30 Seconds to Mars, 'Birth.' di Mars Dreamer su EFP Fanfiction

Questa è la prima One Shot che pubblico qui, spero sia di vostro gradimento.

BIRTH

L’acqua scura non mi aveva mai affascinato così tanto.
Non sapevo nuotare, ma fissavo il mare agitato sotto di me e avevo voglia di fare un tuffo.
Ero seduta sulla ringhiera rossa del Golden Gate Bridge di San Francisco, le gambe penzoloni.
Le onde si muovevano in una danza macabra e la mia mente immaginava figure mostruose.
I guardiani dell’Inferno mi stavano già aspettando.
Le macchine sfrecciavano sulla strada come pioggia di stelle cadenti in un immenso cielo nero.
Nessun biglietto da lasciare, nessun addio. Nessuno avrebbe notato la mia assenza.
Ero diventata un fantasma, solo questo. Senza forma, senza vita.
Era il momento di andare via.
Mi voltai a guardare la città. Era bellissima di notte, i grattacieli, le luci.
Gli occhi mi si riempirono di lacrime.
Un attimo di esitazione.
Non avrei più potuto rivedere tanta meraviglia?
Presi il mio Ipod e cominciai ad ascoltare A Modern Myth dei 30 Seconds to Mars. Avevo deciso che quella sarebbe stata l’ultima canzone, perché la musica sarebbe stata con me fino alla fine.
Goodbye.
Se solo fossi stata diversa.
Goodbye.
Se solo fossi stata come gli altri. Per loro la vita è bella e semplice.
Goodbye.
Se solo non avessi fatto sempre casini e non mi fossi imbattuta in storie complicate.
Goodbye.
Se solo qualcuno si fosse fermato a guardarmi. Avrebbe visto la tristezza nel mio viso.
Goodbye.
Nessuno mi aveva mai amato.
Goodbye.
Nessuno mi aveva mai fatto sentire importante.
Goodbye.
Nessuno.
Goodbye.
Piangevo a dirotto, ancora qualche secondo e sarebbe finita.
Goodbye.
Good…
- Ferma! – qualcuno si era accorto di me. Mi sentii stringere in vita e trascinare via dalla ringhiera. Provai a scalciare e ad urlare di lasciarmi andare. Ma la presa era forte, probabilmente era quella di un uomo.
Non vidi chi era, avevo la vista annebbiata e in fondo non mi importava.
- Lasciami, ti prego! Non hai il diritto di…
-Shh, sta’ calma, non ti farò del male. Andiamo via di qui. – La sua voce era tranquilla ma determinata.
Mi teneva ancora in braccio, così gli cinsi le braccia attorno al collo e appoggiai la testa che mi scoppiava sulla sua spalla. Chiusi gli occhi. Qualcosa mi disse che potevo fidarmi di lui, tanto peggio di così non sarebbe potuto andare.
Camminò per pochi istanti, un tempo che mi sembrò infinito. Poi mi lasciò scendere accanto ad un’auto e finalmente potei guardarlo in viso.
Il cuore smise di battere.
Sapevo chi era quello sconosciuto. Conoscevo il suo nome. Conoscevo quegli occhi azzurri, li avrei riconosciuti in mezzo a mille altri. E il caso fortuito, che troppe volte era stato crudele con me, aveva fatto in modo che lui si trovasse a passare di lì, mi avesse visto e si fosse fermato.
- Tu… tu mi hai salvato. – balbettai.
-Ho solo evitato che facessi una cosa stupida e insensata. Sei giovane e bella, perché farlo? – chiese lui.
-Non sono bella. Nessuno ha mai detto che lo fossi. Ti prego non…
Allungò la mano. – Io sono Jared.
-Rebecca, so chi sei. – Gliela strinsi, ma tremavo.
-Davvero? – Accennò un sorriso che mi sembrò la cosa più bella che avessi visto in tutta la mia vita.
-Grazie Jared.
-Sali in macchina, ti porto a Los Angeles.
-Adesso? Ma è notte fonda!
-Che importa. Voglio portarti nella città degli angeli, Rebecca, dove si respira profumo di sogni. Lì puoi ricominciare tutto, e non sarai sola.
E iniziò ad intonare i versi di una canzone che amavo tanto.

I will save you from yourself.
Time will change everything about this hell.
Are you lost? Can’t find yourself?
You’re North of Heaven, maybe somewhere West of Hell.

Mars Dreamer