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Autore: Saemi    27/04/2008    6 recensioni
"Lo trasportava lentamente quasi con dolcezza e il colore si lasciava guidare, depositandosi tra le pieghe della tela, andandosi a unire con gli altri toni che adesso danzavano nei suoi occhi. E sorrideva perché un blu così, un blu di quella tonalità mai, l’avrebbe trovato sul volto di qualcuno; e il sorriso si spezzava perché sapeva, lei, che quel colore esisteva solo nel profondo del mare."
Buon compleanno HikariKanna! Questo è un piccolo regalo per te, speriamo tanto che ti piaccia! ^-^
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hikari Yagami/Kari Kamiya, Takeru Takaishi/TK
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Lo trasportava lentamente quasi con dolcezza e il colore si lasciava guidare, andandosi a depositare tra le pieghe della tela

Blue

 

 

Lo trasportava lentamente quasi con dolcezza e il colore si lasciava guidare, depositandosi tra le pieghe della tela, andandosi a unire con gli altri toni che adesso danzavano nei suoi occhi. E sorrideva perché un blu così, un blu di quella tonalità mai, l’avrebbe trovato sul volto di qualcuno; e il sorriso si spezzava perché sapeva, lei, che quel colore esisteva solo nel profondo del mare.

 

Ma continuava, tra i fili di un pennello, a scivolare lento il blu su quella tela, incancellabile. E se lo sentiva già sulla sua pelle e poi più giù, fin dentro la sua anima.

Impregnandola di Blu.

 

**

 

Si maledì. In piedi, su quei tacchi, davanti a tutte quelle persone pronte, per l’ennesima volta a giudicare e a riflettere su cosa nascondevano le sue pennellate a volte fluide, altre volte in contrapposizione perfino con il tempo stesso (ed una tela invece dovrebbe imprigionarlo il tempo). Si maledì ma, era pronta, davvero, per rispondere a quella sorta di malinconia e di incompletezza che raggiungeva l’anima di chi osservava.

 

Era pronta mentre, il proprietario della galleria d’arte dove esponeva lasciava cadere il telo (leggermente azzurrino) che copriva il suo quadro.

 

**

 

“Questo quadro…”

Lei sobbalzò, accorgendosi che un paio di occhi azzurri si erano fermati criptici sul suo lavoro. Il cuore batteva forte e dovette ricorrere a tutto il senso di equilibrio di cui disponeva per non cadere dai tacchi.

“…È incompleto”, terminò di dire lo sconosciuto e lei, sentendosi piccata, si azzardò ad intervenire.

“No, è completo”

Lui la guardò e il cuore smise di battere per qualche istante, affogato da quell’azzurro profondo e critico.

“Manca qualcosa, invece. O forse vuoi che rimanga la solita pennellata d’inchiostro su una tela anonima?”

 

La domanda la colpì e la ferì, insieme, ma lei non era brava con le parole né a trattenere le lacrime che si affollavano agli spigoli degli occhi castani. Si morsicò il labbro, le mani intrecciate e tormentose nel tentativo di emarginare la ferita. Davvero, era sin troppo facile ferirla.

“Io… N- Non voglio ch- che rimanga anonimo”

Lui la fissò ancora per qualche istante, facendola sentire incredibilmente nuda e spoglia sotto quegli occhi perfetti. Poi, alla fine, accennando ad un sorriso sospetto le poggiò la mano sulla spalla. E lei si stupì, di riuscire a provare altre emozioni indipendenti dalla pittura.

 

“Posso insegnarti io. Stasera, a cena”, e due mondi s’incrociarono, così, in una galleria d’arte come potevano essercene tante altre in una città grande come Tokyo.

 

**

“Non sei fragile come vorresti farmi credere”

 

Gli occhi si bloccarono in quelli di lei e un brivido netto le percorse la schiena. “In che senso?”

“Il tuo quadro, è un quadro incompleto eppure… non sembri fatta così Hikari Kamiya”

Lei aggrottò leggermente le sopracciglia sfuggendo a quel blu, quasi insopportabile (quel tono esisteva solo nella sua tela, dentro i suoi tubetti). Posò i suoi occhi nocciola, caldi, sui bicchieri che avevano davanti seduti in quel locale.

“Mi conosci da poche ore, Takeru. Chi ti credi di essere, per pensare di avermi capito così bene?”

Lui sorrise quasi senza accorgersene, inquadrando e fissando bene nella sua mente i tratti di quella giovane donna, di quell’artista. Sembrava così diversa, sembrava sfuggire ad ogni regola. “Ho visto la tua arte, questo mi basta per cercare di capirti”

“Ma questo non ti autorizza a dirmi queste cose!” Chiuse leggermente il pugno, obbiettando come una dolce bambina lei, il tono però non era minaccioso né prepotente. Takeru senti un calore strano nascergli da dentro e avvolgerlo nel momento esatto in cui, la sua mano sfiorò il braccio di lei, senza volerlo.

 

“Sei così diversa, Hikari Kamiya”

 

**

 

“Bene, bene”

 

Due occhi castani squadrarono delle iridi azzurre. Takeru aggrottò le sopracciglia mentre, uno strano ragazzo in tenuta da chef lo guardava. “…ci conosciamo?”

Hikari fece un gesto disperato contro se stessa. Sospirò, battendosi una mano sulla fronte, avrebbe dovuto riconoscerlo quel locale.

“No, ma io conosco Hikari”

Annaspò e arrossì insieme, non sapendo più per quale recondito motivo, si dovesse sempre ritrovare in quelle situazioni.

“Daisuke!”

Il castano, tanto per cambiare, si inchinò gentilmente al suono di quella voce. “Madame”

Esagerato come al solito, nell’intento sempre di strapparle un sorriso. Poi, cambiò repentinamente espressione fulminando con lo sguardo il biondo, che guardava la scena con una goccia in testa. “E lei… guai se non mi tratta bene Hikari, oppure io e Taichi le giureremo eterna vendetta. Giuro che userò quella sua capigliatura, per adornare uno dei miei piatti. Per non parlare delle torture che subirà da parte di Taichi. – Si avvicinò al suo orecchio con un tono che non poteva non essere frainteso: era una allegra minaccia di morte- Perché le torture a cui la sottoporrà, nemmeno la sua più fervida immaginazione potrebbe partorirle”

 

Poi sorrise mostrando trionfalmente la portata che un cameriere stava per consegnarli.

 

“Buon Appetito”

 

**

 

Una risata nervosa le sfiorò le labbra. “Oh…quello è Davis.” E davvero bastava solo il nome, per poter racchiudere e circoscrivere quell’uragano.

Takeru rimase ad ascoltarla, celando le sue emozioni e i suoi pensieri. Così lei si sentì in dovere di aggiungere qualcos’altro.

“E…Taichi è mio fratello… sono molto… come dire.. protettivi, ecco”

 

Solo allora, il biondo le sorrise, uno strano luccichio negli occhi.

“È perché in modo diverso, sono entrambi innamorati di lei”

E Kari abbassò il volto, improvvisamente arrossato.

“Daisuke è un amico d’infanzia, mi conosce dalla prima volta che sparpagliavo tutti i miei colori a pastello sul divano. Ricordo che da bambino mi nascondeva i pastelli a cera, in modo che potessi giocare solo con lui.”

 

Non sapeva perché in quel preciso istante gli avesse confidato quelle cose. Come, in che modo e per quale ragione, lei si stesse aprendo a lui, a lui, uno sconosciuto in fondo, che pretendeva di insegnarle qualcosa dell’ arte. Era uno sbruffone, ecco, con le iridi di una tinta improbabile.

 

Eppure, alzarono gli occhi nello stesso momento. Eppure le mani si cercarono improvvisamente. Si sfiorarono le dita e lui le prese il palmo delicatamente, come se avesse paura di ferirla da un momento a un’altro. Hikari, lo vide arrossire, levandosi quella sicurezza che forse non gli apparteneva. Il modo in cui la cercava con gli occhi le fece capire, senza l’uso delle parole, che anche lui era disposto a rinunciare a quella maschera, che lo proteggeva dal mondo.

La sua parte razionale le diceva che non esistevano i colpi di fulmine.

Credeva nel destino, che il corso stesso fosse influenzato dalle sue decisioni (perché non usare il giallo o il rosso al posto del blu?) ma qualcosa dentro di lei in quel momento, prendeva improvvisamente vita.

 

“…Hikari Kamiya è come se non avessi aspettato altro che questo.”

 

E diceva davvero tutto quella frase? Hikari non saprebbe tutt’ora rispondere. Sa solo, che le sue labbra si poggiarono delicatamente su quelle di lui, che si sentì come immersa in uno stato di felicità assoluta; mentre, qualcosa dentro –il suo cuore- prendeva a battere velocemente. Hikari ignorava che quel cuore batteva, in quel momento, esattamente come quello di Takeru Takaishi. Non sapeva che così aveva intrecciato le loro vite, come due colori complementari che si esaltano a vicenda e che da soli non valgono nulla.

 

**

 

Il pavimento era freddo ma lei poteva sopportarlo mentre si avvicinava per istinto alla tavolozza da disegno che aveva portato con sé. La recuperò e in un baleno era di nuovo sul letto, accanto a lui. Che strano ragazzo, pensò mentre lo sguardo accarezzava i suoi capelli dorati.

Lo conosceva solo da poche ore, eppure già sentiva che lui la capiva meglio di chiunque altro.

Non le era mai capitato prima, con nessuno.

 

Rabbrividì e, folgorata da un’improvvisa ispirazione, aprì la tavoletta e ne estrasse un foglio lindo.

Aveva pochi colori a disposizione, ma non aveva voglia di alzarsi a prendere gli altri. Anche perché aveva la netta sensazione di non doverne usare poi molti.

Intinse il pennello nel nero e poi, come guidata da una mano divina, iniziò a macchiare il foglio di linee precise, crogiolandosi nel caldo tepore che solo il dipingere sapeva darle. Esclusivamente, prima di incontrare quel ragazzo.

Takeru Takaishi – sorrise – persino il nome, suonava bene.

 

 

**

 

Takeru si svegliò di soprassalto, quasi fosse stato chiamato all’improvviso alla realtà da uno dei suoi sonni senza sogni.

Impulsivamente il suo sguardo ricadde a sinistra e sorrise, poi, nel ritrovare il corpo dormiente della piccola Hikari. Suo fratello poteva stare tranquillo, pensò nel rialzarsi per prendere un goccio d’acqua dal frigo. Almeno per quella sera, la sua sorellina non era andata oltre i semplici baci. Anche se quei semplici baci erano valsi più di mille altri atti d’amore.

 

Mentre superava la porta della camera, il suo sguardo ricadde sulla tavolozza abbandonata sulla sedia.

Non si accorse neppure di essersi avvicinato se non avesse notato la propria mano spingersi a recuperarne il lembo di foglio che fuoriusciva da essa.

Sgranò gli occhi, cercando per una frazione di secondo di nuovo il viso addormentato di Hikari Kamiya, prima di tornare di nuovo sull’immagine sapientemente raffigurata nel foglio.

 

E sorrise, mentre il cuore si riscaldava di un calore che aveva sempre pensato di non saper provare.

“Questo sì, che è un quadro”

 

 

 

 

 

Spazio Saemi (ovvero: dediche necessarie!)

Tanti auguri a teee!

Tanti auguri a teee!

Tanti auguri Fedeee!

Tanti auguri a teee!

[Memi e Sae battono le mani, euforiche, nonostante la dolente stonatura!]

 

Scherzi a parte, tesoro, questa qui è per te e per i tuoi 17 anni! TANTI AUGURI FEDERICA (alias, HikariKanna)!

Non è molto, scusaci, ma come al solito abbiamo confuso le date e ci siamo ricordate che il tuo compleanno era il 27 solo quattro giorni fa! Potrai mai perdonarci?

Le solite ritardatarie croniche, eh! Ç. Ç

Ma noi ti adoriamo proprio perché riesci sempre a perdonarci, in un modo o nell’altro, e perché in qualsiasi fandom sbarchiamo, il tuo sostegno è sempre immancabile. Grazieeeee! *-*

Perciò questa specie di Takari te la sei proprio meritata e anche se non è moltissimo, ci ha fatto piacere scriverla per te e dedicartela. Te l’abbiamo detto: te la meriti! Un Takeru tutto per te! ^-^

Ti vogliamo bene tesoro, sinceramente.

E grazie ancora a tutti coloro che leggeranno (eventualmente?) e recensiranno questa storia. Lo sapete, no, che il vostro sostegno è sempre prezioso! *-* Grazieeeee! A tutti quanti, davvero, per il supporto che ci date ad entrambe, costantemente. Siete fantastici, tutti!

Okay, bando alle ciance, e al prossimo sfornato Saemi! ^.-

Baci!

Sae & Memi (alias, Saemi! XD)

  
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