Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: readingsmydrug    17/11/2013    2 recensioni
Justin Bieber è un diciannovenne come tanti altri... o forse no? Da un po' di giorni si trova sempre davanti una misteriosa ragazza che prenderà un ruolo fondamentale nella sua vita. Soprattutto perchè sarà lei a spiegargli che in realtà non è un normale dociannovenne come lui crede, è molto di più, è destinato a salvare il mondo da un incombente pericolo che minaccia di distruggere la Terra.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chaz, Justin Bieber, Ryan Butler
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CHAPTER 1.


Imbucai l’ultima pallina, che rotolò in fretta verso il lato del tavolo facendo luccicare la vernice nera di quest’ultima.
Alzai le braccia al cielo, esultando per la vittoria, tenendo stretta in un pugno la stecca che mi aveva portato alla vittoria.
“Justin, vai al diavolo!” sbraitò Ryan gettando i soldi che mi doveva sul tavolo da biliardo verde sfavillante, sfavillante quasi quanto la stropicciata carta moneta che vi stava appoggiata sopra.
Sorrisi e la presi infilandola velocemente nella tasca dei jeans.
Afferrai il mio boccale di birra dopo aver appoggiato la stecca al bordo del tavolo e ne bevvi un buon sorso, poi lo appoggiai anch’esso sul tavolo per voltarmi prima a destra e poi a sinistra, scrutando con attenzione le persone nel locale per cercare il mio amico Chaz, inumidendomi le labbra con la punta della lingua e assaporando fino in fondo quel sorso di birra mischiato al dolce gusto della vittoria.
La stanza era abbastanza grande, l’atmosfera per lo più chiassosa, la musica si sentiva a malapena a causa dalle risate di uomini troppo ubriachi per rendersi conto di star raccontando alla persona sbagliata con chi era andato a letto la sera prima.
I miei occhi si fermarono al bancone in legno laccato che si trovava a sinistra del locale, davanti ad esso erano sistemati degli sgabelli dal cuscinetto in pelle rossa, sorretti da un’unica gamba lucida e argentata che si piantava fissa nel pavimento piastrellato, erano quasi tutti occupati, tranne uno dal quale gocciolava un liquido sconosciuto, decisi di non provare a immaginare che cosa fosse.
Storsi il naso mentre una nuvola di fumo mi copriva la vista.
Iniziarono a bruciarmi gli occhi, li strizzai cercando di non pensare all’odore di tabacco che mi stava circondando, controllai chi era stato così gentile da soffiarmelo in faccia, pronto a tirargli un cazzotto, quando notai con grande piacere che invece era una ragazza dalle curve sinuose. Indossava un attillato vestitino in pizzo rosso, i capelli lunghi e dorati le cadevano morbidi sulle spalle, fino ad appoggiarsi al suo seno che strabordava dalla scollatura decisamente troppo azzardata.
Mi fece l’occhiolino, poi mi mandò un bacio, e desiderai che quel lucidalabbra rosa glitterato finisse sulle mie labbra, che ora si erano seccate del tutto. Attribuii la colpa di quei pensieri all’alcool delle tre o quattro birre che avevo bevuto, in un altro momento quel gesto mi avrebbe fatto storcere il naso. Mi inumidii nuovamente la bocca mentre la ragazza spariva sculettando dietro la porta che conduceva al piano superiore dell’edificio, esattamente un secondo prima che l’uomo ubriaco che avevo intravisto minuti prima vi sbattesse contro, spinto da quello a cui aveva raccontato la sua avventura sessuale, e che, evidentemente, non aveva gradito molto.
Alzai gli occhi al cielo, tornando poi a posarli sugli sgabelli rossi, dietro al bancone c’era un uomo che ricordava decisamente un enorme armadio a doppia anta. Era completamente pelato, la sua testa luccicava come le palline da biliardo che poco prima mi avevano fatto vincere tanti bei soldi. La sua pelle era marchiata da un sacco di tatuaggi, che arrivavano fin dietro le minuscole orecchie. Indossava una camicia di seta grigia scura con i primi due bottoni slacciati, al collo portava una collanina d’argento. Stava versando un cocktail di un colore verde acceso ad una ragazza seduta di fronte a lui: portava i capelli neri e lisci, raccolti in una coda alta. La sua pelle sembrava d’alabastro, non un filo di trucco rovinava il suo volto, delle ciglia lunghe e nere facevano da contorno a due splendidi occhi azzurri intensi e allo stesso tempo pungenti e freddi come il ghiaccio. Indossava un paio di shorts neri e una canottiera dal colore che non riuscii a definire, sembrava grigia mista ad un verde militare, ma che comunque era poco visibile perché coperta da una giacca in pelle nera che le arrivava fino a metà busto. Ai piedi fui sorpreso di trovare due anfibi neri e infangati invece che un paio di scarpe laccate dall’alto tacco a spillo. Feci per tornare ad ammirare il suo volto, ma notai con sorpresa che mi stava fissando. Prima che potessi sorriderle ammiccante, la tozza faccia di Chaz mi si parò davanti con un sorrisone mezzo storpio e gli occhi marroni un po’ più aperti del normale. Puzzava d’alcol.
Voltai la testa di lato per non dover sentire il suo alito pesante, piazzandogli una mano aperta sulla faccia e allontanandolo dalla mia.
“Chaz! Dove diavolo eri finito?” lo rimproverò il mio amico che stava pulendo la sua stecca alle mie spalle, lo fissò con sguardo severo. Al contrario della ragazza seduta al bancone, gli occhi di Ryan, seppure anche loro azzurri, sembravano più caldi, il suo sguardo era più rassicurante e dolce rispetto a lei, nonostante ora fosse arrabbiato con Chaz.
“Già! Ti sei perso una vittoria colossale.” Aggiunsi guardando vittorioso l’amico dietro di me, che mi mostrò allegramente il suo dito medio.
“Beh... Io...” farfugliò qualcosa di praticamente incomprensibile, con mezze parole mangiate e altre del tutto inventate. Io e Ryan ci scambiammo un’occhiata d’intesa.
“Okay, hai bevuto un po’ troppo.” Dissi posandogli una mano sulla spalla. Lui barcollò all’indietro per un istante, poi recuperò l’equilibrio.
Una ragazza con un vestitino terribilmente corto (probabilmente una maglia tirata fin sotto al sedere) fece una specie di semi-agguato a Chaz, saltandogli alle spalle e avvinghiandosi al suo collo emettendo un verso che interpretai come un ‘meow’ abbastanza tremolante e decisamente troppo acuto per assomigliare neanche lontanamente al miagolio di un gatto...
Anche lei puzzava di alcol, forse più del mio amico, che aveva i capelli castano chiaro incollati alla faccia per colpa del sudore, le sue lentiggini quasi non si intravedevano più a causa del rossore sulle sue guance grassocce. Mentre la ragazza lo strattonava, il colletto bianco della camicia di Chaz si allargò e lasciò intravedere sul suo collo un livido attorniato da un rossetto fucsia. Gentile da parte della ragazza lasciargli un piacevole ricordo della serata, ma ora era il caso di riportarlo a casa.
Mentre i due conversavano usando versi che andavano dal nitrire all’abbaiare, la rissa che poco prima era scoppiata tra l’ubriaco e l’altro tizio si era allargata e ora c’erano almeno otto persone che si pestavano a caso, mentre alcuni omoni della sicurezza cercavano di riprendere la situazione in mano e far tornare il locale in ordine.
Un poveretto che stava cercando di raggiungere l’uscita fu afferrato per le braccia da due tizi decisamente poco lucidi, che lo lanciarono con tutta la forza che avevano in corpo verso di noi.
Ci scansammo di scatto (Chaz e la sua pseudo ragazza con qualche secondo di ritardo) e il malcapitato finì a pelle di leone sul tavolo da biliardo con un tonfo sordo. Lo sentii gemere dal dolore.
“Oh, grandioso!” imprecai, guardando il mio boccale di birra in frantumi per terra in mezzo a una pozza appiccicaticcia dai riflessi ambrati.
Poi mi ricordai dell’uomo che avevano scaraventato sul tavolo e raggiunsi Ryan per aiutarlo a rialzarsi.
“Usciamo di qui, prima che la cosa degeneri!” urlò Ryan per farsi sentire sopra il caos generale.
“Davvero, Ryan? Più di così?” dissi indicando un tizio che cercava di sferrare pugni alle persone che aveva intorno, senza però alcun risultato. Sembrava se la stesse prendendo con qualche mosca che gli ronzava attorno. Ed era anche abbastanza incazzato. Stava imprecando verso qualcuno che però, molto probabilmente, vedeva solo lui... magari una mosca.
Chissà se entro la fine della serata ne avrebbe presa una per davvero, mi ritrovai a pensare prima di afferrare per un braccio Chaz e trascinarlo fuori da quel manicomio.
Appena prima di uscire diedi un fugace sguardo agli sgabelli rossi e argento del bancone, la ragazza dai capelli corvini era sparita.









 


BUOOOOONAZERA C:

Oddio che cosa figa, sono tornata nel mondo di EFP *^* cxcvbnmmhgfjhgf
Mi è mancato tantissimo çç
Allooooora, diciamo che ho deciso di fare la trasgressiva con questa storia c: nel senso che, come avrete notato, innanzitutto è scritta dal punto di vista di Justin, ossia di un maschio. Ho voluto cambiare, dato che ogni storia che leggo è dal punto di vista femminile, e spero che questa scelta vi piaccia C:
In più ho voluto inserire Justin in un ambito completamente diverso dal suo, ossia non sarà più il famoso cantante che tutto il mondo conosce, ma si troverà a far parte di una storia fantasy wooooo *voci di persone che esultano entusiaste*
No vabbè hahaha è una scelta un po' azzardata, quindi può essere che molte persone non approveranno, io invece spero proprio che vi piaccia perchè ho molte sorprese da inserire in questa storia, tutte per voi :D
Detto questo vi saluto :3

#peace

PS: vi prego di perdonare eventuali errori, ma davvero non avevo la forza di rileggere tutto hahahaha #faccioschifo
  
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