Libri > Percy Jackson
Ricorda la storia  |      
Autore: BeeMe    16/11/2013    2 recensioni
Era la cosa più stupida che Chirone avesse mai organizzato, Percy ne era sicuro.
Per colpa di quel centauro aveva scalato muri che sputavano fuoco capaci di abbrustolirti come un pollo arrosto se non si stava abbastanza attenti e si era ritrovato faccia a faccia con una mummia, ma questo le superava davvero tutte.
L’aveva strategicamente annunciato la sera prima, al falò, così che nessuno potesse fingere di avere un qualche impegno improvviso.
“Non sarà così male, dai. Ci divertiremo!” aveva provato a rassicurarlo Annabeth, ma senza risultato.
L’aveva trovato in riva al lago delle canoe, immerso in acqua fino alle ginocchia, pronto a darsi ad una fuga disperata.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Chirone, Clarisse La Rue, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Strangest challenge ever

 

A Giu, la mia riccetta preferita,

perché poco tempo fa era il suo compleanno

e questo è una specie di regalo

E perché è stata la tua folle mente a tirare fuori questo prompt.

Ti voglio bene davvero <3

 

(Due personaggi che più o meno si odiano si sfidano in una gara di cucina)

 

Era la cosa più stupida che Chirone avesse mai organizzato, Percy ne era sicuro.

Per colpa di quel centauro aveva scalato muri che sputavano fuoco capaci di abbrustolirti come un pollo arrosto se non si stava abbastanza attenti e si era ritrovato faccia a faccia con una mummia, ma questo le superava davvero tutte.

L’aveva strategicamente annunciato la sera prima, al falò, così che nessuno potesse fingere di avere un qualche impegno improvviso.

“Non sarà così male, dai. Ci divertiremo!” aveva provato a rassicurarlo Annabeth, ma senza risultato.

L’aveva trovato in riva al lago delle canoe, immerso in acqua fino alle ginocchia, pronto a darsi ad una fuga disperata. Inutile dire che era riuscita a tirarlo fuori e ora lo stava trascinando davanti alla Casa Grande.

In una sola notte i ragazzi di Efesto avevano costruito una decina di lunghi tavoli che a prima vista parevano delle semplici superfici scure, ma Percy aveva imparato a non fidarsi mai delle apparenze.

Annabeth lo scortò fino alle panche disposte tutt’intorno ai tavoli per poi sedersi con un sorriso smagliante dipinto in faccia.

“Sarà fantastico, ne sono certa! Chirone ha organizzato tutto questo da mesi, penso non vedesse l’ora di vederci alle prese con qualcosa così fuori dagli schemi!” La ragazza era così felice che Percy si fece quasi -quasi - contagiare dal suo entusiasmo.

“E’ da pazzi, Annabeth! Insomma, non poteva darci un bel mostro? Quello sappiamo tutti come batterlo o almeno cosa aspettarci, ma questo!” protestò dopo qualche minuto passato ad ascoltare le lodi di quella che, secondo lui, sarebbe stata ricordata come la più stupida impresa di sempre.

Quando Annabeth sollevò un sopracciglio, quasi non riuscisse a capire le ragioni per cui il suo fidanzato fosse così nervoso e maldisposto, lui le strinse una mano e fece per alzarsi: “Ti prego, andiamo via. E se toccasse a noi? Potrebbe capitare, sai? Ho, come dire, un’innata capacità nell’attirare i guai.” la pregò, ma lei lo tirò giù senza smettere di avere la stessa espressione che Percy non riusciva proprio a capire. Come poteva non essere almeno un po’ nervosa? E se fosse uscita proprio lei?

Percy non voleva pensarci, non voleva nemmeno pronunciare ad alta voce quello che avrebbero dovuto fare. Era certo che se qualcuno l’avesse detto ad alta voce, beh, la sfortuna sarebbe caduta su di lui all’istante.

“Percy, è una gara di cucina. Cosa c’è che ti crea tanti problemi?” esclamò allora Annabeth, pronunciando le tre parole tabù.

Ecco, le aveva dette. Gara di cucina. Fra semidei. Percy non riusciva ad immaginarsi niente di peggio.

Non aveva mai avuto grandi problemi coi fornelli, l’acqua bolliva in meno di un minuto e il suo pranzo era subito pronto. C’era anche da dire che la sua esperienza nel settore era limitata alla grande arte del prepararsi sandwich, uova sode o in camicia e, nei suoi giorni più temerari, anche della pasta.

Era sua madre, la cuoca, lo sapevano tutti. Sally Jackson sfornava dolci il cui profumo si sentiva fin dall’inizio della via e non erano pochi quelli che avevano raccolto tutto il loro coraggio per bussare alla loro porta e chiederne timidamente un pezzetto.

A casa, Percy non aveva mai avuto un gran bisogno di cucinare e al campo i piatti si riempivano da soli, togliendogli l’onere di cucinarsi tre pasti equilibrati tutti i giorni.

“Penso che, beh, il problema sia quello, sai. Cucinare.” rispose arrossendo un poco e guardando da un’altra parte, imbarazzato da quella sua debolezza che sperava non avrebbe mai scoperto nessuno.

Annabeth rise piano, stringendo un poco la presa sulla sua mano: “Sarà divertente, vedrai. E poi le probabilità che esca tu sono così basse che preoccuparsi è inutile.”

Percy non sembrava tanto convinto, aveva ancora lo sguardo da cucciolo indifeso che spuntava fuori solo nelle situazioni di quel tipo - e le loro discussioni, ovvio - e la figlia di Atena non poté trattenere un sospiro: “Le figlie di Demetra si offriranno sicuramente volontarie e forse anche qualcuno di Efesto, ho sentito che Harley vuole preparare un flambé o qualcosa del genere. Non ti posso assicurare niente da parte delle ragazze di Afrodite, ma sono quasi sicura che qualcuna di loro non resisterà ad essere al centro dell’attenzione e si offrirà volontaria. E i figli di Bacco ne approfitteranno per fare qualcosa di alcolico che normalmente gli sarebbe vietato. Come vedi rimangono solo due o anche meno posti, puoi stare tranquillo.”

Appena finito di parlare gli sorrise e, nonostante tutto quello che aveva detto non aveva funzionato molto, Percy si sentì subito meglio.

“Forse hai ragione tu, Sapientona. E poi in fondo è solo una gara di cucina.”

L’aveva detto. Gli era scappato e ormai non c’era più niente da fare per tornare indietro. Le tre parole maledette gli avrebbero assicurato un posto nella gara, ne era certo.

Uno scalpiccio di zoccoli lo riscosse dai suoi pensieri e Chirone fece la sua entrata in scena, sbucando dalla Casa Grande più felice che mai.

“Semidei!” urlò e la sua voce fu amplificata da un piccolo microfono fatto di quello che sembrava bronzo celeste “Benvenuti alla prima gara di cucina del Campo Mezzosangue!”

Applausi accompagnarono quella che per Percy somigliava più come una condanna a morte.

“I dieci partecipanti si sfideranno in due sfide, ma nell’ultima resteranno solo i finalisti, coloro che nella prima sfida hanno dimostrato di essere all’altezza di restare in gara.” spiegò velocemente gesticolando forse un po’ troppo e Percy vide le figlie di Demetra stringere gli occhi in un’espressione assassina che gli fece venire la pelle d’oca.

Improvvisamente verdure e cereali sembravano molto più pericolose di pochi minuti prima.

“Ci sono volontari?” domandò Chirone con un sorriso e per qualche istante il ragazzo temette che Annabeth alzasse la mano e si fiondasse dietro i fornelli, ma per fortuna la figlia di Atena non sembrava interessata a partecipare in prima persona a quella strana -e totalmente idiota, l’aveva già detto? -impresa.

Sette mani si alzarono in contemporanea, seguite pochi secondi dopo dalla timida mano di Harley che sembrava mortalmente imbarazzata.

Guardando distrattamente i volontari, Percy si rese conto che le predizioni di Annabeth erano spaventosamente corrette.

Tre figlie di Demetra guardavano con occhi infuocati le due figlie di Afrodite che non avevano resistito alla tentazione di mostrare all’intero campo le proprie abilità -ammesso che le avessero - e Harley si muoveva a disagio, seduta al fianco di un figlio di Dioniso, Polluce forse, che cercava di camuffare un sorrisetto che gli si era dipinto in faccia e, stranamente, di Chris Rodriguez che sembrava totalmente determinato a vincere e che sorrideva in direzione di Clarisse come per dirle: So cucinare pure io e te lo dimostrerò!.

Percy era seriamente preoccupato riguardo all’idea che qualcuno potesse prendere una gara di cucina così seriamente e mandò una breve preghiera a suo padre, implorandolo di tenerlo lontano da quella follia.

Mancavano solo due candidati e Chirone stava scrutando la folla, aggrottando lievemente le sopracciglia: “Nessun altro?” borbottava per poi rendersi conto che non ci sarebbero stati altri pazzi suicidi volontari.

“Se nessun altro vuole partecipare volontariamente, vorrà dire che ci affideremo al caso!” esclamò battendo le mani entusiasta mentre i semidei che, come Percy, non morivano esattamente dalla voglia di mettersi a cucinare, si scambiavano occhiate preoccupate.

“Sulle panche su cui siete seduti ci sono dei numeri. Se i figli di Efesto hanno fatto un buon lavoro” e dicendo questo lanciò loro un’occhiata espressiva “allora ognuno di voi dovrebbe averne uno. Estrarrò i due rimasti.” annunciò tirando fuori da quella che sembrava proprio una borsa un piccolo sacchettino di cuoio.

Percy abbassò velocemente lo sguardo, sicuro di non aver visto alcun numero sulla panca. Nel momento in cui i suoi occhi incontrarono il legno, però, quello si aprì lasciandogli scorgere una piccola targhetta con un minuscolo numero inciso sopra.

Quando Percy lesse il suo dovette costringersi a non ridacchiare. “Che c’è?” gli domandò Annabeth con un sorriso e lui scosse la testa, indicando il suo numero: “Sono l’uno. Questo dovrebbe dire che le probabilità che io esca sono basse, vero?”

Lei annuì, prendendogli la mano, e lui improvvisamente capì perché la ragazza ci tenesse così tanto a vedere la gara.

Quello che le importava non erano veramente i semidei che cucinavano, Percy si diede dello stupido per non essersene reso conto prima, ma lo stare con lui a guardare qualcosa che si presentava come un’idea davvero buffa.

Per un istante fu felice di essere rimasto, poi sentì la voce di Chirone annunciare che i due numeri fortunati erano l’uno e il due e si sentì sprofondare.

Una minuscola possibilità ed era uscito lui, ovvio.

Si alzò in piedi guardando Annabeth con quello che sperava essere il suo migliore sguardo disperato e stava per guardarsi intorno alla ricerca dell’altro concorrente, quando un ringhio proveniente dai ragazzi di Ares attirò la sua attenzione.

Più che un ringhio vero e proprio somigliava di più ad un grugnito arrabbiato, ma in quel momento a Percy non importava più di tanto.

Clarisse La Rue era così infuriata che ricordarle che esprimere la propria frustrazione con dei grugniti non era proprio il massimo del galateo femminile sarebbe stato come firmare la propria condanna a morte.

Era rossa in viso come la bandana che le stringeva i capelli e fissava Chirone con lo stesso sguardo che avrebbe potuto dedicare ad un qualche mostro che l’aveva fatta arrabbiare abbastanza da essere ucciso nel peggior modo possibile.

Il centauro, dal canto suo, non sembrava accorto di niente e sorrideva, sempre più entusiasta: “E dunque gli altri due concorrenti sono Percy Jackson e Clarisse La Rue! Applaudite i nostri eroi!” ordinò sollevano il braccio di Chris Rodriguez che ora stava guardando la sua ragazza con uno sguardo a metà fra il terrorizzato e la fierezza.

“Gli sfidanti vadano ai tavoli!” esclamò Chirone trotterellando dietro ai fortunati che facevano improvvisamente marcia indietro e spintonandoli in avanti fino a portarli dietro al bancone.

“La prima sfida inizierà a momenti!” ridacchiava mentre i concorrenti più recalcitanti venivano incatenati al tavolo con dei lacci fatti di migliaia di minuscole scaglie di bronzo celeste che sembravano avere vita propria.

Non appena uno di quelli si strinse attorno alla caviglia di Percy, il ragazzo provò a tagliarlo via, arrivando perfino ad impugnare uno degli affilati coltelli da cucina che erano improvvisamente comparsi davanti a lui, ma il laccio non sembrava essersi fatto nemmeno un graffio.

Sospirando, il ragazzo alzò la testa e si rese conto che Chirone stava iniziando a parlare, raccontando entusiasta di come i ragazzi avrebbero dovuto preparare dieci uova, la metà sode e l’altra alla coque*.

Mentre spiegava le regole della sfida -Percy ascoltava stupefatto il centauro annunciare che i trucchetti verso gli avversari sarebbero stati un fattore determinante nella riuscita del piatto- il necessario per cucinare comparve sul bancone, trasportato da aurae così leggere che si faceva a distinguerne la sagoma.

Oltre un numero spropositato di uova e una tanica gigantesca di acqua, era spuntato fuori anche un pentolino e, Percy sentì la mascella cadergli, ma non riuscì a trattenersi, uno scudo di bronzo celeste.

“E questo a che serve?” chiese sollevando l’arma, con il tono sorpreso di chi è certo di star venendo preso in giro, e guadagnandosi così un’occhiata sprezzante da parte di Chirone: “Ma a difendersi, ovvio. Ci aspettiamo colpi bassi di ogni genere, a parte ovviamente il cercare di uccidersi a vicenda, che è assolutamente vietato.”

Lanciò un’occhiata significativa verso Clarisse che sbuffò, nemmeno ci avesse davvero fatto un pensiero, e poi batté le mani e un grosso orologio venne calato dal balcone della Casa Grande.

“Per portare a termine questa sfida avete dieci minuti che partono da.. ora!” urlò e le lancette iniziarono a scattare all'indietro.

Forse non era poi così difficile come aveva pensato, si ritrovò a pensare Percy mentre con un solo gesto metteva l’acqua nel pentolino e la portava ad ebollizione.

Magari si sarebbe anche divertito, rifletté buttando cinque uova nell’acqua bollente e contando distrattamente tre minuti.

Non appena si rese conto che le uova erano pronte, le tirò fuori dall’acqua e le appoggiò delicatamente sul bancone, prima di iniziare a batterle con il fondo del pentolino per staccargli il guscio.

Non ci mise molto, ma nel frattempo anche l’acqua degli altri aveva iniziato a bollire, si rese conto quando vide Clarisse buttare tutte le sue uova con un ghigno soddisfatto dipinto in volto.

Gli bastò concentrarsi per far precipitare la temperatura dell’acqua dei suoi avversari, fino a renderla fredda come il mare d’inverno.

Cuocete adesso le uova, ridacchiò preparandosi a cucinare le sue cinque uova alla coque.

Ci mise meno di un minuto e passò il resto del tempo ad alzare e abbassare la temperatura dell’acqua degli altri, illudendoli per qualche istante di farla bollire per poi renderla gelida.

Con la coda dell’occhio vide Clarisse immergere la punta della sua lancia elettrica nell’acqua, ma poi si ritrovò a fissare le lancette del timer raggiungere lo zero e improvvisamente il rumore infernale della sirena di un’ambulanza annunciò lo scadere del tempo.

Era l’unico con le uova preparate alla perfezione, si rese conto Percy mentre Chirone osservava le uova completamente non cotte degli altri.

Il suo cuore mancò un colpo quando Clarisse presentò al centauro una dozzina di uova sode, ma poi si rassicurò pensando che in fondo le sue erano molto meglio.

Osservando la perfetta cottura delle uova di Percy, Chirone non poté trattenere un nitrito soddisfatto e gli diede una pacca sulle spalle forse un po’ troppo forte: “Queste” esclamò indicando il piatto di Percy “Queste sono uova!”

Un applauso scrosciante salì dai mezzosangue che osservavano la gara di cucina e Percy si sentì scaldare il cuore alla vista di Annabeth che batteva le mani, così felice da renderlo sempre più determinato a vincere.

L’avrebbe resa fiera di lui, sbaragliando gli altri a colpi di uova sode e toast e aggiudicandosi il premio -perché c’era un premio vero?

Percy ne era certo, nessun centauro sano di mente avrebbe fatto scontrare dei semidei in una sfida del genere senza dar loro una buona motivazione per vincere.

Mentre diverse driadi incoraggiavano i perdenti ad andarsene con maniere più o meno gentili, il ragazzo non poté trattenere un sorriso nel vedere che gli unici due concorrenti rimasti erano lui e Clarisse.

Gliel’avrebbe fatta vedere lui, sogghignò, immaginandosi l’espressione che avrebbe avuto la ragazza quando l’avrebbero nominato vincitore.

-Ragazzi! Attenzione, prego! -esclamò Chirone distogliendolo dalle sue fantasie. -E’ tempo della sfida finale!

L’intero Campo iniziò a battere le mani freneticamente, così forte che Percy iniziò a sospettare una qualche intromissione magica nei loro cervelli da parte di un centauro un po’ troppo entusiasta.

-Sarà la sfida più emozionante di sempre!- stava intanto annunciando lui -I nostri concorrenti dovranno combattere contro la mistica potenza dei fornelli e destreggiarsi fra forchette e cucchiai!

Mentre parlava dal tavolo di fronte ai due finalisti comparivano le cose di cui avrebbero avuto bisogno. Percy afferrò al volo una lancia che somigliava davvero tanto a quella elettrica di Clarisse nello stesso istante in cui la ragazza tirava su una spada un po’ troppo simile a Riptide.

-Ognuno potrà sabotare l’altro in ogni modo e quello che nei primi quindici minuti si sarà dimostrato più competente avrà un grosso vantaggio nei restanti dieci minuti! -urlò Chirone e dei fuochi d’artificio -seriamente? dei fuochi d’artificio? -divamparono alle sue spalle.

-Per questa sfida Percy e Clarisse dovranno sfoggiare il piatto migliore del loro repertorio e la giuria -indicò se stesso sogghignando lievemente -decreterà il vincitore! Il tempo parte.. ora! -esclamò e le lancette del grosso timer alle sue spalle ripresero lentamente a scorrere all’indietro.

Percy avrebbe voluto davvero aver qualcosa di speciale nel suo repertorio -lo sguardo pieno di speranza di Annabeth l’aveva convinto che vincere non sarebbe stato poi tanto male-, ma le uova erano il massimo che sapeva fare.

Si spremette le meningi alla disperata ricerca di qualcosa di pratico da cucinare per poi alzare lo sguardo verso la sua avversaria.

Clarisse non sembrava tanto preoccupata, aveva messo l’acqua a bollire già da un po’e ora stava tirando fuori due uova alla coque cotte alla perfezione lanciandogli un sorrisetto di sfida.

Stava vincendo. Clarisse La Rue stava vincendo una gara di cucina contro di lui.

Nei pochi secondi che impiegò per riprendersi dallo shock, a Percy venne quella che probabilmente sarebbe stata la causa della sua definitiva sconfitta.

Preparò velocemente un piatto così banale che probabilmente non sarebbe mai stato accettato, -Per sicurezza- pensò -in fondo non si sa mai.-, e poi si rimise ai fornelli, la sua mente si tendeva disperatamente verso il ricordo di quel giorno in cui aveva aiutato sua madre a cucinare i suoi famosi biscotti blu.

Accese il forno e iniziò subito a stendere la pasta frolla, per poi lanciare un’altra occhiata a Clarisse che, stranamente, aveva appoggiato le uova da un lato e stava armeggiando con qualcosa sotto al bancone.

Percy non si rese conto di quel stava succedendo fino a quando non vide la spada che Clarisse aveva trovato sul tavolo passagli sopra alla testa e conficcarsi nel mezzo del petto di un biscotto a forma di omino.

-Hai appena ucciso il mio biscotto!- ruggì il ragazzo alla vista del cadavere di pasta frolla e Clarisse scoppiò in una risata soddisfatta.

Cercando di calmarsi, Percy si girò per sistemare i suoi altri biscotti e, tentando di dimenticare Clarisse, provò a concentrarsi su quello che stava facendo.

Era così concentrato che non si accorse che il tavolo si stava lentamente aprendo sotto la spada trascinandola lentamente via.

Era così concentrato che non vide il bancone della sua avversaria aprirsi delicatamente lasciandole cadere nel palmo della mano la stessa spada che aveva già contribuito ad un biscotticidio.

Ed era così concentrato che si accorse di quel che Clarisse stava facendo solo quando la lama non colpì il vassoio di biscotti che aveva appena finito di preparare amorevolmente facendolo rovesciare per terra.

-Quando è troppo è troppo! -urlò afferrando la lancia elettrica che gli era stata data all’inizio e puntandola verso le uova di Clarisse.

Fece fuoco con un ghigno soddisfatto dipinto in viso e le uova esplosero di colpo, imbrattando la sua avversaria di uno schifoso intruglio arancione-biancastro.

-Jacksonn! -ululò lei tentando inutilmente di togliersi le uova di dosso e, dopo essersi passata una mano imbrattata di tuorlo sulla fronte in un disperato tentativo di pulirsi, afferrò la spada che era tornata di nuovo da lei e si lanciò direttamente contro il ragazzo che dal canto suo non si fece trovare impreparato.

Appena Clarisse fu un po’ troppo vicino -a portata di spada - Percy la spinse indietro con una scossa elettrica non così forte da ferirla, ma abbastanza per farla arrabbiare ancora di più.

-Io ti ammazzo, ti distruggo! -gridò lei scaraventandosi nuovamente contro il ragazzo che, dopo averla fulminata di nuovo, afferrò velocemente il contenitore di uova per poi svuotaglielo addosso.

Il timer suonò nel momento esatto in cui Clarisse riuscì a stringere fra le sue dita la gola Percy salvandogli probabilmente la vita.

Lei lo lasciò andare regalandogli uno sguardo tutt’altro che dolce, la classica occhiata da ‘tanto dopo ti uccido comunque’ che nessuno vorrebbe mai ricevere da un figlio di Ares.

A meno che quel qualcuno non fosse particolarmente masochista o forse solo stupido.

Mentre osservava il suo fidanzato ricambiare l’occhiata di Clarisse, Annabeth iniziò a farsi domande sulla presunta intelligenza di Percy.

Domande che trovarono velocemente una risposta quando Chirone chiese ai due sfidanti di mostrargli cosa avessero mai preparato e vide il ragazzo porgere al centauro un toast con del prosciutto, porgendoglielo con un’aria molto più che soddisfatta.

Fu nominato vincitore dal momento che Clarisse non era riuscita a presentare niente e probabilmente fu mentre si trovava costretto a promettergli qualsiasi cosa volesse che Chirone iniziò che le gare di cucina fra semidei non erano state una buona idea.

Se ne convinse totalmente quando sentì Percy vantarsi della sua vittoria e realizzò che il semidio non aveva preparato niente che non fossero delle uova e un panino al prosciutto.

-Almeno mi sono divertito -pensò con un sospiro nell’esatto momento in cui un uovo lo colpì in pieno viso.

Mai più, giurò a se stesso, allontanandosi velocemente dalla Casa Grande, un grosso ammasso di tuorlo e guscio che lentamente colava giù per la sua faccia.

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: BeeMe