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Autore: milly92    17/11/2013    6 recensioni
Stanchi delle solite storie in cui un'alunna e un professore si amano e riescono ad essere felici superando mille ostacoli? Allora questa storia fa per voi, visto che il professore in questione non sa nemmeno che la ragazza con cui ha a che fare sia una sua alunna e non ha per nulla intenzioni "serie"...
"Mi... Mi stai incoraggiando a...".
"Ad uscirci, sì".
Trudy sembra aver assimilato subito e fin troppo in fretta la notizia, in un modo che mi lascia alquanto scioccata. Sembra crederci più di me, quasi quasi. "Sai come si dice in questi casi?".
"Sei fottuta?" suggerisco, melodrammatica come sempre.
"No. "Fake it until you make it"! Fingi! Fingi fino a credere sul serio di non essere una sua alunna e il gioco è fatto, no?".
Da una parte, il discorso della mia amica ha un minimo di senso, dall'altro sono troppo spaventata perchè, per la prima volta in vita mia, rischio di iniziare un cammino caratterizzato dal proibito e ho paura di scottarmi.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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Capitolo 10

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  Non sono una ragazza
Non c'è bisogno di proteggermi,
E' tempo che io
Impari ad affrontare tutto questo da sola.
Ho visto molto di più di quello che tu sai ora
Perciò non dirmi di chiudere gli occhi.
Non sono una ragazza ,
Non ancora una donna.
Tutto quello di cui ho bisogno è tempo,
Un momento che sia mio ...

22 Aprile 2009

"Meno tre, meno due... Meno uno e.... Auguri! E' mezzanotte! Hai diciott'anni, ah! Auguriiii!".
Lisa mi si gettò addosso, regalandomi un abbraccio alquanto soffocante, facendomi trovare in bocca una ciocca dei suoi riccissimi capelli biondi.
"Gr... Grazie, coff, coff, i capelli!" la ammonii, sciogliendo l'abbraccio e ridendo.
"Oh, ti sono andati in bocca? Scusami, una volta mi è successo mentre mi baciavo con uno, posso capire la sensazione" ridacchiò la mia amica.
"Wow, è come se avessi iniziato i miei diciotto anni con un'esperienza lesbo se la metti così" le rammentai, ottenendo come risultato un'altra serie di risatine da parte di entrambe.
Poi, Lisa si alzò e si affrettò ad aprire la confezione di candeline che aveva appoggiato sulla scrivania della mia stanza quando era venuta a casa mia, circa tre ore prima, e si affrettò ad appoggiarla sul cornetto con la nutella che aveva comprato strada facendo.
Prese un accendino e accese la candelina rosa con maestria, per poi mettere il tutto in un piattino e porgermelo.
"Su, su, facciamo pratica per domani sera, quando dovrai spegnere ben diciotto candeline in presenza di una cinquantina di persone... Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri a Lena, tanti auguri a teee! Esprimi un desiderio! Se posso darti un consiglio, esprimine uno che ha a che fare con due gnocchi con cui andremo in vacanza quest'estate...".
"Sei sempre la solita!" la rimbrottai, prima di sorriderle e spegnere la candelina.
Lei applaudì, entusiasta più che mai, e mi guardò in un modo strano, direi commosso e incredulo allo stesso tempo.
"Non ci credo, hai già diciotto anni! Tra tre mesi toccherà anche a me... Sembra ieri che iniziammo il liceo, che ci conoscemmo, abbiamo condiviso tutto e... Sai, ora ho un po' paura" mormorò, sedendosi al mio fianco.
"Perchè?".
"Perchè stiamo crescendo! Il liceo non durerà per sempre, tra un anno smetteremo di vederci tutti i giorni e toccherà a noi metterci in gioco, non avremo più chi sceglierà per noi, e non so come farò senza di te al mio fianco. Tu sei la prima persona che non mi ha mai deluso e che mi sopporta per quella che sono, sai? So di sembrare sempre allegra, frivola, per tutti sono "Lisa, quella che non se ne frega di nulla", ma in realtà non è così...".
Commossa da quelle parole, l'abbracciai di nuovo, per poi sorriderle con gratitudine.
"Ho sempre sognato che a diciotto anni avrei fatto una bellissima festa e avrei avuto al mio fianco un bellissimo ragazzo che era pazzo di me, ma sono contenta lo stesso perchè ho te, e di sicuro tu mi vuoi più bene di qualsiasi scemo che c'è nei paraggi...".
Lisa annuì, poi, improvvisamente, tornò la buffona di sempre.
"Non è che con queste parole mi stai facendo capire che vorresti sul serio un'esperienza lesbo, eh?".
"Scema!".

*°*°*°*

"Io vado a dormire, non ne posso più, ormai quel che è fatto è fatto" mormora Trudy, sbadigliando e chiudendo il manuale di storia letteraria con uno scatto.  
Annuisco, alzando lo sguardo dalla mia copia della dispensa della professoressa dopo circa mezz'ora, tanto che vedo il suo volto un po' sfocato. "Io sto un altro po', rivedo la parte finale della dispensa sulla Woolf e poi vado anch'io. Andrà bene, hai studiato tantissimo" la rassicuro.
Domani c'è la fatidica prova di letteratura inglese III che sta mandando in tilt tutti quelli del mio corso perchè, stando ad alcuni fuori corso, la prof boccia tantissimo ed è una vera stronza fissata su cose assurde, e la mia amica sul serio si è impegnata tantissimo, aiutandomi nel farmi trovare il quaderno pieno di schemi e sintesi quando tornavo da uno stressante turno di lavoro.
"Speriamo. Non fare tardi..." mi ammonisce lei, con un'occhiata falsamente minacciosa e lasciandomi un bacio sulla guancia.
"Tranquilla" rispondo, sorridendole mentre la vedo allontanarsi ed uscire dalla cucina.  
Guardo l'orologio, e vedo che tra venti minuti sarà il mio ventiduesimo compleanno, così mi affretto nel finire di ripetere e, quando ormai manca qualche minuto, chiudo i libri, mi alzo, mi sgranchisco un po' come se fossi un gatto particolarmente assonnato e bevo un sorso d'acqua, riflettendo sui miei ventun'anni.
Sono iniziati alla grande con un pic nic con Matteo e il concerto di Gianluca Grignani, uno dei miei cantanti preferiti, e poi hanno subito un drastico calo due mesi dopo, a causa dell'essere stata mollata.
E, in effetti, tutti i mesi che si sono susseguiti sono stati abbastanza piatti, alimentati solo da qualche buon voto e dall'adrenalina scaturita dall'aver iniziato a preparare la tesi.
Quest'ultimo mese, in effetti, ha compensato un anno privo di avvenimenti eclatanti, e di sicuro l'anno scorso in questo momento pensavo all'anno successivo come dodici mesi passati felicemente con Matteo...
Persa nelle mie considerazioni, vedo che l'orologio della cucina segna esattamente mezzanotte e, contemporaneamente, sento che qualcuno sta suonando il campanello di casa.
Stranita a causa dell'orario, così, guardo nello spioncino e vedo che non è altro che Dario.
Sorridendo, apro la porta e lo vedo che sorride a sua volta, gioioso.
"Auguriii!" esclama, abbracciandomi e dandomi un bacio sulla guancia.
"Grazie!" rispondo, sconcertata e quasi imbarazzata da tutta quella premura.
"Stavi già festeggiando con Trudy...?".
"No, no, lei sta dormendo".
Senza capire, lui mi fissa, alquanto basito. "Come? E' il tuo compleanno!".
"Penso se lo sia dimenticato, cioè, non penso che sappia che è il ventidue aprile, ha studiato così tanto per la prova che deve aver perso il conto dei giorni" gli spiego.
"Ma non è da Trudy!".
"E' da Trudy nel momento in cui ci è rimasta male per non aver potuto fare il tirocinio per un solo esame e perchè è decisa nel laurearsi a febbraio per poter andare a Torino con Davide" gli spiego pazientemente, chiudendo lentamente la porta per non far rumore.
Lui annuisce, ora comprendendo il punto della questione. "Voi ragazze siete così strane, cioè, pensate e capite mille cose, mentre noi ragazzi non comprendiamo nulla se non ci viene detto esplicitamente almeno tre volte..." ridacchia.
Rido a mia volta, facendolo accomodare sul divano. "Grazie per il pensiero, cioè, venire qui a mezzanotte in punto nonostante domani ci sia la prova...".
"Per te questo e altro" m'interrompe, improvvisamente serio, facendomi zittire, ma non riuscendoci con la mia coscienza, che in momenti come questi mi ricorda quanto io sia un'amica pessima.
Una parte di me è felice del fatto che io e Leo non ci siamo più visti dopo la nostra prima e unica notte insieme, semplicemente perchè non ho più bugie da raccontargli.
Non so cosa sia successo esattamente, so solo che non mi è dispiaciuto affatto dire a Leo che non potevo uscire con lui perchè dovevo studiare.
Mi ha cercato un paio di volte, poi, a causa dei miei rifuti, è scomparso, e la cosa non mi ha toccato più di tanto con mia enorme sorpresa.
Mi sento come se fossi diventata apatica rispetto a tutte le situazioni in cui mi sono cacciata ultimamente, e questa è una cosa rara per una come me che sa sempre alla perfezione come si sente e cosa prova in una determinata situazione.
"E questi sono per te" aggiunge il mio amico, porgendomi ben due pacchetti.
"Addirittura due regali?" esclamo, incredula.
"Apri, su" mi esorta.
Apro il più grande, circondato da un'allegra carta da regalo verde, trovandovi una copia di "The Perks of Being a Wallflower", libro che avrei voluto leggere da un anno ma che non ho mai comprato per mancanza di tempo.
Sgrano gli occhi, senza parole.  
"E' vero che ora lavoro in una libreria, ma ti giuro che l'ho pagato, anche perchè ci ho messo un mese per farlo arrivare in lingua originale, come piace a te..." spiega subito.
"Ma sei scemo? Secondo te io penserei male di te solo perchè lavori in una libreria?" lo riprendo, tuttavia contenta. "Anzi, sarei contenta di sapere che non hai speso soldi per me! Ti sarà costato molto di più per la spedizione e... Oh, non ho parole...".
"Mi basta sapere che ti piace".
"Ovvio! Grazie!" esclamo, sul serio senza parole, gettandogli le braccia al collo per sottolineare di più il concetto.
Rimaniamo così, abbracciati, con i respiri quasi in sincrono per circa un minuto, e quando ci separiamo lui mi porge il secondo pacchetto. "Questo non l'ho pagato, ma spero ti faccia piacere lo stesso" spiega.
"Tu e questa fissa con i soldi! Un amico come te è già troppo..." lo rimprovero, mentre apro il secondo pacchetto.
"Bene, perchè dovremmo stare a stretto contatto per tre settimane".
Lo guardo senza capire, per poi trovare un semplice foglio che leggo in fretta.
"Cioè..." mormoro, incredula.
"Farò il tirocinio nel tuo ex liceo con te, sì" conferma. "Ti piace l'idea?".
Il foglio dice proprio che lui farà le cento ore di tirocinio dal ventisei aprile al sedici maggio presso il liceo Manzoni di Caserta, ed è lo stesso che ho consegnato in segreteria due giorni fa.
"Certo che mi piace! Sarà una bellissima esperienza!" urlo, per poi abbassare la voce per non svegliare Trudy.
"Devo solo trovare una stanza da affittare" spiega, scrollando le spalle. "Per una volta sarò io a vivere nella tua città".
"Affittare? Ma sei scemo? Ritieniti invitato a casa Inverno, ho una camera degli ospiti che non usiamo mai!".
Questa volta tocca a lui essere incredulo, perchè sbatte numerose volte le palpebre, colto di sorpresa. "Davvero? Cioè, dai, saranno venti giorni, non voglio disturbare i tuoi...".
"Ma smettila! Io sto fuori per la maggior parte dell'anno, ai miei farà piacere avere qualcuno in più in casa oltre a mio fratello!".
"Ma almeno chiedilo, cioè...".
"Oooh, piantala e basta! Ci divertiremo! E' un bellissimo regalo di compleanno, davvero, grazie!" esclamo.
Felice, si lascia scappare un sorriso a trentadue denti, ed io non so cosa ho fatto di buono per meritare una persona come lui al mio fianco.  
 
 
 
"Ehm... Non vorrei disturbarvi ma... Tra un'ora e mezza abbiamo la prova di letteratura".
La voce squillante di Trudy mi raggiunge come da un tunnel remoto, e ci impiego qualche istante per realizzare che non sto dormendo sul mio letto, ma su una superfice diversa, una superfice che respira...
"Dormiglioni, sveglia!" continua, facendo sobbalzare sia me che ciò, anzi, chi che c'è sotto di me.  
Apro gli occhi di scatto, mi alzo, e urto contro il busto di Dario, che è scattato su a sua volta.
"Che...?" chiedo, confusa.
Vedo le sue gambe che penzolano dal divano, mentre io me ne sto distesa su di esso.  
Dario sbatte numerose volte le palpebre, prima di realizzare la situazione in cui si trova, per poi sbadigliare sonoramente.
"Ho dormito qui, sul vostro divano" constata, alzandosi e strofinandosi gli occhi.
"E Lena ha dormito su di te" ribadisce Trudy. Poi, si volta verso di me e si mette una mano sul fianco, in una posizione molto Trudyesca.
"TU!" esclama.

"Io...?".
"Sì, tu! Come hai osato lasciarmi andare a dormire mezz'ora prima della mezzanotte del tuo compleanno?!" mi accusa, puntandomi un dito contro. "Mi sono svegliata, ho visto il tuo letto intatto e ho pensato che ti fossi addormentata sui libri come tuo solito... E invece ti ho trovata addormentata su Dario. E' un passo avanti, devo ammetterlo" mi prende in giro, facendo ridacchiare il mio amico. "Ho visto la carta regalo per terra e ho capito... AUGURIIII!" urla poi, dimenticando di essere arrabbiata.
Mi abbraccia, dicendo cose del tipo "Stai invecchiando, ahahah!".
"Eri così stanca" mi giustifico.
"Ma che c'entra, ho fatto una figura...".
"Lo sappiamo che hai studiato tanto e che ti stai impegnando per laurearti in tempo e specializzarti a Torino da Davide" dice Dario, sorridendole e dicendo ciò che gli ho detto circa otto ore fa.
Trudy ricambia il sorriso, poi scuote il capo. "Non mi fai scema, 'sta cosa te l'ha detta la ventiduenne in questione" dice, risoluta, indicandomi.
Una risata serve a confermare il tutto, poi, lei prende il cellulare e ci mostra una foto che, evidentemente, ha scattato prima di svegliarci, in cui io me ne sto con il busto su Dario e lui mi stringe a sè, con le gambe penzoloni oltre il divano. "Siete carini!" esclama.
Dario sorride, mentre io, stranamente a disagio, cambio discorso con un: "Lo sai, Dario farà il tirocinio con me!".
Così, ci ritroviamo a fare tutti colazione insieme, per poi separarci visto che Dario corre a casa sua per farsi una doccia e cambiarsi, mentre noi andiamo a prepararci per la dura prova che ci attende.
 
 
A mezzogiorno e un quarto, finalmente, la tortura finisce, e mi ritrovo fuori dall'aula abbastanza soddisfatta per le risposte date, che erano fattibili e non impossibili come ci era stato detto.
Ovviamente, andiamo tutti nel bar per pranzare, e quando abbiamo preso posto dietro uno dei tavolini vedo Marina sgranare gli occhi mentre ha il cellulare davanti a sè.
"No, non dirmi che è un altro spotted, non lo reggerei proprio oggi" sbotto, provata dal non aver dormito proprio comodamente e dallo stress post prova.
Lei scuote il capo. "No! Ho appena visto su Facebook che è il tuo compleanno, oggi! Potevi dircelo, stiamo tutti fusi... Auguri!" esclama.
Si leva un sorpreso coro di "Auguri!" da parte di tutte le altre, che si risvegliano dal tipico assopimento post esame e mi rimproverano per aver taciuto, e mentre sono costretta ad alzarmi per ricevere i loro baci e i loro abbracci, vedo che di fronte a noi, vicino al bancone, c'è Elisabetta che mi sta fissando, per poi distogliere lo sguardo.  
Anche oggi è senza Matteo, che sembra essere scomparso nel nulla da quando si fece trovare fuori la pizzeria dove ero andata con Damiano.
Quest'ultimo, poi, si aggiunge a coloro che mi stanno facendo gli auguri coprendomi gli occhi con le mani e facendo una delle sue solite battute.
"Mi hai riconosciuto, ah! Si vede che ti stai facendo più saggia..." borbotta, facendomi ridere.  
"Lena, Lena..." mi chiama invece Trudy, facendosi largo tra la piccola folla che si è creata attorno a me.
"Sì?".
Mi fa cenno di seguirla, così obbedisco e la raggiungo lontano da occhi indiscreti.
"Che c'è?".
"Mi sento uno schifo...".
"Che è successo?".
"In pratica avevo promesso a Davide che avremmo passato del tempo insieme visto che non ci vediamo da una ventina di giorni, e lui sta venendo qui, ora, e...".
Facendo due più due, annuisco, comprensiva. "Non c'è problema, fallo venire e trascorrete a giornata insieme, torno a casa stasera" dico, sorridendole.
"Ma è il tuo compleanno!".
"Me ne andrò in giro, tranquilla. Non vi vedete da secoli" le ricordo.
"Allora stasera andiamo fuori a cena per festeggiare, che dici?" propone, illuminandosi.
"Certo!".
Mi sento poggiare una mano sulla spalla, e vedo che è Dario, che ci guarda sorridente. "Non è mia abitudine origliare, ma ho sentito tutto. Ho un'idea... Seguimi, Lena".
Lo guardo con aria interrogativa, senza capire, mentre lui continua a sorridere imperterrito. "Anzi, aspettami qui, ti chiamo... Capirai!" dice, facendomi l'occhiolino e fuggendo via, rischiando di andare contro i malcapitati che stanno raggiungendo ora il bar.
 
 
Mezz'ora dopo, sorpresa e felice, mi ritrovo in spiaggia, sotto il tiepido sole di aprile, mentre Dario sistema una tipica tovaglia da pic nic su uno dei tavoli del lido.
Il mare, calmo e piatto, si infrange contro la riva, con quel tipico rumore che adoro e che mi ricorda tanto le spensierate giornate estive trascorse in spiaggia negli anni precedenti.  
"Devi ancora spiegarmi come siamo finiti qui!" esclamo, tuttavia eccitata, visto che adoro la spiaggia quando è deserta e non fa troppo caldo.
"Semplice, ho preso l'auto, sono passato a prenderti e...".
"Scemo! Voglio dire, in due secondi hai pensato a...".
"Non posso svelarti i miei segreti, Lena, o sarò costretto ad ucciderti!" mi interrompe, con finta aria seria, facendomi ridere come non mai.
Lo vedo mentre mi fissa, contento, e mi si avvicina con cautela. Sorride, è contento anche lui, si vede.
"Erano secoli che non ti vedevo ridere così" mormora, quasi timidamente, come se il solo dire ciò potesse cambiare la realtà.
"E' tutto merito tuo, Dario, sul serio. Io non ti merito" ammetto, molto più seria di quanto sia necessario in una situazione simile.  
"Tu meriti di essere spensierata perchè sei forte e puoi superare tutto. Anzi, mi sembra che tu non sia più innamorata di Matteo e ciò ti rende diversa, più felice".
Annuisco, speranzosa. Mi sento libera, forse sul serio l'ho dimenticato, e cerco di non pensare al fatto che Leo abbia un ruolo in tutto questo perchè mi ha aiutato a capire che valgo qualcosa anche da sola e che non faccio pena a nessuno.  
Vedendo il mio gesto, mi abbraccia, stringendomi forte a sè e facendomi sentire sul serio calma, al sicuro, felice, mentre mi accarezza la schiena con dolcezza.  
Ricambio la stretta a mia volta, con le mie mani che gli circondano la vita e la testa nell'incavo della sua spalla.
Quando ci separiamo, rimaniamo a fissarci per chissà quanto, e avverto la sua mano sulla mia guancia destra che mi accarezza il viso.  
"Sei speciale per me" sussurra impercettibilmente, ma facendo sì che lo ascolti perfettamente.
"Anche tu" sussurro a mia volta, per poi avvertire la sua mano che mi stringe un fianco.
Batto numerose volte le palpebre, sentendo che non avrei la forza di fare nulla al momento se non stare lì, ferma, e capire cosa sta succedendo.
"Vorrei..." continua a sussurrare, per poi bloccarsi di botto, come se si fosse ammutito.
"Cosa?".
"Nulla, è una cosa stupida". Ritira le mani che aveva poggiato su di me e fa un'espressione di circostanza, per poi sedersi a tavola e passarsi una mano sul volto, come accade a chi sta passando un guaio.
"Se si tratta di te non può essere una cosa stupida" gli ricordo, sedendomi di fronte a lui con cautela, ancora un po' stordita dalla sensazione di prima.  
Scuote il capo, come un cagnolino che cerca di liberarsi dall'acqua dopo un terribile temporale. "E invece sì".
"Si può sapere cosa...?".
"Eri così bella al sole che avrei voluto baciarti. Deve essere colpa del pensiero che, dopotutto, stanotte hai dormito su di me" dice rapidamente, abbassando lo sguardo.
"Detto così suona male. Che ho dormito su di te" mi correggo, cercando di divagare, scioccata per la sua prima affermazione.  
Lui, baciarmi? Ma se siamo amici!
Mi sembra quasi di vedere una Trudy di dimensioni minuscole che svolazza per la spiaggia mente urla "Lo dicevo io, lo dicevo!", e la cosa mi fa sentire uno strano caos nello stomaco.
"Ma comunque non c'è nulla di male, cioè, siamo amici, ma rimaniamo sempre persone di due sessi che si attraggono" continuo a blaterare, cercando di riempire il pietoso silenzio vuoto che si è originato.
"Scusami, davvero...".
"Ma no, cioè, ci sono amici che fanno sesso, figurati, cioè, un bacio...". Non riesco a smettere di parlare e dire stronzate, chiaro segno del fatto che la cosa mi abbia scossa.
"Non ti sto chiedendo nulla, Lena, lo sapevo che dovevo tacere" dice, quasi rimproverandomi e rosso più che mai, specialmente in zona orecchie.
"No, no, hai fatto bene, voglio dire, che fa! Non è nulla, nulla, gli americani si baciano sulla bocca per salutarsi...".
"Lena, calmati e pranziamo".
Imbarazzata e ormai fusa, mi alzo e mi ci avvicino, non capendoci più nulla.  
Dario voleva baciarmi, ma non significa nulla, siamo solo stati troppo a contatto ultimamente, tutto qui, mi dico, mentre blocco il suo viso, in preda ad un'assurda agitazione. "Non è successo nulla, guarda, posso tranquillamente darti un bacio come gli americani" esclamo, senza sapere cosa diamine stia facendo per davvero.
E' come se una parte di me sia stata smossa, scrollata, turbata da queste parole e un'altra volesse riparare il tutto in un modo assurdo come porre fine alla questione baciandolo sul serio, in modo da far sì che questa "voglia" sia messa a tacere per non comparire più in futuro.
Mi avvicino al suo volto con poca grazia, e probabilmente sono rossa come lui.
Tuttavia, quando mi mancano pochi centimentri per raggungere la sua bocca, lui mi respinge, scuotendo il capo, e io sgrano gli occhi, colpita e confusa come non mai.
"Non deve succedere così" sentenzia.
"Cosa...?".
"Cioè, siamo amici, non ha senso e... Non parliamone più, sul serio! Basta, voglio indietro la solita Lena" dichiara, tenendosi a distanza di sicurezza da me. "Sono così abituato a dirti tutto che ti ho detto anche questo. Ci facciamo un giro sulla spiaggia prima di pranzare?" propone poi, cambiando repentinamente argomento e sforzandosi di sorridere come se nulla fosse.
Ancora in stato confusionale, annuisco, seguendolo, e iniziamo a camminare a qualche centimetro di distanza, ognuno perso nei propri pensieri.  
 
 
"Vai a casa e cambiati, Davide offre la cena a tutti in pizzeria per scusarsi. Porta anche Dario!"
Sono ormai le otto quando leggo l'sms di Trudy, mentre sono in macchina con Dario, sulla strada che ci condurrà a casa.
Per il resto del pomeriggio siamo tornati quelli di sempre, abbiamo costruito strane sculture di sabbia e ci siamo fatti il bagno, e ormai sembra che il piccolo inconveniente del non-bacio sia solo un ricordo molto vecchio e di dubbia verità, come una leggenda.
Lo informo dell'sms, così parcheggia fuori casa e mi accompagna sopra, dove ho intenzione di indossare l'abito color pesca che ho comprato per questo giorno circa un mese fa, in occasione dei saldi.
"Ci metterò poco, promesso" dico, mentre infilo la chiave dentro la serratura.
"Fai con calma, è il tuo compleanno" mi ricorda lui, scrollando le spalle.
Quando entro in casa, avvolta dal buio, sento qualche rumore impercettibile, tanto che mi blocco, tremante.
"Dario, hai sentit..." esclamo, afferrandolo per il polso, impaurita.
Ci mancano solo i ladri e questo compleanno entrerà nella lista di quelli memorabili!
"SORPRESA!" sento invece.
Le luci si accendono all'improvviso, e mi ritrovo nel soggiorno di casa mia che è decisamente addobbato a festa, con un enorme striscione di auguri, il tavolo colmo di dolci e rustici e i miei amici che acclamano il mio nome, battendo le mani.
Sul serio sorpresa e colpita, vedo Trudy che mi corre incontro per poi stritolarmi in un abbraccio, mentre Davide, al suo fianco, sorride bonario.
"Possibile che tu non abbia ancora capito com'è fatta Trudy? Secondo te mi avrebbe permesso di rovinarti il compleanno?" chiede retorico, prima di abbracciarmi a sua volta.
"Non ci credo!" dico solo, a causa della momentanea mancanza di parole intelligenti da dire. Nessuno mi aveva mai organizzato una festa a sorpresa, accidenti!
"Sono stato bravo nel distrarla, vero?" si intromette Dario, indicando fieramente il suo petto con l'indice, in perfetto stile Damiano.
"Perfetto! Era tutto organizzato, e ci hai creduto! Potrei arrabbiarmi!" esclama la mia coinquilina, ridendo come una matta.
"E' che ami troppo questo scemo falso-rovinacompleanni" la rimbrotto, facendole la linguaccia, per poi venire sommersa dalle mie amiche di corso, Damiano, e altri visi noti dell'università.
"Non ho parole, grazie, davvero" mormoro quando mi libero dall'ennesimo abbraccio, sorridendo.
"Te lo meriti dopo che ce lo siamo dimenticati per la prova" spiega Lucia.
"Infatti!" concorda Alessandra.
"Germana ti fa tanti auguri, è uscita con uno" dice Marina, senza sorprendermi affatto, visto che nelle ultime due settimane a stento ci siamo salutate.
Annuisco, poi Trudy mi trascina in un angolo della stanza, dove vedo un grande bouquet di rose rosse sistemato in un vaso.
"E' arrivato oggi, mentre organizzavo tutto" spiega, indicandomi un bigliettino.
Lo apro, curiosa, strappando quasi la busta che lo contiene.

Ventidue rose per i tuoi ventidue anni, che spero saranno magnifici come lo sei tu.
Sei fantastica, sappilo.
 
Nessuna firma, nessun nome, nessuna indicazione. E' scritto a computer, quindi non posso nemmeno basarmi sulla grafia per provare a capire chi sia il mittente.
Aggrotto le sopracciglia, pensierosa.  
"Non può essere Leo...?" sussurra la mia amica, mimando quasi il suo nome.
"Non gli ho mai detto quando sono nata" spiego. "Ma se non è lui...".
Trudy mi guarda in maniera eloquente, ma io faccio finta di non capire, visto che non voglio rovinarmi la serata in nessun modo e ho avuto fin troppe sorprese per oggi.
"Dopo gli mando un sms e vedo" dico quindi, scrollando le spalle per farle capire che per ora la questione è sospesa.
Lei annuisce e, senza aggiungere altro, mi trascina in camera mia, dove trovo l'abito pesca poggiato sul letto, perfettamente stirato.
Le sorrido, grata, e senza dire altro la abbraccio per ringraziarla per tutto, non solo per la festa, bensì per il modo in cui mi sta supportando e sopportando.
Quando torno tra gli invitati, vestita, pettinata e truccata alla bell'e meglio visto il tempo limitato, Damiano fa partire una musica dolce e lenta, che riconosco essere "I am not a girl, non yet a woman" di Britney Spears.
"Con chi ballerà la festeggiata?" chiede lui, mentre varie ragazze iniziano a ballare un lento con i ragazzi.
Ridendo, Davide mi si avvicina, facendo la linguaccia a Trudy, porgendomi la mano.
Rido a mia volta, e lancio un'occhiata a quest'ultima. "Non te lo rubo, dai" dico infine, spostandomi e facendo in modo che loro due inizino a ballare.
Qualcuno alle mie spalle mi afferra una mano, mi giro e vedo Dario che mi sorride, esitante.
"Balli con me?" chiede.
Annuisco, allacciando le braccia attorno al suo collo e guardandolo negli occhi. "Grazie per aver contribuito alla sorpresa, avrei dovuto capire che fosse tutto progettato".
"Non era tutto progettato".
"Eh?".
"Cioè, lo era quasi tutto... Ma la questione del bacio era vera, se te lo stai chiedendo" ammette, abbassando lo sguardo.
"Ma no, cioè, l'avevo già dimenticato, figurati..." borbotto, per poi appoggiarmi contro la sua spalla per non dover più vedere la sua faccia imbarazzata.
Lo sento aumentare la presa attorno ai fianchi, e cerco di non pensare a nulla, perchè so che tendo sempre ad ingigantire ogni cosa quando inizio a rimuginarci su e non voglio che ciò accada con Dario.
Rimaniamo così, in silenzio, e quando finisce la canzone ci separiamo senza guardarci, sapendo che una sola occhiata potrebbe danneggiare lo strano equilibrio in cui ci troviamo ora.
"Ora però balli con me!" esclama Damiano, porgendomi un bicchiere contenente chissà cosa e rifilandomi il suo sorriso smagliante.
Presa da una strana idea, invece di rispondere, dico: "Per caso sei stato tu ad inviarmi delle rose, oggi?" per poi pentirmene all'istante.
Che figura! Un ragazzo non può essere gentile che subito traggo conclusione affrettate...
Confuso, lui scuote il capo. "Perchè, hai ricevuto dei fiori...?".
"Anonimi, sì" ammetto. "Scusami, sono stata una sciocca a chiedertelo".
"Perchè? Dai, sono gentile ultimamente con te, è normale".
Gli sorrido, con un cenno affermativo. "Dai, balliamo!".
Così, ci perdiamo nella musica, mentre la serata procede tra qualche risata e la consapevolezza che, forse, ora non ho più scuse per rifugiarmi e non affrontare la vita... Non posso più dire "Non sono una ragazza, non ancora una donna" al contrario di Britney Spears, ormai sono sul serio una donna, non più una ragazzina, e questo mi fa tanta, tanta paura.
 
 
*°*°*°*

Salveeee, buona domenica a tutti :D
Come state? ^_^
Io sono nella cacca più totale visto che sono ferma al capitolo 14 da un bel po', ma non pensiamoci e passiamo al capitolo xD
La situazione ormai è sempre più strana, concordate?
Lena e Leo non si vedono da due settimane, Dario inizia a non riuscire a tenersi tutto dentro (dai, s'è capito perfettamente quello prova, che dite?), Matteo prima fa l'idiota e poi si dissolve nel nulla... E Lena passa un compleanno alquanto strano, tra prove intercorso, una giornata al mare, una festa a sorpresa e fiori anonimi.
Se è vero che i suoi ventun'anni sono stati piatti, i ventidue iniziano in maniera abbastanza esplosiva.
Detto ciò, spero che il capitolo vi sia piaciuto, aggiornerò il 1 dicembre :D
Se vi va, torno a linkarvi il gruppo su facebook dove metto anticipazioni e avvisi vari: https://www.facebook.com/groups/468964983146566/
A presto!
milly92
  
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