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Autore: applestark    18/11/2013    2 recensioni
Sandy ha 18 anni ed un passato difficile alle spalle. Si è trasferita a Baltimora da poco ed è intenzionata a trovare suo padre, il quale è sparito dalla sua vita senza dirle il motivo.
Jack Barakat è il chitarrista degli All time low, ed è intenzionato a togliersi di dosso l'immagine dell"idiota".
Il loro incontro cambierà un bel pò di cose. Capiranno entrambi che la perfezione non esiste, ed è inutile continuare ad inseguirla.
"Now all I do is sit and count the miles from you to me. Oh, calamity!"
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Gaskarth, Jack Barakat, Nuovo personaggio, Rian Dawson, Zack Merrick
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo XX
 
Sandy
 
Non potevo crederci. Stava davvero per succedere. La mia prima volta. Non riuscivo a figurare il tutto, avevo una paura tremenda. Un’incredibile, brutta, spaventosa paura. Avrei potuto avere una crisi di pianto nervoso/isterico nel giro di tre minuti, eppure Jack sembrava così contento.
Ovvio, gli uomini sono sempre contenti! E poi lui aveva la bellezza di venticinque anni, io invece appena diciotto.
Ero una bimba confrontata a lui, e questo non faceva che aumentare la mia ansia.
Inoltre, ad aggravare il tutto c’era la mia terribile inesperienza e l’inesistente grado di autostima che mi caratterizzava.
Desideravo avere almeno un quarto di tutta l’euforia di Jack, che mi trascinò praticamente dal garage alla sua camera da letto nel giro di mezzo minuto.
Era successo tutto così in fretta! Lui era arrabbiato perché nei prossimi sette giorni sarei partita per l’Irlanda,  avevamo avuto una breve e stupida questione, ci eravamo saltati addosso nella sua automobile e adesso stavamo a casa sua, a un passo dal grande passo. Che gioco di parole.
Sentivo il cuore andare a mille e iniziavo a sudare freddo, per fortuna quel giorno non avevo addosso i mutandoni della nonna, altrimenti ci avrei fatto una figura davvero pessima.
Speravo solo che Jack  fosse quello giusto. Io lo pensavo sin da primo momento, ovvio, che lui fosse il ragazzo adatto a me, però in quel momento tutti i dubbi sembravano riaffiorare alla memoria.
Varcammo l’uscio della porta della camera da letto in silenzio e lui prese a baciarmi con dolcezza prima la fronte e poi le labbra, accarezzandomi i capelli.
Ovviamente a quel suo comportamento pacato e tenero non potevo che rilassarmi un tantino, anche se la paura rimaneva radicata dietro l’angolo.
Con poca convinzione gli accarezzai i capelli scuri e lui mi trascinò a piccoli passi verso il suo letto, dove io avevo portato lui giorni prima dopo la sua sbronza.
Mi sorrise, perché molto probabilmente stava ricordando la stessa cosa, ed io mi sentii felice, infondo non c’era niente di male in quello che andavamo a fare, no?
Purtroppo a causa dei problemi con i miei genitori ero sempre cresciuta come con il terrore che l’amore potesse ferirmi e farmi male, ed io avevo sofferto già così tanto…non ero pronta a un’altra delusione.
-Va tutto bene Sandy?-
Me lo dovevo aspettare che quella domanda sarebbe arrivata, Jack non mi aveva nemmeno ancora tolto il maglioncino di dosso ed io già avevo il viso pallido e gli occhi sgranati di paura.
-C-certo che s-si-
Accennò un dolce sorriso, e si spostò da sopra di me per guardarmi meglio negli occhi.
-Sei sicura? Se ti deve causare tutta questa agitazione possiamo anche rimandare, guarda che non devi sentirti obbligata.-
Ecco, quelle sembravano davvero le parole di un romanzo d’amore, però io volevo davvero lasciarmi andare con Jack!
-No, io voglio…solo che… cioè comprendimi… non sono bellissima come le altre ragazze, sono cresciuta con una strana idea dell’amore a causa dei miei e…-
La mia voce era spezzata, emotivamente instabile com’ero le lacrime lottavano per bagnarmi il volto, ma io avrei tenuto duro. Non potevo piangere, avrei rovinato tutto.
-Sandy, tu sei la ragazza più bella che io abbia mai visto. Il fatto che tu non sia un piatto ammasso di ossa non è punto a tuo sfavore, anzi. Almeno quando ti abbraccio posso sentire di stare davvero bracciando qualcuno!-
Le sue parole mi colpirono, e ovviamente il suo sorriso contagioso lo stesso.
-Quindi, se ti va di farlo lasciati andare. Ci sono io qua, ti amo e anche se prima ti ho detto cose brutte, dimenticale. Io ti amo, solo che a volte ho i miei momenti di rabbia, tipo ragazzina con il ciclo-
Scoppiai a ridere, e immediatamente lo baciai di nuovo.
-Va bene Jackie, adesso però shhhh-  sussurrai sulle sue labbra morbide , e lui mi sfilò prontamente il maglione, baciandomi il collo con tanta dolcezza da provocarmi il solletico.
Il mio battito cardiaco di certo non si era calmato, anzi, però iniziavo a sentirmi amata, nel vero senso della parola.
Con le mie manine esili sfilai via la t-shirt di Jack e notai che aveva un tatuaggio di Jack Skellington, cosa a cui non avevo mai fatto caso prima.
Adoravo quel cartone di Tim Burton, anche se il mio preferito sarebbe rimasto comunque La sposa cadavere.
Un giorno dovevamo assolutamente fare una maratona di Burton, io e lui.
Jack fu sopra di me, e non mi dava per niente fastidio, piuttosto stavo benissimo.
L’agitazione c’era, ma sapevo come tenerla freno.
Cercai di le labbra di Jack e lo baciai con un misto di foga e dolcezza, mentre armeggiava con la zip dei miei jeans scuri, ed io con quella dei suoi di pantaloni. 
Quel ragazzo era così adorabile, e dolce e euforico allo stesso tempo.
Potevo capire esattamente quanto davvero ci tenesse a me, quanto mi voleva, ed era quasi incredibile per me che qualcuno , qualcuno come lui, non desiderasse altro con me.
Il resto venne tutto da se, in un angolo della stanza vi era un ammasso di tutti i nostri indumenti invernali, ed io stavo appurando come Jack ci sapesse davvero fare.
Ovviamente la prima volta non è mai la migliore, ma lui era cauto nei movimenti, dolce nelle parole che mi sussurrava all’orecchio, mentre io ero piuttosto spaventata, ma allo stesso tempo felice perché quelle erano sensazioni completamente nuove per me.
Alla fine mi lasciai andare, e lui mi raggiunse qualche attimo dopo, accogliendomi subito tra le sue braccia  e stringendomi forte forte, come se non volesse farmi andare via mai più.
-Come…come stai?- mi chiese qualche attimo dopo, ed io mi rannicchiai tra le sue braccia.
-Sto…bene, bene. E’ stato bello.- gli sorrisi.-
-Sono felice di essere il tuo primo-
Gli solleticai il braccio con le dita. –Anche io sono contenta che sia successo proprio con te.-
Mi baciò la testa e rimanemmo ancora qualche attimo abbracciati e in silenzio, a volte le parole sono troppo banali per descrivere come ci si sente.
In quel preciso momento capii che cos’era lo “stato di grazia”, e io mi sentivo proprio in quel modo. Come se alla mia vita non si dovesse aggiungere più nulla, perché andava bene così. 
 
Mezz’ora più tardi io ero sotto la doccia a darmi una rinfrescata, quella sera sarei rimasta da Jack, perché in quel momento più che mai volevo passare del tempo con lui. Altri sette giorni e poi sarei andata via, e adesso che avevo scoperto un altro divertente lato dell’amore, ero certa che Jack mi sarebbe mancato il doppio. O il triplo.
Ad ogni modo, dopo essere uscita dalla doccia, mentre asciugavo i capelli , sentivo il cellulare del mio Barakat squillare ogni cinque minuti, come se stesse messaggiando con qualcuno.
Subito mi chiesi di chi si potesse trattare, ma cercai di non farmi venire l’ansia per niente.
Finito di asciugare la mia folta chioma color nocciola uscii dal bagno con addosso solo i jeans e trovai il mio ragazzo con la testa nel suo Iphone, tanto che per avere la sua attenzione dovetti fare dei colpi di tosse.
-Sweetheart- mi disse, lanciandomi subito una sua felpa per non farmi prendere freddo. –Copriti- mi rimproverò quasi e allora io mi sedetti al suo fianco e dopo aver infilato quella maglia che aveva il suo odore gli diedi uno scherzoso colpetto sul braccio.
-Non fare l’antipatico!-
-No no, scusa- disse ridacchiando e mi baciò inaspettatamente sulle labbra.
-Ecco, va meglio-
-Adesso vado anche io a fare la doccia, poi andiamo al McDonald’s- annunciò, felice come un bimbo piccolo.
-Okay, in effetti ho una certa fame-
Mi lanciò un’occhiata e sorrise sornione. –Scusa, non volevo sfiancarti piccola mia-
Spalancai gli occhi. A volte la sua perversione sapeva non avere limiti. –Vai via, subito, ora!- sbottai con un certo imbarazzo, e lui sgattaiolò in bagno in ridendo.
Oh, quel ragazzo mi avrebbe fatta morire un giorno, certamente.
Non appena il getto della doccia iniziò a produrre quel rumore simile alla pioggia che si infrange sull’asfalto, afferrai il cellulare di Jack. Sapevo che quella era una cosa che non si doveva fare, e molto probabilmente Jack si sarebbe anche arrabbiato se l’avesse scoperto, ma la curiosità era il mio punto debole!
Avevo bisogno di sapere chi era che gli aveva scritto quegli sms!
Mi misi seduta a indiano al centro del letto e aprii la cartella dei messaggi. Indovinate un po’ con chi è che si stava sentendo?
Con Alex, che domande!
Mi misi a leggere in fretta e furia i vari sms e spalancai gli occhi, quei due erano dei pazzi, sul serio.
Nel leggere le cazzate che scrivevano non riuscivo a trattenere le risate, ma dovevo riuscirci o Jackie si sarebbe accorto di tutto.
 
“Caro Alexander, io e la mia Sandy ci siamo appena dati da fare” aveva scritto il mio Barakat , e il suo migliore amico aveva risposto “Finalmente. E urlava?”
“Tantissimo, amico!”
E Gaskarth: “Vabbé, il solito buffone. Si sa che tra i due quello dotato sono io…”
Dopo aver letto cose del genere le risate erano a portata di mano, però pensai che fosse meglio chiudere tutto e lasciare stare.
Le amicizie maschili non le avrei mai capite, c’era davvero così bisogno di raccontare certi dettagli intimi?
Jack me l’avrebbe pagata per il suo “Tantissimo, amico”, non gliel’avrei fatta passare liscia.
Come la porta del bagnò si aprì posai il cellulare sul comodino dov’era prima e finsi di stare per appisolarmi con la testa sul cuscino.
-Sandy dormi?- domandò lui, venendomi incontro e sedendosi sul bordo del letto per infilarsi le scarpe.
-No! Stavo solo riposando- mentii.
-Sei sicura?-
-Sicurissima. Oh, sei così profumato-
Lo strinsi tra le mie braccia e gli annusai il collo che profumava di buono.
-Anche tu, i tuoi capelli sono bellissimi-
Ricambiò il mio braccio con dolcezza e mi baciò sulle labbra a stampo, provocandomi un sorriso.
Non potevo mentirgli! Le bugie, anche quelle piccole e stupide, hanno le gambe corte!
-Jackie, prima ho letto gli sms che ti ha inviato Alex- farfugliai e lui si irrigidì, sciolse l’abbraccio e mi guardò male.
-E perché?-
-Perché ero curiosa-
-Mh… okay, ti dirò solo una cosa…-
Spalancai gli occhi, ero pronta alla peggiore delle ramanzine, e invece…
-Ricorda bene che quello dotato sono io, non lui. Non lasciarti influenzare da nessuno eh!-
Gli diedi una pacca sulla spalla e scoppiammo entrambi a ridere, fiu, Jack l’aveva presa piuttosto bene.
 
 
Un’ora più  tardi eravamo seduti entrambi l’uno di fronte l’altro a mangiare cibo spazzatura da McDonald’s.
Jack aveva preso ben tre Crispy McBacon, e io ancora non riuscivo a capacitarmi dell’enormità del suo stomaco. Eppure era un ragazzo piuttosto snello, come cavolo faceva?!
Quanto a me, stavo mangiando il mio adorato McChicken, cercando di non ridere all’espressione buffa di Jackie mentre si ingozzava.
-Come va?- mi domandò con la bocca piena, forse notando che lo osservavo.
Io scrollai le spalle e risposi con un mesto sorriso. Certo, stavo bene! Ma mi sentivo un pochino “strana”, in senso neutro però!
L’avevo fatto con Jack, era successo, e non me ne pentivo per niente, però quell’atto aveva ufficialmente messo fine alla mia pudicizia, no?!
Non era niente di brutto o anomalo, ma per una ragazza complessata come me aveva una certa rilevanza.
-Sei felice Sandy?- chiese ancora, accarezzandomi una guancia con il dorso della mano.
-Si, lo sono. Dovevamo concludere in bellezza  prima che partissi, no?!-
-Infatti. Adesso però mi mancherai ancora di più-
-Anche a me- risposi a tempo record, e lui ridacchiò compiaciuto.
Finii di mangiare il mio panino e bevvi un sorso di Coca cola con la cannuccia dal mio bicchiere, poi attirai la sua attenzione posando una mano sulla sua.
-Questa settimana ci vedremo molto poco, vero?-
-Si, mi dispiace molto ma le prove si stanno intensificando, d’altronde a Gennaio inizia il tour-
Annuii, un pochino dispiaciuta. –Invece io sarò occupata con i lavori per l’immobile che diventerà la mia libreria-
-Tuo padre si è dato subito da fare, non posso che esserne felice-
Jack era piuttosto ostile  nei confronti di mio padre, mi chiedevo quando sarebbe finito quell’odio per lui, d’altronde  era mio padre!
Tenni quel pensiero per me, al fine di non rovinare il tutto.
-Hai pensato a come chiamare questa tua libreria? Non so, qualcosa di meno banale rispetto a “Sandy’s”-
Scossi la testa, non ne avevo proprio idea. –No, devo pensarci- mi limitai a rispondere.
Quando anche Jack ebbe finito di mangiare uscimmo dal McDonald’s , ormai stracolmo di bambini urlanti e fastidiosi.
Mi prese per mano e camminammo a lungo in silenzio, fino a che non lo fermai e lo guardai dritto negli occhi.  
-Ho trovato un nome per la libreria!-
Mi guardò con fare interrogativo. –Quale, piccola?-
-Somewhere in Neverland- risposi, con un sorriso soddisfatto.
Quello era il titolo di una delle canzoni degli All time low che più mi piaceva. Mi faceva pensare a Jack, a me, alle nostre mille peripezie prima di riuscire a trovare la nostra strada.
E io dovevo tutto a quel ragazzo, che con il suo carisma aveva portato un raggio di sole nella mia vita.




*Arriva saltellando* Me molto felice per Sandy e Jack!
Spero vi sia piaciuto il capitolo, vi ringrazio di cuore per le vostre recensioni senza di voi non starei qui a continuare a scrivere! Vi adoro tanto tanto tanto *O*
Adesso me ne vado a studiare storia che domani ho l'interrogazione, buona serata <3
A presto ;)

_stargirl
  
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