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Autore: Shirokuro    17/11/2013    1 recensioni
{ onesided!ferriswheelshipping/onesided!chessshipping | one-shot di 920 parole circa | triangolo | triste }
Anita seguiva con lo sguardo le parole al vento di N, mentre Alcide la guardava soffrire. Non era giusto, affatto, non voleva che la sua dolce - per modo dire, Anita era forte e nemmeno tenera come il pane - sorellina versasse lacrime amare per colpa di quel ragazzo egocentrico e troppo egoista per accorgersi del male fatto alla castana.
«Per Arceus, voltati N!» gridò la ragazza una volta che fu comunque troppo tardi. Eccole, quelle gocce dolenti che fanno male all'anima e a chi ti vuol bene, quelle matite bollenti che rigano delicatemente dei visi troppo belli e privi di difetti, così crudeli eppure inevitabili.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Touko, Touya
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Videogioco
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Piccolo promemoria per tutti: se per far pace con me m'inviate via Whatsapp il background della partenza di N, chiudete le finestre nel raggio di cinque metri. Potreste aver bisogno d'aria in mezzo alle mie lacrime. Voi non sapete quanto ami quel passaggio del videogame, non lo sapete davvero cosa voglia dire per me. Così, dopo un breve ascoltarla, ho piazzato il cellulare - si trova ancora qui - accanto al portatile con la simpatica canzoncina che più malinconica non ce n'è, aprendo Wordpad e scrOvendo questa roba. Forse è il mio miglior scritto dopo la shot su Ornella - vado fiera di quello scritto, dopottutto. 
Facciamo un quadro della situazione. Iniziamo alle ultime parole di Natural, la sua partenza, senza citare le sue parole. La prima cosa che noterete sarà sicuramente che ci sono sia Anita che Alcide: ho adottato una sottospecie di Licenza poetica ù.ù Poi, a volte leggerete sorellina, nonostante affermi che siano gemelli; questo perché Alcide si ritiene anche in quel momento più in alto di Anita. Alla fine ci saranno riferimenti ai videogiochi, questo perché volevo riprendere il contesto. Se ve lo chiedete, no, ad N non piace nessuno tranne i Pokémon visto che è Pokéfilo. Durante la lettura consigliato il tema musicale suddetto.
Chiariti questi punti a cui tenevo, auguro vivamente buona lettura.




Anita seguiva con lo sguardo le parole al vento di N, mentre Alcide la guardava soffrire. Non era giusto, affatto, non voleva che la sua dolce - per modo dire, Anita era forte e nemmeno tenera come il pane - sorellina versasse lacrime amare per colpa di quel ragazzo egocentrico e troppo egoista per accorgersi del male fatto alla castana.
«Per Arceus, voltati N!» gridò la ragazza una volta che fu comunque troppo tardi. Eccole, quelle gocce dolenti che fanno male all'anima e a chi ti vuol bene, quelle matite bollenti che rigano delicatemente dei visi troppo belli e privi di difetti, così crudeli eppure inevitabili. Sicuramente Anita voleva sprofondare nelle viscere della terra, dimenticare quel figlio di folli piani il prima possibile; ma come lasciar alle spalle quel amore che hai vissuto intensamente e che ha segnato la tua adolescenza e l'importante viaggio intrapreso per la prima volta? Quell'avventura che l'ha portata a soffrire e sognare, come abbandonarla a memorie perdute? 
Il gemello, d'altro canto, non si sentiva meglio. Sentiva singhiozzi rimbombare nelle mura ormai distrutte del Castello cha ha permesso le tragedie appena accadute. Strinse i pugni furioso con quella figura ormai scomparsa su Reshiram, ma non avrebbe versato nemmeno una lacrima. Non le meritava, né le sue, né quella dell'amata sorellina. Non importava quante volte le avesse detto d'odiarla, quante volte avessero litigato o quante volte se le erano date di santa ragione: voleva un bene dell'anima ad Anita e non poteva sopportare il dolore di vederla in quelle condizioni. 
Mosse incerto un passo, mentre Anita gridava per la disperazione. A cosa era servito tanto lavoro? Nemmeno Ghecis aveva tutta quella forza che mostrava. Faceva male doverla vedere in quello stato pietoso.
«Ti prego, Dio! Arceus, fallo tornare indietro! Non farlo allontanare, ti scongiuro!» gridò tra gli ansimi. Il ragazzo odiava lasciar cadere quella lacrima, ma era per lei, non per N. Non li aveva dei sentimenti? Almeno gli occhi, come poteva non essersi mai accorto del sentimento malsano dell'Allenatrice? Il rumore che testimoniava tutto il dolore che provavano s'intensificava, tra le grida di Anita e il suo cadere in ginocchio piena d'amor distrutto. 
Alcide sgranò gli occhi furioso e indescrivibilmente ferito. Lei non poteva essersi abbassata a tale livello, non la sua sorellina, non la sua gemella, non Anita. Strinse i fianchi della ragazza appena si portò al suo livello, unendosi in quel pianto orribile. Perché la ragazza che amava più di tutte doveva morire spiritualmente in quella maniera? La loro storia non era una qualsiasi, era un dramma con tanto di morte, un poema che parlava di morte e distruzione, di delusione e cuori spezzati.
La ragazza si sentiva soffocare dal suo pianto, tossendo malamente. La sua bellissima persona, anima purissima, occhi brilantissimi color mare, tutto quanto, tutto rovinato, gettato in un abisso senza ritorno; speranze distrutte e delusioni sempre maggiori. Perché il suo grande amore, la sua ossessione, il sogno più recondito, doveva abbandonarla così, con la possibilità di non poterlo più incrociare? Ogni sorriso si era spento.
Premette sulle braccia del gemello sperando di confontarlo, nonostante quella visione crudele. Ingogliava le sue stesse lacrime, temeva che d'ora in poi sarebbero state il suo unico modo di dissetarsi, che quel rubinetto aperto a tradimento non si sarebbe potuto riparare. 
Come in ogni favola, ci deve essere un lieto fine, gli ripetevano prima di chiudere uno di quei libri mai finiti. Sua madre e suo padre li avevano cresciuti così, insegnando loro il bene del mondo e augurandogli di averne altrettanto. Quelle dolci parole non erano bugie, il problema era che la loro non era una favola, era un romanzo, scritto da mani sadiche e crudeli. La loro colonna sonora erano lacrime e sudore sprecato caduto per terra, Pokéballs che rotolavano senza meta su quel marmo rovinato, cadute e ruzzoloni futili. Troppo poco da perdere, ma tutto perduto.
La vita atroce gli aveva riservato il bad ending peggiore, raggiungibile solo se si avevano tutti i premi e se si battevano record fatti da un Destino doppiogiochista; la più traumatica delle sorprese, a loro. Tra tutte le anime, loro.
«N» urlò ancora dopo una pausa riempita da troppo dolore. Si doveva fare coraggio, ora più che mai, ma ne aveva fin troppo. Richiamò quel nome ancora, ancora e ancora, fino a restare con un fil di voce, che dedicò ad Alcide.
«Perché a noi?» quell'interrogativo posto tante volte in quel piccolo lasso di tempo. Una questione senza alcuna risposta, anzi, solo una: perché erano alla ricerca dei giusti ideali, perché volevano battere la verità, raggiungere l'apice dell felicità tramite una ricerca che andava contro quello che il mondo definiva crudelmete "verità". Entrambi strinsero le loro rispettive prese, provocando solo ulteriore dolore all'altro. 
Alcide sprofondò nell'incavo del collo della gemella, sentendo il battito irregolare e il respiro affanato e faticoso. Provava un dolore immane nel vederla così, indifesa come mai.
«Non lo so, non lo voglio sapere, cazzo» imprecò lui «Noi abbiamo fatto quello che gli altri si aspettavano da noi! Non ci meritiamo tutto questo». Sapeva che lei non intuiva minimamente la ragione di questa delusione da parte del fratello. Non sapeva quanto l'amava, quanto desiderava poterglielo dire, che quelle lacrime fossero quanto meno per lui se proprio dovevano essere versate, che quel mostro senza sentimenti per lui poteva morire.
Eppure, mentre osservava la sua sorellina allontanarsi di corsa verso l'uscita con in mano la sfera bicolore e tentare disperatamente di raggiungerlo, non fece altro che tirare un pugno al marmo bianco e nero, restando in quel mondo monocromatico in un lago di lacrime e tristezza.
   
 
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