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Autore: Anna Wanderer Love    17/11/2013    7 recensioni
E se Artemide si fosse innamorata? Se nell'Antica Grecia un uomo avesse rubato il suo cuore? E se una sfida e un cervo fossero stati la causa di tutto?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Artemide, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Solo un bacio, Mia Dea.



Una freccia sibilò tra gli alberi, e un secondo dopo un cervo cadde a terra, morto. Il branco iniziò a scappare, lasciando l’animale steso a terra, e dopo pochi minuti nel bosco tornò a regnare il silenzio.
Solo quando il canto degli uccelli tornò a farsi sentire tra le fronde degli alberi, una figura si mosse tra i cespugli. Un giovane uomo si avvicinò silenzioso alla preda, osservando i cespugli per capire da dove fosse arrivata quella freccia.
Era alto, abbronzato, gli occhi lucenti come diamanti scuri, caldi, del colore dell’ossidiana. Le labbra rosee e sottili erano strette in una linea, mentre alcune rughe di perplessità solcavano la sua fronte aggrottata. I capelli neri, spettinati, erano scuri come ali di corvo.
Stringeva in mano un’arco, e sulla schiena aveva una faretra stranamente piena, allacciata sul petto muscoloso con una cinghia. Si inginocchiò di fianco all’animale. Aveva ancora gli occhi aperti e nonostante il sangue rosso macchiasse la sua pelliccia sembrava quasi che respirasse ancora.
Il ragazzo allungò una mano e afferrò l’asticella della freccia con una presa salda; prima che potesse tirarla via, però, una voce imperiosa e cristallina echeggiò tra gli alberi, immobilizzandolo.
-Fermo!
Il giovane alzò gli occhi e sentì il suo cuore smettere di battere per un’istante alla vista della fanciulla che lo guardava arrabbiata.
Con passi veloci lei gli si avvicinò, i capelli ramati che ondeggiavano sulle sue spalle esili e bianche.
-E’ la mia preda, ragazzo! Non puoi rubarmela!- Esclamò la ragazza, puntando senza timore i suoi occhi d’argento in quelli scuri e meravigliati del giovane.
-Senza offesa, mia signora, non vedo un arco nelle vostre mani; sebbene non sia stato io a scoccare la freccia, non mi pare possibile che voi possiate reclamare questo cervo, visto che non siete armata- replicò con tranquillità lui, riprendendosi dalla sorpresa e alzandosi in piedi, sovrastandola con la sua altezza.
Gli occhi della ragazza lampeggiarono di sdegno, ma nel suo cuore sentì anche ammirazione. Quel ragazzo le teneva testa così... rispettosamente. E non sapeva nemmeno con chi stesse parlando.
-Seguimi, ragazzo- disse seccamente, voltandosi e dirigendosi in pochi passi dietro agli alberi.
Lui la seguì, confuso, osservandola con i suoi occhi scuri ed espressivi.
Era bella. Molto bella. Anche se sembrava poco più che bambina.
La vide chinarsi e pochi istanti dopo raddrizzarsi con un arco e una faretra strette nelle piccole mani.
Aggrottò le sopracciglia, alzando un sopracciglio.
-Come faccio ad essere sicuro che siete stata proprio voi a tirare la freccia?
Vide gli occhi d’argento di lei illuminarsi, mentre un sorrisetto pericoloso le si disegnava sulle belle labbra rosa.
-Mi stai sfidando, ragazzo? Sono andata a caccia e trovo una sfida molto più interessante di un normale cervo. Bene. Sappi che mi sto solo divertendo con te. Domani, al tramonto, fatti trovare sul colle al centro di questo bosco, dove c’è il vecchio ulivo. Bada, se non arriverai in tempo o ti perderai, avrò vinto io.
E con queste parole, la ragazza sparì con un lampo argentato.
Il giovane uomo sgranò gli occhi, rendendosi conto definitivamente di chi fosse quella ragazza.
Aveva sfidato la dea della caccia in persona. Artemide.

↜↝↜↝↜↝↜↝↜↝

La dea camminava avanti e indietro sulla collina, l’erba fresca sotto i piedi nudi. Era irritata, e molto. Era quasi il tramonto, e lui non si era ancora fatto vedere. Sapeva che non avrebbe dovuto fidarsi di un maschio. Erano tutti così disgustosamente volubili. Irrispettosi. Non mantenevano mai la parola data. Era l’ultima volta che si fidava.
Assorta com’era nei suoi pensieri, non sentì alcuni passi leggeri dietro di lei.
-Mia signora?
Si voltò, colta di sorpresa, e incrociò di nuovo degli occhi scuri, caldi, e leggermente divertiti. Non seppe dire perché, ma appena incrociò quegli occhi, il suo cuore immortale cominciò a battere più forte per qualche istante.
-Ragazzo- disse semplicemente, con voce atona, ma in realtà spaventata dalle sensazione che cominciavano a stringerle lo stomaco. Vide un debole sorriso disegnarsi sulle labbra di lui, e si chiese a cosa fosse dovuto.
-Sono qui, come avevate detto- disse lui, avvicinandosi lentamente. La dea abbassò gli occhi e vide che in mano aveva l’arco del giorno prima. Rialzò gli occhi e scrutò per qualche momento il volto maturo e abbronzato del giovane.
-In cosa consiste la sfida, quindi?- Le domandò curioso.
Artemide si voltò e indicò un punto tra gli alberi.
-Appena il sole sparirà e la notte scenderà sul bosco, alcuni uccelli si alzeranno in volo. Dovremo colpirli alle ali, ma non ucciderli, in modo che poi possano guarire. Chi ne colpirà di più vincerà; se uno di noi ne uccide anche solo uno, perderà. Io avrò le mie frecce d’argento, tu le tue.
Il ragazzo ascoltò in silenzio, attentamente.
-E la ricompensa? La cerva alla fine l’ho presa io. La mia famiglia l’ha sacrificata a voi- mormorò il giovane. Artemide si voltò sorpresa verso di lui.
-Hai capito chi sono?- Chiese stupita.
Lui sorrise alzando un angolo della bocca, e i suoi caldi occhi scuri sembrarono avvolgere la piccola figura della dea.
-Non è stato così difficile, mia signora. Una ragazza umana non potrebbe mai andare a caccia. Solo la dea della caccia può.
Artemide osservò per qualche istante il volto serio del ragazzo, incuriosita.
-E allora cosa proponi?
Lui le sorrise, avvicinandosi di qualche passo.
-Se vincerete voi, potrete farmi fare quello che vorrete. Se vincerò io, mi darete un bacio. Solo un bacio, mia dea.
La dea sgranò gli occhi, sentendo le guance colorarsi, diventando calde. Come osava?! Sapeva che lei era la dea della castità! Anche se in realtà un bacio non le avrebbe fatto infrangere il suo giuramento...
In quel momento il sole tramontò, colorando il cielo e la foresta e le montagne di rosso e oro. I due sentirono dei versi, e il giovane ragazzo alzò lo sguardo in tempo per vedere degli uccelli alzarsi in volo nel cielo. Con un movimento fulmineo alzò l’arco, incoccando una freccia, che dopo qualche istante tracciò un arco nel cielo. Un uccello con un grido si abbatté a terra, e la dea trasalì, afferrando l’arco e scoccando una freccia a sua volta.
Entrambi continuarono a colpire i volatili finché gli ultimi non furono troppo lontani; allora, abbassando le armi, il giovane iniziò a camminare velocemente verso il punto dove gli animali erano caduti, scendendo dalla collina. La dea lo seguì in silenzio, fissando la sua schiena, coperta dalla tunica candida.
Pochi minuti dopo arrivarono al luogo dove giacevano gli uccelli, sparsi a terra, tra le felci. Entrambi si misero a contarli in base alle frecce.
Dopo qualche minuto la voce forte del ragazzo raggiunse la dea, in piedi a labbra stretta, intenta a fissare con astio un’uccello morto. Colpito da lei.
-Diciassette, mia signora. Tutti vivi.
Artemide sentì il giovane uomo affiancarsi a lei e osservare la freccia argentata conficcata nel torace dell’animale riverso a terra.
-Avete perso- osservò con voce stupita.
Lei si girò verso di lui, infastidita. Ma qualunque parola rabbiosa potesse uscirle dalla bocca fu fermata dallo sguardo dolce che intravide negli occhi del giovane.
-E voi avete vinto- sussurrò.
Lui abbassò un attimo lo sguardo, per poi rialzarlo e puntarlo negli occhi argentati di lei.
-Se non volete che vi baci, non importa.
La dea arrossì leggermente, abbassando lo sguardo.
-No, non importa- mormorò. -Solo... non ho mai perso.
Il giovane sorrise leggermente, guardando con tenerezza la dea. Sembrava così persa...
-C’è sempre una prima volta- affermò sicuro.
Artemide alzò la testa e guardò il giovane con determinazione.
-Però non ho mai accettato di essere la tua ricompensa- disse all’improvviso, cogliendo il ragazzo di sorpresa.
Osservò le guance di lui impallidire, probabilmente temeva che potesse trasformarlo in un cervo... ma dentro di sé sentiva un sentimento che stava emergendo con forza. La dea pensò per un’attimo a come sarebbe stato sentire le labbra del giovane sulle sue, calde, morbide, e a quel pensiero una vampata di violenti emozioni sconosciute le invasero il petto.
Spaventata da quelle sensazioni, la dea perse il controllo e iniziò a brillare di una luminosa luce argentata. Il ragazzo sgranò gli occhi, indietreggiando di un paio di passi, intimorito dallo sguardo duro e d'argento della dea.
Artemide invece si avvicinò a lui e posò una mano sul suo petto. Il cuore della dea sussultò nel sentire il calore della pelle tesa e liscia di quel giovane sotto alla tunica, calore che la dea della caccia sfruttò per segnare il giovane uomo.
Lui la fissava interdetto, catturato da quegli occhi di fuoco. Sentì la pelle scottare nel punto dove lei teneva la mano, esattamente sopra il cuore. Trasalì per il dolore, che durò un'istante, poi lei ritirò la mano.
Il ragazzo crollò in ginocchio, stringendosi le mani al petto e mordendosi le labbra per non urlare dal dolore.
Aveva il respiro affannoso; alzò i suoi occhi profondi e neri per puntarli in quelli della dea.
-Perché?- Chiese con voce roca.
La dea si sentì tremare al suono di quella voce. Lentamente allungò la mano e tolse quelle del giovane dal suo petto. La tunica candida del giovane era stata bruciata dal tocco rovente della dea. Adesso sulla pelle abbronzata si delineava la figura del muso di un cervo, proprio sopra al cuore.
Il ragazzo sgranò gli occhi.
-Riscuoterai il tuo premio quando ne avrai bisogno. Ora hai il mio marchio: quando andrai a caccia io lo saprò, quando sarai con una fanciulla io lo saprò. Se ne sarai degno, quando sarà il momento, avrai il mio bacio. Ma stai attento: adesso gli altri dei sanno che sei mio e ti osserveranno.
E con queste ultime parole la dea sparì, circondata da fiamme d'argento.
Il giovane rimase a lungo inginocchiato sull'erba morbida. Solo dopo qualche ora si alzò e cominciò a togliere con delicatezza le frecce d'argento dagli uccelli ancora vivi, con un sorriso sul volto.
Ventiquattro occhi, dal cielo, sull'Olimpo, lo osservavano, cercando di capire come fosse riuscito a fare breccia nel cuore della dea.

↜↝↜↝↜↝↜↝↜↝

Il cuore gli batteva così forte che pensava che persino Zeus potesse sentirlo dall'Olimpo. Sapeva benissimo che si stava avvicinando la sua ora. Provava solamente dolore nel lasciare la sorella così piccola senza un fratello più grande. Ma quando era partito per la guerra, per salvare la sua famiglia, sapeva che sarebbe potuto succedere.
Il giovane socchiuse gli occhi neri, osservando il soffitto della tenda dei medici. Una lacrima gli scivolò lungo la guancia, nel ricordare cosa era accaduto.
Nella battaglia uno spartano aveva conficcato la sua lancia nel suo petto, trapassando l'armatura. La punta di ferro aveva trapassato la carne ma nonostante questo il marchio di Artemide era intatto. Perfetto e bellissimo.
Ricordava la faccia del guaritore quando l'aveva visto. Sconvolto. Stupefatto. E presto la voce che la dea l'avesse marchiato aveva raggiunto ogni singola persona dell'esercito, soldato semplice o comandante.
L'uomo richiuse le palpebre per cercare di dissipare il velo di lacrime che gli era salito agli occhi nel ricordare la dea. Bellissima ed eterea. Ricordava ancora i suoi capelli ramati che le circondavano in morbide onde il viso a cuore, i lineamenti affilati, la pelle candida, come se non fosse passato un anno dall'ultima volta che l'aveva vista.
Il suo cuore mancò un battito e il giovane si sentì trafiggere da una stilettata di dolore.
Lui l'amava. E adesso stava morendo. Non l'avrebbe mai più rivista.
Una voce sottile e severa e dolce si insinuò nella sua mente, spazzando via tutti i suoi pensieri.
-Sei stato fedele come ti avevo chiesto.
Una mano morbida, piccola e profumata andò ad accarezzargli la fronte sudata. Il giovane cercò disperatamente di aprire gli occhi a quella voce, ma la dea non glielo permise.
-Chiudi gli occhi, mio eroe.
-Mia signora- soffiò lui, lottando per disubbidire alla sua dea e guardarla per un'ultima volta.
-Tieni gli occhi chiusi- ripeté lei con dolcezza. Un sorriso increspò le labbra del giovane, che si arrese.
-Sì, mia dea. Perché siete qui?- Chiese con immensa tristezza dopo qualche istante di silenzio.
Artemide rimase in silenzio, osservando il suo volto pallido. Stava lottando contro Ade da ore, ed era esausto. Istintivamente posò una mano sul suo petto, dove l'aveva segnato, dove era stato ferito, e il ragazzo si irrigidì dal dolore. Ma nessun lamento uscì dalle sue labbra.
-Ti sei già dimenticato?- Mormorò la dea, delusa.
Lui sorrise, e la dea sentì sotto alla mano una risata far tremare il suo il petto.
-Come potrei dimenticare di aver battuto la dea della caccia?
Artemide sorrise, sedendosi sul bordo della branda, poggiando la schiena contro il fianco muscoloso e vibrante del ragazzo. Per una volta, il contatto con un maschio che non fosse uno dei suoi famigliari non la inorridì.
-Non saprei.
Restarono entrambi in silenzio, mentre la dea accarezzava i capelli morbidi del giovane.
-Mia dea- sussurrò lui dopo qualche minuto.
-Sì?
-Posso toccarti?
Artemide respirò bruscamente a quella domanda. Chiuse gli occhi, le guance arrossate. Aveva la pelle d'oca.
-Sì- sussurrò.
Lentamente, il ragazzo aprì gli occhi. La prima cosa che vide fu il braccio esile e candido della dea accanto al suo viso. Con una smorfia di dolore si alzò lentamente sui gomiti, sotto lo sguardo preoccupato della dea.
Appena incrociò gli occhi argentati di lei, si paralizzò, stupefatto.
Sgranò gli occhi, e incurante del dolore si mise seduto, osservandola, incredulo.
Artemide abbozzò un sorriso, imbarazzata.
-Sto tanto male?- Chiese con voce timida.
Il ragazzo scosse la testa.
-Siete bellissima- mormorò.
Ed era vero. La dea indossava un’ampia, dorata tunica che creava un’effetto armonioso con i suoi lunghi capelli rossi raccolti in una treccia. Ed era... grande.
Era cresciuta. Era... una donna.
Se l’ultima volta che era apparsa al giovane sembrava una ragazzina, adesso sembrava una donna. Era alta e slanciata, aveva un sorriso perfetto e il suo corpo era più maturo. Era ancora più bella.

Lei sorrise, arrossendo. Era cosciente che non si stava comportando come sempre, ma se avesse voluto non avrebbe potuto. Lei non disprezzava quel giovane che le aveva rapito il cuore.
-Sono venuta per la tua ricompensa- disse timidamente.
Lui sorrise.
-E non sapete cosa fare- concluse con un sorriso.
La dea lo fulminò con lo sguardo, ma sorrideva.
-Esatto, ragazzo.
Lui rise debolmente, incurante del dolore che sentiva in tutto il corpo. Allungò il braccio e circondò la vita della dea, tirandola dolcemente a sé. Lei oppose resistenza, spaventata da quel contatto, ma lui la tranquillizzò con un sorriso.
-Stai tranquilla- mormorò.
Artemide posò le mani sulle spalle del ragazzo, cercando di non tremare. Lui era così... possente rispetto al suo piccolo corpo. Lo sentì chinarsi finché i loro volti furono a pochi millimetri di distanza; osservò gli occhi neri dell’uomo, ci si perse dentro.

-Chiudi gli occhi- sussurrò lui.
Il suo fiato scaldò le guance della dea, provocandole piccoli brividi lungo le braccia. Obbedì.
E un secondo dopo le labbra morbide e curiose del ragazzo furono sulle sue. La prima reazione che Artemide ebbe fu di rifiuto. Cercò di allontanare l’uomo da sé, ma lui glielo impedì, stringendola ancora di più. La dea aveva il volto in fiamme, riusciva a sentire il battito forsennato del suo cuore immortale mischiarsi a quello di lui, riusciva a sentirlo sotto le sue mani, attraverso i loro corpi che aderivano l’uno all’altro.
Le labbra di lui fecero schiudere quelle di lei, e in un secondo la dea si ritrovò con le braccia attorno al collo del ragazzo, avvolta in uno stretto abbraccio. Era la prima volta che baciava qualcuno, che provava sensazioni così intense. Sentiva il respiro affannoso, e non voleva smettere di baciare quel ragazzo di cui non sapeva neanche il nome. Non voleva allontanarsi da lui; voleva solo lui.
Il bacio si fece più profondo, più voglioso, mentre le loro lingue si incontravano e con cautela lui si sdraiava sulla branda, tenendo sopra di sé la dea. Artemide infilò le dita nei capelli neri del ragazzo, accarezzandoli, scendendo poi lungo il petto, slacciando istintivamente il nodo che teneva la tunica di lui allacciata su una spalla.
-Sei mio- mormorò, sentendo sotto le dita il marchio che un anno prima gli aveva imposto.
Lui sorrise, scostandosi da lei per un’attimo e osservandola.
La dea aveva i capelli arruffati, le guance rosse, un sorriso le illuminava il volto e i suoi occhi argentati brillavano.

-Sono tuo- mormorò.
Poi sentì una fitta di dolore al petto, e in un’istante si ritrovò a tremare e a respirare affannosamente.
Tremava sempre più forte, e la dea vide la consapevolezza nei suoi occhi neri.
-No- mormorò, con il cuore in gola.
Lui chiuse gli occhi, per poi riaprirli con fatica. Il respiro usciva dalla sua bocca in rantoli spezzati, e Artemide fu colta dal panico. Si tirò su, sedendosi sul bacino del ragazzo e prendendogli il volto tra le mani, china su di lui.
-Ti prego, non morire- sussurrò disperata.
Lui riaprì gli occhi con immensa fatica, e allungò una mano ad accarezzarle la guancia.
-Sono tuo, mia dea, non mi dimenticarlo mai. Ti amo- sussurrò con le lacrime agli occhi, la vista offuscata, ma non dal pianto.
Artemide si chinò sul giovane, consapevole che la ferita era troppo grave persino per lei.
-Ti amo- sussurrò, e lo abbracciò, baciandolo ancora e ancora, e lui rispose al bacio finché ebbe la forza di farlo.
Poi la vita abbandonò il giovane e scese nell’Ade, lasciando un cuore felice e spezzato e immortale a girare nei boschi, cercando inutilmente tra le ombre degli alberi i due occhi neri che l’avevano stregato.


 

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AnGoLo DeLl'AuTrIcE:
Ciao a tutti quei misericordiosi che hanno deciso di venire a leggere qui! XD
Allora, non so come mi sia venuta questa idea!! Ringrazio tanto heart e Wings per avermi aiutata a finarla, già che ci siamo lo dico ora ^^
Non so com'è uscita... so solo che mi sembrava un'idea carina. Spero vi sia piaciuta... fatemi sapere!! Voglio taaaaaante recensioni, è la prima one shot che scrivo!
Un bacio!

   
 
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