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Autore: Shainareth    28/04/2008    6 recensioni
[Mai HiME - anime] Si era già chiesta cosa sarebbe cambiato quando, finito quel maledetto Carnival, aveva potuto finalmente dire addio alla schiavitù cui era stata costretta fin dall’infanzia, per poter rinascere una volta per tutte per quella che era realmente: una ragazza.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akira Okuzaki, Takumi Tokiha
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Piccola nota per Gufo_Tave, se sta leggendo: per "First Children" intendevo Rei Ayanami, non Shinji Ikari (che è invece il Third Children), anche perché paragonare Miyu a Shinji sarebbe come mettere a confronto Yukino e Misato. XD A Misato poi si avvicina molto di più Midori, direi. XP
Ringrazio poi lui, NicoDevil, AtlantisLux, Hinata_chan e Chiarucciapuccia per le recensioni lasciatemi all'ultimo capitolo di HiME Sentai: voi e tutti gli altri lettori siete stati meravigliosi, grazie. ^^





Rinascere

 

 

Ed ecco che accadeva di nuovo.

   Si era già chiesta cosa sarebbe cambiato quando, finito quel maledetto Carnival, aveva potuto finalmente dire addio alla schiavitù cui era stata costretta fin dall’infanzia, per poter rinascere una volta per tutte per quella che era realmente: una ragazza. Mai più, si era ripromessa, avrebbe messo dei pantaloni; o per lo meno non lo avrebbe fatto per minimo sei mesi, poco ma sicuro. Aveva inoltre potuto finalmente indossare, oltre alle gonne, anche della biancheria intima femminile, appropriandosi così del sacrosanto diritto di potersi concedere qualche attimo di vanesia soddisfazione ogni qual volta rifletteva la propria immagine allo specchio, soffermandosi a godere della vista delle rotondità che per lungo tempo aveva dovuto celare, vergognandosi persino di esserne dotata, e che ora invece poteva giustamente ed orgogliosamente far risaltate sotto gli abiti – per quel che l’innata timidezza le permetteva. E se quella novità aveva in parte spaesato persino lei, era stato fin troppo prevedibile che avrebbe completamente spiazzato gli altri, soprattutto chi, a parte le HiME e tutti coloro che erano in qualche modo venuti a conoscenza della situazione durante i crudeli giorni del Carnival, non aveva mai neanche preso in considerazione l’eventualità che lo studente più ammirato delle scuole medie, Okuzaki-kun, fosse invece una ragazza.

   Ed ora che lei e quello che fino a qualche mese prima era stato semplicemente il suo compagno di stanza al dormitorio maschile del Fuka Gakuen, nonché suo migliore amico, Tokiha Takumi, erano tornati dall’America dopo il lieto fine che aveva avuto la brutta malattia cardiaca del giovane, tutti gli studenti che durante la loro assenza erano stati messi al corrente della verità riguardo l’identità di Akira, erano rimasti comunque esterrefatti nel vederla varcare per davvero l’ingresso della scuola non già con l’uniforme maschile, come la kunoichi aveva fatto durante il precedente anno scolastico, bensì con quella femminile, mostrando non solamente di possedere una discreta bellezza anche come ragazza, ma soprattutto coraggio da vendere.

   In realtà, però, nessuno poteva ancora lontanamente immaginare lo stato d’animo con cui, durante la cerimonia d’inaugurazione del primo semestre del secondo anno al Fuka Gakuen, Akira aveva affrontato quella bolgia di sguardi curiosi, accompagnati da osservazioni d’ogni genere ed in taluni casi persino da risolini maligni. Ma lei, la mano stretta in quella di Takumi, si era imposta di ignorare ogni qualsivoglia commento, isolando così la mente dalla comunità che la circondava, per concentrarsi unicamente sulla sua sola forza: la neonata libertà di essere se stessa e di dichiarare al mondo intero che sì, Okuzaki Akira era innamorata di un ragazzo – cosa impensabile da ammettere solo pochi mesi prima, dal momento che, fingendosi un maschio, avrebbe rischiato di compromettere, più di quanto già non facessero le malelingue, la reputazione di Takumi circa il rapporto palesemente ambiguo che li legava.

   Ed ora, dicevamo, la cosa si ripeteva immancabilmente: diversi sguardi la scrutavano, curiosi e silenziosi, con la medesima invadenza che l’aveva già altre volte messa parecchio a disagio in passato. Tuttavia ora c’era una sostanziale differenza rispetto a prima: si trovava nello spogliatoio femminile. E chiunque converrà con la povera Akira che il doversi svestire dinanzi a decine di ragazzine che ti guardano con indiscreta sfacciataggine, benché ve ne fosse qualcuna un po’ più giudiziosa che preferiva spiarla con la coda dell’occhio, non è proprio la cosa più rilassante di questo mondo, anzi. Figurarsi gli sguardi che avrebbe attirato una volta uscita in costume, pronta a seguire la lezione di nuoto insieme agli altri suoi compagni di classe.

   E così, rossa in volto, il capo chino, un asciugamano avvolto attorno al corpo sebbene avesse già indossato il costume intero che faceva parte del corredo dell’uniforme scolastica del Gakuen, Akira chiuse il proprio armadietto ed uscì in silenzio dalla stanza. Avrebbe voluto non dover essere la prima a mostrarsi in piscina, davanti ai maschi della sua classe, ma di restare ancora da sola con le altre ragazze non ne aveva la minima intenzione. Non appena ebbe chiuso la porta alle sue spalle, infatti, non le sfuggì l’improvviso mormorio che si levò dallo spogliatoio. Alzò gli occhi al cielo e sospirò: forza e coraggio, si disse. Ed infine uscì all’aria aperta.

   Non l’avesse mai fatto: quindici, forse venti sguardi sfrecciarono nella sua direzione, ed il gruppo che aspettava l’arrivo delle ragazze insieme all’insegnante di educazione fisica, si ammutolì di colpo. Akira abbassò di nuovo la testa, rifuggendo quella tortura psicologica, e si fece vicina alla parete esterna degli spogliatoi, come volesse tenersi una scappatoia a portata di mano. Poi, come in un sogno, le sue orecchie furono sfiorate dal suono che più di ogni altro l’aveva aiutata a rinascere.

   «Akira-kun!»

   Alzò gli occhi scuri di scatto e subito vide la figura di Takumi venirle frettolosamente incontro, il sorriso sul volto, lo stesso candore di sempre e nessuna vergogna per quella brutta cicatrice che era costretto ad esibire sul petto nudo. Anche per lui, in effetti, era ormai cominciata una nuova vita.

   «Takumi» mormorò la kunoichi, mentre l’espressione sul suo viso si rilassava e la linea delle sue labbra si curvava dolcemente all’insù. Se lei era stata per Takumi quella molla che, scattando improvvisamente, aveva aiutato il giovane a ritrovare il desiderio di vivere, quest’ultimo era stato per Akira la presenza chiave capace di infonderle il coraggio necessario per affrontare a testa alta situazioni imbarazzanti come quella.

   Quindi, con un respiro profondo, la ragazzina lasciò scivolare via l’asciugamano e si avviò insieme a lui verso il gruppo di quelli che adesso guardavano entrambi con aria curiosa, certo, ma al contempo ammirata, per la spensieratezza e la gioia che ora, rispetto dell’anno passato, si poteva ben leggere negli sguardi e nei sorrisi di Takumi ed Akira.







E finalmente una fanfiction seria. Quelle che mi escono peggio, fra l'altro, ma vabbè. XD
Sul serio, è il genere che mi dà meno soddisfazione, alla fine, probabilmente perché Lanfranco (il mio neurone, per chi ancora non lo sapesse) non è libero di sguazzare nella propria idiozia come farebbe invece ventiquattr'ore al giorno. Mah.
Sperando di avervi quantomeno incuriositi con questa breve shot, vi ringrazio come sempre per la cortese attenzione. ^^ (Fa molto annunciatrice televisiva, 'sta frase...)
Shainareth
P.S. Nel qual caso ci fosse qualche folle interessato a dare una parvenza di ordine cronologico alle mie shot, questa va senz'altro collocata fra Boobs e Punizione (due delle più ebeti, oltretutto).



  
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