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Autore: Norgor    18/11/2013    3 recensioni
« Cato » disse semplicemente il ragazzino, l’aria di superbia e orgoglio che impregnava il suo tono soave. Tese lentamente e con cautela la mano verso di lei.
« Clove » replicò lei, muovendo un passo all’indietro. Con una mano cercò di allontanare il braccio di Cato, ma il ragazzo le afferrò il polso magro e la costrinse a girarsi e a dargli le spalle. Con un sospiro inaspettato, Clove si ritrovò i fianchi serrati intorno ad una presa ferrea, il fiato di lui che le scorreva sui lunghi capelli e le solleticava la nuca.

Cato e Clove.
Il ragazzino dai capelli splendenti e lo sguardo glaciale, la bambina dalla treccia scura e gli occhi color cioccolato.
Nel giorno in cui si incontrano per la prima volta, perfino gli uccelli non hanno il coraggio di cantare.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cato, Clove
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il pericolo di essere bambi​ni.

- Cato e Clove -
 

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 « Avanti, prendimi! Tanto non ci riesci! »
  Due bambini dall’aria festosa correvano per le piccole viuzze del quartiere soleggiato, le grida di divertimento che echeggiavano in quell’atmosfera cupa e silenziosa che avvolgeva il Distretto. La bambina era palesemente più veloce e guadagnava terreno con le sue esili e rapide gambette, una piccola treccia scura che le ondeggiava sulla schiena a ritmo regolare, il sorriso sinistro che le decorava il viso fanciullesco.
  Un ragazzino un po’ più grande cercava di rincorrerla arrancando fra i cespugli, il fiato mozzo e le gocce di sudore che iniziavano ad imperlargli la fronte. I suoi corti capelli, di un biondo accecante, parevano risplendere in tutto quel verde che lo circondava, e i suoi occhi color ghiaccio fendevano con profondi tagli tutto ciò che incontravano.
  « Ehi, fermati, così non vale! » biascicò con voce rotta. Il petto si alzava ed abbassava velocemente, sotto la sua piccola tunica color pergamena.
  « Non dirmi che sei già stanco! » lo schernì lei da dietro le spalle, un ghigno accattivante dipinto sul viso. Il bambino storse il naso in una smorfia contrariata e sollevò lo sguardo verso il primo albero che aveva di fianco. Con passo felpato, la piccoletta apparve fra le fronde della pianta.
  « Non mi hai ancora detto come ti chiami » osservò lui, gli occhi glaciali puntati in quelli color cioccolato di lei, l’ombra di una piccola spruzzata di lentiggini sul volto.
  « Neanche tu » ribatté la bambina con un cipiglio di disappunto, mentre lo scrutava con acuta attenzione.
  I due erano immobili nel silenzio, fermi di fronte ad un gruppo di alberi, completamente soli. Le foglie secche che precipitavano al suolo, vittime del freddo venticello autunnale, non facevano il minimo rumore; gli uccellini che solitamente gongolavano nei loro nidi impagliati, ora tacevano senza dare segni di vita.
  « Cato » disse semplicemente il ragazzino, l’aria di superbia e orgoglio che impregnava il suo tono soave. Tese lentamente e con cautela la mano verso di lei.
  « Clove » replicò lei, muovendo un passo all’indietro. Con una mano cercò di allontanare il braccio di Cato, ma il ragazzo le afferrò il polso magro e la costrinse a girarsi e a dargli le spalle. Con un sospiro inaspettato, Clove si ritrovò i fianchi serrati intorno ad una presa ferrea, il fiato di lui che le scorreva sui lunghi capelli e le solleticava la nuca.
  La bambina che prima correva spensierata, libera dal mondo, ora si sentiva intrappolata e senza via di fuga. Pareva ipnotizzata sotto lo sguardo penetrante del ragazzino che le circondava la vita e che faceva scorrere il suo indice fra l’incavo del suo collo. Brivido incessante.
  
« Che ne dici se cambiamo gioco? » le sussurrò a due centimetri dall’orecchio, la punta del naso che le sfiorava la guancia rosea. Non si era mai sentita così impotente, di fronte a qualcuno.
  Cato prese a muovere le braccia attorno ai fianchi di Clove, finché non si soffermò sulla tasca interna del suo giaccone. Clove aveva lo sguardo fisso davanti a sé e respirava a bocca aperta, il viso tinto di curiosità, divertimento e paura allo stesso tempo.
  Con un fruscio quasi impercettibile Cato recuperò una lama piccola ma molto appuntita, il manico intarsiato di alcune gemme, e lo consegnò alla nuova amica.
  Clove afferrò lentamente e con espressione sognante il coltello delicato e leggero, ma letale e assassino. Proprio come lei.
  Il ragazzino volse lo sguardo verso di lei, e i loro occhi si incontrarono in una armoniosa melodia. Il tempo parve fermarsi, ed entrambi sussultarono e furono scossi da un tremito quando le loro dita piccole e sottili si sfiorarono per pochi attimi, in un’emozione che non erano ancora in grado di capire.
  Quasi in contemporanea, gli occhi di Clove si tinsero di un furore sadico, e il ghigno di Cato si trasformò in una smorfia di furia.
  E ripresero a divertirsi in quello che per loro era solamente un gioco.
   








 


Tana di Norgor.
Clato. Clato. Clato.
Il fatto che io abbia pubblicato una Clato -o pseudo- la dice lunga su di me. O.O
P.S. Odio la Clato.

Se poi contiamo il fatto che ci ho messo più tempo a pubblicarla che a scriverla, traete un po' le vostre conclusioni. .____.
Non ho parole. #losappiamo
E dato che io sono particolarmente sadico e approfittatore *Peppa Pig scoppia a ridere* ve li ho fatti anche bambini!
Toh!
A questo punto spero solo che non mi arrivi una scomunica dal Papa, se no son cazz- ehm, casini.

Me ne vado, perché ci ho messo tipo un'ora a pubblicare sta mezza schifezza.
Quindi saluti e aspar- bao.

Grazie per la vostra considerazione.
Ditemi cosa ne pensate per recensione. <3
Norgor.

   
 
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