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Autore: KindOfMadness    17/11/2013    0 recensioni
I corridoi del McKinley erano così frustranti, ognuno si aspettava qualcosa da me che probabilmente non sarei mai stato in grado di dargli.
Ero considerato da sempre una specie di macchina dedita ai touchdown, uno di quei ragazzi modello che i nuovi arrivati cercavano di imitare.
Mi bastava indossare uno di quei soliti sorrisi finti chiusi dentro un armadio per far credere che in quelle vesti fossi a mio agio, per far credere che quei vestiti su misura che mi venivano cuciti addosso mi stessero davvero bene.
Ti amo Rachel, ma devo dirti addio.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Finn Hudson, Rachel Berry | Coppie: Finn/Rachel
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Can you be my nightingale?

prologo
I corridoi del McKinley erano così frustranti, ognuno si aspettava qualcosa da me che probabilmente non sarei mai stato in grado di dargli.
Ero considerato da sempre una specie di macchina dedita ai touchdown, uno di quei ragazzi modello che i nuovi arrivati cercavano di imitare.
Mi bastava indossare uno di quei soliti sorrisi finti chiusi dentro un armadio per far credere che in quelle vesti fossi a mio agio, per far credere che quei vestiti su misura che mi venivano cuciti addosso mi stessero davvero bene.
Avevo cominciato a cantare al Glee club della scuola, non ero molto positivo a riguardo. Non sono mai stato appassionato alla musica, l’unica mia passione a riguardo era suonare la batteria.
Ma era strano, come se quei ragazzi avessero qualcosa da comunicare al mondo, qualcosa di estremamente delicato e impercettibile, trasmissibile solo attraverso le parole di qualche canzone e l’espressività che li accompagnava e forse anche io sentivo di dover comunicare qualcosa.

 

“Cara Rachel,
Riuscivo a sentire ancora il gusto del tuo lucidalabbra alla ciliegia sulle mie labbra, i tuoi capelli castani impigliati tra le mie mani senza volerti lasciare andare.
Eri stata tu a baciarmi, ti sentivi in colpa perché per tutti quanti qua a scuola ero il fidanzato storico di Quinn Fabray, il capitano delle cheerleader naturalmente. Quello che non sapevi è che non aspettavo altro da giorni, ormai.
Non volevo deludere le aspettative degli studenti, dei professori, del coach. Era già stato un colpo abbastanza grosso essere entrato a far parte del glee club, un colpo per tutti, anche per me stesso.
“Rachel!” ti dissi intravedendoti alla fine del corridoio, tu alzasti la testa e mi guardasti negli occhi per poi cambiare frettolosamente direzione per evitarmi, mi ricordo, anche se ci saremmo dovuti vedere a momenti nell’aula di canto.
Un sorriso mi si dipinse sul volto, eri così ingenua a volte; avrei voluto venire a parlarti, prenderti la mano e accompagnarti per i corridoi, vedere un sorriso sereno dipinto sul tuo volto senza che tu debba preoccuparti di prendere una granita in faccia da un momento all’altro.
“Hei capitano!” disse la voce di Quinn, alzai lo sguardo dal pavimento e vidi la bionda cheerleader dal viso perfetto venire verso di me “Quinn” risposi fingendo uno di quei sorrisi che ormai ero esperto a indossare.
Allora, che fai oggi? Casa mia è libera!” mi disse lei facendo spuntare un sorriso che la diceva lunga sul suo viso, “No Quinn, devo andare al glee club! Sono impegnato” le risposi forse un po’ troppo duramente, “Ah già, dimenticavo che ora stai con quegli sfigati anche tu!” mi disse, “Già, adesso sono anche io uno sfigato. Una cheerleader così popolare come te non dovrebbe stare con uno come me” le dissi sarcasticamente.
Una smorfia di fastidio si impadronì del suo viso “Se è uno dei tuoi modi contorti per scaricarmi, basta dirlo” disse la biondina “E’ uno dei miei modi contorti per scaricarti, allora” le risposi, i suoi occhi di fuoco mi incenerirono quasi e voltandosi proseguì a passo svelto verso l’uscita della scuola.
Mi ero tolto un enorme peso da sopra le spalle, avevo appena fatto un passo avanti.
Entrai svelto nella sala di canto, consapevole di essere in ritardo di qualche minuto “Scusi Prof Schuester!” dissi dirigendomi velocemente verso il mio posto, a fianco a Kurt in seconda fila.
Professore, vorrei cantare una canzone” disse improvvisamente la tua vocina sottile mentre alzasti la mano, “Fai pure Rachel!” disse il professore sorridendoti, andandosi a sedere al tuo posto per potersi godere l’esibizione.

“When I was younger
I saw my daddy cry
and cursed at the wind,
he broke his own heart
and I watched
as he tried to re-assemble it,
and my momma swore
she would never let herself forget
and that was the day that I promised
I’ve never sing of love
if it does not exist.”

I tuoi occhi sembravano sempre illuminati da un barlume di speranza ogni volta che le tue mani delicate stringevano un microfono, spesso chiudevi gli occhi quando cantavi, ci mettevi cuore ed anima, si poteva percepire.
Ti piaceva rinchiuderti in un mondo tutto  tuo attraverso quella voce che mi faceva girare la testa, affrontavi ed esageravi quegli acuti come solo tu sapevi fare.
Giurai di aver visto quei tuoi occhi inumidirsi, una lacrima quasi ti scese sul volto ma non potei fare nulla, bloccato al mio posto dall’altro lato dell’aula.
Me lo ricordo, riuscisti a finire la tua canzone giusto in tempo allo scoccare dell’ora, quando quella fastidiosa campanella prese a suonare per due minuti buoni.
“Rachel aspetta!” dissi quasi rincorrendoti questa volta, “Aspetta” dissi riuscendo a bloccarti una volta per tutte, ti piaceva scappare, eh?
Incrociasti le braccia al petto senza proferire parola, i tuoi occhi lasciavano intendere che non avevi tempo né voglia di farti prendere in giro da uno come me.
Mi avvicinai un’altra volta alle tue labbra per sentire quel gusto di ciliegia un’altra volta, te lo ricordi? Provasti addirittura a fermarmi.
Finn, no! Io non sono la ruota di scorta di nessuno!” mi dicesti a pochi millimetri dalle mie labbra, “di che parli?” ti risposi, “Pronto? Quinn” rispondesti quasi infastidita “L’ho appena lasciata, voglio te Berry” dissi incollando nuovamente le mie labbra alle tue, potevo sentirle incurvarsi in un sorriso.
Sognavamo una vita insieme, ci giurammo che saremmo stati l’uno la casa dell’altro; non importava dove né come.
Saremmo andati a Broadway dove tu avresti sfondato in qualche musical di quelli che amavi tanto, avresti seguito le ombre di Barbra Streisand come non perdevi mai occasione di ripetere, io avrei sfondato nel football diventando uno degli atleti più rinomati degli stati uniti; una volta stanchi saremmo ritornati in Ohio, io avrei insegnato al McKinley e tu mi saresti stata accanto per tutto il tempo.
Avrei ripercorso quei corridoi che per tutti questi anni mi hanno intimorito, avrei osservato i nuovi studenti e avrei cercato di farli emergere per ciò che sono, avrei cercato di fare tutto quello che nessuno ha fatto per me.
Voglio ringraziarti per riuscire ad essermi stata accanto in tutti questi anni, per avermi rialzato anche quando stavo crollando, per aver creduto in me anche quando nessuno sembrava farlo.
Grazie per tutte quelle volte che sei riuscita a riscaldarmi tra le tue braccia, con la tua voce, con i tuoi occhi anche quando mi sentivo congelato anche dentro.
Promettimi che non abbandonerai i tuoi sogni, che continuerai a inseguirli senza perderli mai di vista e che riuscirai a raggiungerli un giorno.
Non lasciare che quella linea irraggiungibile che tanto ti spaventa rimanga tale, non lasciare che quel limite immaginario che sembra andare più veloce di te rimanga irraggiungibile, aumenta il passo e affrontalo.
Competi con te stessa, con gli altri, combatti per raggiungerla quella linea, anche se io non sarò più al tuo fianco.
Ti starai chiedendo cosa voglio dire con questa frase, forse.
Beh, è arrivato il momento di separarci.
Ti chiedo scusa perché non sono stato abbastanza forte da continuare, ti chiedo scusa perché ti sto lasciando da sola in un posto fin troppo pericoloso e pieno di delusioni, ti chiedo scusa perché ti sto togliendo una casa in cui saremmo potuti essere felici insieme.
Scusa Rachel, ti amo più della mia stessa vita.
Addio.

Finn.”

 
  
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