Smettila, Fran! Sono così dolci! Ma mai quanto me e Dionny!” sorrise Camilla, fissando DJ che aveva un sorriso stupido stampato sul viso a solo sentir la voce della sua amata Torres. “- Stai bene?!” d’un tratto, in fondo al gruppo, Violetta vide Emma ancora con gli occhi gonfi e, facendosi spazio tra gli amici, la raggiunse, fissandola preoccupata. “- Dovremmo chiederlo a te!” balbettò lei, alzando gli occhi e ritrovandosi a specchiarsi in quelli altrettanto scuri della ragazza. “- Mi dispiace...” esclamò la Castillo, poggiando una mano sulla spalla della biondina che sorrise amaramente. “- No, sul serio! Tu non c’entri nulla, anzi!” spiegò Emma, con aria mortificata. Ogni tanto, quando stava con Thomas, guardava male Violetta e la detestava, considerandola un’amica pericolosa del suo ragazzo dato che, in cuor suo, sapeva benissimo che la Castillo non aveva mai provato nulla per Heredia ma che lui ne fosse fin troppo interessato e continuava a pensarla, anche stando con lei. Emma ne era pienamente consapevole e aveva sofferto due volte: avendo la piena coscienza di quello che sentiva Thomas nei confronti di Violetta pur essendo il suo fidanzato e, alla fine, avendo scoperto tutto ciò che aveva fatto nel tentativo di vendicarsi della giovane. “- Ragazzi! Basta tristezza! Andiamo al chiosco a prenderci dei frullati, dai!” propose Andres, correndo allegramente, mano nella mano con Andrea, verso un piccolo bar poco distante da dove si trovavano, con tanti tavolini in legno all’esterno e un’insegna allegra e coloratissima, come i frappé che servivano in quel luogo. Tutto il gruppo concordò e, camminando lentamente, si recò al luogo designato dall’amico.
“- Io devo stare vicino a Federico! Tesoro!!! Tienimi il posto!” l’urlo di Francesca fece voltare tutti i clienti del locale nella sua direzione e l’italiano si portò una mano al ciuffo, scompigliandolo un po’ imbarazzato. “- Maxi! Lo volevo alla ciliegia! Questo è all’arancia!” borbottò Nata, vedendo il rapper arrivare con due bicchieroni di succo color arancione. “- Ciliegia, dannazione! Non ne azzecco una!” disse Ponte, dandosi un leggero schiaffetto sulla fronte, dopo aver poggiato i frappé sul tavolo e sedendosi di fronte a lei. “- Vabbè non preoccuparti, è buonissimo comunque!” sorrise la mora, poggiando la sua mano su quella del giovane che tirò un sospiro di sollievo e la fissò con aria imbambolata. Ormai stavano insieme da quell’uscita al cinema ed erano felici e innamorati. Maxi sarebbe stato capace di prenderle la luna se solo la giovane glielo avesse chiesto… e lei amava vederlo così dolce e apprensivo nei suoi confronti . “- DIEGO! COSA DIAMINE MI HAI PORTATO?!” La voce stizzita di Ludmilla fece ruotare gli occhi al cielo all’agente che le servì un frullato color rosa chiaro. “- Questa è pesca semplice mentre io volevo la pesca Maracuja!” urlò la Ferro, mentre Dominguez si sedeva accanto a lei come se nulla fosse. “- E allora? La Maracuja la conosci solo tu! Non ne fanno frappé di questo tipo, almeno non qui. Accontentati, bambolina!” ghignò lui, cominciando a sorseggiare mentre anche tutti gli altri stavano prendendo posto. “- Prima di iniziare a bere…” sorrise Leon, fissando Diego che, un po’ contro voglia, allontanò la cannuccia dalle sue labbra e lo guardò stizzito. “- Volevo proporre un brindisi! A noi, alla fine di un incubo, ad amicizie appena iniziate…” “- Ed alle coppie più belle dello Studio On Beat! Ludmilla e Diego i forti! Maxi e Nata i più dolci, Andres e Andrea gli allegri, Napo e Lena i determinati, Camilla e DJ i teneri, Federico e Francesca i simpatici italiani! E, in ultimi ma non per importanza, i due ragazzi che, senza togliere nulla a voi altri, racchiudono tutte queste caratteristiche insieme: Leon e Violetta.” la voce di Emma era pacata ma decisa, face alzare a tutti i bicchieri con aria divertita e complice. Vargas, per non metterle tristezza, non voleva parlare di fidanzati ma la Toledo, felice per l’accoglienza nel gruppo, voleva ringraziarli prendendo la parola e facendo quel discorso così romantico. “- A noi tutti!” urlò Violetta, entusiasta, poggiando una mano sulla spalla di Emma. “- A NOI!” risposero i giovani, allegramente.
“- Possiamo bere adesso o avete qualcos’altro da aggiungere?” borbottò Dominguez, un po’ nervoso. “- Ingozzati pure!” lo prese in giro Vargas, ridendo e facendolo ghignare divertito. Erano un grande gruppo… diverso ma compatto, bello proprio perché vario e nessuno di loro era uguale all’altro. Aveva ragione Pablo quando, una volta a lezione, gli aveva detto che insieme erano migliori. Da soli erano mitici ma uniti… uniti era tutta un’altra storia. Il sole stava calando e le risate dei ragazzi risuonavano nell’aria. Nessun problema li avrebbe più afflitti, erano solo loro, la loro amicizia e i loro amori. 
 
 
“- Hai preparato tutto? La tavola è pronta?” Angie era nel panico più totale e andava dalla cucina alla sala da pranzo come una trottola impazzita. Era passata una settimana da tutto quello che era accaduto ed era la sera del compleanno della Saramego. “- Sei troppo nervosa! Calmati! Sono solo tua madre, mia sorella, German e i ragazzi! Non viene mica il Papa!” Sorrise Galindo, comodamente steso sul divano come se nulla fosse. “- Porta questi centrotavola di là! Sbrigati che staranno per arrivare! Sembri Matias buttato lì sopra!” rise la Saramego, innervosendolo per il paragone con La Fontaine, andandogli a spegnere anche il grande televisore al plasma. “- Lo stavo guardando quello, sai?” ironizzò Pablo, con aria stizzita, rimettendosi a sedere compostamente e andando verso il tavolo con quei due vasi ingombranti pieni di lilium bianchi. “- La porta! Vai ad aprire, per favore?” ordinò la bionda, andando davanti allo specchio per sistemarsi i capelli un po’ arruffati. “- Tam! Ciao!” la voce di Pablo le lasciò subito capire che sua cognata era lì e si avviò verso la porta per accoglierla con un bel sorriso smagliante. “- Angie! Che piacere rivederti! Buon compleanno!” sorrise la Galindo, abbracciandola con affetto. “- Grazie Tamara! Prego, accomodati!” disse la Saramego, facendole subito strada nel salone, sotto lo sguardo sereno del moro, felicissimo all’idea di vedere le sue due donne lì, felici e allegre come non mai. “- Perdonatemi, sono in anticipo, vero?” si scusò la mora, scostandosi una ciocca dal viso e portandosela dietro all’orecchio. “- Ma figurati!” in quell’istante, suonò di nuovo il campanello e Pablo che andò ad aprire si ritrovò di fronte German, Leon, Violetta e Angelica. “- Benvenuti!” sorrise l’uomo, facendogli da guida e conducendoli dalla festeggiata. “- Zia! Auguri!” Violetta fu la prima a congratularsi con la bionda che la strinse con entusiasmo. “- Auguri, Angie!” dissero, quasi in coro, German e Leon, fissandosi poi un po’ in cagnesco per aver parlato nello stesso istante. “- Mamma! Come stai?” Angie andò poi in contro alla Fernandez che abbassò lo sguardo un po’ tesa. Era passato così poco da quella serie di scoperte inquietanti e l’anziana donna ancora non riusciva a credere a quello che quel folle e il suo aiutante avessero fatto per pura voglia di vendetta contro degli innocenti. “- Sto bene, tesoro. Tantissimi auguri, figliola!” disse la donna, cambiando subito argomento. “- Grazie. Ti voglio bene!” sorrise Angie, abbracciandola forte, mentre gli altri prendevano posto a tavola e Pablo si apprestava a presentare sua sorella, un po’ in imbarazzo, agli altri commensali. La cena fu davvero ricchissima di pietanze, bevande e chiacchierate spensierate.
“- Papà, devi accettarlo! Io e Leon siamo fidanzati e tu non potrai farci proprio nulla!” ad un tratto la conversazione prese una piega inaspettata: Violetta disse quelle parole con decisione per poi appoggiare la sua mano su quella di Vargas che sorrise, abbassando lo sguardo. A German per poco non prese un colpo: si portò una mano al petto e Pablo cominciò a fargli aria con un tovagliolo. “- Stai bene?” chiese preoccupato a Castillo, vedendolo sbiancare e diventare lo stesso colore della candida tovaglia. “- Violetta! Non usare questi toni con me! E, soprattutto, questi termini!” gridò con aria disgustata l’uomo. “- German, sii più moderno, per favore! I ragazzi si amano, perché vuoi essere il solito troglodita antiquato?” la voce pacata di Angelica fece scoppiare a ridere Tamara, non solo per quelle parole mosse all'uomo ma soprattutto per il tono calmo con cui l'anziana le aveva dette.
“- Fratellone, voglio una suocera come la tua!” rise la mora, facendo ricambiare con un sorriso un po’ in imbarazzo il maggiore. “- German, io amo sua figlia, non la farei mai soffrire se è questo che la preoccupa… stia tranquillo! E poi non è contento che sono un bodyguard? Almeno potrò proteggerla sempre e comunque, no?” domandò Leon, beccandosi un’occhiataccia fugace da parte del suocero che lo incenerì con gli occhi. “- VADO A PRENDERE LA TORTA!” urlò Angie, sperando di smorzare quella tensione causata dal cognato. Si recò in cucina e, mentre si apprestava ad estrarre una torta gelato  dal freezer, sentì squillare il cellulare. “- Pronto? Dottoressa Alvarez!” in quel momento Pablo era entrato nella stanza e, nel sentire quel nome, richiuse la porta alle sue spalle e si avviò verso la donna, subito nel panico più totale. “- Le analisi? Sì le ho fatte giovedì mattina, a causa di quello svenimento di sabato… cos’è successo?... Non mi interessa della privacy ora mi ha chiamato e me lo dice! E’ o no una mia amica e un’ amica di Pablo?” Angie era preoccupatissima dalla voce del medico che l’aveva curata anche dopo l’incidente, quando era arrivata in ospedale e lei le aveva subito prestato i primi soccorsi. La bionda aveva fatto dei prelievi a causa dei suoi capogiri frequenti, di quello svenimento e il medico sembrava essere riuscita ad avere i risultati ed era pronta a comunicarglieli.
“- Cosa? ma com…? Ne è sicura?! Ok… grazie per avermi informata. Buonasera.” La Saramego riagganciò la chiamata e fissava sconvolta lo schermo del telefonino. “- Tesoro cosa c’è? Ti prego parla! Non mettermi paura!” Pablo le si avvicinò e le prese il viso tra le mani con aria disperata. La donna non disse nulla ma afferrò una mano dell’uomo e se la portò sull’addome. Lui la fissò un po’ sconcertato compiere quel gesto e, per quanto fosse astuto, non capì subito. “- Angie che significa?” balbettò, guardandola intensamente negli occhi, ancora preoccupatissimo. “- Significa che presto saremo in tre… Sono incinta, Pablo.” Mormorò lei facendogli un mezzo sorriso e sperando che l’uomo la prendesse bene. “- Sei…? Tu…? Io…? Tre...? Noi…? Oh santo cielo è meraviglioso!” urlò, balbettando Galindo, catapultandosi tra le sue braccia e stringendola forte, facendola scoppiare a piangere di gioia e commuovendosi a sua volta. “- Ti amo! Ti amo più della mia vita, Angeles Saramego! Mi hai fatto il regalo più bello che potessi ricevere in tutta la mia esistenza!” esclamò Galindo, prendendole le mani e osservandola con aria dolcissima. “- Ti amo anch’io. Saremo felici tutti e tre, ne sono più che certa!” sorrise lei, prima di baciarlo con passione. “- DIVENTERO’ PAPA’!” urlò Galindo, prendendola in braccio e facendola roteare a mezz’aria, per poi riportarla subito con i piedi per terra. “- Ed io mamma… caspita, mi sembra tutto così… strano!” sorrise la donna, conducendolo poi in salone, tirandoselo per un braccio. “- E il dolce dov’è finito? Ve lo siete mangiati da soli in cucina?” scherzò Violetta, notando subito le facce complici degli zii. “- Dobbiamo dirvi una cosa… il dolce lo porto dopo. Ho ricevuto una telefonata dall’ospedale.” A quelle parole tutti si fissarono un po’ in ansia e pendevano dalle labbra della donna che li osservava attenta, mentre Pablo le cinse la vita con un abbraccio. “- E allora?” chiese Angelica, in panico. “- E allora… presto diventeremo la famiglia Galindo. Aspetto un bambino.” Spiegò la donna, facendo strillare di gioia la nipote e applaudire felice Tamara. “- Un cugino! O cugina! Che bello sono al settimo cielo!” urlò la ragazza, andando subito ad abbracciare la zia. “- Complimenti collega!” rise Leon, dando una pacca sulla spalla a Galindo che diventò di colpo violaceo in viso. “- Ah! Diventerò zia!” rise Tamara esultando come se fosse allo stadio. “- Ed io nonna! Per la seconda volta! Congratulazioni, tesoro mio! Sarete felicissimi e vi auguro tutto il meglio! Un bambino sarà una gioia immensa per tutti, dopo tanto dolore una splendida notizia come questa ci voleva!” esclamò Angelica, con tono pacato e amorevole, sorridendo nel vedere la figlia finalmente felice con accanto un uomo che l’amasse sul serio, con tutto sé stesso, con tutto il suo cuore e che la rendesse serena e gioiosa come era sempre stata, prima che tutto quel tremendo periodo fosse iniziato. “- Un Galindino! Speriamo assomigli alla mamma!” disse German ridendo e fissando Pablo che alzò un sopracciglio, stizzito. “- Sono così brutto? Grazie Castillo! Sarai bello te!” si lamentò il bodyguard, fingendosi offeso. “- Ma dai! Sei bellissimo, ignora mio cognato!” sorrise Angie, schioccandogli un bacio sulla guancia. “- E’ un bel regalo di compleanno, no? Mi sa che supererà di gran lunga tutti i nostri messi insieme!” aggiunse Leon, fissando i pacchetti ancora incartati e disposti su un mobile basso sotto alla finestra. “- Il regalo migliore che potessi ricevere.” Sussurrò quasi la donna, sfiorandosi la pancia con una mano e appoggiando la testa sulla spalla del suo fidanzato che le accarezzò dolcemente i capelli. Erano finalmente sereni e felici, tutto quello che era successo doveva riuscire a diventare solo un brutto ricordo lontano per tutti loro e ci sarebbero riusciti: l’amore gli avrebbe fatto superare tutto, rimarginando anche le ferite più profonde… erano una grande famiglia e si sarebbero fatti forza l’uno con l’altro e nessuno sarebbe mai stato lasciato da solo.
 
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Fine! The end! Ah, quanto amo i lieto fine e qui ce ne voleva proprio uno, dopo quello che hanno passato i nostri poveri protagonisti in tutta la vicenda così travagliata! Il momento Leon/avvocato Vargas lo adoro! <3 e la parte Leonetta al parco? E quella con gli amici ed Emma? E il finale Pangioso con un piccolo/a Galindino in arrivo? *_* Niente, amo questo finale e spero piacerà anche a voi… manca un commovente epilogo, pronti? Ringrazio già tutti voi di cuore, siete stati meravigliosi e ho adorato alla follia le vostre splendide recensioni! :3 Grazie, grazie, GRAZIE! Alla prossima, ciao! :)
  
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