Eccomi qui con
una fan-fiction su HunterxHunter. Voi non mi conoscete, e io non
conosco voi, ma mi piacerebbe davvero conoscervi.
Sareste davvero gentili a lasciarmi un commento, sia positivo che
negativo.
Mi auguro vi piaccia, davvero. In caso, non mi riguarderò
dal cancellarla. Non vorrei occupare spazio per altre storie magari
migliori.
Come noterete, per i due protagonisti ho "preso in prestito" le figure
di Rin e Len dei Vocaloid.
Dim
Capitolo 1
-Signore,
gli... ehm... ospiti che stava
aspettando sono arrivati-
L’uomo congedò il domestico con un cenno della
mano e
si sistemò meglio sulla poltrona.
Indossava un’elegante giacca nera, in tinta
coi calzoni e le scarpe lucidissime, sopra una camicia bianca. Al collo
portava
una cravatta scarlatta.
Mentre aspettava che il domestico introducesse gli ospiti nel suo studio,
prese a
giocherellare con una penna a sfera. Passarono alcuni minuti, poi la
porta si
spalancò ed entrarono due persone.
Non potevano avere più di venticinque
anni. Entrambi
avevano i capelli biondi e gli occhi azzurri, ma erano un ragazzo e una
ragazza.
Lui era più alto di lei di almeno una spanna e indossava
un’anonima camicia
nera e un paio di jeans scuri. Al collo portava una sottile catenina
d’argento
che terminava sotto il colletto della camicia. I capelli erano
più lunghi di
quelli della sorella, e li teneva legati in una coda dietro la
nuca.
Si piazzò
in piedi accanto alla parete, le mani nelle tasche e le gambe
leggermente
divaricate, sordo agli inviti del padrone di casa a sedersi.
Invece la lei si lasciò
cadere di traverso sulla poltrona di fronte alla scrivania.
Al contrario del
fratello, i capelli dorati non le arrivavano nemmeno alle spalle, ma si
fermavano un paio di centimetri più su.
Era vestita con una camicetta grigia parecchio
scollata, che lasciava intravedere le spalline nere del reggiseno, e
una gonna scura
molto corta. Le labbra sottili erano tinte di rosso sangue, le ciglia
lunghe e
sensuali cariche di mascara, le palpebre appesantite dalla matita nera.
Tra i
capelli chiari spiccava un fermaglio di seta nera a forma di
rosa.
La ragazza
accavallò le gambe sopra al bracciolo. Così
facendo il bordo della gonna
scivolò verso il basso, mostrando parte
dell’inguine.
L’uomo alla scrivania
deglutì rumorosamente e allentò il nodo della sua
cravatta scarlatta, a
disagio.
La bionda non lo degnò neppure di uno sguardo.
-Allora?- chiese
rimirandosi le unghie - smaltate di nero e decisamente affilate - con
aria
annoiata.
L’uomo tossicchiò, visibilmente nervoso. Poi si
ricompose, aprì il
cassetto della scrivania e prese un plico di fogli, passandolo poi alla
ragazza.
Lei lo prese e diede un’occhiata alla prima pagina.
Una strana luce
maligna si accese nei suoi occhi azzurri.
-Genei Ryodan- lesse.
Dalla voce
trepidava il desiderio.
-Li voglio tutti morti- affermò l’uomo con
serietà.
-Quanto è disposto a pagare?- chiese lei, finalmente
degnandolo di un contatto
visivo diretto. -Sia chiaro: io lavoro sempre in coppia con mio
fratello,
quindi dovrà pagare doppio-
L’uomo annuì, poi parlò: -Settanta
miliardi- disse.
La bionda inarcò un sopracciglio, poi prese a sfogliare il
plico.
-E li vuole
morti tutti? Compresi i membri passati?- chiese in tono
spiccio.
-Tutti coloro
che portano o hanno portato un ragno a dodici zampe tatuato sulla
pelle- chiarì
lui.
La ragazza sorrise, senza distogliere lo sguardo dai fogli.
-Perfetto.
Allora facciamo settantacinque. Cinque miliardi per ognuno. Mi pare un
prezzo
ragionevole- affermò.
L’uomo aprì bocca per ribattere, ma il ragazzo lo
anticipò:
-Io e mia sorella siamo assassini di prima categoria. Ci occupiamo noi
dei
corpi e di tutto il resto. Niente domande. Siamo veloci e
imprendibili-
L’altro
annuì.
-Non mi risulta abbiate mai fallito- commentò a mezza
voce.
-Bene.
Quindi affare fatto, no?- concluse la bionda alzandosi in piedi e
rassettandosi
la gonna.
-Affare fatto. Settantacinque miliardi- confermò
l’uomo.
-I soldi può
darceli man mano che li uccidiamo. Ci metteremo noi in contatto.-
affermò lui
dirigendosi svogliatamente verso la porta.
-Entro sei mesi saranno tutti morti-